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Il suono della campane riempiva l'aria con il suo lamento acuto, viaggiando fra le dense nuvole nere e lasciando che il vento trasportasse il suo pianto disperato in tutto il Mondo Magico, angosciato e incredulo davanti alla catastrofe avvenuta appena il giorno prima, che si sommava alle lacrime amare e dolorose del capannello di persone davanti alla chiesa.
La pioggia batteva incessante su di loro, bagnando abiti, rimbalzando sulla stoffa come una balla dura oppure penetrando dentro essa, sguiscuando fra le numerose pieghe e raggiungendo la pelle gelata, ricoperta di brividi non per il freddo. Si muoveva davanti ai maghi come uno schermo fuori uso, piombando a terra così velocemnte da risultare quasi invisibile. Alle volte, i più piccoli, che si agitavano fra le gambe dei genitori abbastanza confusi dal vederli così tristi e non preparati a dire addio e a capacitarsi che non ci sarebbe stata più lei, li scambiavano per lunghi serpenti trasparenti, che cadevano dal cielo di testa, come una stella cometa destinata a schiantarsi al suolo.
Un po' come la vita, che l'aveva attraversata velocemente, per poi sparire, di punto in bianco, lasciando solo il suo involucro vuoto e senza emozioni per testimoniare la sua esistenza sulla vita.
E i ricordi. Le uniche due cose che avevano lasciato un segno del suo passaggio.
Il cielo, sopra di loro, era solo una distesa di nubi nere, compatte l'un l'altra, dense e pensati, che lanciavano a tratti irregolari scariche elettriche che attraversavano il cielo, illuminando brevemente di lampi gialli i volti distrutti.
Sembrava che stesse piangendo insieme a loro, forse pentito di aver chiamato a sé un anima così giovane e buona.
Chiamata ingiustamente.
Teddy Lupin, un bambino di quasi dieci anni e mezzo dalla folgorante chioma blu elettrico, era in piedi rigido, una mano incastrata fra le dita morbide di una bambina rossa accanto a lui, che fissava con occhi quasi consapevoli la chiese nera che si alzava davanti a lui come un mostro decisivo, ombrando con la sua aura di sentenza tutta la sua famiglia adottiva.
Il fatto che fosse una cosa tanto decisiva, la morte, lo aveva sempre spaventato molto.
Teddy represse un brivido al pensiero, sperando che si potesse scambiare per il vento forte che soffiava sopra di loro, che faceva stringere suo nonna Andromeda nel tallier verde.
Sentii la sua mano essere stretta con maggior forza, e voltò un occhio nero alla sua destra, tenendo però sempre sotto tiro la famiglia principale.
"Teddy" lo chiamò la sua compagna, voltando la testa rossa verso di lui "perché siamo qui?" Chiese sottovoce, come se temesse di non poter parlare.
"Per dire addio a zia Hermione"
Lei inclinò la testa di lato, come se non capisse.
"Perché dobbiamo dirle addio?"
Lui le carezzò la mano, sorridendo lievemente.
"Perché non la vedremo piú"
"E perché?" Chiese lei, dopo un attimo di esitazione. Con la confusione, notò Teddy, le era tornata la voce infantile di qualche anno prima.
Le strinse più forte la mano.
"Perché non c'è più"
"In che senso?"
"Nel senso che se ne é andata"
"Dove?"
"Lontano"
La bambina voltò completamenta la testa verso di lui, scrutandolo con i grandi occhi azzurri. Le fattezze infantili, sotto la pioggia, si erano accentuate. Prese a picchiare con io dito la sua nocca.
"E non aspettiamo che torni?" Chiese perplessa, corrugando le soppracciglia ramate.
"No, non l'aspettiamo"
"E perché?"
"Perché non tornerà"
Lei era sempre più confusa.
Il giorno prima Hermione era stata al San Mungo, a fare la magia.
Il San Mungo avrebbe dovuto farla tornare a casa Sana e salva.
Come mai ora non voleva tornare?
"Perché?"
"Non può"
Lei abbassò la testa, l'ombrello di Andromeda che riparava entrambi, nonostante la donna stesse parlando con un altra nonna, un po' più lontano.
