Catherine
La situazione è diventata già imbarazzante di per sé. Essere beccati mentre si è spalmati sul corpo del proprio capo lo è ancora di più.
Sento Matthew ridere provocando una forte vibrazione del mio corpo dato che quest’ultimo si ritrova pelle contro pelle. Lo fulmino con lo sguardo cercando di alzarmi, ma le sue mani me lo impediscono trattenendomi sulla sua corporatura tanto perfetta.
<< Che cosa ti serve? >> domanda il socio di maggioranza continuando a scrutare il suo dipendente. Quest’ultimo, evidentemente in imbarazzo, si tocca la nuca per il nervosismo senza riuscire a proferire parola. Quando poi finalmente riesce a sbloccarsi comunica al grande capo che tra meno di mezz’ora si terrà una riunione inerente al contratto di vendita dell’azienda. A quelle parole Matthew capisce la gravità della situazione alzandosi di colpo e facendomi quasi cadere dal divano sul quale eravamo comodamente adagiati. << Che stronzate stai dicendo? Di quale vendita stai parlando? >> la situazione tra meno di qualche minuto si farà veramente seria e io non vorrei mai assistere a certe scene. Inoltre il linguaggio scurrile utilizzato da Matthew fa intendere che questa volta sia veramente arrabbiato, più di questa mattina quando sono entrata nel suo ufficio personale senza chiedergli alcun permesso.
<< Capo scusi se mi permetto ma cosa ne dovrei sapere io? Saremmo finiti in mano di chissà chi senza neanche essere a conoscenza della vera situazione. Mi perdoni, ma secondo lei come reagiranno i suoi dipendenti venendo a conoscenza di questo cambio di gestione? Perderanno uno dei migliori datori di lavoro che abbiano mai avuto, un titolare che ha lottato per avere in gestione questa azienda. Che cosa è successo per farle cambiare idea così all’ improvviso? Lei è migliore di suo nonno, basti guardare dove è riuscito ad arrivare fino ad ora! >> esclama portandomi a pensare che quello che abbia detto non sia una sola e semplice discussione, ma un vero e proprio rimprovero. Matthew continua ad osservarlo con uno sguardo duro, sostituito immediatamente da uno di dispiacere. Non si aspettava di certo questa situazione, è ovvio.
<< Per favore puoi uscire dal mio ufficio? >> domanda digrignando i denti. Anche se non lo conosco alla perfezione invidio questo uomo: la pazienza è una caratteristica che fa parte di lui, un elemento che vorrei anche io nel mio DNA. Il dipendente, che ho riconosciuto come Flanders, lo guarda con un velo di paura negli occhi per poi scappare letteralmente dalla porta e chiudendosi quest’ultima dietro di se.
<< Bene, io andrei! >> annuncio indietreggiando anche io verso la porta per fargli sbollire la rabbia.
<< Stai. Ferma. Li. Dove. Sei. >> scandisce attentamente le parole in modo tale che io capisca, ma la verità è che non voglio assolutamente capire. Ci conosciamo da appena due giorni, non ho neanche concluso la mia prima settimana lavorativa, ma se c’è una cosa di cui io mi vanto è di conoscere perfettamente le persone nonostante io le abbia vissute pochissimo tempo. Quindi so per certo che Matthew sta per esplodere da un momento all’altro e io non vorrei essere la vittima di questa esplosione.
<< Ma non capisci, cazzo?! >> mi urla contro afferrandomi per un braccio e strattonandomi fino alla porta. Nel momento in cui il mio corpo avverte il contatto con quel muro così freddo sussulto per lo spavento.
