Capitolo 110

42 1 0
                                    

"tu sei un che cosa?" Riuscì a chiedere Rose, ancora allibita, dopo interminabili minuti di silenzio.
Yahn, seduto sotto il Salice Schiaffeggiante, le rivolse un occhiata. Si era fatto buio intorno a loro, e le ombre si addensavano sempre più vicine, confondendo la sua figura con il resto dell'oscurità. Rose notò con un moto di sorpresa che, nonostante lei stesse gelando dal freddo (l'unica cosa che la riscaldava era lo shock che quella notizia le aveva causato) lui portava una semplice maglietta a maniche corte, non la divisa di Hogwarts.
E sembrava stare benissimo. "Stai scherzando" continuò, incapace di crederci.
Yahn sospirò. "no Rose. Sono davvero un vampiro."
"Non é possibile. I vampiri bruciano alla luce del sole. Io ti ho visto essere fuori, di giorno, i raggi luminosi che si perdevano nei tuoi capelli"
"Romantico" commentò Yahn, forse credendo di fare una bella battuta.
Rose gli rivolse uno sguardo torvo "io..
Rose, é abbastanza complicata come cosa"
La ragazza si costrinse a non cedere all'istinto di indietreggiare (non solo sarebbe stata una fifona, ma avrebbe anche ferito i sentimenti di lui) e lo guardò dritto negli occhi.
"Spiegati, allora"
"Forse sarebbe meglio se fossi tu a farmi qualche domanda" Yahn sorrise, riponendo dopo un attimo di silenzio "non vorrei metterti in difficoltà rovesciandoti addosso delle informazioni che non capiresti o che non desideri avere"
"Perché parli così?"
"Così come?"
"Così" Rose agitò una mano in aria per rendere esplicita la cosa. Quando guardò Yahn e incontrò solo i suoi occhi confusi, sbuffò "così, come se fossimo nel 1800. Non parlavi così, poco fa" aggiunse, rendendosi conto della cosa con un brivido della cosa.
"Beh, diciamo che é nel mio essere" rispose Yahn, circospetto.
Rose sbatté le palpebre perplessa "cosa?"
"Sono morto nel 1834" rivelò Yahn.
"Ah" Rose per poco non cadde sulle ginocchia. Quindi vivi da quanto? Due secoli? Avrebbe voluto chiedergli come fosse morto, come si fosse trasformato, ma non le sembrava una buona idea.
Sapeva un po' di cose sui vampiri.
Creature della notte, si cibavano di sangue. Vivevano nell'ombra, dormendo di giorni e andando a caccia la notte. La comunità magica non li vedeva di buon occhio, esattamente come non vedeva i licantropi o qualsiasi altra creatura magica dotata di intelletto che avrebbe potuto ferirli, ma se capitava di averne accanto uno la cosa che insegnavano a tutti i bambini era: "non offenderlo. Non fare movimenti bruschi. Potrebbe ucciderti solo con il pensiero".
Prima di allora, Rose non ne aveva mai incontrato uno.
E adesso non aveva la più pallida idea di cosa fare.
"Quindi" disse piano "tu sei un vampiro"
"Esatto"
"Ma stai al sole" continuò Rose, confusa "non dire che non é vero. Ti ho visto" aggiunse in fretta, temendo di poter essere smentita.
"Non volevo negare. So di stare al sole, e si che il sole non mi fa niente"
"Appunto. Il sole brucia i vampiri. Se il sole non brucia te vuol dire che non sei un vampiro"
"Non é esattamente così che funziona"
Rose sospirò. Si sentiva stanca, incredibilmente stanca. Per lei era un ragionamento semplice. Perché Yahn non ci arrivava?
"E allora spiegami" disse Rose, buttandosi a terra, esausta. Yahn era diventato quasi solo un ammasso di nero su uno sfondo leggermente più chiaro. "Perché così, davvero, io non riesco a capire".