I capelli rossi le caddero davanti al viso, mentre la bambina scalciava un sasso.
"Teddy" lo chiamò di nuovo, e il bambino, paziente, le strinse la mano per invogliarla a proseguire.
"Si?" La incoraggiò, quando dopo diversi minuti non sentii altro che il rumore della pioggia sull'asfalto.
La bambina alzò il volto verso di lui, uno strano bagliore nelle iridi chiare.
"Dove é andata?"
Teddy le sorrise, comprensivo.
Alle volte erano discorsi difficili da capire anche per lui.
Erano cose molto complicate.
Le carezzò la pelle candida, cosparsa ancora di lentiggini che col tempo sarebbero svanite, anche se già allora erano leggere come farina.
Puntò un dito al cielo, alzando lo sguardo verso le nuvole, come faceva spesso quando pensava ai suoi genitori.
I suoi occhi neri si persero in quel cielo tanto scuro e triste.
"Lassù"
La bambina seguii il suo sguardo, le nuvole nere stampate all'inverso nelle sue iridi chiare, tatuate come un disegno indelebile.
"Non tornerà più"
Non era una domanda.
Teddy capii che la sua compagna aveva finalmente compreso.
Le strinse più forte la mano, quasi come avesse paura di perderla.
"Vivrà per sempre nei nostri ricordi, Victoire" le disse, voltando per la prima volta completamente il capo verso di lei.
Victoire annuii, e dai suoi occhi azzurri zampillò una lacrima dorata, brillò sulla sua pelle bianca e percorse la sua guancia, lentamente, cadendo al suolo e mischiandosi alla pioggia.
"Teddy" disse Victoire, mentre le porte della chiesa si preparavano a farli entrare "ma zia Hermione non voleva bene a Rose e Hugo?"
"Certo che gli e ne vuole" ribatté Teddy, un attimo perplesso.
"Ma, se non torna, non li vedrà mai crescere" obiettò Victoire, lo sguardo azzurro immerso nelle iridi nere del bambino. Lo fissò "se vuole loro bene perché non torna?"
Teddy le sorrise, triste.
"Io non la ho conosciuta per molto tempo, però, ricordo cose che forse tu hai dimenticato. Ricordo quanti fosse caparbia e determinata. Ricordo il suo sorriso. Ricordo la sua felicita.
I suoi pancioni.
Ma non so come é stata per lei la guerra, né come si sua corportata in certe circostante, le decisioni che avra sicuramente preso e di cui si sarà pentita.
So tante cose su zia Hermione, e quelle che non so le lascio all'immaginazione.
Non sapremo mai cosa stava pensando in quei brevi ultimi attimi, ma credo di conoscerla abbastanza bene da essere   sicuro di una cosa: Zia Hermione, se potesse, tornerebbe indietro per i suoi figli"
Teddy alzò lo sguardo verso il cielo, seguito da Victoire.
Sapeva che anche i suoi genitori avrebbero fatto lo stesso per lui, sarebbero tornati indietro se avessero potuto.
Era quello che gli aveva sempre detto Harry.
Gli venne in mente un altra cose che il suo padrino ripeteva sempre.
"E poi, li vedrà crescere. Tutte le persone che ci vogliono bene e se ne sono andate stanno lassù, e vegliano su di noi come angeli custodi.
Ci guardano e, anche se non li sentiamo, se non lo vediamo, sono partecipi delle gioie e dei dolori che proviamo.
E sono felici. É questo quello che conta."
Victoire rimase a fissarlo intensamente, a lungo.
Inclinò la testa di lato, pronumciniando le parole vere con una nota adulta nella voce.
"Rose e Hugo non l'abraccieranno più."
Teddy non seppe cosa rispondere.
La frase suonava come una condanna.
La stessa triste rassegnazione e la sentenza che vibrava fra le parole che caratterizzavano le decisioni definitive e irremovibili dei giudici.
Le porte si aprirono di scatto, un lieve e sinistro cigolio investii i presenti.
Teddy trattenne il fiato, mentre Victoire, accanto a lui, sobbalzava impercettibilmente.
Vide Ron, di spalle a lui, in braccio una bambina dai capelli rossi e nel passeggino il secondo figlio, anche lui dai capelli rossi, che dormiva addormentato, inconsapevole del fatto che un diritto gli fosse stato appena tolto.
Il diritto ad avere una madre che lo cresce.
Con passi incerti, un po' tremanti e scoordinati, Ron si avviò nella chiesa, sfidando i corridoi bui e malinconici e in poco tempo, l'oscurità del dolore lo inghiottì.
Subito dopo di lui, Harry e Ginny entrarono nella chiesa, i tre figli lasciati al cugino di Harry, che aveva anche fatto le sue condoglianze alla figlia Weasley.
Teddy degluttii a vuoto, sentendo solo distrattamente la presa di Victoire farsi più decisa.
"Forza, bambini"
La voce di Andreina era spezzata, affranta da un dolore che ormai conosceva bene, mentre con una mano decisa ma gentile sospingeva più avanti i due bambini.
Teddy prese un respiro e, rispodendo alla stretta spacca ossa di Victoire, entrò nella chiesa, mentre tutti gli altri i fratelli Weasley, con le rispettive famiglie, si avvicinavano all'ingresso.
Il freddo della chiese gli sembrava inquentante, e il vento gelido che aleggiava intorno non faceva altro che farlo riempire di brivido e rizzare i capelli azzurri sulla fronte.
Sembrava in perfetto accordo con il funerale che si stava svolgendo.
Le alte vetrate che tappezzavano le pareti erano ricoperte di disegni di vetro, che dovevano essere molto belli alla luce del sole, trasformando i raggi gialli in scaglie multi colore, ma così, con la pioggia fuori e il dolore dentro, apparivano solo disegni scoloriti e meravigliosi nella loro nostalgia, che rimarcavano le altre cose che Hermione, come tutte le altre persone morte, stavano perdendo.
Teddy si aggrappó alla mano della nonna, contento che lei la porgesse.
Si voltò indietro: Bill e Fleur, con Dominique e Louis in braccio, che si guardavano intorno un po' spaesati, stavano camminando verso di loro, raggiungendoli velocemnte.
Avevano entrambi una faccia triste, con evidenti tracce di lacrime negli occhi.
Bill aveva un espressione preoccupata mal celata a turbare il suo dolore, e Teddy riusciva a capirlo facilmente.
Ron era rimasto senza moglie, e dubitava che sarebbe andato lontano.
Già quando lo aveva visto, quando aveva portato la notizia, Teddy aveva notato il vuoto nei suoi occhi, l'espressione completamenta spenta.
Più volte lo aveva beccato a fissare il vuoto, e aveva dovuto ripetere ben tre volte il suo nome prima di essere degnato dalla sua attenzione.
Sembrava che Hermione, con la sua morte, gli avesse portato via anche il suo cuore, che lui le aveva donato contento per la prima volta tanto tempo prima.
Adesso, senza moglie, Ron si riduceva a uno scheletro vuoto, un fantasma spento, di ciò che era stato fino al giorno prima. Un involucro di carne ancora in vita solo perché il suo cuore aveva deciso di continuare a battere dopo che quello di Hermione si era spento.
E Bill doveva averlo intuito.
Teddy leggeva la domanda muta che ardeva nei suoi occhi, impregnava le lievi rughe del suo volto e spiccava sotto la luce delle candele.
Come avrebbe fatto Ron a crescere due figli da solo, se non sembrava nemmeno più in grado di badare a sé stesso?
Fleur, invece, aveva uno sguardo più consapevole, quasi capendo il suo dolore. Forse era dispiaciuta che Hermione, come aveva detto Victoire, non avrebbe mai visto i suoi figli crescere, farsi adulti e creare una bella famiglia.
Si, probabilmente per Fleur quella era la disgrazia di Hermione.
Mettere al mondo due bambini e non sapere come si sarebbero fatti grandi.
I due coniugi si avvicinarono a loro, mentre Teddy, Vic e Andromeda si sedevano sulle panche.
Bill e Fleur si accomodarono accanto a loro, le vesti nere e spente quasi quanto il loro sguardo.
Gli altri due bambini, Dominique e Louis, non emettevano un verso, limitandosi a guardarsi intorno con occhi sbalorditi, forse capendo la gravità della situazione.
