Catherine
La porta della stanza numero 113 provoca in me uno strano fastidio all'interno della bocca dello stomaco. Continuo a fissarla per un paio di minuti mentre Jeffry è alle mie spalle ad aspettarmi. Ho deciso di entrare da sola. Questa cosa va fatta in uno e non voglio nessuno che entri a disturbare ciò che io e Matthew abbiamo da dirci.
Per iniziare ho bisogno di chiedergli scusa perché se è successo tutto ciò è solo colpa mia. Non dovevo distrarlo con quelle parole. I sentimenti che prova per me lo hanno travolto facendogli dimenticare la realtà.
«Puoi anche aspettare qualche minuto.» mi suggerisce Jeffry poggiando le sue mani sulle mie spalle. Un gesto che molto tempo fa mi avrebbe fatto provare brividi lungo tutta la schiena, ma ad oggi non è così. Per questo uomo non provo più niente, se non l'affetto che una cugina dovrebbe provare per il marito. Sono felice che alla fine Sam si sia sistemata e che abbia avuto il coraggio di rischiare insieme all'uomo che sta cercando in tutti i modi di reggere i pezzi che in questi giorni sono andati distrutti. Ho bisogno di ricompormi prima di andare lì dentro e giuro su me stessa che nel momento in cui i miei occhi si scontreranno con quelli suoi farò tutto ciò che è in mio potere per farlo stare bene. Prendo un respiro profondo guardando negli occhi il mio accompagnatore. Ce la posso fare. Non devo avere paura di niente. In fondo il peggio è passato.
«Allora entro?» domando cercando una qualche sicurezza in Jeffry. È così strano che l'uomo che mi ha così tanto distrutto in passato adesso sia l'unico a credere in me e nella mia forza. Mima un "sono con te" per poi lasciarmi da sola di fronte quelle mura così bianche. La frase "ce la posso fare" viene ripetuta nel mio cervello come se fosse un vero rituale per scacciare via la paura.
La stanza è silenziosa quando alla fine decido di entrare. Matthew è disteso sul suo letto mentre continua a fissare l'orizzonte. Non sembra essersi accorto di me, così tossisco un po' per fargli notare la mia presenza, ma neanche questo serve e farlo distrarre dal mondo dei pensieri in cui è rinchiuso. Non accenna a muoversi, né a dare la minima confidenza agli ospiti.
Mi avvicino cautamente afferrandogli la mano e stringendola più che posso per fargli capire la mia presenza. Io in questa tempesta ci sarei stata.
«Non occorre che dica niente. Lo so quello che è successo. Non le sento più e non occorre uno stupido medico che mi venga ad informare di ciò che sta succedendo nella mia squallida vita.» sussulto nel sentire delle parole così dure uscire dalla sua bocca. Pensavo che sarebbe stato felice di vedere che è riuscito a sopravvivere a tale tragedia. Pensavo che sarebbe stato felice di constatare che ancora una volta si è dimostrato il più forte tra i due fratelli. «Non parli, non è vero? Troppo dispiaciuta dell'accaduto per farlo. O forse troppo responsabile?»
«Che cosa stai insinuando?» domando preoccupato che i miei pensieri si possano realmente realizzare.
«Cat, per favore esci!» mi richiama sull'attenti come farebbe in azienda, ma anche questa volta non sono intenzionata a demordere.
«Lì dentro hai affermato di amarmi.» lo rimprovero del suo comportamento cercando di farlo ragionare. Matthew è un uomo sensibile, quindi sono più che sicura che se metto in ballo i suoi sentimenti tutto potrebbe cambiare.
«Potrei anche aver sbagliato.» il suo sguardo è duro quando finalmente si volta a guardarmi. Non lo avevo mai visto ridotto così. La rabbia racchiusa in quelle iridi castane.
«Non mi respingere. Ti prego.» delle lacrime iniziano a scendere lungo le mie guance nell'ascoltare le sue parole. Non può fare sul serio. Non può rinnegare i suoi sentimenti dopo avermi fatto credere in essi. Gli faccio presente il mio pensiero, ma la sua risposta non è cambiata di molto. Anzi, forse sarebbe stato meglio se non avessi parlato in quanto le sue ultime parole mi hanno inflitto il colpo finale.
«Tu invece puoi rinnegare i tuoi sentimenti? Questa storia non ci avrebbe portato lo stesso da nessuna parte, quindi è meglio chiuderla qui. Non voglio stare con una donna che non riesce ad ammettere neanche i suoi sentimenti e poi pretende che la amino. Non posso stare con una donna che scappa di fronte ai problemi di cuore. Amare significa saper perdonare e tu non penso abbia mai perdonato il tuo passato. Catherine, tu non sei pronta per una relazione, così come io non voglio incastrarti in un qualcosa più grande di te.»
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Hug my heart
ChickLitCatherine Stewart è un giovane avvocato pronta a lottare per i propri clienti. Grazie alla sua ambizione è riuscita a realizzare il suo più grande sogno: diventare l'avvocato di una delle società più rinomate di quel momento. Cosa potrebbe succedere...