Kate aveva solo bisogno di una cosa: non pensare.
Non pensare a quella giornata, non pensare al suo passato che la ossessionava, non pensare al suo futuro che la intimoriva.
Non voleva, soprattutto, pensare alle sue emozioni che l'avevano sconvolta. Amava Castle, lo sapeva, ne era certa, ma non era una frase fatta dire che aveva capito quanto nel momento in cui era convinto di averlo perso per sempre. Aveva cambiato la sua vita, l'aveva presa per mano e tirata fuori dal suo mondo per portarla in quello di lui e lei, in quel mondo, ci stava bene solo con lui. Si era resa conto di come ogni sua azione del quotidiano era condizionata da lui e la sua assenza era ancora più ingombrante della sua presenza. Era rimasta intimorita dal quel senso di vuoto assoluto provato, da quel dolore sordo incessante che era sicura non avrebbe provato più dopo la morte di sua madre ed invece si era ripresentato ancora più feroce, accompagnato dal senso di colpa e dallo smarrimento. Aveva visto tutte le sue certezze crollare, aveva toccato i loro frammenti che l'avevano ferita ed erano le ferite più dolorose mai provate e lei poteva dirlo con cognizione di causa.
Non ci voleva pensare, non voleva pensare.
Sentiva la testa che stava per scoppiarle martellata da quella scarica di emozioni che avrebbero messo KO persone ben più corazzate di lei a reggere i sentimenti. Lei no. Poteva sopportare calci, pugni, ferite, proiettili ma se le sue emozioni erano sospese in un equilibrio fragile, come un castello di carte che voleva difendere dal vento quel giorno aveva attraversato la tempesta.
Castle era sempre davanti a lei, con le dita la sfiorava sul petto e messa da parte la paura quel tocco le provocava sempre i soliti brividi. E non voleva pensare al significato più profondo delle sue parole, a cosa nascondevano, nemmeno poi così bene, perché forse se glielo avesse chiesto in quel preciso istante, lei gli avrebbe anche potuto rispondere di sì, a qualsiasi cosa, senza valutare le conseguenze. Si rese conto, però, che le sue parole erano vere. Lei lo guardava e lo percepiva sul serio come se avesse fatto un viaggio andata e ritorno dall'aldilà e lo trattava in quel modo, quando invece lui aveva semplicemente passato ore dentro una biblioteca, come chissà quante altre volte nella sua vita. Era del tutto normale, per lui. Mise da parte pensieri, timori e riguardo. Prese il suo volto tra le mani con la stessa veemenza di quando era entrato nella stanza e lo baciò con passione ed irruenza e senza staccarsi dalle sue labbra lo costrinse ad alzarsi. Lo fece indietreggiare qualche passo, fino a quando le sue spalle non toccarono il muro e lo bloccò con il suo corpo, impedendogli di spostarsi. Le mani correvano sul suo petto, mentre la bocca famelica divorava le sue labbra per poi scendere sul collo e risalire seguendo il contorno della mandibola. La sua fame improvvisa di lui lo colse impreparato e la lasciò fare. Se era di questo che aveva bisogno, lui si sarebbe felicemente prestato ad accontentarla. Ogni parte del corpo di Kate tendeva verso di lui, lo reclamavano la bocca e le mani, strusciava il suo corpo su quello di Castle avida di lui.
Si ritrovarono dopo poco a letto senza il resto dei vestiti e catturarsi le labbra a vicenda mentre le dita scorrevano sulle schiene tracciando la spina dorsale, stringendo carne e muscoli. Quando Kate si stacco dalla sua bocca scese a baciargli il collo e le mani dalla schiena si spostarono sul petto facendolo scendere fino a farlo sdraiare.
Rick la guardava mentre si muoveva su di lui, accarezzandolo e poi passava le mani tra i suoi lunghi capelli, dondolando la testa in modo sensuale, lasciando che gli ricadessero sulle spalle e sul seno. Era estasiato da lei, da come lo toccava, da come si mordeva il labbro mentre sospirava in modo più profondo, da come si muoveva sinuosa e provocante. In quel breve periodo, ma estremamente intenso, Castle aveva imparato a conoscere Beckett anche nel suo lato più intimo, a conoscerne i desideri. Aveva imparato a riconoscere quando Kate voleva essere amata e quando voleva essere lei a farlo, a tenere le redini del gioco ed allora non gli restava altro che godersi il piacere che la sua donna sapeva donargli, danzando su di lui come se riuscisse a sentire nelle vibrazioni del suo corpo la melodia dell'eccitazione del suo uomo. La vedeva stendersi su di lui, baciandolo con passione, strusciando le mani sul suo petto per poi rialzarsi ed arrotolando i capelli, scoprendo le spalle per poi farli ricadere sparsi sul suo corpo e a Rick piaceva quando presa dal piacere era lei che si toccava in modo così sensuale da non resistere e farlo anche lui, percorrendole il corpo, assecondando i suoi movimenti, stringendo tra le mani ora i suoi fianchi, ora i glutei, per poi risalire verso i suoi seni e giocarci per darle ancora più piacere.
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Obsession
FanfictionRick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedal...