Capitolo 31

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Matthew
Catherine continua ad osservarmi mentre le preparo la colazione. Questo devo confessarvi che è il primo stadio per cercare di farle dimenticare quel coglione del sue ex. Ancora non mi riesco a spiegare come si possa tradire una persona come lei, una donna che se si innamora, se ci tiene, dona anima e corpo a quella persona.
<< Non vai al lavoro? >> domanda continuando a studiare ogni mio singolo movimento. Ammettilo che mi trovi l’uomo perfetto, ammetti che mi vuoi.
<< No, per oggi non ci vado. Ti faccio compagnia per questa volta ma non ci prendere gusto. >> la prendo in giro porgendole un piatto pieno di pancake. Alla vista di così tanto zucchero la vedo sorridere come non a vedevo fare da un paio di ore o forse giorni dato che non ci vediamo da più di due settimane. A proposito di lavoro…
<< Hai per caso qualche notizia del caso? >> domando facendomi questa volta serio. Sono passate più di due settimane da quel giorno e avremmo dovuto avere notizie al più presto, invece ancora non so niente. Non so se sono ancora a capo dell’azienda o meno. La vedo sputare il suo caffè nella tazza quasi strozzandosi. Se non avessi posto quella domanda sarei scoppiato a ridere anche io, ma questo so per certo che non è il momento di scherzare.
<< Ieri mi è arrivata una lettera da parte del tribunale. >> si alza di scatto dirigendosi verso il soggiorno per andare a prendere la sua borsa. Da essa ne esce una busta bianca che al solo pensiero del suo contenuto mi inizia a girare la testa. Sulla carta si legge la via dove si è svolto il processo e le mie gambe iniziano a tremare. Tutti questi anni buttati al vento per poi ritrovarmi in un squallido tribunale a decretare la mia squallida sentenza. Le domando perché non me ne ha parato prima e lei prima di scartare la busta mi risponde che in realtà anche lei lo ha scoperto da poco e con tutto quello che è passato per la sua vita le è proprio scappato di mente.
Le mie mani iniziano a sudare al pensiero di ciò che potrebbe esserci scritto, la mia voce la implora di sbrigarsi.
<< Che palle! >> impreco mentre lei alza lo sguardo per guardarmi e sorridere. Ti prendi gioco di me, eh?! Vorrei strapparle quella busta dalle mani e fare finta che non sia mai successo niente, amarla fino a domani e dimenticare il mondo attorno a noi. Ti vuoi sbrigare vorrei urlare, ma forse è ancora meglio se non l’aprisse quella dannata busta.
Catherine legge ciò che c’è scritto. Cerca di tradurre il tutto in una lingua normale, una lingua che potremmo fare nostra. Chi ha detto che il tempo non uccide? Il tempo forse uccide anche più delle parole perché il tempo passa, il tempo è silenzio, il tempo è parola.
Due amiche che non si parlano più e che con il passare del tempo si allontanano lentamente, piano piano fino a scomparire non è forse un uccisione? Quelle due ragazze non si stanno forse uccidendo con il passare del tempo? Quelle due hanno bisogno l’una dell’altra e il tempo le ha divise, le allontanate e le ha portate a prendere strade differenti. Siete sicuri che i tempo non faccia male? La verità è che non è vero che il tempo ricuce le ferite. Il tempo le scalfisce ancora di più, le riapre. Ogni volta che le due ragazze si vedranno moriranno dentro e questo solo perché il tempo le ha divise. Il silenzio è stato suo complice migliore amico dell’orgoglio e adesso di loro rimarranno solo i ricordi e le fotografie scattate a una qualche festa.
<< Dice che la sentenza è stata rinviata! >> esclama alla fine Catherine riscuotendomi dal buio dei miei pensieri. Che significa che il verdetto è stato rinviato a data prossima? Non è passato già più di un mese?
<< Ma avevano detto che ci avrebbero dato il verdetto tra una settimana! E penso che questa sia passata e anche abbondantemente. >> mi fa cenno con l’indice di tacere mentre digita un numero al suo cellulare. Ti sembra forse il momento di parlare? Ho i nervi a fior di pelle e in questo momento neanche lei sembra capirmi. Pensa a gioco, ma io non sto giocando. Se non la smetti subito dovrai raccogliere i pezzi del mio cuore a causa della mia esplosione, maledizione! Catherine si allontana da me rifugiandosi nel mio soggiorno. Lo sento, sento il mio cuore che piano piano mi sta abbandonando. Mi aveva detto che avremmo vinto, che nessuno avrebbe potuto rovinarmi. Aveva detto che il giudice sarebbe stato dalla mia parte. Mi ha forse mentito per farmi restare più calmo? Ma i suoi occhi non lo facevano. I suoi occhi sembravano sinceri. O sai per caso mentire anche con quelli? Sei un’attrice? Che cosa sei Catherine Stewart? Perché di un abile avvocato non mi sembra che tu abbia niente. Mi alzo dalla mia sedia per andarle ad urlare tutto questo fiume di parole. Lei non se lo merita il mio amore. Lei mi sta portando al baratro. Ma poi mi fermo. La mia mente smette di urlare e le sue parole riecheggiano per tutta la casa.
<< Ma signor giudice era palese che avevamo la vittoria in pugno. Com’è riuscito l’avvocato a corrompere la giuria? Le posso giurare su quello che ho di più caro al mondo che io il mio cliente non abbiamo alcun tipo di relazione. >> pausa. << No, certo che non me lo sto inventando. Io e Matthew Parker non siamo niente, se non semplici colleghi. Un semplice cliente, uno qualsiasi. Come non è stato l’avvocato ad aver parlato alla giuria? Ma questo è un atto che si dovrebbe punire giudice! >> quelle parole scivolano dalle sue labbra come un fiume in piena, inondano il giudice, lo annientano senza neanche accorgersene. << Non è stato l’avvocato? E si può sapere chi ha comprato la società? >>
Allora non si parla delle poche capacità di Catherine. Qui siamo davanti a una vera e propria corruzione.
<< Vuole rimanere in anonimo. >> mi dice poi chiudendo la conversazione con il giudice che ha seguito il mio caso. << Lo potremmo avere in pugno ma non possiamo. Il suo nome è protetto in tribunale sulla legge della privacy. In poche parole se non scopriamo chi sia questo stronzo siamo veramente fottuti! >>

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