Rick avrebbe voluto veramente andare subito da Vanessa, lasciarsi alle spalle le precedenti 24 ore, Kate Beckett e tutto quello che aveva riportato nella sua vita. Ma non ce la faceva.
Ogni singolo minuto trascorso con lei era un film che si ripeteva nella sua mente, ripensava soprattutto a quella notte. Si era addormentato sulle ginocchia di Kate e quando si era risvegliato oltre ad un grande mal di testa, aveva un senso di vergogna che faticava a sostenere. Si era alzato dal pavimento cercando di fare il minor rumore possibile, deciso ad andarsene da lì, scappare di notte come un ladro o un vigliacco. Vigliacco, ecco sì, quello si sentiva di essere, fin da quando l'aveva lasciata nel suo letto mezza nuda. Un bastardo ed un vigliacco ed avrebbe fatto bene a scappare via, perché non avrebbe retto il suo biasimo quando lo avrebbe trovato più lucido per poterlo affrontare. Era certo che la sera prima non l'avesse fatto per pietà per il suo stato. Poi però la vide, lì a terra, dove si era messa per lui, per stargli vicino. La luce della strada entrava dalle finestre con le imposte aperte e illuminava appena il suo volto. Era bella. Tanto. Troppo. Come troppo era tutto quello che c'era tra loro.
Non poteva lasciarla lì, non ancora una volta. Era un gentiluomo, dopotutto, anche se con lei sembrava esserselo dimenticato. La prese da terra, sollevandola senza troppo sforzo. Era dimagrita dall'ultima volta che erano stati così vicini, eppure gli sembrava stesse bene. Dormiva profondamente, ma appena lui la strinse tra le sue braccia la sentì mugugnare qualcosa e stringersi di più a lui.
- Castle... - Kate era in uno stato di dormiveglia, aveva appena aperto gli occhi, ma non era certo che fosse sveglia. -... Ti amo Castle.
Le sue parole erano appena comprensibili e lo furono ancora meno quando lei si strusciò sul suo collo, abbracciandolo e baciandolo dolcemente lì, proprio nell'incavo della spalla, dove si appoggiò addormentandosi di nuovo. Lui era rimasto immobile con lei in braccio, e forse sarebbe rimasto così per sempre, se le braccia non avessero cominciato a formicolare. La portò rapidamente nella sua stanza, adagiandola al centro del letto. Trovò una coperta su una sedia vicino la finestra e l'aprì sventolando un po', per poi coprirla.
Ora poteva andare, ma c'era ancora qualcosa che lo teneva. Un minuto, si disse. Solo un minuto per guardarla dormire, essere sicuro che stesse bene. I minuti diventarono ben più di uno e lui si era seduto sul bordo del letto vicino a lei. Non faceva nulla, non osava sfiorarla in alcun modo perché sapeva che per lui era troppo pericoloso. Già era stato difficile tenerla tra le sue braccia e fare finta di niente quando gli diceva di amarlo.
- Perché te ne sei andata Kate? Perché mi hai lasciato? Perché hai distrutto noi? Potevamo essere felici, eravamo felici. - Castle sussurrava le sue parole impercettibilmente. Tutto quello che avrebbe voluto era lì, a pochi centimetri da lui, ed era anche tutto quello che non poteva permettersi di volere.
Un minuto, solo un minuto per guardarla dormire ancora. Ed il tempo passava e lui non riusciva a smettere di farlo fino a quando lei non si mosse, mettendosi di fianco ed allungando involontariamente la mano fino a toccare la sua poggiata sul materasso. Si alzò di scatto ma si fermò a guardarla e quando si mosse ancora, decise che quello era il momento giusto per andarsene. Rischiò, però, più del dovuto, chinandosi su di lei e lasciandole un timido bacio sulle labbra, pentendosene subito, perché erano troppe morbide e troppo tentatrici per resisterle. E i baci diventarono due e poi tre e sperava che si svegliasse, come nelle favole, e temeva che lo avrebbe fatto.
Si trascinò via dalla sua camera, forzandosi fisicamente e mentalmente, ma non riuscì ad andarsene da quella casa e non sapeva perché, ma poggiò la giacca sulla sedia, si accomodò sul divano addormentandosi poco dopo.
Si era svegliato prima che lei se ne accorgesse e gli era un po' dispiaciuto approfittarsi così di quel tocco gentile ma sarebbe rimasto così anche più a lungo se la sua stretta più forte non gli avesse dato la giusta scusa per aprire gli occhi. E la magia finì, o meglio ne era cominciata una diversa, fatta di sguardi, di parole balbettate, di gesti, di dita che si sfiorano casualmente ed intenzionalmente continuano a farlo. Tutto era come si immaginava. Sarebbe stato un addio dolce e malinconico, carico di tutto quello che poteva essere e non sarebbe mai stato. Fino a quella rivelazione sfuggita. Era andata da lui. Era partita non sapeva da dove, per andare da lui e quando l'aveva visto tranquillo, se n'era andata per non turbarlo.
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Obsession
FanfictionRick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedal...