Catherine
Quando Ryan Steel mi ha rivolto la parola ho avvertito una strana sensazione nell’aria. È stato come se i due si sfidassero a duello con gli occhi pur di ottenere la mia attenzione. Non so cosa potesse pensare il signor Steel, ma sicuramente doveva capire che in qualsiasi situazione avrei scelto il mio capo. Non importa se sia arrogante o meno, egocentrico o narcisista, io di quell’uomo, non so per quale assurdo e perverso motivo, mi fido. Quando siamo vicini sento un leggero senso di protezione, una sensazione che non provavo da moltissimi anni. Forse ancora prima dalla rottura con il mio ex ragazzo.
Quando la figura di Ryan è scomparsa definitivamente mi volto verso il mio capo aspettando di ricevere degli ordini dallo stesso, ordini che però non uscirono mai dalla sua bocca.
<< Capo? Cosa dovrei fare? >> domando avvicinandomi di più a lui cercando di farmi notare. Alle mie parole Matthew distoglie lo sguardo da quel punto indefinito per poi sorridermi.
<< Ti va di prendere un caffè con me? >> La sua proposta mi fa rimanere a bocca aperta. Certe cose non dovrebbe esistere tra un principale e un subordinato e invece ha avuto proprio il coraggio di chiedermelo.
<< Non p-penso che… >>
<< Oh andiamo! Sarebbe solo per lavoro. Se la può consolare possiamo portare i fascicoli. >> il suo repentino cambio di umore mi umore mi mette in difficoltà, così come la facilità con cui passa a darmi del lei dopo aver pronunciato miliardi di volte il mio nome. Confortata da quelle parole decido di accettare, così prendo la mia borsa uscendo dalla stanza che fino a qualche momento prima ci ha accolti.
Camminiamo nel silenzio dei corridoi dato che tutti sono andati via a causa dell’orario, il che rende tutto molto più imbarazzante.
<< Mi dispiace. >> quelle due semplici parole escono dalla mia bocca involontariamente. Non so per quale motivo mi sento così, ma stranamente ho sentito lo strano bisogno di chiedergli scusa e di essere a posto con la coscienza. Il suo buon’umore mi ha trasmesso una strana sensazione che mi ha portato a fare ciò.
<< Per cosa? >> domanda guardandomi negli occhi e osservandomi attentamente. Non so se lo abbia chiesto per farmi innervosire o se veramente non abbia capito ciò che gli voglio dire.
<< Per ieri e… si anche un po’ per poco fa. >> sussurro abbassando lo sguardo e vergognandomi delle mie azioni. Il mio sesto senso avverte il suo sguardo su tutto il mio corpo. Le mie gote iniziano una lenta colorazione costringendo le mie mani a coprire il mio volto pieno di imbarazzo.
<< Non fa niente. Non potevi saperlo, anche se non è normale attaccare la gente così. >> Mi sta per caso perdonando? La mia vocina interiore non fa altro che parlare e fare filmini mentali per i fatti suoi.
<< Ehi. Non occorre che ti vergogni con me! >> esclama facendo forza sui miei polsi per allontanare le mani dal mio volto. Quest’ultime oppongono resistenza nonostante una parte del mio cuore voglia vedere i suoi magnifici occhi così magnetici.
Quando finalmente riesce a compiere la sua missione i nostri sguardi si scontrano prepotentemente. Quasi mi manca l’aria e le mie gambe iniziano a tremare a causa dell’attrazione evidente tra i nostri corpi. La gola sembra essersi seccata, la saliva è completamente scomparsa mentre provo ad ingoiare per cercare di sentirmi meglio. Le labbra automaticamente si schiudono mentre osservo le sue compiere la medesima azione.
<< Non sono il tuo nemico. >> mi rivela poi dopo aver quasi divorato le mie labbra con gli occhi.
<< Ma è il mio capo. Non meritavo di trattarla in quel modo così turbolento. Sono stata una grandissima cafona. >> sostengo la mia tesi continuando a guardarlo negli occhi per mostrargli tutta la mia sincerità. Alcune persone, quelle più particolari, sostengono che gli occhi sono lo specchio dell’anima, così spero che attraverso questo capisca veramente e non che lo faccia solo per farmi contenta.
<< A volte non vi capisco a voi dipendenti. Credete che il vostro superiore siMa un mostro e cercate in tutti i modi di nascondere la vostra indole e il vostro carattere. Sai Catherine anche se non mi è piaciuto molto come ti sei comportata nei miei confronti lo apprezzo molto, perché grazie a ciò posso capire che persona sei. E da quello che ho potuto vedere sei una persona sincera, una di quelle che tiene alle frasi dette in faccia e non nascondendosi dietro lo schermo di un telefonino, sei una di quelle poche persone vere, una di quelle persone che piacciono a me. >> e mentre la sua bocca pronuncia quella semplice frasi il mio cuore sembra che stia per perdere un battito. Mille ricordi riaffiorano alla mente mentre ripenso alle stesse parole che mi disse Jeffry.
“<< Sai non ho mai conosciuto una ragazza come te. >> mi canzona Jeffry il ragazzo che sto frequentando. Le mie guancia arrossiscono immediatamente, non so se per la paura di ciò che le sue parole svelano o se per la semplice convinzione che il mio cuore sta iniziando a battere per lui. Non avevo mai provato un sentimento così forte, proprio per questo motivo sono più che convinta che quello che io sto maturando dentro al mio cuore sia amore.
<< Che intendi dire con questa frase? Sarebbe forse un’offesa o un complimento? >> cerco di indagare provocandolo in tutti i modi possibili. Le mie ciglia involontariamente iniziano a battere come se cercassero di farsi notare. Un comportamento che prima d’ora non avevo assunto mai se non con lui.
<< No, non pensare al peggio. Mi spiego meglio: tu sei una di quelle persone vere. Sei una di quelle persone che piacciono a me. >> E mentre lui mi confessa questo suo piccolo segreto la mia coscienza ne rivela un altro: se lui sostiene che io gli piaccio, bhe… io ho superato quella fase perché sono maledettamente innamorata di lui.”
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Hug my heart
ChickLitCatherine Stewart è un giovane avvocato pronta a lottare per i propri clienti. Grazie alla sua ambizione è riuscita a realizzare il suo più grande sogno: diventare l'avvocato di una delle società più rinomate di quel momento. Cosa potrebbe succedere...