"Mamma" piagnucolò Victoire, mentre George e Angelina si sedevano dietro di loro, Fred II e Roxanne muti come tombe "adesso che succede?"
Fleur sforzò un sorriso, accarezzando la testa rossa della figlia.
"Adesso lo ascoltiamo parlare"
Teddy si guardò ancora intorno, mentre anche Luna Scamander entrava nella chiesa, seguita a ruota da Neville e Hannah Longbottom.
Rolf si era offerto di tenere a casa Lorcan Lysander con Alice e Frank, in modo da permettere ai genitori di andare al funerale senza figli.
Ron sembrava aver apprezzato il gesto.
Lo sguardo di Teddy calde su un altra coppia.
Harry e Ginny sedevano davanti, subito dopo di Ron, e lui aveva un braccio intorno alle spalle della moglie.
L'altare torreggiava davanti a loro, bianco e puro sotto la luce delle candele. Dietro, un sacerdote vestito di viola stava sistemando dei fogli, un espressione di finta comprensione e partecipazione gli incurvava le labbra in una smorfia di condoglianze.
Davanti a lui, fra l'altare e Ron, spiccava, come un bastone nero contro lo sfondo bianco del tavolo sacro, una bara in legno, che brillava come una rosa nera sotto le luci delle candele, che lanciavano su di essa bagliori rossastri, sottolineando le sue insenature ed imperfezioni, e perdendo dentro di esse come se fossero state un buco nero.
Era chiusa, il coperchio copriva il corpo senza vita di Hermione, ormai solo un contenitore vuoto di un qualcosa che, fino al giorno prima, era stata una creatura meravigliosa.
Teddy si ritrovò a ringraziare quella scelta.
Non credeva che sarebbe mai riuscito a guardare il volto pacifico e tranquillo che caratterizzava i cadaveri. Non se aveva visto per così tanto tempo un sorriso animare quella pelle ora pallida.
La testa di Ron, all'improvviso, crollò in avanti. La macchia rossa venne completamente inghiottita dall'abito nero che lo rivestiva come se fosse stata una vernice.
Immediatamente dopo, un pianto disperato esplose fra le pareti in pietra, e Rose, di appena due anni, si mise a strillare indicando il fratello nel passeggino,che non smetteva di piangere.
Bill e Fleur strinsero contro di loro Dominique e Louis, sperando che non si aggiungessero al pianto di Hugo per fare un coro di lamenti.
Angelina fece lo stesso con i suoi figli.
"Scusate" mormorò George, uno sguardo tanto serio in volto che Teddy pensava fosse malato. Si alzò, mentre Bill si voltava verso di lui con le soppracciglia inarcare.
George scosse la testa, il pianto che persisteva con gli strilli di Rose, che sembrava determinata a continuare a rompere i timpani.
Si allontanò da loro, lo sguardo vagamente perplesso di Angelina lo seguiva con un cipiglio preoccupato.
Raggiunse velocemnte Ron e Ginny, che si era alzata per aiutare il fratello.
Lei si chinò sul passeggino, e prese Hugo in braccio, cercando di farlo calmante.
Teddy si chiese se, per caso, il bambino sentisse la mancanza della madre.
Era possibile. Alla sua età Teddy credeva di aver già avuto qualche sentore di essere orfano.
George, invece, si chinò verso Rose,facendo faccia buffe. Le passò qualcosa di rosso, e la bambina parve calmarsi.
Hugo si riaddormentò fra le braccia della zia che, con grazia, lo rimise nel passeggino, attenta a non svegliarlo.
Lanciò uno sguardo a Ron, ancora con la testa bassa, e poi scambiò uno sguardo preoccupato con George.
Il gemello scosse la testa, voltandosi per andare verso di loro.
"Cosa le hai dato?" Domandò Bill, voltandosi di spalle per seguire il fratello che si risedeva, di nuovo, dietro di lui.
"Una palla"
Teddy tornò a fissare la coppia che lo aveva cresciuto come un figlio.
Ginny si stava risedendo al suo posto, lo sguardo liquido e le guancie bagnate.
