QUARANTANOVE

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Castle in quelle settimane aveva scritto. Aveva scritto tanto come da tempo non gli accadeva, anzi forse l'ultima volta che aveva scritto così tanto in modo così frenetico era stato appena conosciuta Beckett, quando la storia di Nikki Heat si era materializzata nella sua mente. In quei giorni si era totalmente immerso in lei, in Nikki, scrivendo pagine su pagine di cose che poi probabilmente non sarebbero mai state nei suoi libri, ma lui ne aveva bisogno, aveva bisogno di scrivere di lei, di renderla reale di mettere nero su bianco tutti i suoi pensieri. Si rendeva conto da solo che il confine tra Nikki e Kate era sempre più labile e più di qualche volta si era trovato a scrivere direttamente il suo nome e non quello del suo alter ego. La Kate Beckett di cui si era innamorato l'aveva costruita nella sua mente, quindi avrebbe continuato a farlo, a renderla reale lì dove non poteva lasciarlo, non poteva tradirlo, non poteva illuderlo.

Se c'era una persona che era felice di tutto questo era Gina che si vedeva arrivare capitoli su capitoli, idee su idee tanto che faticava a stargli dietro, ma di certo non se ne lamentava, così come non si lamentava della presenza del suo scrittore di punta sulle pagine dei giornali praticamente ogni giorno, perché quando non scriveva, Castle usciva a divertirsi e non c'era party, serata di beneficenza, inaugurazione o evento al quale non partecipava e dal quale non usciva con un'attrice o modella. Gina era entusiasta che la sua gallina dalle uova d'oro era tornata in pista come da anni non faceva, garantendogli tutta quella dose di pubblicità extra che andava direttamente a colpire il suo pubblico ed insieme a lei era entusiasta anche Paula, la sua agente che non faceva in tempo a rispondere a richieste di sue partecipazioni e interviste alle quali Castle partecipava sempre con entusiasmo e brio.

Per chi lo vedeva in giro Rick era tornato quello di sempre, anzi "quello di prima" come dicevano entusiaste e soddisfatte Gina e Paula ogni volta che si incontravano ai vari eventi, perché sì, avevano apprezzato la collaborazione con la polizia che gli aveva dato una nuova vena creativa e rivitalizzato la carriera che sembrava in declino dopo l'uccisione di Storm, ma allo stesso tempo l'aveva allontanato da tutto quello che era il mondo del jet set, delle feste e di tutto quello che fa pubblicità e che serve a rimanere sulla bocca di tutti a lungo. Ad ogni evento di prestava a farsi foto e firmare autografi a tutti i fan presenti, senza saltarne nemmeno uno, regalando a tutti sorrisi e ammiccando alle ragazze che pendevano letteralmente dalle sue labbra. Alcune volte erano arrivati a chiedersi quando riuscisse a scrivere visto che ogni notte tornava a casa all'alba, quando ci tornava, e la sera era di nuovo pronto nel suo completo più elegante, occhiali da sole, capelli più corti e sistemati, una leggera ombra di barba che secondo Gina lo rendeva più sexy, pronto per ricominciare, tra un cocktail e l'altro, mattatore di ogni serata.

Aveva invitato più volte anche Ryan ed Esposito ed un paio di volte lo avevano anche raggiunto in una di quelle feste in cui si sentivano tanto a disagio ma dove potevano apprezzare cibo ed alcolici gratis, oltre che la presenza di tante belle donne, almeno Esposito. Per i due c'era solo un obbligo: vietato parlare o anche solo nominare Beckett.

La festa più grande, però, doveva ancora essere organizzata e ci sarebbe stata da lì a pochi giorni. Per l'uscita di Frozen Heat, Gina aveva organizzato un party in grande stile, come da tempo non ne organizzava per un libro di Castle, almeno dalla fine di Derrick Storm, ma quello era il momento giusto per cavalcare l'onda e soprattutto la buona predisposizione del suo scrittore di punta per partecipare a questi eventi. Aveva così organizzato la serata nel rooftop del più esclusivo hotel di Manhattan, una festa esclusiva dove qualche centinaio di persone e molti fotografi e giornalisti, giravano tra l'interno ed esterno del locale con in mano calici di champagne ed altri costosi alcolici, degustando tartine dai gusti ricercati, in mezzo a tante statue di ghiaccio create appositamente per l'evento. Luci dalle varie sfumature di blu rendevano l'ambiente ancora più glaciale e gigantografie della copertina di Frozen Heat campeggiavano alle pareti, insieme a colonne di libri in edizione speciale distribuiti gratuitamente a tutti i partecipanti che ovviamente potevano farsele autografare dall'autore stesso che fece il suo ingresso trionfale a metà serata, in un perfetto completo blu intonato con l'ambiente, con i suoi immancabili occhiali da sole ed il suo sorriso smagliante.

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