Capitolo 54

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Catherine

Osservo l'ennesimo topo passare davanti a me con passi veloci. Invidio la sua libertà nonostante sia un lurido roditore. La stanza e buia e sulle pareti non vi è nemmeno una finestra che permette ai raggi solari di penetrare nella stanza. Da fuori si sente lo scrosciare ininterrotto della pioggia accompagnato dalle foglie che cadono sul terreno producendo una specie di ninna nanna in sottofondo.

Erik è appena uscito per andare a casa sua a cambiarsi. La sua scusa è stata che se almeno doveva tenermi compagnia lo avrebbe dovuto fare con abiti discreti perché non avrebbe permesso a una come me di rovinare il suo completo marcato. Forse è meglio che in questo momento non sia qui con me, almeno trovo il tempo per riflettere su ciò che sta succedendo nella mia vita e in particolar modo potrò capire meglio la relazione che vi era tra Clara e il mio capo. È assurdo come attraverso un rapimento io venga a saper di questa moglie defunta che perseguita tra l'altro ancora il presente del fratello del mio titolare.

Sento il telefono squillare per l'ennesima volta così decido di alzarmi facendo attenzione a non sbattere da qualche parte con la sedia sulla quale sono legata. Sullo schermo compare il nome di Liam ma evidentemente non posso rispondere date le condizioni delle mie mani.
Quello stupido ha lasciato un telefonino dentro la stanza chiudendo la porta a chiave. Un gesto veramente da principianti. L'unica sua salvezza sono stati i nodi in quanto quest'ultimi sono così forti da reggere un peso di oltre duecento chili. I polsi iniziano a far male a causa del continuo sfregamento per cercare di liberarmi ma invano. Sbuffo visto che ormai sono senza un briciolo di pazienza mentre torno al mio posto. Se mai mi dovesse trovare in piedi davanti al suo telefono sarebbe capace quell'uomo d ficcarmi una pallottola in pieno petto.

La porta alla fine si apre mostrandomi ancora una volta di quell'uomo. Alla fine sono riuscita a tornare al posto nel moment preciso e sorrido tra me e me per la mia precisione non architettata.

<< Quando penserai di liberarmi? Non hai intenzione di chiedere neanche uno stupidissimo riscatto quindi perché mai tenermi ancora qui? >> domando curiosa della sua risposta e ansiosa di andarmene finalmente da questo posto.

<< Chi te lo dice che non chiederò alcun riscatto? Il darmi l'azienda sotto il mio nome non è forse una forma di risarcimento? >>

Alle sue parole il mio cuore smette di battere. Ecco quale era il suo vero piano.

Veramente astuto tutto ciò da parte di un uomo che viene definito stupido dalla sua famiglia.

Chiedere l'azienda in cambio della mia incolumità per vendicare allo stesso tempo la morte della donna da lui amata. Bhe, se fossi un agente o un criminale mi congratulerei per il suo piano malefico. Nel primo caso lo farei perché dovrei ammettere che è un fantastico piano ma senza un futuro perché alla fine è stato smascherato, nel secondo caso invece mi congratulerei perché è sempre l'allievo a superare il maestro. 

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