Capitolo 30

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Matthew
Siamo qui seduti in sala d’aspetto da più di un’ora. Il medico ancora non è uscito da quella maledetta stanza con la risonanza di mia moglie. Ricordo ancora quando fino a qualche mese fa parlavamo di bambini e invece adesso siamo qui per una stupida caduta.
Clara è seduta accanto a me e da quando è uscita dallo studio del medico non ha fatto altro che stringermi la mano come per dire “non è niente di che, ce la faremo anche questa volta.”
Finalmente il dott. Rossi si decide ad uscire da quella stanza. Un attraente medico italiano si dirige nella nostra direzione facendomi accomodare nuovamente nel suo studio. L’ansia inizia a salire mentre mia moglie non fa altro che sorridere. Vorrei urlare che cosa ha da ridere data la caduta, perché io ti ho vista cadere, amore mio, e non è una normale caduta. Le tue gambe non hanno più retto il peso del tuo corpo. Non sei accidentalmente caduta, non sei semplicemente scivolata e non sei sicuramente inciampata.
Tu sapevi che c’era qualcosa che non andava. Ti facevano male i muscoli dopo aver fatto l’amore, “ma è normale” mi ripetevi sempre e io sapevo perfettamente che non era così. Stringevi i denti per non farmi avvertire il tuo dolore, ma io lo sentivo come se fosse mio. Io sapevo. Sapevo che qualcosa non andava, che qualcosa non va e ora siamo qui a stringerci la mano nella speranza che quel medico, lo stesso di cui tu ti fidi e con cui tu sei cresciuta non distrugga la nostra vita.
Rossi ci guarda, ci scruta attentamente, studia la nostra reazione. Non sa se sganciare la bomba, lo so perché io uso la stessa tecnica quando devo parlare con i miei clienti. La mia gamba inizia a battere sul pavimento a causa del nervosismo che gli studi medici mi provocano.
<< Clara la situazione è… critica. >> la informa dopo avermi guardato per un’ultima volta. Qualcosa mi dice che lei già sa. Loro sanno cosa sta per succedere ma nessuno me ne ha mai voluto parlare. Una lacrima solca il viso di mia moglie mentre abbandona la mia mano per asciugarla. Non ha il coraggio di guardarmi negli occhi. Non ha la forza di dirmi che lei già sapeva. Allora è il dottore a prendere la parola. È quell’amico di famiglia che pensavo non mi avrebbe mai accoltellato alle spalle a lanciare su di me quel peso che avremmo dovuto condividere tutti e due sin dall’inizio.
Un tumore la sta portando via da me e lei ha preferito non dirmelo. Perché? In dolore e in malattia. Lo avevamo promesso e allora perché? La prima reazione che tendo ad avere è di prendermela con lei perché mi ha lasciato all’oscuro di una tale verità che avrebbe cambiato la nostro vita.
<< Matthew, Clara mi ha detto che stavate provando ad avere figli. >> annuisco cercando di trattenere le lacrime. Non è da uomini piangere, smettila. << Per ora vi dovrete fermare. Il tumore come ho già detto è progredito. È a uno stadio più avanzato e non potrete avere figli o almeno provarci fino a quando sarà sotto l’effetto della chemio terapia. >> annuisco non riuscendo a capire che cosa mi stia dicendo. Io non lo voglio un figlio da lei, non ora almeno. Io non lo voglio un moccioso con gli occhi della madre e o una bambina con il suo carattere così dolce. Io non voglio più niente da lei, solo il suo amore e la sua vita. Voglio solo che torni a vivere, che non si faccia divorare dalla malattia e che combatta. Si, voglio che combatta e che non mi lasci in questa vita così di merda da solo. Voglio te al mio fianco ad ogni costo, ma tu questo amore mio non lo capisci perché il tuo dolore è più forte di quello che potrei provare io una volta che lascerai la mia mano.







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