Capitolo 22

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Catherine
È passata più di una settimana da quella lettera. È passata più di una settimana dalle sue parole e dalla mia fuga. Una settimana di duro lavoro che mi ha permesso di conoscere meglio la società e chi vi lavora. È passata più di una settimana da quando studio il caso della Parker Corporation e dal giorno in cui Matthew ha deciso di denunciare i nuovi azionisti nella speranza di poter colpire l’anonimo delle lettere. Ancora non abbiamo potuto scoprire chi sia l’autore di quelle parole, ma una cosa è certa: ci siamo quasi. La prima cosa da fare è provare che la firma è stata contraffatta e che quindi l’azienda rimane in possesso di Matthew Parker.
<< A che ora è il processo? >> è da più di un’ora che sono chiusa in questo ufficio con Matthew e l’informatico che è stato assunto per questa importante “missione”, nella speranza di riuscire ad avere almeno una prova concreta da portare al giudice e dall’espressione dell’uomo seduto al pc penso proprio che ci siamo riusciti.
<< Tra meno di un’ora devo essere in tribunale. Potresti sbrigarti? >> domando gentilmente cercando di fargli pressione ma non di fargliela sentire. È da più di due ore che Paul sta analizzando la firma e ancora non abbiamo avuto alcuna notizia nonostante siamo seduti nella stessa stanza.
<< Bene signori. >> dice alzandosi dalla poltrona su cui era comodamente seduto. << Ecco a voi le vostre prove! >> esclama porgendomi in mano un foglio di carta su cui sono scritte tutte le informazioni che potrebbero farci vincere il processo.
***
<< L’imputato come si dichiara? >> domanda il giudice continuando a fissare il banco dietro il quale io e Matthew siamo seduti. Guardo Matthew per incoraggiarlo a parlare dato che nell’ultima ora sembra aver perso la lingua. Non è riuscito neanche ad esultare alla notizia che la sua firma fosse stata contraffatta. Sembra essersi trasformato.
<< L’imputato si dichiara non colpevole. >> recito alla fine io prendendo il posto del mio cliente come da programma. Matthew mi guarda corrugando la fronte, nel suo sguardo un velo di paura. Gli mimo con le labbra di stare tranquillo perché so per certo che andrà tutto bene. La prova nelle nostre mani è una prova schiacciante e noi vinceremo questa prima battaglia. Gli azionisti che hanno cercato in tutti i modi di convincerci a non sporgere denuncia sono più accaniti che mai mentre il vero vertice dell’azienda sembra preoccuparsi di un probabile esito negativo.  Alcuni attori confabulano tra di loro continuando a guardare il mio cliente. È evidente che lo stiano studiando in modo tale da distruggerlo, ma io non lo permetterò.
<< Avvocato Stewart, ha lei la parola. >> mi concede il giudice la parola permettendomi di alzarmi dalla mia postazione per raggiungere la giuria. Sistemo il mio tailleur sotto lo sguardo attento del mio capo, poi inizio a parlare. Da quel giorno tra me e Matthew non c’è più stato niente: nessun bacio, nessun contatto, nessuna parola. A malapena siamo riusciti a scambiarci qualche frase di senso compiuto senza litigare.
<< La storia che sto per esporre è una storia che pensavo potesse accadere solamente nei film, non di certo nella vita reale, né tanto meno a me. >> inizio a parlare raccontando nel dettaglio ciò che è successo in questi ultimi giorni, partendo dal contratto che ho trovato in mezzo alla miriade di scartoffie fino a finire alle lettere minatorie inviate probabilmente da uno di quegli uomini facenti parte della controparte o gli stessi per conto del proprio capo.
<< Signor Parker dichiara veramente che questa firma posta su questi pezzi di carta, su questo documento ufficiale non sia la sua? >> interviene il giudice per far chiarezza sulla questione.
<< No signor giudice. Dichiaro apertamente di non aver firmato nessun contratto di alcun genere nell’ultimo periodo. >> finalmente Matthew sembra essersi sbloccato e aver ricominciato a parlare quando il giudice poneva all’indagato stesso le domande. Gli sorrido cercando in tutti i modi di fargli arrivare la mia gratitudine nell’aver proferito parola. Porgo il foglio al giudice mostrandogli le ricerche fatta qualche ora prima per poi andarmi a sedere accanto all’uomo che mi ha permesso di seguire questo processo. Da sotto la scrivania Matthew mi stringe la mano e solo ora capisco che in realtà non è mai stato l’uomo che ha voluto far credere. Fino ad ora si è dimostrato forte perché non aveva nessuno su cui appoggiarsi, fino ad è stato completamente solo, ma da quando sono arrivata io sa che può contare su di me in qualsiasi momento ed è proprio per questo motivo che si sta dimostrando più fragile del previsto.
Vengo riportata alla realtà dalla controparte, la quale inizia ad esporre la sua teoria sulle prove portate a nostro favore per vincere il caso.
<< Obiezione vostro onore: il foglio è stato ufficialmente firmato da un tecnico ufficiale il quale sarebbe pronto a testimoniare. >> intervengo io alzandomi. Il compito più importante di un avvocato è proprio questo: essere pronto sempre a ribattere e cosa fondamentale esserne in grado per poter salvare le chiappe al proprio cliente.
<< Obiezione accolta! >> esclama il giudice permettendomi di tirare un sospiro di sollievo per poi risedermi. Questa volta è Matthew a sorridermi facendomi capire che è orgoglioso della persona che lo rappresenta. << Avvocato Stewart siete a conoscenza dell’anonimo? >> continua poi rivolgendosi questa volta a me.
<< No signor giudice! >> rispondo decisa.
<< Signor giudice, giuria. A proposito di queste lettere minatorie, come le definisce la mia collega, vi avevo già accennato che riportano riferimenti a una specie di relazione tra il signor Parker e la signorina Stewart? >> e a quelle parole tutti si voltano verso noi due con sguardi increduli ed indagatori. Improvvisamente sento le mie gote colorarsi mentre per la prima volta non so come agire.
<< Tra me e la mia dipendente non esiste alcuna relazione. È semplicemente una storia di pura fantasia. >>
<< E perché minacciarvi con quelle parole? >> continua poi l’avvocato della controparte cercando di far arrabbiare il mio cliente e di far cadere me. Spero che nessuno abbia notato i nostri sguardi.
<< E se non c’è alcuna relazione tra di voi perché quando il suo avvocato si è andato a sedere le ha preso la mano stringendogliela? >> cavolo la situazione si sta facendo sempre più complicata. Prontamente mi alzo per ribattere sotto lo sguardo di ognuno dei giurati presenti.
<< Tra me e il signor Parker, nonché mio cliente, non c’è alcuna relazione di tipo sentimentale. È vero ho stretto la mano del mio cliente, ma solo perché tra me e lui c’è una profonda fiducia nonostante la mia breve assunzione. Nel signor Parker ho trovato una persona sempre pronta a difendermi e sempre disponibile ad ascoltarmi come un vero amico fa. Quindi è questo quello che mi lega al mio cliente: non una relazione amorosa, ma semplicemente una profonda amicizia che sta nascendo. E poi comunque, signor giudice, sia dia il caso che la legge non vieta le relazioni tra capo e dipendenti in quanto la stessa potrebbe nascere fuori dall’ambito lavorativo prima che gli stessi vengano a contatto in un ambiente come quello del mondo del lavoro. >>
<< Ha ragione avvocato. La legge non fa alcun riferimento riguardo le relazioni all’interno di un’azienda, a patto che quest’ultima non comprometta la stessa e che si assuma un comportamento inerente al lavoro per cui si è stati assunti. >> viene in mio soccorso il giudice che per fortuna sembra avermi preso sotto la sua ala protettiva. << Ha concluso il suo intervento avvocato? >> domanda alla fine il giudice raccogliendo tutte le informazioni disperse sulla propria scrivania. La controparte annuisce per poi permettere al giudice di deliberare. La sentenza sarà stipulata tra due settimane e in questo arco di tempo abbiamo tutto il tempo per rintracciare l’anonimo delle lettere, perché si sa: anche questa battaglia è stata vinta da noi.
Usciamo dal tribunale con l’aria fresca che sfiora i nostri cappotti. Il tailleur che indosso risulta essere troppo leggere per il vento che soffia lungo le strade della città.
<< Hai freddo? >> domanda Matthew togliendosi la giacca e per poi poggiarla sulle mie spalle. Annuisco accogliendo la sua gentilezza.
<< Grazie. >> gli confesso poi dopo un paio di minuti dove il silenzio sembrava diventare assordante.
<< È solo una giacca. Non ti devi preoccupare. >>
<< No, non per quello. >> scuoto la testa continuando a guardare un punto indefinito di fronte a me. << Grazie per avermi difeso. In tribunale intento. Grazie per aver messo i puntini sulle i quando io avevo perso l’orientamento. Mi dispiace non essere intervenuta prima. >> confesso dispiaciuta abbassando lo sguardo per l’imbarazzo che sto provando pronunciando queste parole. È raro che mi scuso con le persone perché di solito ho sempre ragione io, e questa volte delle scuse sincere penso che siano d’obbligo.
<< No, sei stata una grande lì dentro. Hai fatto un discorso perfetto, un discorso degno di nota e degno dei miglior avvocati. Sono contento che Smith abbia visto del potenziale in te. Se tutto ciò che è successo tra di noi fosse successo con un altro avvocato, non penso che quest’ultimo avrebbe difeso uno stronzo come me con la stessa grinta con cui lo hai fatto tu. >>
<< Quindi se fosse stato assunto un altro legale avresti baciato anche lei? >> domando facendo finta che le sue parole non mi facciano effetto, ma la verità è che mi hanno ferita profondamente.
<< Se Smith avesse assunto un altro legale probabilmente non avrebbe presenziato alla causa perché sarebbe stato licenziato prima dello scadere del contratto e poi non avrebbe neanche scoperto tutto ciò che hai scoperto tu che sia nel bene o nel male, perché penso proprio che tu sia unica. >>

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