Capitolo 97

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Matthew

Ogni giorno che passa sembra sempre più strano averla tra le mie braccia, principalmente dopo tutto quello che è successo negli ultimi giorni. Sfiorare la sua pelle ad oggi sembrerebbe più un miraggio che un vero e proprio miracolo.

Sono consapevole di aver sbagliato moltissime cose con lei, ma purtroppo la gelosia delle volte rende gli uomini delle persone strane e un po', devo ammetterlo, imbarazzanti. Spero che almeno lei un giorno possa perdonarmi di tutte le stronzate che sto facendo una dietro l'altra, anche se a dire la verità, quella che avrebbe da farsi perdonare molte più cose non sono di certo io. L'unica cosa imperdonabile forse che ho fatto nei suoi confronti è l'essermi comportato da vero e proprio cavernicolo senza pensare che forse anche lei stava soffrendo come me. Sono stato egoista e ho pensato solo a me stesso e alla mia gelosia ed effettivamente, se la situazione si fosse ribaltata, neanche io mi sarei perdonato tanto facilmente. Lei invece nonostante tutto è riuscita a concedersi a me. Forse perché voleva troncare questa situazione, o forse perché l'amore delle volte basta per affrontare certi problemi.

Io so per certo che lei mi ami, ma delle volte è così difficile da dimostrare che delle volte ci dimentichiamo addirittura di essere in due in una coppia.

Le bacio una spalla mentre lei girandosi nel letto mi sorride soddisfatta.

«Ciao» sussurra impercettibilmente sulle mie labbra mentre prova ad aprire quei suoi grandi occhioni di cui mi sono sempre innamorato.

«Ciao anche a te.» le lascio dei delicati baci sulle labbra e la osservo mentre si lascia coccolare dal sottoscritto.

«Mi sei mancato. Mi era mancato tutto questo.» nel sentire queste parole mi si spezza il cuore e so che non dovrei dirlo ma mi era mancata terribilmente anche lei.

Il mio cellulare inizia a squillare mentre Cat oramai si è fiondata letteralmente sotto la doccia. Vorrei tanto essere on lei in questo momento, ma purtroppo delle volte il dovere chiama. Rispondo velocemente alla chiamata prima che il suono si possa interrompere. È April e se c'è qualche novità di certo non me la farò scappare.

«Possiamo vederci?» sono queste le prime parole pronunciate da mia cognata prima ancora che io rispondessi. Il suo tono sembra più che strano ed è inevitabile che la mia preoccupazione, per questa ragione, inizi a salire.

«È tutto okay?» chiedo immediatamente cercando di far placare l'ansia che attraverso il petto in questo momento.

«Più o meno. Ho due notizie da darti: una bella e una brutta, ma ho bisogno che ci vediamo senza che nessuno ci veda, per favore.» la sua voce è un sussurro e il mio cuore inizia a battere ininterrottamente.

«Possiamo vederci a casa di Cat. Sono già qui io.»

«Cat?» e già la immagino mentre aggrotta le sopracciglia, un po' frastornata dal nome che ho appena pronunciato. «In quale guaio ti stai cacciando?» una cosa che apprezzo di April è che qualsiasi sia la ragione sarà sempre pronta a proteggermi.

«Ero venuto a parlarle anche se alla fine non abbiamo resistito e... vabbè il resto protrai anche immaginarlo...» nonostante April sia la sorella della mia defunta moglie non abbiamo mai avuto problemi per parlare di determinate cose. Anzi inizialmente era proprio lei a combinare determinati incontri con delle donne affinché io potessi dimenticare sua sorella, ma purtroppo non ci sono mai riuscito, o almeno fino a quando non ho incontrato Cat.

Dalla cornetta riesco ad udire un piccolo sospiro un po' arreso.

«Spero realmente che tu non ti stia cacciando nell'ennesimo guai. Oltre a questo però dimmi dove sei che vi raggiungo».

***

Nel momento in cui April suona il campanello, sia io che Catherine saltiamo in aria per lo spavento provocato da quel rumore. Iniziamo a ridere come due idioti mentre sorseggiamo un altro po' di vino scaduto che abbiamo trovato nello scaffale di Adam. Nonostante sia un vino fin troppo invecchiato devo ammettere che è veramente buono.