<< Che diamine! >> trovo la forza di imprecare, ma non lo so fino a che punto potrei riuscire a fermarlo, qualsiasi siano le sue intenzioni. Matthew blocca le mie braccia sulla mia testa mentre preme il suo corpo con il mio, ed è proprio in questo momento che per la prima volta smetto di respirare. Una sensazione strana, mai provata prima, stringe il mio stomaco. Una sensazione molto simile a quando capii di essere innamorata di Jeffry, solamente più forte questa volta. I suoi occhi si specchiano prepotentemente nei miei provocandomi una miriade di brividi per tutto il corpo. Cerco in tutti i modi di allontanarmi da lui ma sono bloccata contro la parete. Ingoio quel po’ di saliva che la mia bocca è riuscita a produrre negli ultimi cinque minuti.
<< Io… >> inizia bloccandosi poi a metà della frase. I suoi occhi sono fissi sulle mie labbra così come i miei. Una sensazione di vero e proprio disagio che attanaglia il mio stomaco.
Il suo volto si avvicina sempre di più al mio, il battito cardiaco accelera la sua corsa, quando finalmente ci guardiamo ancora una volta. La testa inizia a girare, così insieme all’ufficio del mio capo, del mio cliente. Da come tiene le labbra socchiuse posso capire che anche lui ha la gola secca per l’emozione o l’attrazione che sta provando nei miei confronti, la stessa attrazione che provo io nel momento in cui inizio a fissarlo di nascosto quando lui non si accorge di me.
Il mio cuore decelera fino a smettere di battere quando le sue labbra si poggiano sulle mie in un leggero e soffice bacio. Chiudo gli occhi permettendo alle nuove sensazioni di invadere il mio corpo mentre afferro le spalle dell’uomo di fronte a me e stringendole forte. Il suo corpo, in particolare una, preme prepotentemente contro di me mandandomi in fibrillazione. Socchiudo le labbra dandogli libero accesso, mentre la sua lingua continuava a stuzzicarle fino a riuscire ad entrare. Occhi contro occhi, bocca contro bocca, lingua contro lingua e una sensazione mai provata prima, una sensazione più invadente, una di quelle che sono sicura non mi farà dormire questa notte perché so perfettamente come sono fatta. Ricambio il bacio lasciandomi finalmente andare e aggrappandomi a Matthew come se fosse la mia ancora di salvezza. Non mi importa se pensi che potrei essere patetica o se non mi faccio toccare da un uomo da una vita, perché anche se è vero mi sta regalando un piacere unico mai provato prima d’ora. Come risposta Matthew mi afferra per il sedere premendomi di più contro la parete.
So perfettamente che dovrei fermarmi, ma la verità è che quando qualcosa ti piace ne vuoi sempre di più e ancora di più, fino a quando non ti stancherai e allora dirai basta. È come un gioco per i bambini: all’inizio sbattono i piedi per ottenere ciò che vogliono, il giocattolo che tutti i bambini hanno e che anche lui deve avere ad ogni costo, un giocattolo che dopo averlo ottenuto viene abbandonato su una mensola qualsiasi oppure per terra, viene calpestato e distrutto senza neanche pensare a quanto lo abbiano così tanto desiderato inizialmente.
Peccato che noi non siamo dei bambini e i baci che stanno soffocando nel silenzio di questo studio non sono i nostri giocattoli. Siamo degli esseri viventi dotati di sentimenti e io per come sono fatta non sono in grado di giocare. So per certo che se questa situazione non si conclude in questo preciso momento potrebbe aggravarsi e io potrei uscirne gravemente ferita, più dell’esplosione che avrebbe potuto avere Matthew pochi minuti prima. Ma a sensazioni provate, cosa potrebbe essere meglio? Un’esplosione da parte del capo o i suoi baci che, devo ammettere, sono veramente ottimi?
E domanda principale come fermare questa pazzia se quest’ultima è la stessa che ti provoca così tanto piacere e così tante soddisfazioni dopo un’infinità di tempo che non provi tutto ciò?
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Hug my heart
ChickLitCatherine Stewart è un giovane avvocato pronta a lottare per i propri clienti. Grazie alla sua ambizione è riuscita a realizzare il suo più grande sogno: diventare l'avvocato di una delle società più rinomate di quel momento. Cosa potrebbe succedere...