Yahn si guardò intorno. Sembrava circospetto "C'è stato un incidente." Raccontò piano, a bassa voce. Rose si fece più vicina per sentire "Io ne sono rimasto coinvolto. Vivevo in Spagna, prima di venire qui, e tutto era davvero facile. Un giorno, più o meno alla fine dell'estate, sono andato in una scuola di Magia. Prima ero un babbano, e non conoscevo il mondo magico. Nessuno." Yahn si interruppe e la guardò, come sondando ciò che le sue parole avevamo causato. Rose ebbe la metta sensazione volesse assicurarsi di non averla traumatizzata troppo e, per incoraggiarlo a continuare, mosse la testa in un cenno affermativo.
Yahn ne rimase quasi sollevato. "Ho conosciuto una strega dai capelli rossi, più o meno della età dell'infermiera scolastica" quasi di riflesso, l'immagine di Scarlen Julep, la pelle olivastra e i capelli scuri raccolti sopra la testa in uno shignon ordinato, si parò dentro la mente di Rose. Lei lo scacciò via "mi disse che voleva fare un piccolo incantesimo di prova e io, ingenuo, ho acconsentito"
"Yahn!" Lo interruppe Rose, in tono di rimprovero "cosa ti é saltato in mente? Fidarti di una sconosciuta? Noi maghi non sappiamo la gran parte degli effetti che potrebbe avere un nostro incantesimo su un vampiro.
Potrebbe non farti niente, oppure..." Le parole le morirono in gola.
"Lo so" disse lui "me lo ha spiegato la preside quando sono venuto qui, per la prima volta. Quando mi hai fatto da tutor per il castello"
"Immaginavo" ripose Rose. Quel tempo ormai le sembrava non appartenerle più, essere lontano anni luce. Invece erano passati solo quattro mesi.
"quando sono uscito fuori dalla sua influenza, mi sentivo strano" proseguii Yahn "alla fine non c'è la ho nemmeno fatta a arrivare a casa mia. Sono crollato su una strada notturna e deserta, esposto agli attacchi degli altri, alla luce del sole. La mattina dopo mi sono svegliato baciato dai raggi solari e, sorprendentemente, questo non mi ha fatto niente"
"E per questo che sei qui? Perché non capite cosa ti sia successo?"
Yahn le sorrise. Ora Rose se ne accorse. Così, illuminati dalla luna, i canini bianchi sembravano più lunghi e affilati, lance chiare che prendevano come stalattiti dalla sua bocca "vedo che inizi a capire. Sì. Hogwarts ha la migliore fornitora di Informazioni e Infermeria del mondo"
"Ah" Rose non lo sapeva, ma non credeva fosse il punto cruciale della conversazione. Lo guardò, una massa scura contro il nero della notte. Gli occhi brillavano pallido alla luce della Luna, e Rose decise di fargli la domanda che le premeva di più.
"Bevi il sangue?" Chiese tutto di un fiato, temendo che il coraggio le sarebbe mancato a metà della frase.
Lui corrugò le sopracciglia "È l'unico modo in cui posso nutrirmi" ribatté Yahn, offeso "esattamente secondo te come dovrei fare?"
"Quindi é un sì?"
"Se fosse no sarebbero anni che sarei morto di fame. Morto sul serio"
"Ah" Rose si avvolse le braccia al busto. Non sapeva esattamente come sentirsi in merito, e credeva di essere troppo stanca per crearsi una reale opinione su ciò che le era appena stato detto. Però ora tutto tornava: i comportamenti e tratti sbadati di Yahn, il nervosismo dei Professori al suo arrivo, il fatto che fosse stato presentato a tutta la scuola (gestire il primo alunno vampiro babbano nella storia di Hogwarts non era certo facile) e poi, anche le sensazioni che lei sentiva, il suo...
Un altra domanda le sorse sulle labbra.
Fece scattare la testa verso di lui tanto velocemente che Yahn sussurrò. Rose si chiese se per caso lo avesse spaventato "Prima io..." Disse, ricordando come una vantata di freddo ciò che aveva sentito fino a un attimo prima. Essere abbagliata, l'impossibilità di opporsi, il senso di protezione che le dava, le sue parole che le suonavano sempre giuste "credevo, credevo che..." Era difficile da spiegare.
