Capitolo 20

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Catherine
<< Io non ne valgo la pena. Io sono… semplicemente io. Sono un caos! >> gli confesso imbarazzata. La situazione ancora una volta sta diventando imbarazzante e certe frasi non dovrebbero essere dette tra un titolare e un subordinato.
<< Devi smetterla di non credere in te stessa. Tu ne vali la pena e se iniziamo questa specie di frequentazione te lo dimostrerò. >>
<< Tu mi vorresti frequentare? >>
<< È quello che ho detto, o sbaglio? >> sorride come se mi stesse prendendo in giro. La cucina sembra diventata immediatamente piccola e povera di ossigeno, così mi alzo recandomi verso la sua camera da letto per andare a prendere il cellulare che ho sbadatamente lasciato poggiato sul comodino accanto al letto. Matthew mi chiede dove stessi andando, gli rispondo soffermandomi sulla sua stanza. Una serie di libri sono messi in mostra su una mensola sopra la scrivania. Li sfioro con una mano soffermandomi sull’odore che ognuno di essi emano.
Ognuno di questi libri narra una storia, ma non tanto la trama in se per se, bensì la storia di ogni autore. In ogni parola viene descritto il carattere dell’autore, i suoi pensieri, la sua vita, cose che apprezzo ogni volta che leggo queste pagine.
I libri sono di qualsiasi genere: da “Il fu Matti Pascal” a “Cime tempestose” per poi finire con i libri di questi ultimi anni come “La ragazza del treno”. Nascosto tra questi libri intravedo inoltre uno o due libri di Geronimo Stilton, segno che la sua passione per la lettura viene coltivata da quando era un semplice bambino.
<< Sei interessata a qualcuno di loro per caso? >> domanda Matthew facendomi sussultare sul posto.
<< Non sapevo leggessi! >> confesso stupita da questa sua passione. In mezzo ai libri non ne trovo nemmeno uno che mi ricordi il suo lavoro, il che risulta abbastanza strano. << E i libri di economia dove sono? >>
<< Conservati. Non mi piace molto guardarli sulle mie mensole. Mi ricordano il periodo in cui credevo di aver trovato la mia strada ma invece ero solo uno sfigato che si sentiva il più figo del collage. >> Matthew continua a guardarmi negli occhi mostrandomi tutta la sincerità di cui è in possesso in questo momento. Gli sorrido mostrandogli tutta la mia gratitudine nel vedere che si apre così facilmente con me nonostante non ci conosciamo affatto. Ma se ti vorrebbe conoscere!  Mi ricorda la mia coscienza senza mai trovare il momento giusto per iniziare a parlare.
Il ragazzo di fronte ai miei occhi mi chiede se mi piacciono i libri e se vorrei leggere Cime tempestose, romanzo classico di cui ho sempre sentito parlare ma che non ho mai letto per mancanza di tempo.
<< Me lo presteresti veramente? >> domando incredula dato che da quando ho capito tiene moltissimo anche ai suoi libri. Matthew annuisce prendendolo in mano e aprendo una delle pagine a caso.
<< “Un cuore buono ti darà un bel volto, caro ragazzo, anche se tu fossi realmente brutto, ed un cuore cattivo può rendere peggio che brutto anche il volto più bello.” >> cita le parole del libro che a quanto pare non sono state prese a caso per poi chiudere nuovamente il libro.
<< Perché mi stai dicendo tutto ciò? >> domando capendo perfettamente che quelle parole non sono dettate dal caso. Dietro quelle parole infatti c’è un significato profondo che a pensarci bene non vorrei neanche conoscere, quindi mi stupisco di averglielo chiesto.
<< Perché tu non solo sei bella fuori, ma sei anche bella dentro. In soli due giorni mi hai fatto capire veramente per cosa vale la pena vivere e tu sei tra queste. Te lo chiedo di nuovo Catherine perché non ti vedo convinta: vorresti iniziare questa folle corsa con me? >> Dio mio, e adesso che cosa dovrei fare? Perché non chiudo mai la bocca e no connetto mai il cervello prima di parlare? Alla fine opto per la prima cosa che a noi donne risulta meglio fare: lo guardo negli occhi per l’ultima volta per poi scappare da quella casa la quale inizia a conservare troppi ricordi dei quali il protagonista non è stato vissuto veramente.

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