QUARANTAQUATTRO

253 21 4
                                    

Kate era stata silenziosa per tutto il viaggio per tornare al suo appartamento e Nick non le aveva chiesto nulla. Aveva cominciato a parlargli solo quando si era fermato sotto casa sua.

- Ha ragione mio padre. Ho buttato via la mia vita. - Disse slacciandosi la cintura di sicurezza.

- Hai fatto quello che pensavi fosse giusto fare. Però puoi sempre ripensarci, andare da Castle e dirgli tutto. - Rispose Price imitando il suo gesto

- E rovinare così anche la sua vita? No, basta la mia, non si merita questo. - Kate stava per uscire ma Nick le chiese di aspettare. Fu lui il primo a farlo e a guardarsi intorno con la mano sotto la giacca pronto ad estrarre la sua pistola. Gli parve di vedere dall'altra parte della strada una figura conosciuta e non ci mise molto per capire chi fosse. Aprì la porta a Kate che uscì ma prima di andare ad aprire il portone Nick la fermò.

- Kate, andrà tutto bene vedrai. Cambiare aria per un po' ti farà bene e farà abbassare un po' l'attenzione su di te. - Non resistette alla tentazione di abbracciarla e lo fece. Kate si appoggiò a lui bisognosa di un contatto umano, di qualcuno che le dicesse che sarebbe andato tutto bene, anche se non ci credeva, anche se non erano quelle le braccia che voleva sentire attorno a se, né quella la spalla sulla quale voleva poggiarsi. Nick mentre la stringeva fissava Castle dall'altra parte della strada e sorrise istintivamente. Kate rivolta dall'altra parte non seppe mai che lui era lì, a pochi passi da lei, pronto con un solo sguardo a far crollare tutte le sue certezze, ad accoglierla in quelle braccia che cercava di immaginare fossero le stesse che la stavano stringendo. Price l'accompagnò a casa: doveva ancora preparare tutto e la mattina dopo sarebbero partiti all'alba. Nick si offrì di rimanere da lei per quella notte, accomodandosi sul divano, sarebbero passati a casa sua prima di lasciare New York.

Era l'ennesima valigia che aveva davanti, da fare e disfare: guardava il suo armadio per decidere cosa prendere, non avrebbe voluto niente delle sue cose le faceva ricordare chi era e da cosa fuggiva: da se, dalla sua vita, dalla sua città, dal suo futuro.

Buttò vari vestiti alla rinfusa dentro due valige, molti libri non letti di quelli che Castle aveva scelto per lei e alla fine mise dentro anche la sua maglietta, quella che aveva lasciato in hotel e che lei aveva portato a casa, quel pezzo di lui dal quale non voleva separarsi, quella che indossava cercando il suo abbraccio che non c'era. Seduta sul letto aveva tenuto in mano quel pezzo di stoffa a lungo, fino a stropicciarla del tutto, chiedendosi se lui l'avrebbe mai capita o perdonata, se quando quella storia sarebbe finita se poteva esserci anche una minima speranza per loro o se lei aveva definitivamente distrutto tutto. Sapeva che la sua vita non sarebbe più stata la stessa, perché Castle l'aveva cambiata più di quanto lei stessa si era mai accorta e solo ora, con la sua assenza, riusciva a capirlo. Si ridestò pensando a quanto quei pensieri fossero egoisti, doveva sperare che Rick fosse felice, che la sua vita andasse avanti che non vivesse nell'attesa che la sua situazione cambiasse, aspettando lei. Lo amava, voleva solo che fosse felice e al sicuro. Per questo stava facendo tutto questo, per questo lo aveva allontanato, perché per lui era disposta a rinunciare a quello a cui teneva di più: loro.

Accarezzò le lenzuola, annusò l'odore di casa, tracciò il profilo della testiera del letto. Non era facile lasciare il suo mondo, la sua vita, la sua casa e si addormentò rannicchiata sul suo letto ancora vestita.

Castle non andò al loft, si lasciò guidare dalla strada o dai ricordi o non sapeva nemmeno lui bene da cosa, dalla voglia di fuggire, da lì, da se stesso, da quello che era diventato, voleva solo avvolgere il nastro della sua vita il più velocemente possibile.

Si ritrovò davanti all'entrata di quel nightclub sulla Madison Avenue. Riconobbe subito Dylan, il parcheggiatore, che prese in custodia la sua Ferrari come tante altre volte aveva fatto in passato, salutandolo calorosamente, più per i cinquanta dollari che Rick gli aveva dato di mancia che per la vera felicità di rivederlo lì dopo tanto tempo. Lo fecero entrare senza troppi problemi, anche se il suo abbigliamento quella sera non era proprio adeguato al posto, ma non avrebbero lasciato fuori dalla porta Richard Caste, soprattutto quando fu notato da uno dei fotografi che ogni sera aspettavano proprio che qualcuno come lui passasse di lì, per il giorno successivo c'erano delle foto assicurate da mandare alle riviste scandalistiche.

ObsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora