Capitolo 76

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Matthew

Camminare lungo i corridoi degli ospedali provoca nel mio essere un'angoscia che non sarei neanche sicuro di saper descrivere. Quasi smetto di respirare per cercare di capire bene il mio stato d'animo. Per lei farei di tutto, anche se in questo momento sono impossibilitato, ma giuro su Iddio che mi riprenderò e che la tratterò come ha sempre dovuto essere trattata. Lei, regina del mio cuore, non merita una fine così brusca. Non merita niente di tutto ciò che le è successo, a partire da me. Lei, che con la sua voce da angelo e il suo caratterino così turbolento mi ha fatto girare la testa fino a perderla.

Sono sicura di amarla, forse anche più di Clara. Il mio è un modo diverso di amare. Cat mi ha fatto vibrare il cuore nel momento in cui è entrata per la prima volta nel mio ufficio, mentre mia moglie... bhe lei si è fatta amare semplicemente conoscendomi.

Ripenso a tutti i nostri momenti passati insieme mentre piano piano arrivo alla sua camera. I medici mi sorridono dispiaciuti per la situazione che sto vivendo, una situazione che non augurerei di vivere neanche al mio peggior nemico. Perdere la persona che ami è la cosa più brutta che un uomo potrebbe provare, principalmente quando lei è la tua forza, la tua ragione, il tuo sorriso, la tua serenità.

Eccoci qui! Stanza numero 134. Le mie mani tramano sempre di più nell'avvicinarsi alla maniglia della camera.

«Signore, tutto bene?» un medico mi si para davanti notando la mia esitazione. Annuisco mostrandogli un sorriso di circostanza, un sorriso che vorrei evitare, ma purtroppo sono costretto per non fare preoccupare l'uomo davanti a me, principalmente nelle mie condizioni. «Se ha bisogno non esiti a chiamarmi. Prima la salute dei nostri pazienti, poi tutto il resto.»

***

Viaggiare sempre e solo con il cuore spento. Penso che da oggi questo sarà il mio nuovo motto, perché diversamente potrei davvero impazzire.

«Che cosa significa che non ti ricordi chi io sia?» domando quasi allarmato, ma in fondo dovrei essere tranquillo: in fondo i medici mi avevano avvertito.

La verità è che a certe sensazioni non ti ci abitui mia. Impari ad accettarle, ma in fondo non le comprendi veramente affondo. Certe situazioni ti entrano sin dentro la pelle e rimangono lì fino a quando il destino non si porta l'ultimo pezzetto della tua anima.

«Mi dispiace ma non ricordo completamente chi tua sia. Sei per caso un parente?» la sua domanda sembra razionale, ma giuro su quello che mi è più caro che non riesco a capire.

«Sei sicuro di stare bene? Sembra proprio che tu non riesca a respirare!»

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