SESSANTASEI

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Rick era stato entusiasta di quella settimana a Los Angeles, era convinto che era esattamente quello di cui aveva bisogno. Una settimana lontano da tutto quello che c'era a New York. Beckett, soprattutto. Perché forse la stessa città era piccola per entrambi, anche se quella città era la caotica New York, con più di otto milioni di abitanti, una probabilità di incontrarla su otto milioni era decisamente troppa per lui, sopratutto in quel momento. Quindi Los Angeles era stata una scelta perfetta, viveva bene lì, aveva trovato i suoi giusti ritmi, cominciava anche ad avere amici e un giro di persone da frequentare. La vita era frizzante e spensierata, più che a New York ed il clima decisamente migliore. Stava anche pensando di trasferirsi lì, almeno per un po', per l'inverno, fino a che Vanessa non avesse finito le registrazioni, non era una cattiva idea, magari in un ambiente diverso avrebbe trovato anche qualche nuova idea per scrivere qualcosa di diverso.

Intanto, però, sarebbero tornati a New York. Lei per il fine settimana, lui questa volta sarebbe rimasto qualche giorno in più per sistemare alcune cose e poi sarebbe volato di nuovo sull'altra costa, per raggiungerla. Perché doveva stare da solo se la sua compagna era dall'altra parte del paese e lui non aveva nessun impegno lavorativo o di altro tipo a trattenerlo a New York? Perché doveva privarsi di lei? Non aveva senso.

Avevano lasciato la soleggiata Los Angeles e New York li accolse con una leggera pioggerellina ed un cielo grigio che avvolgeva tutto in una coltre di tristezza. Rick non era mai stato un metereopatico, ma adesso odiava quel clima, o forse stava solo cominciando a diventare insofferente alla sua città, troppo carica di ricordi e di significati in ogni via, in ogni angolo. Vanessa notò il suo cambio d'umore già da quando salirono sul taxi. Era stranamente silenzioso e cupo in volto, mentre guardava fuori l'accumularsi di gocce sul vetro del finestrino. Gli poggiò una mano sulla gamba e quel contatto lo riportò dentro quel taxi mentre la sua mente vagava per la città. Si voltò e le diede un delicato bacio sulle labbra, prendendo poi la mano di Vanessa tra le sue. Si sentiva in difetto, voleva essere presente per lei e con lei. Vanessa si meritava il meglio e lui voleva fare in modo che lo avesse.

- Tutto bene Rick? - Gli chiese quando le loro labbra si separarono.

- Sì. Ma avrei preferito rimanere a Los Angeles, ma non posso proprio rimandare l'appuntamento con Gina alla Black Pawn della prossima settimana.

A casa trovarono anche Martha e Alexis. Le due donne li salutarono calorosamente e Rick si lasciò coccolare dal calore familiare, informandosi di tutte le novità con Alexis mentre Martha si intratteneva con Vanessa. Mentre chiacchierava con sua figlia, una nota si ansia cresceva dentro di lui, avrebbe dovuto dire alle due donne che intendeva trasferirsi a Los Angeles con Vanessa, ma preferì attendere qualche giorno e godersi quella tranquillità familiare.

- Ah Richard... È venuta Katherine qualche giorno fa. Voleva parlare con te, ha detto che era urgente.

A Castle per poco non andò di traverso la mela che stava mangiando al solo sentir pronunciare il none di Beckett.

- Ok, poi la chiamerò. - Disse poco convinto

- Credo che dovresti farlo subito ragazzo, sembrava veramente molto impaziente, voleva sapere qualcosa a proposito della nostra scorta. - L'argomento fece rabbuiare e sbuffare Rick.

- Ha aspettato mesi, può aspettare qualche giorno, no? Se aveva fretta poteva chiedere prima.

Rick non vide il sorriso soddisfatto di Alexis mentre rispondeva a sua madre e si rifugiò nel suo studio. Non sentì nemmeno Vanessa avvicinarsi, percepì solo le sue mani tra i capelli e la invitò a sedersi sulle sue gambe.

- Se ti ha cercato con urgenza magari è importante. - Gli disse Vanessa cercando di farlo ragionare.

- Non hai problemi se la vedo? - Chiese perplesso Castle

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