CENTO

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Kate scese dal pullman dopo aver recuperato tutte le sue cose. Vide tutti i partecipanti a quel viaggio salutarsi come se fossero amici di lungo corso e non persone appena conosciuto. Solo le due coppie di orientali attesero diligentemente fuori vicino al cartello di un'altra compagnia di pullman, probabilmente per la loro destinazione successiva. Lei invece si incamminò verso la biglietteria per chiedere quando c'era il giorno dopo il primo bus per Hamilton. Prese un biglietto per quello delle 9:05, sarebbe arrivata poco più di un'ora dopo e chiese se gli poteva indicare un hotel per dormire quella sera vicino alla stazione. La indirizzò ad uno che si trovava ad un isolato di distanza da lì, economico e confortevole, le disse la signora della biglietteria ed aveva ragione. Era una struttura nuova ed il personale giovane e disponibile. Un ragazzo la accompagnò fino alla sua stanza, spiegandole tutte le facility della camera e concludendo che per qualsiasi necessità avrebbe potuto chiamare la reception. Kate, però, necessitava solo di farsi una lunga doccia, mangiare qualcosa e provare a dormire qualche ora.

Ora che era arrivata in Canada senza intoppi si sentiva decisamente più tranquilla, anche se il fatto di essere ancora lontana da Castle non le permetteva di rilassarsi completamente. Lo chiamò per rassicurarlo, era a Toronto e tutto andava bene. Preferì non dirgli a che ora sarebbe arrivata ad Hamilton, non voleva che si agitasse se per qualsiasi motivo ci fosse stato un ritardo o un problema. Si fece dare l'indirizzo di dove si trovava, promettendogli che lo avrebbe avvisato appena arrivata in città. Si sentì morire nel percepire tutta la sua tristezza per quel distacco quando si salutarono e si rifugiò sotto la doccia calda dal getto potente. Rimase lì sotto a lungo, pensando a quanto il loro rapporto era diventato totalizzante, a quando avessero il bisogno fisico uno dell'altra e ne fu quasi spaventata. Non era mai stata dipendente da nessuno nella sua vita, ed invece ora si sentiva completamente vincolata a lui, così come sapeva che lui lo era a lei. Non che se era sola si sentisse più debole o limitata, ma sapeva che se era con lui era diversa, era completa, come avere la consapevolezza di una parte di se che non aveva mai conosciuto e che lui era riuscito a portare a galla.

Fece scivolare via tutti questi pensieri con l'acqua che scorreva sul suo corpo cercando di sciogliere i muscoli troppo tesi, pensando che tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno era Castle, le sue mani, il suo corpo...

Uscì dalla doccia avvolgendosi nell'asciugamano e tamponandosi i capelli mentre sceglieva qualcosa di caldo da farsi portare per cena, dopo il freddo e l'umidità accumulati in quella giornata, con i suoi vestiti troppo leggeri per quelle temperature che, come avevano detto anche alcuni del posto, erano eccessivamente basse per il periodo.

Si asciugò con cura i capelli mentre attendeva la cena nel silenzio della sua stanza, non aveva nemmeno voglia di accendere la tv, provò a farsi bastare la sua compagnia e quella di un ristoratore silenzio. Pensò a quanto era strano, fino a meno di un anno prima sarebbe stato tutto così normale, lei da sola a rilassarsi nel silenzio di una stanza, una sera come tante altre, magari avrebbe preso un libro per tenersi compagnia, invece quella sera mangiò seduta sulla piccola scrivania della stanza una sostanziosa zuppa di formaggio e bacon e poi si avvolse nel morbido piumino di quel letto decisamente comodo ed era troppo stanca anche per resistere alle sue ansie.

Il bus che da Toronto l'avrebbe portata ad Hamilton partì in perfetto orario. Era decisamente pieno di facce assonnate di pendolari e studenti. Il suo vicino di posto era un ragazzo che si era addormentato ancor prima di partire, con la testa poggiata al vetro e non sembrava risentire dell'andatura a singhiozzo che a lei stava facendo venire la nausea. Un incidente li tenne parecchio tempo fermi, facendoli arrivare in città con molto ritardo, pensò che aveva fatto bene a non avvisare Castle, cosa che però fece non appena giunta alla stazione dei pullman di Hamilton. La sua voce così entusiasta di sentirla la fece ridere di cuore nelle strade della cittadina. Si era proposto di andarla a prendere o di chiamare il marito della loro nuova vicina perché lo facesse ma lei gli disse di aspettarla, il suo istinto le diceva che dovevano mantenere la massiva riservatezza e cercare di muoversi il meno possibile. Controllò una cartina della città e chiese aiuto ad un paio di passanti per sapere come poteva arrivare nella zona dove si trovava Castle, poi da lì avrebbe continuato a piedi.

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