Vado ad aprire notando Cat alzarsi insieme a me per sistemare le riviste sopra il tavolino in modo tale da fare spazio per April.

Anche se non si sono mai conosciute sono convinto che potrebbero piacersi e che a partire da questo momento diventeranno delle super amiche, una di quelle coppie che non si è mai vista nella realtà se non nei telefilm.

«Ciao, piacere di conoscerti. Sono April!» esclama sorridente mia cognata mentre porge la mano a quella che spero diventi presto mia moglie. Catherine sembra entusiasta di questa nuova conoscenza, ma so per certo che dietro quel sorriso nasconde il timore che April non la possa accettare essendo in fin dei conti la sorella gemella della mia ormai defunta moglie. Tuttavia cerca di smascherare questa sensazione e va avanti imperterrita lungo la sua strada.

«Vuoi un bicchiere di vino? Non è di chissà quale marca, però è buono!» e da queste semplici frasi capisco quanto in realtà Cat possa essere nervosa, un dettaglio che a quanto pare non risalta soltanto ai miei occhi.

«Se ti può fare stare più tranquilla lo accetto volentieri.» Cat corruga la fronte non riuscendo a capire quello che il giudice davanti a lei stia affermando. «Lo vedo quanto sei nervosa e non occorre che tu lo sia con me. Non mi permetterei mai di giudicarti...»

«Sai è abbastanza strano stare in questa stanza con te. Ho visto una sua foto e siete praticamente identiche. Non mi sarei aspettata ne ora e ne mai una somiglianza del genere.»

«Molti reagiscono al tuo stesso modo quando ci vedevano insieme. È più che normale, ma vorrei dirti di stare tranquilla. Oramai mia sorella è scomparsa e di certo non sarò io a proibire le nuove conoscenza di Matt, principalmente dopo che sono stata io la prima a dirgli di riprendere in mano la sua vita e conoscere qualche altra donna. È stata dura per lui, ma finalmente quando mi parlava di te, ho capito che ce l'aveva fatta: aveva finalmente trovato la donna che lo faceva sorridere dopo tutto questo tempo.»

Le ho lasciate da sole in cucina a chiacchierare davanti a un buon bicchiere di vino mentre cercavo i documenti che avevo portato con me prima di parlare con Cat. Piano piano sembra essersi rilassata. L'ho notato dalle spalle che erano meno tese rispetto ai primi minuti in cui è entrata April.

«E allora? Di cosa volevi parlarmi?» domando entrando finalmente in cucina e riempendo anche il mio bicchiere. Se dovrò affrontare una conversazione del genere forse è meglio anche io sia abbastanza carico.

«Ho fatto quello che m hai chiesto. Ho cercato tutte le informazioni possibili e quasi la notte non ho dormito, ma alla fine sono arrivata alla soluzione.» Dio, ti prego fa che finalmente siano delle buone notizie perché io non riesco più a reggere questi ritmi.

Anche Cat si avvicina curiosa di sapere quello che sta per dire April dopo averle spiegato tutta la situazione.

Quando le ho raccontato che avevo contattato April per risolvere il problema, quasi non si metteva a ridere per il nervosismo. Anche lei aveva capito che aveva fatto una stronzata a fare tutto quello che aveva fatto perché in fin dei conti bastava trovare una semplice strategia legale.

«Tu hai firmato quel pezzo di carta, non è vero?» domanda April cercando di mettere tutti i punti a loro posto e sperando che non abbia perso dei dettagli strada facendo. Annuisco impercettibilmente mentre sento una mano sulla mia gamba che cerca di tranquillizzarmi. Cat è vicina a me e chi meglio di me poteva sentire la crisi che sta attraversando tutto il mio corpo?

«Tu non sapevi cosa ci fosse scritto perché ha spacciato il contratto per una normale compravendita. Peccato che nel momento in cui tu hai firmato, venisse meno l'accordo delle parti, uno degli elementi essenziali di un contratto la cui mancanza provoca la nullità dello stesso.

Hai firmato è vero, ma se dimostriamo in tribunale che ti è stata somministrata la firma in modo inconsapevole avrai vinto. Sei stato raggirato e messo sotto pressione per firmare e questo ha comportato la vendita dell'azienda in modo legale, o almeno così pensavamo. Sono stata così stupida a non averci pensato prima!»

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