VENTIQUATTRO

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Beckett era in quella che ormai era diventata la sua posizione consueta, appoggiata sul petto del suo scrittore, come ormai si divertiva a chiamarlo, sottolineando quel pronome possessivo che tanto piaceva a Castle sentirle pronunciare. Rick aveva passato tutte le notti con Kate, era diventata una quotidianità senza che se lo chiedessero, era semplicemente normale, perché lei non voleva mai che lui alla sera se ne andasse e lui non voleva farlo. Solo durante il giorno tornava per qualche ora al loft per prendere dei cambi puliti ed incrociarsi brevemente con Martha che aveva capito molto di più di quello che faceva finta di sapere, ma non faceva domande, le bastava vedere Rick decisamente più felice e sereno.

In quella settimana erano riusciti a mantenere il riserbo sulla loro storia, anche se era sempre più difficile. Avevano indagato su quei documenti ricostruendo altri pezzi di codici e quella era stata una buona copertura per la loro frequentazione assidua, anche se Kate era convinta che Esposito sospettasse qualcosa, dal modo in cui guardava e lanciava sempre più battutine a Castle.

- Mi piacerebbe sapere a cosa pensi Castle. Sei così silenzioso questa sera. - Gli chiese Kate mentre gli accarezzava il torace sotto la maglietta.

- A te. - Si voltò per baciarla tra i capelli.

- Un po' più specifico Castle!

- Ti amo, Kate... Domani sera non potrò rimanere. - Beckett si tirò su per guardarlo e lui fece lo stesso - Bob, il sindaco Weldon, mi ha chiamato oggi pomeriggio e mi ha chiesto di organizzare una serata di poker, sai il suo amico senatore è in città e le altre volte si era divertito molto. Non è male per essere un politico...

- Quindi mi abbandoni per i tuoi amici pezzi grossi.

- E sto già male all'idea. Mi sei entrata dentro Kate, più di quanto pensavo fosse possibile, più di quanto già non lo fossi.

- Ti amo anche io, Rick.

- So che è presto, che ci eravamo detti altro, però... Vorrei di più per noi.

- Castle...

- No, ascoltami. - Rick racchiuse le mani di Kate tra le sue, tenendole come se fossero giunte in preghiera - Non ti dico domani o tra una settimana, però pensaci. Vorrei poterti stare vicino senza dovermi nascondere, perché non c'è nulla di male in quello che stiamo facendo. Io lo vorrei dire a tutto il mondo quanto ti amo.

- Non sono un trofeo da esporre, Castle!

- Kate, cosa dici? Io vorrei solo essere libero di prenderti la mano mentre siamo seduti al tavolo con Esposito e Ryan, spostarti una ciocca di capelli dal volto anche se non siamo soli. Cosa c'è di male in questo?

- Niente, solo che... Non sono abituata a mettere in piazza i miei sentimenti.

- Non mi pare però che con Demming o con Josh ti facevi tutti questo problemi, baci al distretto inclusi.

- È diverso Castle. Quello che c'è tra noi è diverso, io sono diversa.

- Kate... tra qualche giorno tornerà Alexis... Mia madre stranamente non fa domande, anche se presumo abbia capito più di qualcosa, anzi forse proprio per questo, lei sa quanto sei importante per me e so che ti vuole molto bene. Però con mia figlia è diverso, tra qualche mese andrà al campus, ma quando torna sarà a casa per il resto dell'estate, non posso stare fuori casa tutte le sere e non dirle nulla.

- Ci vedremo meno frequentemente quindi...

- No! Io... io non voglio dire questo! Ma non posso mentire a mia figlia, mi capisci? Se tu non fossi importante per me, se tutto questo non fosse così importante non mi preoccuperei. Io però voglio che tu sia parte della mia vita. Di tutta la mia vita.

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