CENTOTRE

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Quando il telefono di Kate squillò si erano appena addormentati tra ansie e dubbi. Si era tirata su come una molla e visto il display aveva risposto senza esitazioni ad Esposito.

Javier le aveva raccontato quello che era accaduto, dell'arresto di McLaurin e di come con lui erano stati arrestati molti altri poliziotti a vario livello in più distretti. Domani la notizia sarebbe stata su tutti i principali notiziari. Le disse che molto del merito era stato di Price che aveva incastrato Simmons, ma evitò di dargli più dettagli e rimase evasivo anche alle sue domande. La notizia migliore, però, era che potevano tornare. Tutte le accuse a loro carico erano cadute, compresa quella della fuga. Si raccomandò di fare attenzione, perché Bracken e Simmons erano ancora in fuga e non sapeva quanti e quali mezzi disponessero per arrivare ancora a loro. Kate infine gli chiese se aveva controllato quella statuina sulla sua scrivania, ma Javier gli disse che no, non ne aveva avuto il tempo, ma lo avrebbe fatto.

Rick la guardava annuire, sorridere e preoccuparsi. Gli sembrava sollevata e tesa allo stesso momento, inquieta e ansiosa sicuramente.

- Cosa succede? - le chiese infine quando poggiò il telefono sul comodino rimanendo seduta sul letto immobile.

- Hanno trovato le prove per incastrare Bracken e Simmons. Ha detto Javier che è stato Price, ma non so come. Possiamo tornare a casa.

- Hanno arrestato Bracken?

- No... è scappato. Ma tutte le accuse contro di noi sono cadute.

Castle la strinse in un forte abbraccio mentre lei rimase immobile. Sembrava ancora più preoccupata di prima.

- Che c'è Beckett? Perché sei così tesa?

- Non lo so... Una strana sensazione... dopo tanti anni mi sembra assurdo che tutto sia finito così ed io non c'ero... Mi sento quasi... inutile.

- Non lo dire nemmeno per scherzo Kate. Non è finita. Devi ancora arrestare Bracken.

Kate lo guardò e Rick annuì. Non c'era bisogno che dicesse altro la baciò con tenerezza, cercando di trasmetterle tutto quello che non riusciva a dirle in quel momento: che l'amava, che era sempre orgoglioso e che aveva fiducia in lei.

La vide poi alzarsi e andarsi a fare una doccia mentre lui preparava una doppia dose di caffè. Arrivare fino a New York sarebbe stato un lungo viaggio.

In un paio di volte portarono via tutte le loro cose. Rick lasciò una settimana in più di affitto per Eloise e le chiavi dell'appartamento sul tavolo con un biglietto dove la avvisava che erano dovuti andare via urgentemente.

- Guido io per ora, tu cerca di riposarti un po'- Disse Beckett a Castle andando direttamente sul lato sinistro dell'auto. Non la contraddisse, sapeva che se era così risoluta era perché aveva bisogno di guidare e di tenere la mente occupata. Era notte fonda, Rick mise una stazione radio che trasmetteva musica molto soft e partirono con una destinazione certa questa volta: casa.

Superarono il confine in modo piuttosto rapido, senza troppe domande. Il doganiere che controllò i loro documenti in quella notte senza troppo traffico, non sembrava prestargli troppa attenzione, desideroso di tornare a sedersi al riparo dal vento freddo per quella tormenta fuori stagione. Gli fece le solite domande di rito e gli raccomandò attenzione perché era previsto maltempo da quelle parti. Kate ringraziò e mise via quei documenti nella speranza di non usarli più e di tornare ad essere se stessa il prima possibile.

Rick si era addormentato poco dopo essere entrati negli Stati Uniti e lei aveva aumentato un po' il riscaldamento perché aveva paura che prendesse freddo, rannicchiato in quel sedile troppo piccolo per la sua stazza. Approfittò per fare una sosta per fare rifornimento di carburante, secondo i suoi calcoli avrebbero così evitato di doverlo fare ancora. Prese un altro caffè allo shop e andò in bagno a sciacquarsi di nuovo il volto. La stanchezza e la tensione cominciavano a farsi sentire, ma non voleva svegliare Castle che sembrava dormire profondamente, dubitava che lei fosse riuscita a dormire in ogni caso. Non si era accorto che era uscita ed era stata fuori qualche minuto, quando rientrò stava sempre dormendo e lei non resistette alla tentazione di accarezzargli il volto imbronciato, come quasi sempre quando dormiva e spostargli i capelli. Lo sentì muoversi, accostandosi di più alla sua mano. Gli diede un bacio indugiando con le labbra a lungo sulla sua guancia: avrebbe dovuto trovare il modo di ringraziarlo adeguatamente una volta tornati, senza di lui non ce l'avrebbe mai fatta questa volta.

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