SESSANTUNO

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L'aveva guardata per un solo istante, dopo, ed era stato un istante di troppo.

L'immagine di Kate seminuda sul suo letto si era fissata nella sua mente in modo indelebile.

Era dovuto andare via da lì, da lei, da quel letto e da quella camera che ora lo sapeva, avrebbe avuto sempre tra le pareti i suoi gemiti e i suoi sospiri. Aveva dovuto fare finta di niente, non concedersi nulla di più, non rimanere tra le sue braccia, non stringerla a se e tenerla lì, anche per sempre se avrebbe voluto. Si era perso nei suoi occhi quando lei lo aveva stretto un po' di più, sentendola viva, vera, giusta.

Poi era tornato insieme tutto il dolore, la frustrazione, il senso di essere stato preso in giro, la delusione. Aveva dovuto allontanarsi da lei prima che lo legasse a se per sempre, prima che ricadesse nel baratro di lei, certo che non avrebbe più trovato la forza per rialzarsi ancora. E doveva convincersi che poteva farlo, con lei come con tutte la altre. Alzarsi ed andarsene, come se fosse una delle sue tante conquiste di un a notte. Andarsene, come se con lei fosse stata una scopata qualsiasi, portare il suo corpo il più lontano possibile da lì, consapevole, nel suo io più profondo, che il suo cuore era rimasto lì, su quel letto, tra le sue mani. Ma non doveva dirselo, doveva solo rivestirsi ed andarsene. Lasciarla lì, come una cosa usata, umiliarla con la sua indifferenza apparente. Ma l'aveva guardata un istante di troppo e si era fatto del male da solo.

Non aveva più pensato a Vanessa. Se ne era reso conto solo quando aveva pronunciato il suo nome, quando l'aveva usata per fare ancora del male a Kate. Era la sua compagna, la donna alla quale aveva detto "ti amo" poco prima che Beckett arrivasse, ma da quando aveva visto lei, Vanessa era sparita dalla sua mente. Non aveva pensato a lei mentre baciava Kate, mentre la spogliava, mentre stringeva il suo corpo tra le mani, mentre la amava. Mentre la amava: un pensiero che gli bruciava dentro. Perché anche nel volerla punire, lui l'amava. Nel volersi vendicare, lui l'amava. Nell'amarla, lui l'amava.

Era appena entrato in macchina e stava per mettere in moto quando squillò il suo cellulare. Il vivavoce si azionò.

- Richard! Ma dove sei? Ti aspettavo mezz'ora fa! - La voce di Vanessa preoccupata lo riportò sulla terra controllò il display che indicava le quattro chiamate senza risposta che non aveva sentito.

- Ho... ho avuto un imprevisto... - La voce di Castle celava male il suo stato d'animo

- Richard, tutto bene? Hai una voce... - Si preoccupò subito la donna.

- Sì, sì tutto bene... ma non credo che farò in tempo a venire. Scusami con i tuoi amici... Cerco di fare il possibile.

- Rick, ma cosa è successo? Sta bene?

- Sto bene, un problema... a lavoro, alla Black Pawn. Hanno sbagliato delle stampe e mi hanno chiesto di passare a controllare. Mi dispiace piccola.

- Ok... - disse la donna poco convinta

- Ehy Vanessa... Ti amo.

Lo disse ancora più per convincersi che per lei. Lo disse per ribadire a se stesso qual era la sua strada, la via che doveva seguire. E allora perché era così difficile ora andare da lei, dai suoi amici e fare finta di nulla?

Sapeva quanto ci teneva a quella sera, da quanto tempo stava organizzando quella festa ed il premio ricevuto pochi giorni prima era stata solo un'occasione in più per rendere quella serata speciale. Aveva appena finito di ristrutturare il suo attico a New York. Rick se ne era innamorato quando era stato lì la prima volta, con quella splendida vista su Central Park, i soffitti spioventi che terminavano in una vetrata immensa. Era vuoto quel giorno, non c'erano ancora i mobili e c'era il vecchio pavimento che avrebbe sostituito da lì a pochi giorni. C'era una vecchia coperta che usciva da uno scatolone  buttato in un angolo, dove aveva messo le ultime cose che avrebbe probabilmente buttato. La presero e la misero a terra e lì fecero l'amore illuminati solo da una lampadina penzolante mentre vedevano le loro immagini riflettersi sulle vetrate che gli rimandavano i loro volti contratti nella passione del momento. Quella coperta Vanessa non l'aveva più buttata, gliel'aveva fatta ritrovare ripiegata quando aveva finito i lavori e lui le aveva promesso che l'avrebbero usata ancora.

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