NOVANTASEI

217 14 0
                                    

- Dov'è il Detective Beckett? - Il detective McLaurin aveva fatto il suo ingresso al dodicesimo con un paio dei suoi uomini con aria baldanzosa ed intimidatoria.

- Fuori, per un indagine, credo - Rispose Esposito senza dargli troppa attenzione.

- Quale indagine? - Chiese il detective del sedicesimo

- Non lo so. Non stavamo lavorando agli stessi casi. - Replicò ancora l'ispanico scrivendo al computer.

- Detective... Esposito - Disse McLaurin leggendo la targa sulla scrivania - Ho un mandato d'arresto per il Detective Beckett e per Richard Castle, quindi veda di dirmi esattamente dove si trova, adesso. Non ho tempo da perdere.

Javier alzò lo sguardo verso l'uomo.

- Ho detto che non lo so, collega. Non sono il suo baby sitter.

- Detective Price, scommetto che non lo sai nemmeno tu, vero? - Chiese stizzito rivolgendosi all'uomo che conosceva bene.

- No, nemmeno io sono il suo baby sitter.

- Eppure so che per un periodo lo hai fatto... Sai certe voci corrono....

- Che sta succedendo qui? - Victoria Gates uscì dal suo ufficio tuonando contro McLaurin.

- Devo arrestare il Detective Beckett e Richard Castle. - Esclamò lui.

- Cosa? - Chiese stupita il capitano Gates

- Abbiamo fatto una perquisizione a casa dello scrittore ed abbiamo trovato materiale che inequivocabilmente collegano loro due ad un traffico di stupefacenti. Vorremmo sapere dove sono e a quale caso stanno lavorando. - Ribattè McLaurin per nulla intimidito mentre la Gates gli strappava dalle mani il foglio con il mandato di arresto.

- Mi dia qualche minuto, devo fare delle telefonate. - Così la Gates tornò nel suo ufficio. Era già stata avvertita da Price, Ryan ed Esposito di quanto accaduto, del ruolo di McLaurin e del suo coinvolgimento con Vulcan Simmons. Anche per la Gates era un chiaro tentativo di incastrare i due, ma aveva le mani legate. Price spiegò a lei e agli altri due detective tutta la sua storia, tra lo sdegno e lo stupore, chiese a tutti di non denunciarlo, di aspettare la fine di questa storia, poi si sarebbe autodenunciato da solo. Spiegò anche a loro con attenzione come funzionava la rete di Simmons con i poliziotti corrotti affermando con certezza il coinvolgimento di McLaurin in quella cerchio, come uno degli esponenti di maggior spicco. La Gates fu molto combattuta, moralmente non accettava di lavorare con un poliziotto che era stato corrotto, ma allo stesso tempo sapeva che aveva bisogno anche di lui per far uscire Beckett e Castle da questa situazione e ancora di più sapeva che se lo avesse denunciato prima che l'organizzazione di Simmons fosse distrutta, per lui sarebbe stata una condanna a morte tanto quanto per Beckett e Castle se li avessero presi. Aveva parlato anche con Bratton e Markway, quell'ordinanza non era passata per il suo ufficio e non sapeva perché fosse stata deviata a qualche suo solerte collega. Il capo della polizia, invece, le aveva detto che benchè nutriva la massima fiducia sia in Beckett che nel suo amico Castle, non poteva fare nulla per loro. Alla fine avevano deciso con gli altri detective che lei non avrebbe saputo nulla di diverso dalla versione ufficiale delle cose, loro avrebbero avuto il suo tacito sostegno per muoversi a piacimento e non gli avrebbe chiesto nulla.

- Mi dispiace, detective McLaurin, non so dove sia Beckett, né il signor Castle. Non rispondono al cellulare, non so cosa dirle. - Si giustificò fintamente rammaricata la Gates tornando dal detective che la aspettava nel corridoio. Non credeva molto al suo dispiacere per non poterlo aiutare, ma non potè fare altro e se ne andò.

La Gates sapeva bene la procedura, quelli degli affari interni sarebbero arrivati di lì a poco per interrogarli e per consultare il materiale di Beckett e così fu, prima di quanto pensasse. Sequestrarono il computer e tutte i fascicoli dei casi seguiti da Beckett e se ne riandarono.

ObsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora