DIECI

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Rick aveva detestato quel pomeriggio, aveva odiato Gina ed anche lo stupido grafico che doveva sottoporgli le bozze per le copertine. Non ce n'era una che gli piacesse. Erano tutte sbagliate, soprattutto nei colori. Frozen Heat, doveva essere blu, non accettava altre opzioni. E non gli importava che Gina gli dicesse che così non avrebbe colpito, che doveva essere più accattivante, più incisiva. Il grafico suggeriva un colore più caldo, era evidente che non sapeva di cosa stava parlando, probabilmente non aveva nemmeno letto le sue bozze ma solo seguito le indicazioni di Gina. Le sue copertine precedenti erano state tutte sulle gradazioni di rosso o giallo e per la sua editrice doveva continuare così.
Il grafico provò a venirgli incontro, proponendogli dei gialli più acidi, meno caldi ma lui non voleva sentire ragioni. Frozen Heat doveva essere blu, azzurro al massimo. Doveva essere freddo. Dare la sensazione di qualcosa di realmente gelido. Come si era sentito lui. Il freddo che aveva provato quando era entrato nella stanza di ospedale di Kate.
Alla fine la spuntò. Dopo aver fatto varie simulazioni e prove avevano trovato un punto d'incontro anche sulla sagoma di Nikki in copertina, meno visibile delle altre. A Kate non piaceva che fosse troppo "esposta" la sua alter ego nuda. Sperò che quell'accorgimento le facesse piacere.
Intanto però era passato tutto il pomeriggio e non sarebbe riuscito a passare da lei di nuovo.
Le aveva scritto ogni qual volta si prendevano una pausa o Gina riceveva una telefonata. Alla fine aveva anche declinato l'invito della sua ex moglie di cenare insieme: "solo una cena di lavoro", ci tenne a precisare ma Rick non ne aveva voglia e si congedò lasciandola all'uscita della Black Pawn, mentre saliva su un taxi per tornare al loft. Il messaggio di Kate nel quale gli dava appuntamento al giorno successivo era stata la cosa più bella della serata.

La novità di quella mattina, per Kate, fu poter bere. Le sembrò un sollievo ed una tortura allo stesso tempo concedersi quei piccoli sorsi d'acqua. Gli antidolorifici erano sempre meno e sentiva chiaramente ogni punto dolente del suo corpo. Cominciava ad essere insofferente: del dolore, dell'ospedale, delle infermiere, delle medicazioni, del non potersi muovere, di tutto.
Il pensiero della conversazione del giorno precedente con Price non le migliorava l'umore, anzi. La sua mente aveva lavorato per tutto il tempo in cui non aveva dormito pensando e ripensando a quello che avrebbe potuto fare per arrivare a scoprire l'identità dei suoi aggressori.
Castle la trovò così, quando arrivò nella sua stanza: insofferente.
Sbuffò, quando lo vide e Rick ci rimase male.
Aveva sperato che fosse anche lei felice di vederlo, lui lo era e si sforzò di tenere il suo miglior sorriso, malgrado tutto.

- Ehi... - "Ciao Kate, mi sei mancata terribilmente questa notte, avrei voluto solo poter stare vicino a te." Le avrebbe voluto dire - Come ti senti?

Fu molto più diplomatico dei suoi pensieri

- Indolenzita, annoiata, frustrata... Inutile.

Rick ne fu spiazzato, non si era mentalmente preparato a dover interagire con una Beckett così.

- Però parli molto meglio, cioè mi sembra così. - Con lei metteva sempre le mani avanti, anche quando provava a cercare il lato positivo delle cose.

- Sì. È vero... - Ammise con poca convinzione

- Bene. E' positivo, no? Sì, insomma è un piccolo passo...

Lo guardò irritata ma incontrò i suoi occhi fin troppo comprensibili nei suoi confronti. Lui era venuto lì, era stato lì con lei in quei giorni sopportando i suoi silenzi senza fare nulla e lei ora stava gli stava riversando addosso la sua frustrazione.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Non era questo che voleva, non era questo che aveva voluto per giorni, con lui. Non doveva fare lo stesso errore di sempre, darlo per scontato, usarlo solo per sfogare le sue negatività. Lo guardò di nuovo.

- Sono felice che sei qui - Gli disse cambiando completamente tono e sguardo. Rick fu preso in contropiede, non era capace di rapportarsi con quel lato di Kate.

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