Yahn però stava sorridendo. I canini luccicavano alla luce della luna. Aveva capito a cosa lei si riferisse "Noi vampiri abbiamo un potere persuasivo"
"E?"
"Possiamo convincere con le parole le persone a fare ciò che vogliamo." Chiarí lui, tranquillo.
Rose sentii gelo alle vene. "Come una maledizione Imperius" mormorò fredda.
"No" lo sguardo verde di Yahn si era indurito "non é uguale. É più come gli oratori dell'antica Grecia"
Rose lo fissò interdetta, senza riuscire a essere sicura del fatto che scherzasse o meno. Era evidente che non voleva essere paragonato a una Maledizione Senza Perdono, e Rose non se la sentiva di iniziare un dibattito su tutto ciò che c'era di moralmente e legalmente sbagliato nell'usare il potere persuasivo dei vampiri. Era troppo stanca.
Alla fine si alzò. "Bene" disse, "grazie per questa...informazione" lanciò un occhiata a Yahn, che la fissava ancora dal basso, per sapere se la definizione gli andava bene. Lui non mostrò la minima emozione. "Io direi di andare. Ci siamo parlati, mi hai detto ciò che dovevi.
Io ho fame e sono stanca. Andiamo in Sala Grande per la cena"
"Va bene" Yahn annuii. Il suo sguardo non tradiva alcun sentimento. "Andiamo" si alzò, e affiancò Rose, entrambi diretti verso il castello.
Rose continuava a lasciargli occhiate in sottecchi. Sperava non se ne accorgesse, ma aveva la netta sensazione che i vampiri vedessero anche quello che fingevano di non notare.
Difatti, proprio davanti all'entrata del castello, all'ennesima occhiata che lei gli lanciò, Yahn la guardò, facendo scattare i loro occhi.
Rose trattenne il fiato.
"Si?" Le chiese lui, tranquillo "c'è qualcosa altro che vuoi chiedermi?"
"No, io..."
"Rose" la interruppe lui "lo sento. Sei libera di chiedere qualsiasi cosa tu voglia."
Lei esitò. Si guardò intorno, cercando disperatamente un qualche pretesto per sfuggire a quella domanda. Non lo trovò e, alla fine, sospirò.
"mi chiedevo" disse cauta, senza guardarlo "ecco, perche...?"
"Perché?"
Rose prese un profondo respiro. Alzò gli occhi su quelli di Yahn "Perché me lo stai dicendo? Non dovrebbe essere, che ne so, tipo un segreto?"
La vera domanda era: perché lo stai dicendo proprio a me, ma alla fine Rose aveva esitato e optato per non dirla e trasformarla nella cosa più simile le venisse in mente al momento.
Non era sicura fosse stata una buona idea, ma era fermamente convinta che fosse meglio che chiedergli direttamente l'originale.
Yahn la fissò, gli occhi verdi illuminati da un raggio lunare che fendeva il cielo. Sorrise, i canini bianchi simili a spade aguzze "ho pensando che tu dovessi saperlo"
---------------------------------------------------------
I giorni passarono veloci, e senza alcun sviluppo interessante. Rose si trascinava nelle lezioni con Roxanne e Alice, la prima sempre allegra come al solito - seppure di fosse un minuscolo fondo di preoccupazione e tensione in ogni suo movimento - e la seconda sempre con la testa per aria, distratta, perennemente a pensare a altro. Rose aveva privato a chiedere a Alice cosa le succedesse, ma lei si era chiusa in se stessa, quasi tagliandola fuori, e Rose era giunta alla conclusione che fosse meglio non pressare troppo Alice. Se avesse voluto parlare lo avrebbe fatto quando era pronta, e Rose sarebbe stata lì ad ascoltarla.
Anche se con i recenti impegni non era sicura di riuscire a farcela. Era appena iniziato marzo, e ciò voleva dire che gli esami di avvicinavano, e che lei avrebbe dovuto ripassare per dare il meglio di sé. E poi aveva iniziato a vedersi di più con Yahn.
