capitolo 5

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Rimasi in piedi alla porta, a braccia conserte, mentre lui era seduto sul davanzale della finestra, guardando fuori.

Si era creato un silenzio imbarazzante e già volevo ritornare a casa. Mi stavo pentendo di esserci venuta.
Mannaggia a me e quando do retta ad Ethan!

《Bambina non mangio》disse pochi attimi dopo, con la sua voce roca e voltò lo sguardo verso di me, guardandomi con quei occhi ghiaccio che avrei guardato per ore.

《Scusa?》domandai io aggrottando le sopracciglia e lui sbuffò.
《Intendo dire che puoi sederti, sembri una statua》affermò ed io alzai gli occhi al cielo, andandomi a sedere sul letto.

La luce della luna rifletteva dalla finestra, illuminando la stanza buia. Guardandola meglio credevo fosse di Noah, dato il disordine e i vari poster di football attaccati alle pareti.

Portai lo sguardo poi sul ragazzo di fronte a me, che aveva riportato lo sguardo fuori dalla finestra.

《Perché sei venuta?》mi domandò poi, voltandosi verso di me.
Mi risvegliai dai miei pensieri e lo guardai a mia volta.

《Perché non dovevo?》
《Perché combini solo che problemi ragazzina》ammise ed io spalancai gli occhi incredula.
《Come scusa?》
《Hai capito, non farmelo ripetere》disse straffotente e chiusi le mani a pugno dalla rabbia che cominciavo a sentire dentro di me.

《Be scusami tanto se le tue "amiche" mi insultano dalla mattina fino alla sera e ogni qual volta che mi vedono》dissi alzando le mani al cielo e lui ridacchiò, quasi divertito dalla situazione.

《Le mie "amiche" evidentemente hanno ragione, sei noiosa e una con un caratterino del cazzo》disse ancora.
《Ma senti chi parla, tu allora che ti credi sto cavolo?! Io almeno non cerco ogni due per tre uno per soddisfarmi》dissi e lo vidi assottigliare gli occhi.

Si alzò e si mise di fronte a me, guardandomi dall'alto.
《Ascoltami bene bambinetta, tu non devi alzare la voce con me, chiaro?》disse e stavolta fui io ad alzarmi, fronteggiandolo.

《Perché altrimenti che mi fai?》lo provocai, facendo nascere su di me un sorrisetto di vittoria.
Di scatto mi spinse contro il muro e mise le sue mani ai lati della mia testa, guardandomi dritto negli occhi.

I suoi blu mare, i miei verde smeraldo.

《Non ti conviene provocarmi...》disse ancora, avvicinando il suo viso pericolosamente al mio.
Trattennì il fiato non appena i nostri nasi si sfiorarono.

《Altrimenti?》
《Non sai con chi hai a che fare ragazzina》disse quasi minacciandomi, mentre io alzai gli occhi al cielo.

《Certo, come no. Non mi faccio sottomettere da uno come te》dissi acida e sul suo viso nacque un sorriso straffotente.
《E sentiamo, da chi ti fai sottomettere?》
《Da nessuno》risposi e lui scosse la testa divertito dalla situazione.

Ah pure? Mo ti faccio vedere io se riprovi a ridere!

《Si vede che sei proprio ingenua》affermò, facendomi assottigliare gli occhi.
《Tu non sai con chi gente ti sei imbattuta bambina. Dammi retta esci da questo gruppo e stacci lontano》disse e si staccò dal muro, lasciandomi imbambolata di fronte al muro.

Ripresi a respirare regolarmente, nemmeno mi ero accorta che stavo quasi per trattenere il respiro.

La sua vicinanza mi rendeva nervosa, molto nervosa.

Lo guardai camminare per la stanza e portai le braccia al petto.

《Io non do' retta ai tuoi stupidi consigli e non sarai di certo tu a farmi allontanare da questo gruppo》dissi sincera e lui quasi scoppiò a ridere, fermandosi davanti a me, con le mani infilate nelle tasche.

《Cosa credi? Che a noi importi qualcosa? Sei noiosa peggio di una nonna che racconta le storie e per non parlare del tuo caratterino "so tutto io" e bla bla bla. Il punto è che se sei qui, ora, è grazie ad Ethan e James, ma penso che loro ti sono vicini solo per pena, perché ovviamente fai pena.》concluse il suo discorso avvicinandosi di nuovo a me.

Io lo guardai attentamente, senza nemmeno aprir bocca per ribattere.
《E non pensare che ad Ethan o James importi seriamente di te, dai si vede lontano un miglio che ti stanno vicino solo per non vederti crollare. Perché come ho detto prima...FAI PENA!》esclamò l'ultime due parole ad alta voce e a quel punto si sentì bussare da fuori la porta.

Ci voltammo entrambi verso la porta  aspettando una risposta.

《Ragazzi non voglio entrare perché ho paura di trovarvi in strane posizioni, perciò vi avverto solo che i 20 minuti sono passati, se volete scendere...》disse Scott non finendo la frase e Josh subito spalancò la porta, uscendo di fretta dalla stanza.

Io guardai con lo sguardo la porta, ancora ferma davanti al muro come una statua inanimata.

《Ehi Allie, tutto bene?》domandò Scott entrando leggermente nella stanza ed io sobbalzai, risvegliandomi coma da un sogno.

《Ehm...si》dissi titubante e lo superai, scendendo poi le scale.

Erano ancora tutti in cerchio a giocare a quello stupido gioco e non appena mi videro, alzarono tutti lo sguardo verso di me.

Josh era ritornato al suo posto vicino a Jessica e mi stava guardando con divertimento sul viso.

Che hai da guardare coglione? Non hai già fatto abbastanza?

Presi la mia giacca dal divano, insieme alla mia borsetta e camminai dritta verso la porta quando sentii una mano afferarmi il polso.

Mi voltai di scatto e vidi Ethan guardarmi preoccupato.

《Ehi tutto apposto?》mi domandò ed io annuii soltanto.
Lui mi guardò attentamente in viso, cercando di capire cosa c'era che non andava, ma non lo feci finire che mi liberai dalla sua presa.

《Dove vai?》mi domandò ancora.
《Vado a casa, sono stanca》mentii e notai le due ochette ridere sotto i baffi.

Non sapevano fare altro quelle due.

《Vuoi che ti accompagno?》mi domandò nuovamente.
《No, torno da sola. A domani》salutai di fretta e prima di voltarmi di spalle notai Logan guardarmi con tristezza in viso, quasi come se lui sapesse cosa era appena successo in quella camera.

Camminai di fretta verso la porta, aprendola e sentii poi Ethan urlare:《che cazzo hai fatto coglione?》forse rivolto verso Josh, ma non feci in tempo a sentire la risposta che chiusi la porta e uscii da quella villa, lasciandomela alle spalle.

Camminai per le vie di New York al buio e con un leggero vento che mi scompigliava i capelli. La luna era coperta da alcune nuvole quella notte e le stelle se ne vedevano ben poche.

Continuai a rimuginare sul discorso che avevamo fatto io e Josh, o meglio dire lui a me.

Era vero che non dovevo dar retta ad una persona così, che vedeva il male in ogni cosa, ma non potevo nemmeno dargli torto.

Facevo pena anche a me stessa e forse veramente per tutti questi anni Ethan e James erano rimasti miei amici solo perché sapevano che situazione famigliare avessi.

Stupida, non farti influenzare dalle parole di quel coglione! Lui non sa niente!

Appunto, lui non sa niente e ha già notato tutte queste cose...

Se conoscesse tutto il mio passato, allora, come mi definirebbe?

Inutile, insignificante, rammolita...

Continuai a camminare fin quando non arrivai davanti al cancelletto della mia casa, vi entrai e aprii la porta d'ingresso, che chiusi poi a chiave.

Andai dritta in camera mia e prima di sdraiarmi sul letto, guardai l'orologio sul comodino: segnava le 12 e 30.

Cavoli, avevamo fatto tardi.

Mi misi sotto le coperte senza nemmeno cambiarmi e chiusi gli occhi, cercando di non pensare più a quelle parole che, dentro di me, sapevo avevano toccato un tasto dolente della mia vita.

Non eri nei miei pianiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora