Capitolo 12

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Matthew
Che diamine sta succedendo? I miei occhi non riescono a credere a quello che ho appena letto: vendere la mia società? La cosa peggiore è che questo contratto è stato firmato da me, la firma è la mia e nessuno l’ha contraffatta.
Penso a quando abbia potuto firmare queste carte, ma nei giorni recenti giuro di non aver firmato niente, se non qualche assegno.
<< Mi spieghi quindi di che cosa sta parlando? >> domanda Catherine infuriata e in effetti non ha tutti i torti.
<< Io… >> le parole non escono dalla mia bocca tanta è la confusione che regna nella mia testa. Lo sguardo di Cat è indagatore, quasi come se stesse cercando di leggere la mia anima. Mi siedo un attimo capendo che un solo attimo in più di fronte a quella donna mi avrebbe procurato solo del male. La testa inizia a girare mentre i conati di vomito si fanno sempre di più sentire. Chiudo gli occhi per cercare di riprendermi. Questo è un colpo basso, chiunque sia l’artefice. Questa azienda è la cosa a cui più tengo nella mia vita, ho lottato per averla e non mi può essere sottratta in questo modo senza che io me ne accorga.
Quando riapro gli occhi Cat è inginocchiata davanti al mio corpo. Se non fossi in una situazione del genere penserei pure male e le farei una delle mie battute che donne,  sicuramente non uguali a lei, apprezzerebbero. Il suo sguardo sembra essersi trasformato in un battito di ciglia.
<< Respira. Risolveremo questa situazione, devi solo spiegarmi che cosa è successo veramente. >> spiega guardandomi negli occhi e in quel momento la mia anima sembra tremare a causa dell’intensità degli stessi. Nel momento in cui quelle parole lasciano la sua bocca per un attimo sembro riprendermi e che creda alle sue parole. Sanno di vero e di sincero, due caratteristiche che fino ad adesso non sono mai riuscito a trovare in una bella donna. Le gambe mi tremano a tale affermazione e meno male che sono seduto perché veramente non saprei come reagire. Prendo un respiro profondo per poi riuscire finalmente a guardarla.
<< Non è così facile, Cat. Quella incisa lì sopra è la mia autentica firma. Come si potranno dimostrare dei fatti già abbastanza evidenti? >> il mio cuore, mentre pronunciò quelle parole, inizia a battere ininterrottamente.
<< Hai paura, lo so, ma ti prometto che riusciremo a trovare una situazione. >> mi consola poggiando sul mio petto una mano per sentire il mio battito cardiaco. << So che non ci conosciamo da molto, ma ti fidi di me? >> ancora una volta il mondo sembra essermi crollato addosso. Io mi fido di lei? Anche se le dicessi di no penso proprio che i miei occhi dicano l’esatto opposto. Dio mio, mi sembra di impazzire!
<< Penso di si. >> le rispondo non volendole dare la soddisfazione di aver vinto. Alle mie parole Catherine sbuffa quasi spazientita dalla mia reazione.
<< Okay, vediamo di iniziare dal principio: chi pensi che sia stato? >> e come se fossi stato colpito da un fulmine spalanco gli occhi.
<< Quando ti ho dato il permesso di potermi dare del tu? >> domando divertito. Non mi da di certo fastidio, ma pur di canzonarla farei di tutto.
<< M-mi scusi ma… >>
<< Ehi  ehi. Non ti devi preoccupare. Mi piacere sentire il tuo nome dalle tue labbra. >> Maledizione a me! Dovrei smetterla di cercare di fare l’eroe. Sicuramente non sono un principe azzurro, ne tanto meno il suo di principe. << Dammi pure del tu, a patto che anche io posso smettere di darti del lei. È frustrante sapere che hai quasi la mia stessa età e portarti del rispetto. >> rido leggermente per l’assurdo ragionamento che sta elaborando il mio cervello. Penso che quelle sigarette che ogni tanto mi permetto di fumare stiano facendo il loro effetto.
<< Bhe io teoricamente dovrei farlo dato che sei il mio tutore e più vecchio di me. >> ormai è palese: sta cercando di provocarmi in tutti i modi possibili  e penso che ci stia proprio riuscendo data la reazione del mio corpo. In meno di pochi minuti questa ragazza è riuscita a farmi distrarre in modo quasi permanente anche se so che nonostante i sorrisi spontanei che fa scaturire in me questa donna,  dovrò affrontare la dura realtà.
La osservo con uno sguardo di sfida mentre avanzo lentamente verso il suo corpo. In questo momento se qualcuno dovesse entrare potrebbe benissimo scambiarci in una preda e nel suo predatore. Quando finalmente la raggiungo inizio a farle il solletico per tutto il corpo permettendo alla stanza di riempirsi della sua risata così soave. Catherine non riesce un attimo a stare ferma così ben presto finiamo distesi sul divano, il mio corpo sostenuto sul suo, i nasi quasi a sfiorarsi, occhi contro occhi.
<< Dovremmo smetterla di urlarci contro. >> osserva mentre cerca di riprendere fiato e giuro che i  questo momento l’unica cosa che vorrei fare è farle mancare io il fiato per i baci soffocati che potrei darle in questo momento. << E forse sarà meglio alz… >> Catherine non riesce neanche a terminare la frase che un rumore porta all’attenzione le nostre orecchie, un rumore che doveva essere proceduto da un altro suono! Le nostre gambe ancora una volta tremano, ma non per la situazione appena emersa, bensì per la paura di scoprire chi si possa nascondere dietro quella porta perché si sa: i dipendenti sono i migliori oratori e in questo momento chissà cosa potrebbe andare a raccontare in giro. La situazione è già imbarazzante e compromettente da se.







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