Teddy si sorprese: era la prima (e ultima) volta che la vedeva piangere.
"Bene, signori" disse il prete, il silenzio assordante e piano di angoscia riempiva la sala, non facendo altro che sottolineare il dolore. "Oggi siamo qui per celebrare il funerale di Hermione Jean Grenger in Weasley..."
Teddy osservò meglio Ginny.
Sembrava distrutta.
Lo sguardo castano, sempre stato molto allegro, era perso, andato nel vuoto, come se pensasse di riuscire a scorgere lo spirito della migliore amica da qualche parte.
Teddy la capiva. Ginny aveva sempre descritto Hermione come la sorella che non aveva mai avuto, e ora era stata portata via, strappata repentinamente come se fosse stata un erbaccia, e privata delle gioie della maternità.
Non solo aveva perso un fratello, ma anche la cosa più vicina a una sorella adottiva che avesse mai avuto.
"Ricordarla nel bene e nel male, dando vita ai nostri ricordi e lasciate che brillino sotto la luce della consapevolezza che Hermione é in un posto migliore" continuò il prete.
Teddy fissò Harry. Il volto bianco e teso lasciava vedere chiaramente la cicatrice, che sembrava essersi affievolita per colpa del dolore che provava.
Non sembrava però esattamente cosciente. C'era qualcosa di infantile, un dubbio in risposto, che aleggiava nei suoi occhi come una fiaccola al vento, lottando per rimanere accesa, che suggeriva il fatto che Harry non si era ancora reso completamenta conto che Hermione, la sua migliore amica, fosse morta.
Era incredulo.
"E ricordiamo che Hermione Grenger in Weasley era una Moglia e madre fantastica, che alberga nei cuori di chi la conosciuta, alimentata dagli episodi passati insieme..."
Harry non aveva ancora metabolizzato la notizia.
Ma Teddy lo capiva.
Hermione era stata la sua migliore amica, non lo aveva mai abbandonato e, nel momento del bisogno, c'era sempre stata. Non lo aveva mai lasciato solo, indifeso davanti alle sfide che la vita gli proponeva.
Lei era sempre stata la, a stringergli la mano.
Probabilmente Harry non ricordava volta in cui, quando era stato in pericolo, Hermione non fosse stata al suo fianco.
Era stata, anche per tutte quelle premure che gli aveva riservato, molto simile a una madre.
Era logico che Harry non volesse accettare di averla persa, dopo tutte le persone che avevano attraversato la sua vita e lasciato un segno sul suo cuore, per poi bruciare con il limone della perdita le ferite che gli avevano inferto con la loro morte.
"Hermione, una ragazza a cui dobbiamo molto, di cui tutti concordano essere una delle streghe più intelligenti della sua età, e senza la quale, probabilmente, ora noi maghi saremmo sotto il controllo del Signore Oscuro..."
Alle volte, anche Teddy si chiedeva come mai lei era morta.
Cosa avevano fatto di male per arrecare altro dolore alla famiglia già mutilata, che si teneva in piedi a fatica e che, dopo tanto tempo, aveva ritrovato una sorta di stabilità.
Perfino Teddy, nonostante sapesse che sotto la protezione in legno della bara giacesse il corpo di Hermione, sperava ancora di vederla entrare nella chiesa sorridendo, abbracciare tutti e dire che c'era stato un errore, che lei era vita.
Perché si, Teddy non aveva capito, fino infondo, che Hermione era morta.
Si stava comportanti come Harry: non ci credeva completamente.
Perché si, era difficile da credere.
Come era possibile che Hermione, soppravvissuta alla seconda Guerra magica, a un matrimonio con Ron e alla pazzia della famiglia Weasley, al casinò dei nipoti, ai matrimoni sempre più strambi, al dolore e alla stampa impertinente, se ne fosse andata così, veloce come un battito di ciglia, senza dire niente a nessuno.
In modo così stupido.
"Hermione ha lasciato indietro il suo corpo terrestre, spezzando le catene che la legavano alla vita e alle sofferenze, e si é lasciata andare, trovando la pace infinita"
Dopo tutto quello che Hermione aveva passato, Teddy sperava veramente che il sacerdote avesse ragione.

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora