Capitolo 34

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Rose rimase a fissare il punto dove i due amici erano scomparsi per un tempo indefinito.
Si sentiva in colpa. Terribilmente.
Una vocina continuava a dirle che era stata lei la responsabile di ciò che era accaduto; Lei che aveva lasciato che la discussione si portasse avanti anche quando vartava su argomenti non troppo spiritosi; Lei che non si era accorta del fatto che lo scambio di battute aveva abbandonato l'ironia e il gioco per sfociare in una lite di frecciatine; lei che non aveva chiuso a forza la bocca a Roxanne nonostante si fosse resa conto di quanto la cugina volesse ferire, avrebbe dovuto ricordarsi che, essendo ancora arrabbiata con Lily, Roxanne se la sarebbe presa con il primo che capitava; lei che, se si fosse ricordata prima della sua pozione, avrebbe permesso ad Alice di camminare più velocemente, e non avrebbero incontrato Albus e Scorpius mentre sparlavano della loro Casa.
Si, era stata tutta colpa sua; e Rose lo sapeva anche se quella vicina stridula e gracchiante come unghie sulla lavagna che le urlava nel cervello, graffiando i suoi bulbi oculari e facendole venire mal di testa, avesse smesso per un secondo di strepitare quanto un orribile persona fosse e se ne fosse stata zitta e muta, queta per poco tempo, in modo da consentirle di immagazzinare e metabolizzare il suo errore.
"Oh bhe" la voce di Roxanne, priva di qualsiasi senso di colpa, la riportò imporvvisamente alla realtà; si voltò verso di lei, cogliendo la sua scrollata di spalle, "non ho capito un accidente, chi se ne frega. Andiamo"
Rose la fissò allibita.
"Stai scherzando, spero" disse Alice, con il tono di una che non voleva credere alle proprie orecchie,       "Albus...Hai appena detto a tuo cugino che é uno stronzo doppiogiochista!"
"Non ho usato queste parole" precisò Roxanne, indignata.
"Non é importante, il senso era quello." Ribatté Alice, accendendosi di rabbia.
Roxanne socchiuse gli occhi, fissandola truce, le iridi scure che lampeggiavano a tempo con il tremolare delle candele.
"E allora?" Chiese, irritata "siamo cugini. Lo conosco. Gli passerà"
"Non é questo il punto!" Strillò Alice, con una voce tanto acuta che Rose si sorprese che i vetri non si fossero crepati; Roxanne la fissò sorpresa "tu...Hai dato per scontato qualcosa che non lo é, hai lasciato che dei pregudizi influenzassero il tuo giudizio e le tue parole...é da immaturi"
"Si ma..."
Alice alzò una mano per interromperla.
"Ti sei mai soffermata sul fatto che le tue parole possono ferire? Hai mai pensato che una persona può star male per ciò che dici di continuo? Hai mai pensato-?"
"Non mi sono lasciata influenzare da nessun pregiudizio, Alice" sibilò Roxanne, adesso arrabbiata " e il fatto che tu lo pensi mi offende.  Pensi che sia così stupida?" Alice le rivolse un occhiata ovvia, e Roxanne sbuffò, guardarla male "Davvero non credi che sappia che non tutti i Serpeverde sono Mangiamorte? Davvero non credi che sappia che ci sono Serpeverde buoni?"
"non sembra" sputò Alice, ora completamente rossa in volto.
Roxanne, per un attimo, sembrò che avesse appena ricevuto un pugno allo stomaco. Buttò fuori l'aria, guardandola con gli occhi sgranati.
Poi torno all'attacco.
"sono stati loro che hanno lanciato quel Bolide scorretto." Sbottò, stringendo i pugni "Il fatto che siano imbroglioni non lo ho inventato.
Io c'ero, e anche tu. Lo hai visto.
Se adesso li chiamiamo così non devono lamentarsi: hanno avuto la loro possibilità di cambiare, di esiliarsi da ciò che hanno fatto i Serpeverde prima di loro e, guarda un po', l'hanno sprecata! Confermando solo delle vecchie tradizioni che nessuno avrebbe preso in considerazione, se non lo avessero fatto i Serpeverde per primi"
"Hai mai pensato ai sentimenti di Albus?" Domandò Alice, ora più calma, la voce incrinata  "A come si sentisse in proposito?"
"Certo, ma Alice-"
"No" Alice la interruppe dura "non é stato Albus a lanciare quel Bolide.
Non é stato Albus a deciderlo.
Non puoi fare di tutta l'erba un fascio"
Roxanne parve spazzata; boccheggiò, voltando la testa in tutte le direzioni per trovare una risposta. Alla fine i suoi occhi si scontrarono di nuovo con quello di Alice, e un ghigno maligno le illuminò il volto.
"E da quando a te interessa dei sentimenti di mio cugino" chiese, spregevole; Alice arrossì di botto "non eri tu che lo avevi sempre preso in giro sul Quiddich? Che li rinfacciavi ogni volta che gli hai soffiato il Boccino, nonostante vedessi quanto fosse deluso? Che ti arrabbiavi se lo faceva lui con te? Sia a scuola che no, si intende."
Alice voltò la testa verso Rose, cercando il suo supporto; Rose spalancò la bocca, ma non disse niente.
"Questo...questo non c'entra!" Disse infine Alice, in un unico soffio di voce, come se fosse rimasta senza fiato "era diverso!"
"Tu dici?" Roxanne la guardò lasciva, inarcando le soppracciglia "Non é che ti interessa ora per altri motivi?" sorrise, complice, sottitendo qualcosa di implicito che Alice colse, ma Rose no.
Si chiese se ci fosse qualcosa che non sapeva.
Non pensava che le due potessero avere dei segreti con lei - anche perché Rose non le aveva mai viste scambiare qualcosa di più intimo dei compiti - e poi Alice le aveva sempre detto tutto...ma evidentemente aveva deciso di tralasciare qualcosa; lasciarla all'oscuro su un segreto che forse, per ripagare di qualche favore la diretta interessata, aveva deciso di confidare a Roxanne.
Alice la guardò a occhi sgranati.
"Come puoi pensarlo davvero?"
Roxanne la fissò apatica, senza remore; priva di emozioni.
"Ho diverse tesi a sostegno di ciò"
Le parole caddero fra loro con la stesse deciosne di una sentenza di un giudice: la loro irremevibilità aleggiava come un vento pungente fra di loro; rendeva arida l'aria che respiravano e graffiava i loro polmoni scorticando a furia di cattiveria fino al sangue; e inaspriva il lieve sorriso che aleggiava sulle labbra scure di Roxanne, e che avrebbe potuto benissimo essere scambiato di divertimento, se l'energia negativa e malevola che lo alimentava non fosse stata evidente, e di scherno, nei suoi occhi scuri.
Alice fissò Roxanne come se non si sentisse bene; come se la pozione che Rose le aveva dato avesse svanito i suoi effetti per ridarle di nuovo quel dolore che le aveva impedito di camminare; qualcosa si ruppe nelle sue iridi chiare, cadde come abbandonando l'azzurro dei suoi occhi e venne sostituito da un leggero brillio innaturale.
"Sei più spregievole di quanto pensassi. É su di te che dovrebbero aleggiare le chiacchere, non sui Serpeverde" disse Alice, e solo grazie alla voce incrinata Rose si rese conto che stava piangendo. "Meriteresti che le persone ti stessero a distanza"
Roxanne vaccillò; il suo sorriso sprezzante vibrò sul viso, spegnendosi per un attimo. Anche se non voleva darlo a vedere, quelle parole avevano raggiunto lo scopo che Alice voleva: l'avevano toccata, e colpita più forte di quanto Rose stessa si immaginasse.
"Ci vediamo a lezione" disse Alice, sorpassandole e dirigendosi verso le scale.
Rose si voltò verso di lei, improvvisamente ritrovata la capacità di agire, mentre la vocina nella sua testa continuava a gridare che razza di pessima amica fosse, e a darle la colpa anche per questa litigata.
Avrei dovuto fermare tutto prima! Mannaggia a me!
"Alice..."
Lei  non si voltò, camminando spedita verso la Sala Comune, l'eco dei suoi passi che si spegnega in lontananza e la lunga coda castana, stranamente floscia, che ondeggiava dietro le sue spalle come un pendolo che scandisce il tempo.
Rose non ne era sicura, ma aveva visto un bagliore di una candela sottolineare con una linea infuocata il percorso dolce e atroce di una lacrima sulla sua guancia. Era sorpresa: l'unica altra volta in cui Alice aveva pianto era stata per Smith, l'anno prima, durante Babbanologia.
Di solito non si era mai fatta mettere i piedi in testa da nessuno.
Roxanne la guardò allontanarsi senza alcun pentimento.
"Se la é cercata. Di che si lamenta!" Disse tranquilla.
Rose le lanciò un occhiata in sottecchi, un ombra di rimprovero e severità che aleggiava nelle sue iridi azzurre.
Non ne fu certa, ma le parve di vedere una piccola chiazza un po' più chiara sbiadire gli zigomi scuri di Roxanne.
Rose sospirò.
Era successo esattamente ciò che temeva.
Le sue amiche avevano litigato; e lei avrebbe passato tutto il tempo di questa disputa a fare da spola tra le due, senza prendere parti per non inimicarsi l'altra.
Non é possibile.
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E invece era possibilissimo.
Era appena il giorno dopo, e Rose già stava contando i giorni che mancavano alla fine di quella lunga, inutile e atroce litigata.
E stupida si appuntò di aggiungere, mentre si girava fra le coperte scarlatte del suo Dormitorio molto stupida.
Come aveva pensato, fare da ponte per due persone che non avevano nemmeno la più piccola intenzione di parlare l'una con l'altra non era un hobby troppo divertente. Di certo non lo avrebbe consigliato a una sua amica; e non era una esperienza che avrebbe voluto rivivere tanto presto.
Ed erano appena passate dodici ore da quando aveva iniziato la sua nuova missione. E già la odiava.
"Dovete svegliarvi, lo sapete?"
Padma Finnigan era in piedi al centro del Dormitorio femminile, le mani sui fianchi e un espressione arcigna e severa sul volto. Stava fulminando Sam Wood nel suo letto, ancora aggrovigliata nelle coperte; Alice, che non aveva intenzione di uscire dal bagno; e Roxanne, ancora piacevolmente addormentata nel suo letto, come se non si fosse accorta di niente.
Rose ci ripensò un attimo: probabilmente Roxanne non si era veramente accorta che la sveglia era suonata.
"Daiii" Padma, completamente vestita, si avvicinò al letto di Sam e, con un colpo secco, agguantò le coperte tirandole a sé.
Sam emise un verso di dissaprovazione.
"Muoviti" le sibilò contro Padma, "sono già le sette e un quarto"
Rose scattò a sedere.
"E già così tardi?!?" Chiese in crisi, voltandosi verso le due.
Padma le rivolse un occhiata ovvia.
"Ovviamente, ma se voi continuate a poltrire..."
Rose non sentii il resto della frase; si alzò dal letto, afferrando il suo cuscino e, come una scheggia, volò per la stanza; attraversò il legno un po' consumato di Hogwarts e si diresse verso il bagno, facendo lo slalom tra i diversi capi di abbigliamento disseminati come erba in un campo bruciato sul pavimento; lanciò il cuscino nell'aria verso Roxanne, che si svegliò di sopprassalto per l'impatto. Sua cugina si voltò verso di lei, la bocca già spalancata a dire qualcosa ma, prima che potesse emettere qualsiasi suono, Rose aprii la porta del bagno, chiudendosela dietro con un colpo secco.
Sentii qualcosa infrangersi con forza contro la porta chiusa.
"Miseriaccia!" Imprecò Roxanne dall'altra parte, probabilmente oltraggiata dal fatto di non essere riuscita a colpire Rose.
Rose si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Almeno, per le lezioni, non avrebbe riportato le lesioni di una Roxanne arrabbiata.
"Sai, di solito se una porta e chiusa vuol dire che c'è già qualcuno" la informò una voce ironica, a qualche passo da lei.
Rose si voltò piano, sorridendo lievemente.
"Non hai intenzione di lasciare questo bagno" disse tranquilla, dolce.
"No" Alice sembrava decisa, mentre si fissava attentamente allo specchio, le mani serrate sul lavandino e gli occhi tanto stretti da risultare solo una sottile striscia azzurra; si era già fatta la coda perfettamente ordinata, che cadeva dietro di lei, immobile, come un lungo ramo castano.
