TRENTAQUATTRO

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Rick stava rileggendo il rapporto scritto da Ryan ed Esposito, non perché non si fidasse, ma perché fosse certo che ci fosse tutto quello che aveva detto. Firmò poi alcuni fogli che gli porsero i due detective e si diresse con loro in sala relax. Gli mancava quel posto, doveva ammetterlo. Gli mancava il distretto, la loro routine, indagare con i casi e vedere Beckett in azione. Soprattutto quello, a dire il vero. Fece un caffè per tutti e forza dell'abitudine ne fece quattro, se ne rese conto quando stava per completare quello di Kate, così come piaceva a lei, che non era lì. Guardò la tazza tristemente, quando entrò la Gates, cogliendoli tutti di sorpresa.

- Ne ha preparato uno anche per me, signor Castle? - Disse indicando la tazza con un sorriso benevolo. Rick gliela porse sentendosi sollevato.

Bevvero tutti e quattro il caffè in un imbarazzato silenzio. Castle si chiedeva se i tre stessero ripensando al giorno precedente, visto che ogni tanto gli lanciavano qualche occhiata furtiva mentre beveva.

- Signor Castle, le dispiace venire nel mio ufficio? - La Gates glielo chiese con un tono molto più pacato del solito. Rick aveva appena preso le tazze di tutti in mano per lavarle, le lasciò appoggiate sul mobile, si pulì le mani e andò dietro al capitano voltandosi per guardare Esposito e Ryan chiedendogli con lo sguardo cosa fosse successo, ma i due semplicemente alzarono le spalle ignari di tutto.

Lo scrittore si sedette nervosamente nell'ufficio, aspettando che la Gates chiudesse la porta ed occupasse il suo posto. Non riuscì a stare fermo come si imponeva ed andò a toccare una pila di fogli messi sulla scrivania con l'intento si sistemarli, riuscì solo a farli cadere un po', ricevendo in cambio solo un'occhiata gelida del capitano, si aspettava molto di peggio: questo non faceva ben sperare per il discorso che avrebbe dovuto fargli, gli sembrava fin troppo comprensiva quel giorno, per i suoi standard.

- Come sta signor Castle? - Chiese la donna picchiettando con le dita sulla scrivania mentre osservava un fascicolo davanti a se che Rick non riuscì a leggere per colpa della targa che gli copriva di parte del documento.

- Uhm io... bene, molto bene - rispose perplesso, sicuramente non lo aveva invitato ad entrare per fare conversazione, se la stava prendendo larga doveva preoccuparsi.

- Ha subito due attentati nel giro di poco tempo, è tanto anche per i suoi standard.

- Sì, credo di sì. Però sto bene.

- Non è preoccupato?

- Lo sono da molto tempo, non solo per me. - Ammise Rick

- Per Beckett presumo... - la Gates vide lo scrittore annuire e decise di arrivare al punto - Signor Castle, so dello scarico di responsabilità che lei ha firmato nei confronti della polizia per le sue azioni e seguire il detective Beckett, ma questa storia è completamente diversa. Lei è, esattamente come Beckett, un bersaglio ed io ho il dovere di prendere dei provvedimenti.

- Cosa intende? - Chiese preoccupato

- Che lei e la sua famiglia avete bisogno di protezione.

- La mia famiglia? Cosa? Perché? Pensa che...

- Io so che se lei è in pericolo, può esserlo anche la sua famiglia. Ieri nella sua macchina poteva esserci anche sua figlia, non ci aveva pensato?

- Io... io... no. Veramente no. - Ammise sconsolato

- Non so se qualcuno potrebbe andare anche a casa sua, dove c'è anche sua madre. Dobbiamo tenerlo in considerazione.

- Sì, certo... Capisco. Ma Alexis non sa nulla di quanto mi è accaduto e nemmeno mia madre del precedente agguato. Vorrei avere modo di parlargli io prima. Alexis è fuori città, a Los Angeles da sua madre, tornerà la prossima settimana.

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