Capitolo 24

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Catherine
Ritorno dall’università affaticata e con la testa piena di confusione a causa della lezione che si è tenuta questa mattina. A volte mi domando come mai mi sia iscritta proprio in legge, ma poi notando tutte quelle persone che non fanno altro che fregare il proprio prossimo ricordo e quindi ricomincio a studiare come se non ci fosse un domani.
Conciliare lo studio con la vita privata con il passare del tempo sta diventando sempre più difficile. Jeffry richiede sempre più attenzioni, attenzioni che io dovevo dedicare allo studio.
<< Ti rendi conto che viviamo insieme ed è come se tu non ci fossi? >> mi rimprovera per l’ennesima volta in questa settimana. A volte devo proprio ammettere che somiglia ad una donna. Di solito in fondo, è sempre lei a richiedere più attenzioni del dovuto.
<< Jeffry te l’ho detto: devo conseguire la laurea per iniziare ad esercitare. Non ce la faccio più neanche io a studiare, ma sono costretta. >> ogni volta è sempre la stessa storia e ogni volta mi ritrovo a ripetere sempre le stesse frasi. Ormai sembra essere diventata una routine.
<< Ma non facciamo più neanche sesso. >> continua a lamentarsi cercando in tutti i modi di attirare la mia attenzione, ma quest’ultima è completamente dedicata al libro di diritto amministrativo. Alzo gli occhi al cielo stanca delle sue continue lamentele.
<< L’amore non è solo sesso. L’amore è comprensione e tu non la stai dimostrando. >> mi alzo di botto stridendo la sedia della cucina per terra.
<< Amore io ti amo, ma devi capire che sono un uomo e ho anche io i miei bisogni. >> Jeffry cerca di rabbonirmi ma la verità è che non mi piacciono per niente le parole con cui si è rivolto a me. Io non sono un oggetto che soddisfa i suoi bisogni. Non può pretendere questo da me quando io non glielo posso dare.
<< Sei solo uno stronzo! >> esco di scena scappando dalla cucina e rintanandomi nella nostra stanza anche se so che in verità avrei dovuto chiamare la mia migliore amica e rintanarmi da lei per sfuggire dalle grinfie di quello che credo essere il mostro. Chiudendo la porta della mia stanza inizio a sperare che Jeffry mi segua per chiedermi scusa. Anche io in fondo sono stata una stronza, ma la verità è che in questo ultimo periodo sono stressata e ogni minima cosa che mi viene detta mi sembra una bomba. Mi distendo sul letto abbracciando il cuscino della mia parte del letto. Lo sguardo fisso sulla porta nella speranza che quest’ultima si apra ma nessuno ha osato varcarla.
Le lacrime solcano indisturbate il mio viso come se quella ferita da tutta questa situazione dovessi essere io e non lui. Non so perché le mie ghiandole lacrimatorie reagiscono così ma non ne posso fare a meno. La verità è che nell’ultimo periodo Jeffry non fa altro che farmi piangere per un motivo o per un altro. Il nostro carattere sembra non essere più compatibile, ma nonostante ciò il mio cuore lo ama così per come è.
Lo ama quando fa lo stronzo, lo ama quando mi coccola e lo ama quando cerca in tutti i modi di farmi ridere quando sono triste. A volte quando si ama non c’è un perché e io lo amo. Amo Jeffry Sanderson fino a perdere il fiato e lo amo con tutti i suoi difetti.
Amo i suoi pregi. Amo i suoi difetti. Amo Jeffry Sanderson a costo della mia vita. Lo amo così tanto che se mai ci dovessimo lasciare smetterei di vivere e non riuscirei a guardare più nessun uomo perché so in fondo al mio cuore che lui è e sarà l’uomo giusto per me.

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