Capitolo 84

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Pov Isabel



La notte era stata interminabile così come i pianti, la disperazione e un buco al petto che avevo sentito in prima persona.

E mentre la guardavo, mi chiedevo se sarebbe riuscita ad andare avanti, se questa delusione l'avrebbe fatta chiudere in sé, mandando a puttane tutto il lavoro che, con gran fatica, avevamo creato.

Sembrava fosse tornata la ragazzina fragile, con il mondo contro, la paura negli occhi e la speranza chiusa in un angolo.

Solo vedendo la sua sofferenza, avevo realmente compreso quanto tenesse al bambino che aveva immaginato.

Il 'mai' è sempre una parola troppo forte da mandare giù, distrugge sogni, aspettative, speranze, in una frazione di secondo.

Aveva detto sì e no una ventina di parole, rifugiandosi nel silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto, solo una mano stretta alla mia, come se fossi l'unico appiglio alla realtà.

Avevamo sbagliato entrambe, lei ad allontanarmi, io a permetterglielo.

Ma nonostante non sapessi cosa ne sarebbe stato di noi, il mio posto, in quell'istante, era lì e non avrei voluto essere in nessun altro luogo.

"È la tua ragazza?"

Mi riscossi, sussultando nel sentire la sua voce e accigliandomi subito dopo.

"Cosa? Chi?" domandai spaesata, non capendo di cosa stesse parlando.

"La ragazza con i capelli verdi" rispose, alzando lo sguardo verso il mio, scrutandomi con attenzione.

Non potei evitare di accennare un lieve sorriso.

"È la sorellina del mio capo, una storia lunga e comunque no, non è la mia ragazza o qualcosa del genere" ammisi, notando un'espressione simile al sollievo.

"Quindi non stai con nessuna" osservò, continuando a fissarmi con gli occhioni blu, desiderosi di qualcosa.

"Dovrei?"

Scrollò le spalle, abbassando gli occhi alla sua mano, coperta dalla mia.
"Forse, io ti ho fatto molto male"

Mi accostai leggermente più vicino, richiamando la sua attenzione.
"La vita mi ha fatto molto male, non tu" affermai sinceramente, leggendo ancora nelle iridi d'oceano il bisogno di qualcosa.

La vidi tremare per un attimo, quasi lottasse con sé stessa per esternare uno dei tanti sentimenti che covava.

"Mi manchi.." ammise in un soffio appena udibile.

Ma cosa cazzo stavo aspettando?

Le mie dita si staccarono dalle sue per raggiungere il mento delicato che alzai, non permettendole di scappare ancora.

"Non sei più così lontana" sussurrai ciò che avevo pensato poche ore prima, quando avevo capito che eravamo semplicemente rimaste bloccate ad un punto.

Annullai quei pochi millimetri, scoprendo nuovamente il sapore di mango e fragola, il profumo dolce di viole e la consistenza del suo mondo rosa, che tanto disprezzavo quanto amavo.

La baciai lì, in mezzo al dolore, la paura, la sofferenza e quel letto, testimone di tante lacrime.

Le lingue si cercarono senza fretta, assaporandosi come un tempo erano solite fare, mentre ritornavo a respirare dopo un lungo periodo di apnea.

Forse non sarebbe stata di nuovo mia ma in quel momento giurai a me stessa che ora e per sempre, avrei amato solo una donna, l'unica che possedeva la mia intera vita.




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