Capitolo 9

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Matthew
Il comportamento che ho assunto è stato del tutto poco professionale. Non so cosa mia sia preso ma quella ragazza è una calamita per le brutte parole, per le provocazioni e più lei provocava più io non riuscivo a resistere a risponderle. È la prima volta che mi capita con un qualche dipendente, ma la sua boccaccia mi tentava non solo per le parole, ma anche per altro. Per un breve istante ho voluto fare quelle magnifiche labbra mie. Un pensiero sicuramente inadatto per un datore di lavoro.
Mi sono divertito, è vero, ma la verità è che da questo momento in poi devo stare lontano da questa ragazza così impertinente.
<< Signor Parker? È con noi o vuole che rinviamo la riunione? >> uno dei più importanti azionisti della società mi guarda con uno sguardo curioso. Non ci conosciamo molto bene, ma l’uomo, possessore in una piccola percentuale di questa azienda, sa benissimo che sono dedito al mio lavoro e che se sono distratto sicuramente qualcosa non va.
<< Si, mi deve perdonare. Ero solo distratto ma adesso sono tutto per voi. Dicevamo? >>
<< Le stavamo chiedendo che fine avesse fatto il suo legale. >> alla parola legale mi agito sulla schiena ricordando quello che era successo pochi minuti prima in questa stessa stanza.
Calmati Matthew, nessuno sa niente e la tua carriera non è compromessa. Forse ho avuto ragione a suggerire a Catherine che nessuno le assicurava che non avessi toccato una donna senza la sua volontà. In fondo con lei l’ho fatto, certo non nel modo che fa intendere la frase, ma l’ho pur sempre sfiorata. Le mie mani hanno assaggiato la sua pelle così delicata adesso coperta da una parte del mio peccato. Si sa, le donne in ufficio non si devono toccare, così come quest’ultime non devono avvicinarsi a noi uomini sempre pronti ad accurare una nuova trappola per loro.
<< Si, il mio legale è stato licenziato per inefficienza e violazione della privacy. >> li informo guardando negli occhi Catherine. << A sostituirlo sarà la ragazza qui presente: Catherine Stewart! >>
Un boato di stupore si diffonde nell’aria mettendo in soggezione la nuova aspirante lavoratrice.
<< Mi scusi se mi permetto Matthew, Ma non è troppo giovane per difendere un’azienda così grande e potente? Insomma, quanto potrà avere vent’anni forse? >> La preoccupazione di quell’uomo è ragionevole, ma non si deve permettere di contrastare le decisioni di Simon senza neanche conoscere la persona in questione. Sto per aprire bocca quando qualcuno mi precede.
<< Se avessi vent’anni non avrei una laurea in mano e non sarei sicuramente qui, non è vero signor…? >> alle parole di Catherine Federich, un azionista di origine tedesca rimane interdetto, così come d’altronde lo sono io. Sapevo che quella ragazza potesse essere pericolosa, ma non pensavo fino a questo punto. Conoscendo l’indole del mio socio mi aspetto una sfuriata con i fiocchi ma di fronte alla tenacia della ragazza poggia gli occhi sui figli davanti a lui facendo finta di leggere imbarazzato. Da una parte sono felice che lo abbia messo al suo posto. A volte Federich non sa proprio rispettare la sua posizione. Certo è un’azionista e determinate decisioni vanno prese in sede di assemblea, ma non questa. L’avvocato che metterà la faccia nei miei processi, nelle mie cause deve essere qualcuno di cui io mi debba fidare e guarda caso io mi fido della giovane in questione, nonostante ci conosciamo da pochissime ore. A volte certe cose le senti sotto la pelle e devi basarsi basato sul tuo istinto se vuoi provare a migliore te o qualsiasi cosa riguardi la tua persona.
Loro in questo caso non c’entrano nulla e la decisione spetta a me amministratore delegato e socio di maggioranza. 
<< Sei sicuro di questa tua scelta? >> mi domanda Liam, il mio migliore amico da quando ne ho memoria.
Ci siamo conosciuti quando ancora indossavano il pannolino, in una scuola privata di Londra e da quel momento non ci siamo più separati. Liam si può considerare più che un amico, un fratello, sempre pronto a sostenerti nelle peggiori situazioni. C’era quando per la prima volta il mio corpo assunse quantità spropositate di alcool durante una stupidissima festa al collage, c’era quando Emily Maddox mi lanciò una scarpa col tacco in piena fronte dopo aver scoperto che per me lei non era niente se non una donna da portarmi a letto, c’era quando mio nonno morì e c’era ancora una volta quando decisi all’età di diciotto anni di trasferirmi qui a New York e di frequentare il college più rinomato della città grazie ai soldi di cui erano in possesso i miei genitori. Liam ed io siamo sempre stati un’unica cosa e proprio per questo motivo a soli diciotto anni, nonostante non sapesse quale strada percorrere, decise di seguirmi per continuare le nostre avventure da adolescenti strampalati.
