Catherine
Sono passati undici giorni da quando siamo usciti da quella specie di appartamento abbandonato e da quell’incubo che oggi sembra così lontano.
Undici giorni che non parlo con Matthew e che provo a sopravvivere al lavoro. Liam non mi dà alcuna informazione sotto ordine del suo stesso amico e io giorno dopo giorno mi arrotolo tra le lenzuola nella speranza che mi possa arrivare anche erroneamente una sua qualche informazione nel cuore della notte.
Spero ancora nell’arrivo di un qualche suo messaggio mentre rileggo la nostra conversazione avvenuta solo qualche giorno prima del fatidico incidente che ha segnato le nostre vite e in particolar modo la sua.
Adam non fa altro che provare a parlarmi, ma io mi sono chiusa nel muto silenzio del dolore che non mi permette di andare avanti. Ogni giorno sono andata a lavorare in modo inerme nella speranza di incontrarlo, ma puntualmente prendevo ordini solo dai suoi migliori amici e dai suoi colleghi più fidati. Nessuno in quello stabile a voglia di ridere o scherzare. Solo la felicità di Ryan si percepisce lungo i corridoi anche se cerca di non darlo a vedere. Se Matthew decide di non andare avanti l’azienda potrebbe essere definitivamente sua e avrebbe ufficialmente vinto. Ho provato a riprendere la causa in mano, ma purtroppo non sono riuscita a fare molti progressi. Il mio pensiero fisso è lui e non capisco come il fatto di poter vincere per lui non mi sblocca.
«Bellezza, non puoi andare avanti in questo modo.» mi informa Adam da dietro la mia scrivania.
Primo giorno. Il dolore sembra non voler passare. Vedo ancora quella pallottola attraversare il suo torace mentre il mio uomo si piega per il dolore improvviso inflittogli dallo stesso.
Secondo giorno. Adam mi ha chiamata per sapere come stessi. Non ho risposto troppo codarda per ammettere che sto male e per ammettere che forse provo veramente qualcosa per quell’uomo. Qualcosa di impossibile che non mi permette di respirare.
Terzo giorno. Smith mi ha chiamata per sapere come stavo e per concludere quella settimana a letto, tra le mie comodità. Ho annuito come se fossi stata spinta da una forza naturale, quasi spontanea. Poi ho chiuso senza neanche ringraziarlo o salutare.
Quarto giorno. Ho preso il cellulare nel tentativo di inviargli un messaggio. Avrei ammesso i miei sentimenti pur di farlo tornare da me, ma ancora una volta troppo codarda per ammettere ciò che provo.
Quinto giorno. Ho digitato il suo numero nella speranza che rispondesse. Il vuoto.
Sesto giorno. Ho chiamato la sua segreteria telefonica per sentire la sua voce. Ho pianto avvolta dai ricordi.
Settimo giorno. Ho preso delle pasticche per tranquillizzarmi e mi sono ritrovata sul ponte nel tentativo di mettere fine alla mia vita come io l’ho messa a lui. Adam mi ha fermato appena in tempo, prima che io mi lasciassi cadere nel vuoto.
Ottavo giorno. Mi sono recata in ufficio nella speranza di vederlo, ma ancora non è riuscito a venire a lavoro.
Nono giorno. Ho continuato a guardare la finestra nella speranza che qualcuno bussasse alla porta, ma ho continuato a rimpiangere quei momenti dove ancora una volta vivevamo felicemente.
Decimo giorno. Mi sono buttata sulle carte che riguardavano l’azienda mentre diverse lacrime continuavano a scendere su ogni foglio.
Undicesimo giorno. Non ho ancora avuto notizie da parte di Matthew. Sto aspettando invano un suo ordine mentre continuo a guardare la porta, ma solo la presenza di Adam rende tutto più realistico, mentre mi immagino Matthew che mi investe con il suo profumo. So perfettamente di aver promesso che se lui non mi avesse voluto tra i piedi mi sarei allontana, ma la verità è che non ce faccio a stare ancora lontana da lui.
Colui che sembrava indispensabile, adesso è diventato come una vera essenza di vita.
Ricordare è doloroso, ma forse non farlo colpisce ancora di più la nostra anima. Ricordare ci permette di sopravvivere e di andare avanti giorno dopo giorno ricordando ogni nostro errore e cercando di evitare di sbagliare. Ricordare è una dote umana che Dio ci ha permesso di avere. Bisogna sfruttarla anche se fa così male da voler smettere di farlo.
Mi alzo dalla mia sedia dietro la scrivania per andare a prendere un caffè quando noto Liam parlare con la segretari all’ingresso. Corro nella sua direzione sperando che questa volta non scappi nel vedermi.
«Liam!» urlo riprendendo fiato e fermandomi davanti alla sua visuale. Camminare on quei dannati tacchi ogni volta è un’impresa, ma purtroppo il mio abbigliamento richiede un tale tipo di outfit. Il diretto interessato si volta verso di me indirizzando quei magnifici occhi verso i miei.
«Hai per caso qualche notizia di Matthew? Sai quando potrebbe tornare in ufficio?» Liam mi guarda dall’alto al basso. La sua espressione neutra, anche se qualcosa mi dice che vorrebbe scappare da un momento all’altro. Non vuole rivelarmi niente per non tradire il suo migliore amico, ma dall’altra parte penso che capisca la mia preoccupazione. Liam mi afferra per un gomito guardandosi intorno per verificare che non venga visto da nessuno, per poi lasciarmi stare in un angolino dell’edificio.
«Lui non ti vuole vedere, lo vuoi capire?» domanda perdendo ufficialmente la pazienza, ma nei suoi occhi la vedo. Noto la luce nei suoi occhi nella speranza che io interpreti quest’ultimi. Corrugo la fronte non riuscendo a capire ciò che il suo sguardo nasconda, quando poi ricomincia a parlare. Uno sbuffo lascia la sua bocca e giuro che lo capisco. Sono passati undici giorni. Undici giorni di pura tensione e lui ancora qui a gestire tutto ciò. Ammiro questo uomo. Forse potrei anche considerarlo alla pari del suo migliore amico. Forse è per questo che non hanno mai litigato. O almeno per quello che io so.
«Ascoltami Catherine. Lui non ti vuole vedere, ma non perché non lo voglia veramente. In tutti questi anni dopo la morte di sua moglie Clara non lo avevo mai visto così coinvolto. Conosco Matthew da moltissimi anni e ti posso assicurare che quell’uomo tanto cocciuto è follemente innamorato di te e che farebbe di tutto per non vederti soffrire. Aldilà del rancore che prova nei tuoi confronti, ricordati che è un uomo ferito. Matthew è un uomo ferito nell’orgoglio e nonostante ciò non vuole che una donna stupenda come te si riduca a badare ad un uomo in una carrozzella per il resto della sua vita.»
Continuo a guardare negli occhi quest’uomo che difende così tanto il suo migliore amico non riuscendo a capire cosa è veramente importante per lui. So che avevo promesso che se questa fosse stata la sua decisione lo avrei lasciato in pace, ma vi giuro che questa sarà la cosa più difficile che io dovrei fare e solo adesso mi rendo conto che non potrei mantenere la promessa veramente.
Stanca di questa continua lotta tra il mio cuore e la ragione decido di voltarmi e superarlo per tornare nel mio ufficio. Non mi importa più ormai del caffè.
Sono ormai a dieci centimetri di distanza quando la sua voce pervade nuovamente l’abitacolo così ristretto.
«D’altro canto ammetto che tu potresti essere l’unica cura per la sua guarigione. Lui ti ama e penso che anche tu lo ami. Farò di tutto affinché quel coglione del mio amico cambi idea!»

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Hug my heart
ChickLitCatherine Stewart è un giovane avvocato pronta a lottare per i propri clienti. Grazie alla sua ambizione è riuscita a realizzare il suo più grande sogno: diventare l'avvocato di una delle società più rinomate di quel momento. Cosa potrebbe succedere...