- Smith è morto e i documenti sono distrutti.
- E lo scrittore?
- Ne è uscito illeso.
- Questo è un problema.
- Mi dispiace. Uno dei due uomini è stato ucciso.
- Non arriveranno comunque a noi. Ma vedi di scegliere meglio i tuoi uomini prossimamente. Beckett ed anche Castle non sono immortali, anche se li stiamo facendo passare per tali.
- C'è anche il problema del 12°... Stanno collaborando alle indagini.
- Lasciaglielo fare, falli indagare. Ormai non è più un problema visto che i documenti non ci sono più. Non arriveranno a nulla.
- Cosa devo fare quindi?
- Niente. Non fare niente. Lascia che le cose facciano il suo corso. Lasciale libere di scorrere, tu controlla solamente. Colpiremo come farà più male, quando farà più male. Ci sono cose peggiori della morte. Lo scopriranno...
L'uomo rimase con il telefono in mano. Le luci di New York erano ben visibili dalla sua finestra ad uno dei piani più alti del 5° distretto. Fuori dalla porta del suo ufficio sentiva il via vai di agenti, le grida degli arrestati e dei detective, le porte che sbattevano, le sirene che squarciavano la notte, la legge e la giustizia che facevano il suo corso, malgrado lui. Malgrado loro. Eppure lui a modo suo era convinto di stare nel giusto, non dalla parte dei buoni, ma da quella dei giusti. I buoni sono deboli, pensava, e danno modo al male di diffondersi. Lui era convinto di essere un giusto, che un certo tipo di male fosse necessario per mantenere il l'ordine delle cose ed arrivare ad un bene superiore. C'erano cose e persone che erano sacrificabili al raggiungimento di questo scopo. A cosa serviva avere giustizia per un delitto di oltre un decennio prima se questo voleva dire bloccare un movimento che avrebbe portato benefici a tutti? Quanto era importante, in questo contesto, la vita di una detective troppo tenace e di uno scrittore ficcanaso? Non lo era.
L'uomo si sedette alla sua scrivania, fissò la foto nell'elegante cornice d'argento. Vedeva quei volti sorridenti e sorrise anche lui. Lo faceva raramente.
—
Quando Richard Castle dormiva aveva un'espressione buffa, sembrava un bambino imbronciato. Aveva passato molto tempo sveglio, Kate lo aveva sentito, dai suoi respiri profondi ed irregolari, da come le accarezzava il braccio con movimenti lenti e quasi impercettibili, ma che era un inequivocabile segno che era sveglio. Poi, scemata l'adrenalina per quella notte movimentata, si era lasciato scivolare nel sonno e quando Beckett sentì il suo respiro più lento e regolare e la sua mano abbandonata sul suo fianco, provò a dormire anche lei. Kate non dormiva più molto in quei giorni e dava la colpa all'inattività, lei che non era una gran dormigliona nemmeno quando era nel pieno delle sue attività, costretta a quel riposo forzato lo era anche meno. Si era quindi svegliata prima di lui, quando fuori era appena l'alba, ma era rimasta immobile vicino a lui guardandolo dormire. Sorrideva nel vedere il suo ciuffo ormai spettinato che si alzava quando sbuffava un po' più forte e quelle espressioni che faceva lo rendevano adorabile. Forse stava sognando, pensò quando lo sentì mugugnare qualcosa e poi tra le sue parole insensate riuscì a distinguere il suo nome: Castle le diceva che l'amava anche quando dormiva. Sentì il suo cuore accelerare il ritmo improvvisamente ma sapeva che quello non era nessuno scompenso, era lui che le faceva quell'effetto. Lo sentì muoversi un po', forse si era indolenzito della posizione obbligata, se lo era sempre immaginato come uno che quando dormiva si prendeva tutto il letto muovendosi di continuo, invece quella notte era rimasto praticamente sempre immobile come se anche nel suo subconscio avesse paura di farle del male. Era solo un falso allarme, continuò a dormire serenamente. La luce cominciava a filtrare nella stanza e Kate vide sull'orologio in fondo alla parete che da lì a poco sarebbero arrivate le infermiere per il loro giro di visite mattutino. Forse avrebbe dovuto svegliarlo lei, ma si voleva godere ogni istante di quel Richard Castle tutto per lei, solo per lei. Pensò a quanto si sarebbero arrabbiate le infermiere, a quante ramanzine avrebbero subito, ma se ne fregò. Si preoccupò solo della possibilità che avrebbero potuto impedirgli ulteriori visite, ma era convinta che Rick avesse molte armi per convincere i responsabili dell'ospedale a farlo stare con lei.
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Obsession
FanfictionRick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedal...