OTTANTAQUATTRO

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Rick si era alzato prima di Kate quella mattina. Lei aveva dormito poco e male e si era addormentata tardi, lui alla fine non aveva dormito mai, aveva preferito rimanere sveglio a guardia dei suoi sogni e dei suoi incubi, perché non si avvicinassero a lei e se qualcuno gli sfuggiva e si insinuava, era pronto a cacciarli via. L'aveva accarezzata e coccolata, avrebbe voluto prendersi lui parte del suo tormento interiore per quella scelta che, qualunque fosse stata, l'avrebbe fatta soffrire almeno in parte. L'aveva stupita quando, contro ad ogni suo pronostico, aveva scelto loro e lui si sarebbe messo a piangere e a saltellare per casa dalla gioia se il momento fosse stato diverso. Aveva scelto loro. Se lo era ripetuto tante volte quella notte, perché voleva esserne sicuro. Aveva scelto loro. Avrebbe voluto svegliarla per chiederglielo. "Kate, ma è vero, hai scelto noi?" Poi si dava dello stupido da solo, quando lei si muoveva un po' e si stringeva a lui e non lasciava la presa sulla sua maglia e gli ricordava Alexis bambina e sapeva che l'avrebbe protetta sempre, allo stesso modo.

Gli era dispiaciuto alzarsi, lo aveva fatto lentamente, cercando di non svegliarla, eppure non aveva resistito alla tentazione di baciarla, di sfiorare quelle labbra morbide distese nel sonno. Rimase un attimo incantato dal pensiero che quelle labbra le avrebbe potute baciare ogni mattina. Gli sembrava ancora un sogno, quel sogno che aveva coltivato in silenzio per anni. La coprì avvicinando il piumone al suo corpo, rimboccandole le coperte fino a che fu sicuro che fosse al caldo. Quella casa la mattina presto era sempre troppo fredda per i suoi gusti. Andò in cucina e preparò caffè e pancakes, adorava viziarla con piccole e grandi cose e la colazione era una di quelle. Sapeva che se non c'era lui lei al massimo si riscaldava una tazza di caffè solubile e mangiava una brioche presa in qualche caffetteria per strada, se aveva tempo, o peggio qualche schifezza al distributore del distretto.

Arrivò in camera con il vassoio con il caffè ed un piatto di pancakes con sciroppo d'acero, fossero stati per lui li avrebbe fatti con quello di cioccolato e tanta panna, ma a lei piacevano di più così, semplici.

L'aroma intenso del caffè appoggiato sul comodino vicino a lei la svegliò dolcemente. Kate aprì gli occhi sbattendo un po' le palpebre cercando il suo volto nella camera in penombra.

- Ciao - gli disse appena mise a fuoco la figura di Castle seduto vicino a lei. Immaginava di trovarlo ancora addormentato al suo fianco, invece era già in piedi e sveglio. Si tirò su portandosi con se il piumone nel quale era avvolta e lui si piegò su di lei per baciarla e Kate rispose al suo bacio, mordicchiandogli il labbro ed obbligandolo a rimanere con le labbra sulle sue più di quanto avesse immaginato.

- Buongiorno - rispose Rick sulla sua bocca prima di darle un altro veloce bacio. - Ti ho preparato il caffè. È ancora caldo, come piace a te.

Le passò la tazza e Kate la tenne per qualche istante tra le loro mani.

- Grazie. Potrei abituarmi a questo, sai?

- Al caffè la mattina? Te lo porto da anni ormai! Sto solo anticipando i tempi senza aspettare di essere al distretto. - Le disse sorridendo.

- Non al caffè, a quello mi sono già abituata e non puoi esimerti dal farlo. Mi potrei abituare a dormire come stanotte e a svegliarmi così.

- Non chiedo di meglio che tu ti abitui. - La osservò bere nascondendo nella tazza quel sorriso imbarazzato che si disegnava sul viso ogni volta che faceva un passo in più verso di lui, lasciando andare una parte di sé. - Come stai? - Le chiese prendendo il caffè e porgendole il piatto, scostandole i capelli dal volto.

- Bene. Sto bene Castle.

- Bene. - Rick la osservò mangiare la sua colazione, sperando che stesse bene veramente. - Senti... Ti va questo fine settimana di venire con me negli Hamptons?

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