NOVANTOTTO

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Elizabeth Moore. Questo era il nuovo nome di Kate. Lesse e rilesse quei documenti più volte mentre Castle guidava dirigendosi verso il confine con il Canada. Avevano salutato Vincent Cardano con gratitudine per tutto quello che stavano facendo per loro ed il vecchio sottolineò ancora una volta che se avessero trovato il modo per incastrare Bracken quello lo avrebbe reso loro debitore per sempre.

Sante e gli altri uomini di Joe avevano provveduto a riportare le loro valige in auto facendogli trovare all'interno del cruscotto anche le pistole come promesso ed un paio di migliaia di dollari canadesi. Gli aveva consigliato di sparire per un po', varcare il confine ed aspettare lì qualche settimana, se non c'erano novità. Se avevano bisogno di qualcosa, non dovevano far altro che contattarli. Gli diede anche il numero di un certo Mike che stava a Toronto, un uomo fidato, uno della famiglia.

Beckett non riusciva a togliere gli occhi da quel passaporto con la sua foto ed il nuovo nome. Non lo avrebbe mai riconosciuto da uno vero.

- Quanto ci conosce Cardano? Quanto ha scavato nella nostra vita? - Chiese Kate sospirando con il volto teso. Lo sguardo di Rick era fisso sulla strada mentre canticchiava qualche canzone anni ottanta che passava quella stazione radio.

- Non lo so, avrà fatto le sue ricerche. - Cercò di liquidare presto la questione.

- Lui lo sapeva. Sapeva che era Bracken, sapeva che aveva ucciso mia madre. - Disse Beckett in tono serio tanto da attirare l'attenzione di Castle.

- Perchè ne sei sicura?

- Elizabeth Moore. Johanna Elizabeth Moore. Era il nome di mia madre prima di sposarsi.

- Non lo sapevo... - Rispose Castle colpito.

- Già, non lo sapeva nessuno. Da quando si era sposata aveva usato sempre il cognome di mio padre, per tuti era solo Johanna Beckett.

- A cosa pensi Beckett? - Le chiese Castle sentendola silenziosa.

- Che forse il motivo per il quale ci hanno aiutato era proprio questo, sapevano che avrei voluto dare la caccia a Bracken e farlo fuori. - Si stropicciava le mani nervosamente mentre parlava e fissava la strada che scorreva al tramonto.

- Non mi piace essere usata da certa gente Castle. Nemmeno per mettere in galera Bracken, nemmeno per salvarmi la vita.

- Anche tua madre voleva aiutare Pulgatti nonostante fosse un mafioso. Non tutto è sempre solo bianco o nero e a volte capita di dover accettare dei compromessi per arrivare al nostro obiettivo. Tu non sei una persona peggiore perché hai accettato l'aiuto delle uniche persone disposte a dartelo quando avevi il mondo contro. I tuoi valori e la tua integrità rimangono sempre gli stessi. Tutto quello che stai facendo è solo per arrivare a qualcosa di superiore, per fermare Bracken in modo legale. È lui che ci ha messo in questa situazione senza che ne avessimo colpa, che ci sta obbligando a sporcarci le mani. Ma noi siamo puliti e persone per bene. E questo Bracken non lo cambierà.

Kate annuì e si asciugò con un gesto rapido della mano una lacrima che scendeva sul suo volto nella quale c'era racchiusa tutta la sua rabbia e frustrazione ancora non sfogata. Forse solo in quel momento si rendeva veramente conto di cosa stava accadendo.

Il signor Alexander Rogers e la signora Elizabeth Moore viaggiavano su un'elegante berlina non troppo recente per le strade degli USA. Avrebbero raggiunto il Canada, ma senza dare troppo nell'occhio, senza fare troppe ore di strada, come gli aveva consigliato Joe prima di andarsene.

Così Castle si era inventato la loro storia, una coppia di fidanzati, prossimi al matrimonio, ci tenne a specificare, che avevano preso un anno sabbatico per girare i posti più remoti e meno turistici del paese. Aveva quindi cominciato a comprare cartine geografiche, guide e souvenir in ogni posto dove si fermavano, per rendere tutto più credibile. Avere dei documenti li aveva aiutati, nelle ultime due notti avevano dormito in sistemazioni decisamente più decorose e confortevoli. Avevano anche stilato una tabella di marcia. Quella sera avrebbero sostato a Syracuse ed il giorno dopo avrebbero varcato il confine e sarebbero andati ad Hamilton, in Canada. Era stato strano passare quei due giorni a fingersi turisti e doveva dire che a Castle veniva molto meglio che a lei, soprattutto perché lui si era già inventato la sua copertura: un professore di inglese annoiato che aveva conosciuto la sua collega di educazione fisica ed insieme avevano deciso di lanciarsi in quell'avventura. Aveva attaccato bottone anche con altri turisti con cui avevano condiviso parte di una passeggiata in un parco. Non ce n'era molti a dire la verità, erano ancora fuori stagione. Castle sembrava divertirsi soprattutto a far mettere Beckett in posa in qualsiasi posto per scattarle delle foto o per chiedere ai passanti di fargliene qualcuna insieme, così con la scusa di essere più credibili in un paio di giorni le aveva fatto un vero e proprio book. La cosa più difficile era stata, quando erano in giro, evitare di chiamarsi per nome, soprattutto quando Beckett era esasperata da quelle tante, troppe foto, e più di una volta si era morsa la lingua mentre stava per urlare il suo nome. Aveva iniziato ad usare quel nomignolo sussurrato di solito solo in intimità e così Castle era semplicemente Babe, mentre lui aveva cominciato a chiamarla Lizzy, ma Kate troppo spesso ancora sembrava non accorgersi che lui parlasse con lei.

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