Rose le si avvicinò cauta; l'ultima cosa che voleva era inimicarsi la migliore amica.
Alice le lanciò un occhiata dallo specchio, sospirando. Mollò la presa sul lavandino.
"Roxanne cerca di entrare nel bagno, non é vero?"
Rose sorrise. "La conosci abbastanza bene dal sapere che é cosí"
Alice cacciò una mezza risata, scuotendo la testa; si voltò verso Rose con il tenue sorriso che diventava via via sempre più pallido, fino a svanire completamenta. La guardò seria.
"Quando credi che le passerà?"
Rose si sorprese del tono di arresa di Alice; che impregnava le sue parole come se le avesse intinse in un esame di coscienza.
Alice si era sempre mostrata forte, decisa, come se niente potesse toccarla; non aveva mai avuto tutti quei piccoli momenti di debolezza che invece colpivano Rose, tutta la sua insicurezza, e che la costringevano a rintanarsi da sola aspettando che Alice le desse quell'iniezione di autostima e certezza che le serviva.
In questo senso, erano sempre state l'una l'opposta dell'altra: Rose si faceva assalire da mille dubbi, paure e incertezze che la mangiavano dentro logorandola nell'angoscia di aver errato; mentre Alice era sicura di sé, costante, quasi sprezzante dell'opinione degli altri (cosa che Rose non sarebbe mai riuscita a fare e che le invidiava tanto; ed era anche la cosa che aveva permesso ad Alice di tornare a Babbanologia nonostante gli avvenimenti dell'anno prima) e che se a qualcuno non andava a genio, era capace di fregarsene.
Rose avrebbe tanto voluto essere come lei: non l'aveva quasi mai vista vulnerabile davanti agli altri. Ogni volta che, però, Rose aveva bisogno di lei, Alice c'era sempre stata, e Rose si era sempre sentita in colpa per non poter mai ricambiare il favore. Aveva sempre creduto che un amicizia dovesse essere 50 e 50; non che una aveva sempre bisogno dell'altra e non riusciva mai a restituirle il favore.
Poi quel momento era venuto: l'anno prima, quando Smith le aveva fatto quel danno, Alice era crollata. Rose aveva quasi sentito un retrogusto dolce, di riconoscenza, vedendo che per una volta anche Alice dimostrava di essere umana, di non essere immune agli altri, ma di cadere e riuscire a rialzarsi. Lei le era stata accanto per tutti quei mesi, mentre Roxanne si era occupata di Smith con Albus.
Ecco, quell episodio era stata la prima volta che Rose aveva intravisto la vulnerabilità di Alice, il suo non essere così invincibile davanti a ciò che succedeva su di lei.
Era stata la prima e ultima volta che Alice si era mostrata vulnerabile e indifesa davanti a qualcuno.
E ora, quel tono di arresa e sconforto, di rinuncia e di abbattimento che la solare Alice Longbottom non conosceva neache lontanamente, era tornato a far capolino nella sua voce, come un piccolo insetto maligno che avesse piazzati le sue uova proprio al centro delle sue corde vocali e ora, con la violenta litigata con Roxanne, il guscio protettivo che rendeva inutile la loro azione si era rotto, lasiciando che i cuccioli infiltrassero il malessere nelle parole di Alice.
Il sole entrava nella stanza dirompente, quasi allo stesso modo della determinazione di Rose; riempiva la stanza disegnando strisce dorate sui muri, e colorando di giallo accesso la finestra che dava sul cortile, come se fosse stata una tela dipinta a colore unico.
Rose incatentò i suoi occhi azzurri con quelli di Alice.
É tornata la paura perché teme di aver esagerato. Teme di poter perdere Roxanne.
Rose le sorrise, carezzandole quasi distrattamente una guancia.
"Behh" la guardò con un lieve divertimento "ci vorrà un po" Alice si rattristò, e un raggio di sole incupí i suoi occhi, accentuando il suo pessimismo "ma fidati" aggiunse Rose, con un vigore nella voce sconosciuto quasi a lei "ti perdonerà, prima o poi.
Farò si che ciò accada"

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