SESSANTATRÈ

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Kate si svegliò stiracchiandosi le braccia. Era indolenzita e ci mise un po' a capire dove fosse. Era sul suo letto ed aveva una coperta addosso. L'ultima cosa che ricordava erano lei e Castle di là, sul pavimento e le mani tra i suoi capelli. Dalla luce che entrava nella stanza doveva essere ancora presto. Si passò le mani sul volto per cercare di capire mentre si tirava su, indolenzita evidentemente dal troppo tempo passato seduta a terra. Quando aprì la porta di camera la prima cosa che notò era che in quella stanza c'era troppa luce per i suoi occhi e il profumo del caffè, due tazze sul tavolino dove ricordava ci fossero le scatole del cinese la sera prima. Solo dopo vide la figura di Castle addormentato sulla divano. La sua giacca era poggiata sullo schienale di sedia. Ci passò la mano sopra sentendola ancora umida. Si avvicinò a lui, così grande costretto in quel divano non certo adatto alla sua stazza, cercando di fare meno rumore possibile e si sedette sul bordo vicino a lui. I capelli erano arruffati, merito delle sue attenzioni delle ore precedenti. Li accarezzò ancora e poi non resistette dal tracciare anche il bordo del suo viso. Si sentì gli occhi umidi che le pizzicavano. Perché non poteva essere tutto così semplice come doveva essere?

Aveva una mano che scivolava giù dal divano, la prese tenendola tra le sue, accarezzandogli il dorso con quei piccoli cerchi appena sfiorandolo. Quanti giorni erano stati a comunicare solo in quel modo? Eppure le sembrava che ci riuscissero meglio di quanto facevano ora a parole. Si prese un po' di tempo per guardarlo, se è possibile era più bello di quando lo aveva lasciato, con i capelli più corti, quel filo di barba che le piaceva tanto ed ora che lo poteva osservare con tranquillità notò anche come era dimagrito.

Deglutì a fatica pensando a tutto quello che aveva perso. Lui. Tutto. Sentì tutto il carico di quei mesi piombarle addosso così difficile da portare che se ne sentì schiacciata e senza volerlo strinse troppo la sua mano, troppo da svegliarlo.

Come Castle aprì gli occhi, Beckett lasciò la presa, nemmeno si fosse resa conto di avere tra le mani lava incandescente. Si guardarono per uno di quegli istanti troppo lunghi, nei quali loro si dicevano tutto senza saperlo. Si alzò di scatto, lasciandogli lo spazio per farlo anche lui e lo guardava strofinandosi con forza le mani, come a voler cancellare la sensazione della sua pelle sotto le sue dita.

- Io... io... Ti ho solo messa a letto... Eri scomoda a terra... Era freddo... e... ti ho coperto... ma... - Castle balbettava cercando giustificazioni a qualcosa che lei non gli aveva chiesto.

- È ok Castle. È ok. Grazie. - Lo rassicurò lei.

- Ok. Io sono rimasto qui. - Sottolineò ancora specificando come le era rimasto a distanza. - Avevo preparato il caffè, sarà freddo però adesso.

Rick si affretto a prendere una tazza e si alzò per dargliela. Kate la prese, non scottava, ma sentì le dita calde di Castle che si incrociarono per qualche istante con le sue, accarezzandosi a vicenda in un gesto fin troppo intimo per loro in quel momento.

- Grazie... - Gli sussurrò portandosi poi la tazza sulle labbra inspirando prima l'aroma e poi gustandone il sapore. Era il caffè più dolce che avesse bevuto da tanto tempo, dall'ultimo che le aveva portato lui.

Rick inclinò la testa poco di lato osservandola con un sorriso timido sulle labbra. Solo ora che era più lucido riusciva a vederla bene e a notare i suoi cambiamenti, non il pomeriggio prima a casa sua quando era ubriaco di lei, non la notte precedente quando era ubriaco di tutto il resto. Quei capelli più corti e più scuri la facevano sembrare più ragazzina e gli ricordavano i primi tempi quando l'aveva conosciuta. Avrebbe voluto veramente tornare indietro negli anni a quei giorni e non lasciar correre nulla, non perdere tempo con lei.

Non si era nemmeno accorto che aveva allungato una mano sulla sua spalla, a toccare quei capelli più corti che sfioravano la linea del collo come lui e Kate istintivamente piegò la testa verso il suo tocco, facendolo però ritrarre subito. Sospirarono entrambi, sospesi tra il volersi e la paura di prendersi.

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