NOVANTATRE

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- Buongiorno Senatore, sono Simmons

- Simmons, ti avevo detto di usare questo numero solo per questioni della massima urgenza! Spero che lo sia. - Sbraitò Bracken al telefono.

- Lo è. Beckett ha arrestato Maddox. Me lo ha appena detto uno dei miei al dodicesimo. - Lo informò Vulcan Simmons.

- Cosa ha detto Maddox?

- Niente. Non ha fatto nomi. Ma è un rischio troppo grande, Senatore.

- Non ti preoccupare, Simmons. A lui ci penserò io. - Lo rassicurò Bracken.

- E Beckett?

- Non possiamo agire adesso, non direttamente. Dopo la morte di Bell, la morte di un altro poliziotto darebbe troppo nell'occhio. Dobbiamo trovare qualcosa per mettere a tacere definitivamente lei ed il suo scrittore. Hanno ricominciato a scavare.

- Vuoi che me ne occupo io? - Si propose Vulcan.

- E cosa pensi di fare Simmons?

- Quelli della narcotici hanno appena arrestato un mio uomo, se ben pagato qualche anno di carcere se lo fa.

- Parla, vai avanti.

- Vogliono sapere chi è il suo referente. Cosa c'è di meglio di uno scrittore molto in vista compagno di una detective?

- E come pensi di incastrarli?

- Gli dirò di parlare con il Detective McLaurin, uno dei miei. Durante una perquisizione ci metterà poco a trovare quello che serve. Un bel po' di bustine con le impronte dello scrittore e della detective.

- Quanto tempo ti serve?

- Un paio di giorni al massimo.

- Va bene. - Bracken chiuse la telefonata e chiamò con l'interfono la sua segretaria chiedendole di far entrare i giornalisti per l'intervista concordata.

- Detective Beckett, già di ritorno? - L'agente Martinez con una tazza di caffè fumante in mano la salutava dalla guardiola.

- C'è tanto lavoro da fare dopo stanotte, Raul.

- Già! Un bel via vai! Buongiorno Detective, buon lavoro!

Kate salutò l'uomo e tirò dritto in ascensore. Non c'era ancora nessuno dei suoi compagni di lavoro. Dopo una notte di grande trambusto il distretto era avvolto in una surreale atmosfera di calma, quasi surreale per quel posto. Avrebbe dovuto sentirsi bene, sollevata di aver aggiunto un tassello a quel puzzle che si stava man mano componendo, invece non era così. Era inquieta e la sua ansietà era amplificata da tutta la stasi che percepiva nel distretto, o almeno lei la sentiva così. Le sembrava che tutto fosse rallentato: osservava due agenti portare via un ladruncolo fermato chissà dove quella notte, ed una prostituta ribellarsi ad altri due appena usciti dall'ascensore. Non sentiva nemmeno le loro voci era come rinchiusa nella bolla delle sue preoccupazioni e tutto il resto era fuori.

Non c'era soddisfazione in quello che aveva fatto, aveva aspettato da tempo il momento di trovarsi faccia a faccia con Maddox e non aveva ottenuto nulla di quello che sperava. Non c'era stato il senso di rivalsa, di vendetta o di rivincita. Non era riuscita nemmeno a provare il normale compiacimento di aver fatto giustizia, perché lei non sentiva di averne ancora avuta. Aveva guardato negli occhi l'uomo che aveva provato due volte a toglierle la vita, con freddo distacco una volta, con un colpo da lontano, e l'altra, invece, con spietata vicinanza, con l'intento di farle vivere, sulla sua pelle, le sofferenze di sua madre. Aveva guardato negli occhi Maddox in manette davanti a lei e non aveva provato quel senso di sollievo che sperava. Non si sentiva vincitrice davanti a lui, non era ricompensata dalla soddisfazione dell'aver catturato un assassino spietato e quell'interrogatorio l'unica cosa che aveva aumentato era la sua insicurezza e le sue paure.

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