Non aveva detto a nessuna delle due che lui fosse un vampiro, e sospettava che nella mente di Roxanne iniziasse a formarsi un idea sbagliata del loro rapporto. Ogni volta che Rose anche solo accennava al fatto che avrebbe passato del tempo con lui, Roxanne si faceva improvvisamente cupa, mogia, e la trafiggeva con i suoi grandi occhi scuri. Sembrava ragionare su qualcosa, qualcosa che Rose poteva facilmente intuire e che era pronta a smentire in caso fosse venuto fuori.
Non c'era niente di romantico fra lei e Yahn. Erano solo buoni amici.
Ma dubitava che Roxanne ci avrebbe creduto, soprattutto con lo sguardo che metteva su ogni volta che li coglieva insieme o beccava Rose a parlare di lui. La guardava in una specie di cagnesco, e Rose non sapeva dire né perché né se se lo meritasse o meno.
Yahn, d'altro canto, non ne trovava alcun fastidio e, anzi, sembrava proprio non accorgersene. Rose gli aveva chiesto più volte scusa per le continue interruzioni di Roxanne - che ostentava a dire coincidenze, anche se Rose aveva maturato da tempo l'idea che lo facesse a posta per coglierli in quale posizione compromettente - ma Yahn si era limitato a sorridere senza dire niente.
E poi, con gli esami sempre più vicini, Rose doveva aumentare le sue lezioni supplementari a Scorpius. Visto che avrebbe dovuto renderlo in grado di superare qualsiasi prova lui avrebbe dovuto sottoporsi, e visto che Scorpius non aveva fatto alcun tipo di miglioramento - anzi, sembrava sempre più pronto a non collaborare - e che il tempo stringeva, ormai andavano tutti i giorni, per tre ore, nella Biblioteca deserta ad allenarsi.
Lui era sempre più scocciato, ma Rose era determinata a farlo passare e la sua tenacia bastava per entrambi.
Non era così, ma lei non voleva pensarci.
Rose continuava ad aiutare Scorpius, nonostante lui provasse una sorta di cieca felicità ad ostacolarle il lavoro e a metterle i bastoni fra le ruote.
Però Rose non demordeva. Ormai era diventata quasi una sfida riuscire a farlo passare agli esami. Non sapeva ancora se contro se stessa o contro Malfoy. Fatto sta, si era scoperta più decisa che mai a mettere tutta se stessa, a intensificare le lezioni, a aiutarlo anche nei compiti per riuscire a farlo passare a fine anno.
Lui non la prendeva bene, ma Rose ignorava le sue proteste.
Lei lo avrebbe aiutato e lo avrebbe fatto passare. Fine della discussione.
Non sapeva, esattamente, dove trovasse tutta quella tenacia per aiutarlo. Fino a poco tempo prima era stata quasi decisa a lasciar perdere, dire alla MecGrannit che non c'è la faceva e non portare a termine la parola che aveva dato, mentre ora...
Si vergognava a quel pensiero. Come aveva potuto passarle per la mente di lasciare tutto e abbandonare un ragazzo che si vedeva da lontano un miglio soffrisse? Doveva essere stata una vera egoista, per farlo.
Perciò adesso era sempre più volenterosa a farlo passare, anche se non sapeva da dove tutta questa decisione e questa nuova voglia fossero nate. Avrebbe voluto dire fosse per la gentilezza, perché credeva che lui c'è l'avesse con lei e voleva farsi perdonare, ma, sebbene le costasse ammetterlo, non era così.
La verità era un altra.
Nonostante fosse passato diverso tempo, ormai, Rose non riusciva a togliersi dalla testa le sue parole, la sua morte.
La morte di Hermione. Le sue dinamiche. Il fatto che, se lo avesse voluto, avrebbe benissimo potuto impedirlo...
Aveva deciso di morire. Sua madre aveva scelto la morte anziché stare con lei. Lo aveva scelto, nonostante ci fosse Rose che attendeva le sue cure.
