Capitolo 50

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Pov Max






"Ce la puoi fare, ce la puoi fare, ce la puoi fare" ripetevo a me stesso, camminando avanti e indietro in quella palestra, in cui solo pochi anni prima avevo dato l'anima.

Ma giocare bene a calcio e avere una tuta con un fischietto al collo, non faceva di me un allenatore.

Ormai ero lì, quei ragazzi sarebbero entrati a momenti dalla porta ed io, avrei dovuto dare il meglio di me, da lì fino alla fine dell'anno.

Anche i miei amici volevano a tutti costi assistire al primo allenamento e se da una parte, apprezzavo il gesto, dall'altra mi suscitava ancora più paura di fallire.

"Mister Howard!"

Trasalii, maledicendo Jonathan mille volte per avermi fatto quasi prendere un infarto.

"Santo cielo, vuoi farmi morire prima del tempo?" sbottai, sotto il suo sguardo divertito.
"Derek è arrivato?" domandai più tranquillamente, avvertendo il bisogno di sentirlo vicino.

"Non ancora, stai calmo, che cavolo ti può fare un gruppo di ragazzini? Se vedi che sono indisciplinati, fagli fare cento giri di campo" osservò con noncuranza, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Io devo essere all'altezza. Queste sono le basi, il talento è fondamentale ma deve essere alimentato da una buona guida" replicai, sussultando nuovamente subito dopo nel sentire due forti braccia, avvolgere la mia vita.

"Parli già come un mister, non capisco di cosa ti preoccupi" la voce di Derek, come miele, giunse alle mie orecchie, facendomi sorridere.
"E sei sexy in tuta" aggiunse, sussurrando direttamente al mio orecchio.

Mi voltai tra le sue braccia, sporgendomi in alto per raggiungere le sue labbra calde, che mi accolsero con un bel bacio mozzafiato.

"Non riproducetevi proprio ora che arrivano i ragazzi" ci ammonì Jonathan, riportandomi bruscamente alla realtà.

Mi staccai, ritornando subito con i piedi per terra e tutte le responsabilità sulle spalle.

"Se vedi che mi incasino, non so che fare, sbaglio qualcosa o hai qualsiasi tipo di suggerimento, dillo. Sei tu il giocatore professionista, confido in te. Okay?"

Derek si accigliò, fissandomi come se avessi detto chissà quali strane cose.

"Non hai bisogno di me, né di nessun altro. Andrà tutto bene perché sarai un allenatore perfetto e io credo in te. Smettila con tutte queste paranoie" obbiettò con un tono deciso ma dolce.

Forse aveva ragione o forse no, in ogni caso non avevo modo di sottrarmi ai miei obblighi, ormai presi.

I primi a varcare quella porta furono, Christian insieme ad Aiden, poi Isabel e infine William che insieme a Jonathan e Derek, andarono ad accomodarsi in prima fila.

Non venne nessun altro ad assistere gli allenamenti e il fatto che ci fossero solo i miei amici, rendeva il tutto alquanto patetico, dato che erano lì per me e non per i ragazzi.

Ma in fondo, eravamo una grande famiglia della quale non ti liberi neanche quando vai al bagno e tutto sommato, mi andava benissimo così.

L'inevitabile momento venne quando il primo ragazzo, varcò la soglia della palestra, seguito dal secondo, il terzo e i seguenti.

Avevo già dato delle occhiate al registro e ai componenti, così da sapere che erano all'incirca sui sedici anni d'età e che fosse per la maggior parte, la prima volta che si trovavano in una squadra.

Mi fissavano incuriositi, parlottavano fra di loro indicandomi, tutte cose che anche io a mio tempo feci e non era mai nulla di buono.

Avrei dovuto abituarmi al ruolo del cattivo con l'unico intento di lavorare al meglio, così mi schiarii la voce, facendo cessare il brusio e dando inizio a un nuovo capitolo della mia vita.

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