Capitolo 19

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Matthew
Per la prima volta dopo mesi sono riuscito a dormire senza pensare al mio passato. Tenere tra le mie braccia Catherine è stato un ottimo analgesico senza che lo prevedessi e la sensazione è stata abbastanza strana. Ritornare a dormire con una donna non era previsto, per di più nello stesso letto. Il passato a volte ti ricorda che non puoi sfuggire dallo stesso, ma questa volta i miei piani si sono ribaltati. Non solo ho dormito sonni tranquilli, ma per di più sono stato ben felice di dividere il mio letto con Catherine dopo che si è elegantemente addormentata sul divano del mio ufficio dopo aver continuato a parlare per ore ed ore. L’ho tenuta stretta tutta la notte e non c’è stato verso di lasciarla andare più via.
Questa volta penso proprio che il destino mi abbia regalato lei e non permetterò a nessuno di portarla via dalle mie braccia. È strano a da dire dopo un paio di giorni in cui i nostri occhi si sono incontrati, ma la verità è che una volta ogni tanto voglio credere nel destino e se questo mi ha portato da lei e mi ha portato a fidarmi in così pochi giorni nonostante il suo carattere così irruento un motivo ci dovrà essere.
Quando mi sveglio Catherine non è più tra le mie braccia facendomi immediatamente preoccupare.  Guardo l’orologio ed è ancora presto per uscire per andare a lavoro. Il pensiero che si sia pentita della notte mi manda nel più completo panico. Mi vesto indossando la tuta di un pantalone che di solito uso per fare palestra e scendo le scale avvertendo un inaspettato aroma di caffè appena fatto.
Entrando in cucina verso la bevanda calda e profumata in una tazza e dopo aver versato un paio di cucchiaini di zucchero mi volto per fissare la donna di fronte a me appena sveglia, ma nonostante ciò sempre bellissima.
Quando mi ordina che dobbiamo mobilitarci, oggi, appena arrivati in ufficio, per cercare l’anonimo che mi vuole distruggere la spensieratezza svanisce tutta d’un tratto lasciandomi un volto cupo.
<< Sai perfettamente che prima o poi lo dovremmo fare. Se arriviamo a scoprire chi sia l’anonimo di quella specie di avviso, arriveremo a provare la frode nei tuoi confronti. >> il suo ragionamento è logico, ma la verità è che questa volta ho paura di lottare. Da quando stanno complottando contro di me? Perché non me ne sono reso conto prima? La verità è che questa situazione mi sta mettendo più a disagio del previsto.
<< Lo so, ma vorrei evitare tutto questo. Non so per la prima volta da dove iniziare. >> le confesso mostrando a nudo i miei sentimenti. Noto il suo sguardo intenerirsi di fronte alle mie parole. La sua mano si poggia leggermente sulla mia come la sera prima per darmi forza, ma so che tutto questo non può essere necessario. In questo momento avrei bisogno di ben altro, un qualcosa che lei forse non mi potrebbe dare. Almeno per ora.
<< Non capisco perché tu sia così gentile con me. Non lo merito, davvero. >>
<< Tu pensi di non meritarlo, ma la verità è che nonostante ti conosco da pochissimo tempo, ho capito che non sei quello che vuoi mostrare di essere. Tu sei una persona buona, una di quelle per le quali ne vale la pena. >> quando Catherine inizia a parlare il mio cuore si scioglie per la gentilezza con le quali le pronuncia. È stata una vera fortuna incontrarla e ripeto: non me la lascerò scappare via. La perseguiterò se sarà necessario e avrò cura di lei, perché se so qualcosa di lei è che ì, anche se non lo vuole dare a vedere, anche lei è tormentata dal suo passato. Anche lei ha bisogno di abbracciare il suo cuore e di non lasciarlo più cadere a pezzi.
<< Ieri sera non ero ubriaco. >> le confesso poi dopo averla guardata per interminabili minuti e dopo aver considerato l’opzione di parlare per altrettanto tempo. << Non almeno verso la fine. Quando ho tempo quelle frasi precise, hai presente? >> domando studiando la sua reazione, ma nessun movimento mi permette di capire che cosa stia provando. La sua faccia sembra essere sempre la stessa, mentre il suo corpo non si è mosso di un millimetro. Non mostra neanche segni di confusione.
<< Hai capito quello che ti ho detto? >> alla mia domanda annuisce per poi finalmente prendere parola.
<< Perché hai finto tutto il tempo? >>
<< Non ho finto tutto il tempo. Dopo che mi hai urlato in ufficio, la sbornia mi era leggermente passata. È terminata definitivamente quando ho preso in mano quella lettera. Volevo che venissi con me. Volevo stare un altro po’ con te. >> abbasso gli occhi nel rivelarle certe parole così da bambino, perché in realtà il mio comportamento si è dimostrato come tale.
<< Perché? Perché hai detto quelle cose nel tuo studio? >> indica quest’ultimo con la mano senza interrompere il nostro contatto visivo.
<< Perché è vero. Non me ne frega un cazzo che io sia il tuo capo o il tuo cliente. Tu mi piaci Catherine e vorrei provare a conoscerti meglio perché una cosa che so è che anche tu ne vali la pena. >>

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