DICIOTTO

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Alla fine Beckett si era convinta: quando sarebbe uscita non sarebbe tornata nel suo appartamento. Avevano trovato un compromesso che forse scontentava tutti, la Gates che avrebbe voluto che andasse fuori città, Castle che l'avrebbe voluta portare all'estero e lei stessa che voleva tornare a casa sua, alla sua vita normale. Fu Jim alla fine a convincerla che non era sicuro per lei tornare lì, soprattutto dopo che qualcuno si era intrufolato a casa sua mettendo tutto sottosopra. Sembrava non avessero rubato nulla, ma sicuramente cercavano qualcosa che non avevano trovato.

Quando la Gates in persona era andata in ospedale a dire a Kate di quella intrusione in casa sua, Rick era con lei: era rimasto in silenzio ad ascoltare la breve conversazione tra le due donne senza esprimere un'opinione al contrario di quanto faceva sempre, anche quando non era richiesta. Aveva continuato a rimanere in silenzio anche quando il capitano se ne era andato e li aveva lasciati soli, giocava con il portachiavi della macchina facendo roteare tra le dita la chiave elettronica, aprendola e chiudendola nervosamente. Litigarono, furiosamente, con Rick che accusava Kate di non pensare a se stessa e a loro e lei che accusava lui di voler interferire con la sua vita e voler prendere decisioni al posto suo. Castle se ne andò, sbattendo la porta, urlandole che poteva tornare a farsi ammazzare, come sempre, fregandosene di tutte le persone che l'amavano. Il rumore della porta rimbombò nella stanza ma ancora di più dentro di lei. Fu Castle fuori da lì a chiamare Jim e spiegargli quanto accaduto e a chiedergli di provare dove lui non era riuscito, far ragionare sua figlia e Jim ci riuscì, con pazienza e determinazione, andando a toccare quei nervi scoperti di Kate che aveva imparato ad individuare quei giorni. Non le aveva detto nulla, ma aveva capito che tra lei e Castle c'era qualcosa di più dell'essere semplicemente colleghi, lo aveva capito da come lui si preoccupava per lei, da come lei parlava di lui. Le aveva anche proposto di tornare alla casa di montagna ma non aveva insistito quando aveva visto Kate opporsi con veemenza: aveva troppi brutti ricordi dell'anno precedente legati al quel posto, le sue crisi con Josh, la paura che non la faceva dormire e le faceva rivivere il momento dello sparo ogni notte, la mancanza di Castle ed il pensare continuamente alle sue parole che più voleva dimenticare, più tornavano con insistenza. Finito di parlare con suo padre aveva richiamato Rick, per scusarsi del suo comportamento e per chiedergli di andare da lei, perché gli doveva parlare. Aveva pianto, si era arrabbiata, gli aveva detto che era stanca di combattere contro i mulini a vento, contro i nemici invisibili. E anche Castle si era arrabbiato, aveva alzato la voce ma non se ne era andato, aveva ascoltato il suo sfogo e poi aveva lasciato che piangesse sulla sua spalla. Poi parlarono, con calma. Decisero, quindi, che uscita dall'ospedale Beckett sarebbe andata per qualche tempo a stare in hotel dove avrebbe vissuto sotto scorta fino a quando le acque non si fossero calmate. Avrebbe avuto bisogno ancora un bel po' di tempo per riprendersi dall'agguato subito e lì poteva farlo in tutta calma, senza affaticarsi. Rick le aveva proposto anche di andare da lui, avrebbe avuto tutto lo spazio di cui aveva bisogno ed ogni tipo di comfort, oltretutto il suo palazzo era sicuro ed era facile poterlo mettere sotto controllo, ma lei declinò, perché non era il caso, perché era troppo presto, perché avrebbero dovuto spiegare troppe cose che lei non voleva spiegare. Non ancora.

Era arrivato, alla fine, il giorno in cui sarebbe uscita dall'ospedale. Quella mattina erano tutti lì. C'erano Ryan ed Esposito che l'avrebbero accompagnata nella sua nuova sistemazione. C'era Price, che negli ultimi giorni era passato spesso in ospedale a trovarla, suscitando più di qualche volta il disappunto di Rick. C'era Lanie che l'aveva aiutata a prepararsi e sistemare le poche cose che aveva lì in una borsa. C'era suo padre che la osservava in silenzio da lontano. C'era la Gates che solo con lo sguardo sembrava coordinare ogni azione, anche quella dei medici. C'erano tutti, tranne Castle. Le aveva detto che aveva un impegno improrogabile con la sua casa editrice, un'importante intervista concordata da tempo. Si era dispiaciuta, molto, anche se non aveva voluto dirglielo nè farglielo notare.

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