Capitolo 18

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Catherine
Quando la mia testa capisce le vere parole che sto leggendo un senso di irrequietezza assale il mio corpo minuto. Matthew continua a limitarsi ad avere lo sguardo perso nel vuoto come se fosse stato investito dai pensieri.
<< Va tutto bene? >> domando cercando di riscuoterlo da tutta quella negatività che lo sta risucchiando negli ultimi cinque minuti. Quando lo tocco con una mano sula gamba sembra riscuotersi dalla dimensione in cui sembrava essersi addormentato.
<< Va tutto bene. >> afferma poi sorridendomi e rassicurandomi con quel leggero sorriso spontaneo. Mi alzo dal divano afferrando la mia borsa abbandonata sulla sua scrivania nel vano tentativo di farlo calmare dopo aver letto la lettera, ma vengo immediatamente bloccata, ancora una volta, dalla sua mano. << Resta con me questa notte. >> mi chiede tacitamente, ma in realtà so che il suo è un ordine. << Neanche ti conosco e poi non mi sembra il caso. >> cerco di farlo ragionare ma invano.
<< Quindi? Non ti basta sapere che sono il tuo capo? Vedila in questo modo, quello che ti sto chiedendo non è un favore, ma un ordine. >> consapevole delle sue parole inizia a ridere sapendo che questa sua risata mi dia sui nervi. 
<< Sei il mio capo. Hai detto bene e non possiamo dormire insieme. Ancora una volta ti chiedo: che cosa potrebbero pensare i tuoi dipendenti? Sono stata appena assunta e non vorrei creare scandalo all’interno della tua impresa. >>
<< Per iniziare hai detto bene: è la mia impresa e pensino quello che vogliono. Secondo: saremmo a casa mia e nessuno potrebbe vederci. A meno che tu non sarai così emozionata di aver dormito con il grande capo da andare a sbandierare tutto ciò ai quattro venti. Che cosa ne pensi? >>
<< Tu sei pazzo! >> questa volta mi concedo anche io di ridere per il discorso senza senso che ha appena fatto. Certo che l’alcool gli ha proprio dato di volta il cervello.
<< Potrei essere pazzo di te. >> si avvicina lentamente come una volpe farebbe con un topolino indifeso. A ogni suo passo indietreggio cautamente, badando di non sbattere da qualche parte in questo ufficio così costoso. Le sue parole mi provocano un batticuore improvviso e maledizione, devo smetterla di reagire così. Come dicevo poco prima, neanche lo conosco e sembra che il mio corpo si sia invaghito di lui in un modo soprannaturale.
La luce della luna continua a filtrare dalle sue finestre illuminando il soggiorno dove ormai siamo entrati giocando al gatto e al topo. Un gioco stupido per due giovani lavoratori. << E poi comunque sia rimane il fatto che mi hai baciato. >> mi ricorda sfacciatamente. La verità è che stato un errore incorrere nella tana del lupo. Non dovevo venire e lasciare che se la sbrigasse da solo. In fondo gli uomini, quando vogliono, sarebbero in grado anche di comprare la luna. Quando finalmente sembra che si stia per allontanare si avvicina al lettore DVD inserendo un dischetto e permettendo alla musica lenta di svilupparsi nella stanza. La sua mano si posiziona davanti a me mandandomi in confusione, in particolar modo mi manda in confusione la sua richiesta.
<< Mi concedi questo ballo? >>
<< Io… >> balbetto tentennando con la mano verso la sua. Alla fine, nonostante l’indecisione la prendo dando inizio alle danze.
***
La mattina seguente mi alzo a causa di una forte caloria sul mio corpo. Apro gli occhi notando che la stanza non è come la ricordavo, questo perché non è la mia stanza. Una tenda color porpora copre la luce dei raggi del sole che filtrano dalla finestra mentre si sente gli uccelli cantare da dietro la stessa. Sposto il braccio di Matthew dopo essere rimasta qualche minuto ad osservarlo. È così tranquillo mentre dorme, tutto l’opposto di quando i suoi respiri sono irregolari a causa della vita frenetica che svolge. I suoi capelli sono scombinati rendendolo ancora più bello. Sono assurdi i miei pensieri quando sono di fronte a questo uomo, dei pensieri che non dovrebbero esistere a causa della nostra poca conoscenza.
La sveglia segna le sette, così decido di alzarmi dal letto per andare a preparare la colazione. Tra meno di due ore dovrò essere in ufficio, mentre per quanto ne so Matthew, essendo il capo, tiene ad essere presente in sede alle otto del mattino per sistemare le varie carte che potrebbero servire durante la giornata e per portare avanti il suo lavoro. Afferro le estremità del lenzuolo per coprire il suo corpo nudo dalla freschezza della mattina. La sera prima gli avevo ordinato più volte di non dormire con addosso solo i boxer per non far diventare la situazione più imbarazzante, ma lui non ha voluto sentire ragioni. Mi ha esplicitamente detto che non cambierà le sue abitudini per nessuna, nemmeno per una donna a cui tiene; parole che mi hanno fatto subito arrossire e che mi hanno permesso di nascondermi sotto il cuscino per non far vedere la mia vergogna nell’udire quelle parole. Dal canto suo, io sono rimasta vestita con ciò che indossavo quando mi sono recata in questa specie di reggia. Fortunatamente i leggins mi hanno permesso di trascorrere sonni più tranquilli rispetto ai vestiti che portavo la mattina per andare a lavoro.
Verso de caffè nel mia tazza assaporando il gusto di questa bevanda così amara. Lo zucchero in questa sostanza non mi fa impazzire come nei dolci. Preferisco assaporare i chicchi di caffe macinati uno per uno piuttosto che rovinarlo con un’invenzione lavorata dall’uomo, perché la verità è che non si sa quanti coloranti inseriscono in quella polverina bianca che rende più dolce tutto ciò che noi mangiamo.
Sento dei passi venire nella mia direzione avvertendomi che Matthew deve essersi già svegliato. Dopo un paio di minuti infatti appare davanti alla porta della cucina in tutto il suo splendore. Possibile che anche da sveglio sia meraviglioso? Afferra anche lui una tazza versandosi del caffè, al contrario di me, con moltissimo zucchero. Continua a fissarmi da sotto la tazza mettendomi più che in imbarazzo in soggezione. O forse tutte e due le cose? Da quando lo conosco non sono più in potere delle mie sensazioni, le quali hanno deciso di sprigionarsi ogni qual volta loro lo ritengono opportuno.
<< Dobbiamo capire come agire. >> interrompo quel silenzio imbarazzante che si era venuto a creare. << Dobbiamo cercare di capire chi sia l’autore di quella lettera. >>


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