QUARANTOTTO

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Kate corse al piano di sopra, in bagno, dove avrebbe voluto vomitare tutte le sue scelte sbagliate. Si inginocchiò davanti alla tazza colta da una crisi di nervi, di lacrime e paura. Era spaventata dalla sua stessa reazione, dal fatto che solo delle foto le avevano provocato un effetto così straziante. Eppure lei lo sapeva che sarebbe accaduto, che lui avrebbe reagito proprio così, lo aveva anche sperato: sarebbe tornato quello che ogni sera aveva una donna diversa, quello che passava da un party all'altro, quello superficiale e spaccone. Le faceva male comunque. Perché sapeva che quella, per lui, era solo una facciata, perché ora conosceva l'uomo che c'era dietro quell'immagine sbagliata che volutamente dava di se, perché se si fosse fermata a guardare quelle foto, avrebbe visto cosa c'era veramente dietro il suo sorriso. Faceva male, faceva tremendamente male vederlo abbracciato ad un'altra donna, vedere la testa di lei poggiata sulla sua spalla mentre sorrideva ai fotografi ed il suo braccio che le stringeva il fianco, perché lei sapeva come era essere stretta da lui e le sembrava di sentirla ancora adesso la sensazione della sua mano poggiata su di lei quando si avvicinava e la abbracciava, senza nessun motivo, solo per avere un contatto e andava subito a cercare quella mano unendo le loro dita, intrecciandole istintivamente.

Sentì i passi di Nick fermarsi proprio fuori la porta del bagno e non dire nulla. Come le lacrime si calmarono tornò la nausea ed i conati di vomito. Si alzò a fatica con la testa che girava, si sciacquò abbondantemente il viso fissando poi la sua immagine allo specchio: come era arrivata a quel punto? Come era arrivata lì? Le sembrava di essersi lasciata trasportare dagli eventi senza aver effettivamente esercitato la sua piena volontà in nulla di quello che aveva fatto. Solo una cosa aveva deciso ed era quella che ora la faceva soffrire di più e si domandava come fosse possibile essere certi di aver aver fatto la scelta più giusta se questa poi faceva stare tanto male. Non riusciva a stare meglio, nemmeno fisicamente.

Uscì da lì sorreggendosi alla porta, con un dubbio che improvvisamente l'aveva invasa e che le rendeva difficile anche camminare.

- Devo andare in farmacia - disse a Price che aspettava lì per sapere come stava.

- Ho cassetta con dei medicinali, te la porto, così vedi se trovi quello che ti serve. - Stava già scendendo quando lei lo fermò.

- Non credo tu abbia quello che cerco, devo andare. - Insistette

- Non se ne parla. Dimmi cosa ti serve e ci vado io. - Era irremovibile.

- È una cosa personale Nick. - Il suo tono fu quasi una supplica che però non sortì alcun effetto su di lui.

- Kate, no. Ne abbiamo parlato, non puoi uscire da qui, per ora, lo sai. Cosa ti serve?

Non aveva voglia di discutere in quel momento, né di fare polemiche. Voleva solo, il più rapidamente possibile, avere una risposta a quel dubbio che la stava logorando da quando quell'idea era entrata nella sua mente, poco prima.

- Un test di gravidanza.

Nick la guardò negli occhi stupito trovando stupita anche lei, le disse solo "Ok" ed uscì.

- Allora? - Le chiese Nick vedendola uscire dal bagno con la scatola mentre gettava tutto nella pattumiera con un'espressione indecifrabile, tentando di giustificare la sua domanda - Sai, non vorrei essere indiscreto ma potrebbe cambiare le cose, molto.

- Negativo. Non cambia nulla. - gli disse Kate chiudendo lo sportello dove si trovava il secchio dei rifiuti.

- Sembri quasi delusa, sbaglio? - Azzardò. Beckett lo fulminò con lo sguardo per un attimo e poi si arrese a quella domanda che aveva messo a nudo una parte di se.

- No... non lo so... - Rispose evasiva

- Non sai se sei delusa o se sbaglio? - Insistette Price, giocando con la pazienza di Kate.

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