VENTISETTE

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C'era una cosa di quel pomeriggio che aveva turbato Kate più di tutto il resto, più dei baci, delle carezze, dell'amore e del piacere che Rick le aveva donato in quel tempo dilatato che non avrebbe mai saputo quantificare. Era stato un abbraccio, quando entrambi avevano raggiunto il culmine del piacere ed i loro corpi tremavano percorsi dalle onde delle loro emozioni, Rick l'aveva stretta a se con ancora più forza e vigore e lei aveva fatto altrettanto, aggrappandosi completamente a lui, stringendolo con le braccia e con le gambe per non farlo allontanare. Erano rimasti abbracciati così fino a quando i loro respiri non erano tornati regolari così come i battiti del loro cuore, eppure inizialmente non ne volevano sapere di allentare la presa. Nel momento del piacere più intenso si erano uniti di più, si erano stretti in una morsa impossibile da allentare, senza dirsi nulla, senza urlare, senza chiamarsi per nome o altro. Si erano solo abbracciati e in quell'abbraccio Kate aveva capito che aveva superato una linea di confine invisibile dentro di se, che aveva raggiunto un punto nella sua anima dal quale non sarebbe più potuta tornare indietro. Quando i loro corpi si separarono e Rick si sdraiò al suo fianco Kate si sentì mancare una parte di sé e crescere la consapevolezza che era così. Fu impaurita dai suoi stessi sentimenti, da quel nodo allo stomaco che provava ripensando ad ogni singolo momento di quello che aveva appena vissuto.

Quel senso di solitudine, però, durò poco. Castle, appena si fu ripreso la sollevò letteralmente per farla adagiare tra le sue braccia. Kate fu percorsa da brividi ancora una volta, a contatto con il suo corpo caldo imperlato di sudore. Si strinse al suo torace adagiandosi lì dove amava dormire ma questa volta non voleva farlo, voleva solo godersi fino ogni singolo istante di benessere che lui le stava donando. Sentì le sue grandi dita percorrerle la spina dorsale ed arrivare fino ai suoi glutei, sfiorarli appena e risalire in un massaggio lento e costante che le poteva far abbandonare tutti i propositi di rimanere sveglia. Si sollevò solo un po' per guardarlo. Sorrideva con gli occhi blu scintillanti, con la bocca che formava una dolce mezzaluna sul volto, sorrideva anche il suo ciuffo spettinato. Kate gli passò la mano tra i capelli, sistemando quel ciuffo ribelle e poi si accomodò di nuovo sul suo petto. Avrebbe voluto dirgli tante cose, comunicargli come si sentiva in quel momento, ma non trovava le parole adatte e le sembrava che ogni cosa potesse dire, poteva solo svilire i suoi sentimenti e si limitò a stringerlo ancora.

Nemmeno Rick parlava e chissà perché, Kate si era sempre immaginata che lui, dopo, sarebbe stato molto loquace, di quelli che non stanno zitti un attimo ed invece non una parola, nemmeno lui. Forse si erano dimenticati come si parlava, forse avevano solo paura di rovinare quel momento. Castle la guardava stringersi a se e non poteva fare a meno di sorridere, soddisfatto. Certo, nessuna si era mai lamentata delle sue performance, ma stavolta era diverso: era intimamente convinto di avercela fatta, di averle fatto capire, veramente, quanto lui l'amasse in ogni modo, con tutto se stesso. L'aveva stretta a se come se ne avesse bisogno fisico nel momento del massimo piacere, perché Kate doveva capire che era lei che glielo stava donando, così come lui faceva con lei. L'aveva sentita afferrarlo, come se volesse rivendicarne il possesso avvilupparsi a lui per non lasciarlo scivolare via da lei. Ed ora era di nuovo vicino a lui che la stringeva, i corpi nudi e le gambe intrecciate in un groviglio d'amore che non aveva nessuna intenzione di sciogliere. Nemmeno in tutti i suoi sogni, ed erano stati tanti, era mai stato così completamente appagante e coinvolgente. Era stato un'esplosione di tutto che non aveva lasciato integra nessuna parte del suo corpo.

- Hai freddo? - Le chiese dopo un po' sentendola raffreddarsi. Kate non gli rispose, si strinse solo più a lui e gli bastò come risposta. Allungò una mano sul pavimento e recuperò una delle magliette con la quale dormiva, doveva essere finita lì quando avevano perquisito la stanza. Si tirò su e la sentì lamentarsi per questo ma seguì i suoi movimenti. La baciò ancora, sulle labbra prima e poi scese fino al centro dei suoi seni, dove c'era la cicatrice che più di tutti lo spaventava, quella del proiettile che l'aveva portata via da lui e da tuti per qualche istante quando il suo cuore si era fermato in quell'ambulanza sotto i suoi occhi disperati. La baciò e rimase qualche istante fermo lì mente lei gli accarezzava i capelli. Quando si scostò, Rick prese la maglia che teneva stretta in una mano e gliela fece indossare. La guardò sorridendo.

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