<< Tu fidati di me. Fidati del mio istinto. >> sussurro a bassa voce cercando di non farmi sentire dal resto dei colleghi. In fondo a loro non importava niente. Liam in quel momento era il mio migliore amico, non il mio socio e ciò che si dice tra due fratelli deve rimanere sempre un segreto.
Catherine inizia ad agitarsi sulla sedia, segno inconfondibile che sia nervosa a tal punto da non riuscire a placare le sue emozioni su quella sedia. Che abbia sentito ciò che io ho appena detto al mio amico?
<< E lei cosa ne pensa signorina Stewart? >> a quelle parole il mio cuore perde un battito. Il nemico sta cercando di portare dalla sua parte il mio legale ponendogli una qualche assurda domanda su non so quale assurdo ambito. Ecco il vero motivo per il quale la ragazza ha iniziato ad agitarsi sulla sedia senza neanche accorgersene. La spavalderia che ha dimostrato quando i nostri occhi si sono incrociati è svanita lasciando spazio a un pulcino bagnato ed impaurito dai tuoi.
<< Non penso che il mio avvocato sia idoneo a rispondere a certe domande. È appena arrivata e… >>
<< No, non fa niente signor Parker. Sarei felice di rispondere alla domanda posta da Steel. >> mi ammonisce con un sorriso gentile e di circostanza. Un sorriso che fino ad ora non avevo mai visto e che quasi mi intenerisce il cuore.
<< Devo ammettere che le statistiche sono molto alte ma a parer mio il marketing non potrà funzionare. È inutile cercare in tutti i modi di far avvicinare la fascia di anziani al settore tecnologico, qualsiasi esso sia. Penso che dovreste puntare a una fascia compresa tra i diciotto e i cinquantacinque anni. L’ultima fascia quella compresa dai quarantacinque in su sicuramente non avrà molto successo come la prima, ma sicuramente sarà meglio che puntare sugli ottantenni ancora affezionati alle lettere inviate tramite posta piuttosto che a un messaggio su Whatsapp. Alcuni di loro si rifiutano di imparare, quindi non reputo idonea la vostra strategia e mi chiedo pure come abbia raggiunto livelli così alti nonostante tutto. >>
Le parole della donna seduta quasi al mio fianco mi lasciano senza parole. Nonostante sia laureata in legge ha espresso perfettamente i miei dubbi iniziali prima di lanciare questa campagna. Nessuno mi ha mai veramente ascoltato e dato che io rappresentavo la minoranza sono stato costretto ad arrendermi. Liam, al mio fianco, penso che sia della mia stessa opinione. Termini appropriati e un corretto ragionamento da far invidia a questa specie di addetti al marketing.
Anche i miei azionisti così come Ryan Steel rimasero sbalorditi dall’analisi della mia dipendente, così giovane ma evidentemente così furba da far invidia a un professionista del settore. Quando poi la ragazza iniziò a sentirsi osservata, tutti distolsero lo sguardo dal quel minuscolo corpicino.
<< Bene, penso che la riunione sia giunta al termine. Potete lasciare la sede. >> mi schiarisco la voce alzandomi dalla mia poltrona di dirigente e soffermandomi in particolare su Steel che guardava ossessivamente la mia nuova dipendente. Quando noto che la sta per seguire il mio respiro si blocca. Conosco quello sguardo e più lui starà lontano da Catherine, meglio sarà per tutti e tre.
<< Catherine potrebbe fermarsi un attimo? >> domando nella speranza che si blocchi senza fare domande.
<< Ha bisogno di me signor Parker? >> annuisco alla sua tenera voce continuando ad osservare Ryan. Molte volte ha dimostrato di voler acquistare la società contro il volere della mia famiglia e ancora mi chiedo come lavori ancora da noi e sia mio socio quasi alla pari. Il suo sguardo da predatore la dice lunga e so che se non fermerò immediatamente i suoi sporchi pensieri potremmo ritrovarci nei guai.
<< Signorina Stewart l’aspetto? Volevo invitarla a prendere un caffè con me. >> i suoi occhi saettano tra me e lei nella vana speranza che lei possa accettare il suo stupido invito, ma prima che Catherine possa rispondere intervengo io con un falso sorriso.
<< Mi dispiace Steel, ma la ragazza sarà impegnata per le prossime ore. Mi dispiace trattenerti ancora a lungo >> mi scuso rivolgendomi a Catherine << ma è necessaria la tua presenza per discutere delle carte che ti hanno assegnato questa mattina. Domani scadono ed occorre che siano pronte immediatamente. >> Ovviamente non è vero che hanno una scadenza, ma quella è stata la prima scusa plausibile che la mia mente ha partorito senza cascare nel ridicolo. Lo sguardo di Cat è confuso ma nonostante ciò annuisce voltandosi verso quell’idiota.
<< Sarà per un’altra volta. >> gli sorride per poi lasciarci da soli in quella stanza buia e con il pensiero che non ci sia una prossima volta. Una cosa è certa: Catherine Stewart non sa in che pasticcio potrebbe andarsi a cacciare.



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