Matthew
Sono in un bar con in mano una birra alla ricerca disperata di un diversivo e nella speranza che una di loro mi possa togliere dalla testa lei. Faccio un’attenta selezione scrutandole attentamente come farebbe un animale con la propria preda, ma nessuna di loro è lei. Abiti succinti “coprono” il loro corpo lasciando poco all’immaginazione. Nessuna chioma castana, nessuna chioma rilegata in una da elegante. Nessuna è lei. Ma se cerco disperatamente lei perché sono qui in questo posto? Perché non la raggiungo sotto casa e le confesso che per me non è più una semplice dipendente ma molto di più? Semplice: perché così sarebbe troppo facile il mio obiettivo è quello di togliermela dalla testa, non di certo di rincorrerla.
Una rossa mi nota avvicinandosi pericolosamente a me. Ancora non l’avevo notata, ma forse avrebbe superato la selezione. Tra tutte le ragazze lei sembra essere quella più bella nonostante non corrisponda ai miei standard. Mi chiede se mi può offrire qualcosa e sorridendo le mostro la bottiglia di birra ancora piena in mano. Il mio obiettivo non è di certo ubriacarmi sapendo che domani devo presenziare a una riunione, anche se già qualche settimana fa mi è capitato di farlo. L’avevo chiamata e quella è stata la prima volta che abbiamo dormito insieme. Quella è stata la prima volta che ho dormito come un ghiro senza rigirarmi nel letto a causa degli incubi. La rossa davanti a me ne vale veramente la pena? Non ho il tempo di riflettere che la stessa si fionda sulla mia bocca e senza chiedermi il permesso si infila con la lingua. Il mio corpo non freme alla sensazione di questa nuova conquista, sembra che io stia lavorando sulle sue labbra per la semplice forza dell’inerzia. Che diavolo mi prende? Qualche mese fa il mio corpo avrebbe immediatamente reagito, non mi starebbe supplicando di farla smettere. Ma siamo sicuri che sia il mio corpo a chiedere ciò? Non è che per caso il mio cuore e il mio cervello si sono messi d’accordo?
È passata ormai un mese da quando la consapevolezza ha preso possesso del mio corpo e ormai lo so per certo: a me quella Catherine non piace soltanto, io ne sono innamorato. Ma come è possibile senza averle beccata nei corridoi? È per caso un’utopia? Magari è un sogno e quando mi sveglierò lei non ci sarà più e al suo posto sarà presente una vecchia scorbutica che sta concludendo i suoi anni lavorativi nella mia azienda prima di andare in pensione. Cazzo, la testa sembra che mi stia per esplodere. Come ho fatto ad innamorarmi così in fretta? Io che non ricordo più che cosa sia l’amore neanche lontanamente. Le mani della ragazza vagano sul mio corpo provocandomi un tremendo fastidio. La verità è che ho sbagliato a rifugiarmi in questo maledetto bar pieno di gente senza sogni e aspirazioni nella vita. Nessuna di queste persone somiglia a me o a lei: due persone ambiziose che pretendono il meglio dalla vita. Poggio le mani sui seni della ragazza presente davanti a me respingendola. Nonostante i pochi vestiti che la ricoprono posso capire che è rifatto.
<< Cosa? >> domanda incredula ma io mi alzo allontanandomi definitivamente da quel posto che non fa per me. Sapevo che sarebbe stato un errore ma il pensiero di voler dimenticare mi attanagliava le viscere fino a farmi dimenticare cosa fosse il buon senso. Non parlo con Liam da un mese ormai. Evidentemente faceva su serio quando mi ha detto che non mi avrebbe più parlato. Per quanto riguarda la sentenza non ho avuto più alcuna notizia. Catherine sembra essersi volatilizzata, Smith non la vede da quel giorno in tribunale e io sembro essere completamente da solo.
Le strade della città di New York sembrano essere vuote, ma la verità è che ho deciso di prendere la strada più isolata, la più periferica senza un sensato motivo. Non so che cosa mi abbia spinto qui, se il poco alcool presente nel mio corpo o il mio cuore. Sembra come se io e lei ci dovessimo incontrare, come se il destino abbia mischiato le carte in mio favore. La volevo vedere è vero, ma non avevo previsto di trovarla proprio qui in questo luogo sperduto e a quest’ora della notte. Ripensando all’orario una rabbia immane attraversa il mio corpo. Qualcuno potrebbe benissimo farle del male e lei è seduta lì su quegli scalini a non fare niente. Per quanto mi riguarda potrebbe passare un qualche violentatore e farle del male. Si sa come vanno queste cose, principalmente in una strada di periferia. Mi avvicino cautamente a lei. Più le distanze si accorciano, più sembra essere pensierosa.
<< Cosa ci fai qui? >> domando con le mani in tasca distogliendola da tutti i pensieri che sembravano attaccarla tutti nello stesso momento. Nell’udire la mia voce Catherine sobbalza portandosi una mano al cuore.
<< Non vivi dall’altro capo della città tu? >>
<< Ti hanno insegnato a non rispondere a una domanda con un’altra domanda? >> rido sedendomi accanto a lei. Il suo corpo è praticamente gelido ma sembra non fregarsene.
<< Forse, ma ciò non risponde alla mia domanda. >>
<< Bhe, nemmeno la tua alla mia. >> la ribecco facendole capire che pretendo una risposta, ma lei non sembra intenzionata a darmene una, così opto per una domanda ancora, una domanda che volevo porle da un paio di giorni a questa parte.
<< Perché sei sparita? Non ti ho più visto per i corridoi dell’azienda. Pensavo mi stessi evitando, ma poi dopo un paio di settimane Simon mi ha informato che ti ha concesso dei giorni. >> Catherine si volta a guardarmi sorridendomi. Forse un sorriso con il quale mi prendeva in giro o forse no.
<< Cos’è, mi controllavi? >> mi canzona spintonandomi per una spalla. No, la verità è che mi mancavi avrei voluto dirle, ma la mia voce sembrava essersi spenta. Con lo sguardo cerco di farle capire di andare avanti, di non farmi preoccupare, di dirmi almeno qualcosa ma l’unica risposta che ho ricevuto è stato il suo silenzio. Quando poi mi sono alzato per andarmene la sua voce mi arriva prepotentemente alle orecchie come se quest’ultime non aspettassero altro che sentire proprio quel suono così dolce da far sciogliere qualsiasi cosa. “Ci credi nel destino?” mi aveva domandato e io cosa avrei dovuto risponderle? Si, ci credo perché lo stesso destino ha deciso di farci incontrare; ma dicendole quelle parole sono sicuro che sarebbe fuggita. Mi limito così a starmene in silenzio per permetterle di parlare, di raccontarmi la sua storia ma le uniche parole che sento sono le stesse parole che ho aspettato per giorni.
<< Portami via, ti prego. >> mi implora con lo sguardo e dai suoi occhi così magnetici scende una lacrima, una lacrima che mi fa capire quanto abbia bisogno di me.
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Hug my heart
ChickLitCatherine Stewart è un giovane avvocato pronta a lottare per i propri clienti. Grazie alla sua ambizione è riuscita a realizzare il suo più grande sogno: diventare l'avvocato di una delle società più rinomate di quel momento. Cosa potrebbe succedere...