Perché, perché Hermione non l'aveva pensata? Perché non l'aveva calcolata? Perché aveva continuato la gravidanza sapendo di morire, e non aveva pensato al fatto che Rose avrebbe voluto, aveva necessità di una madre?
Lei era priva di significato? Hermione si era stufata di lei? I pensieri le davano fatica. E ansie. E le visite con Scorpius erano un ottima distrazione per non pensare a tutte quelle domande che le premevano nel cervello e non potevano, non avrebbero ricevuto risposta.
Perché Hermione era morta. E non avrebbe più potuto parlare con lei.
Mai più.
Hermione preferiva la morte a stare in vita e crescerla. Doveva essere stata una bambina orribile, se perfino sua madre al posto di continuare a stare con lei decideva di morire.
E poi aveva riniziato a sognare la stanza buia, il sangue che andava fino a lei, era diventato un incubo ricorrente.
Quelle lezioni erano una distrazione, le temevano la mente occupata.
Le impediva di ragionare su sua madre. Erano un ottimo pretesto per scacciare via il momento in cui avrebbe ragionato più in modo approfondito.
L'unica cosa che la irritava, di quelle lezioni - a parte l'atteggiamento menefreghista e la totale assenza di partecipazione da parte di Scorpius - era il fatto che questo ultimo non faceva altro che chiederle perché avesse deciso di aiutarlo.
Nonostante Rose non lo desse a vedere, quella cosa la mandava in bestia. Non aveva mai sgridato apertamente Scorpius, ne aveva mai dato segno esplicito di quando quella domanda la infastidisse, ma i suoi pensieri parlavano chiaro. E sperava davvero che Scorpius cogliesse fra le righe della sua mente e la smettesse di fare quella domanda.
Ma niente. Puntualmente, quello la ripeteva.
Perché, perché mi assilla con queste cose? É un Legilimets! Che mi legga nel pensiero e trovi da solo la risposta.
Insomma, se fosse stato un minimo intelligente avrebbe già guardato dentro la sua testa! Sarebbe almeno stato sicuro della verità, mentre a parole, Rose poteva benissimo mentire (non lo faceva perché era contro la sua filosofia di vita, ma dubitava che Scorpius riuscisse a capire concetti del genere, e che quindi si sarebbe aspettato di certo una bugia, e chiunque a quel punto si sarebbe fidato più del proprio potere che delle sue orecchie). Anche se, tecnicamente, leggendo nel pensiero avrebbe capito subito che lei mentiva.
Ma questo era un dettaglio di poco conto per Rose.
Un altra cosa che davvero non riusciva a mandare giù, era il suo fatto di chiamarla per cognome. Rose gli aveva detto più volte di chiamarla 'Hermione' ma quello non lo faceva.
Nonostante in quelle settimane Rose avesse insistito tanto su quella questione quanto sulla Trasfigurazione umana, Scorpius si ostinava a non ascoltarla (in entrambi gli argomenti). Non capiva che per lei era importante e, visto che lui era un Legilimets, questo la faceva infuriare ancora di più.
Merlino. Tutti capivano che chiamarla Hermione era meglio che chiamarla in qualsiasi altro modo, e non avevano il dono di poter leggere la mente, Scorpius un Legilimets non comprendeva quanto contasse per lei il suo nome. Insomma, lui leggeva nella mente, come era possibile che non capisse qualcosa di tanto basilare? Aveva pure una marcia in più rispetto agli altri!
Per lo meno, per qualche strana  ragione a lei sconosciuta, avevano iniziato anche a piacerle. Era quasi sempre un po' eccitata di andare, anche se poi si rivelavano un incubo continuo. Ogni volta che sapeva doveva recarsi lí a passare del tempo con Scorpius, un vago fremito le percorreva le gambe. Già, ultimamente, fatta eccezione per i due punti sopra citati, quelle lezioni le mettevano addosso una cieca gioia, qualcosa di bellissimo che la faceva stare bene. Non le importava nemmeno più di essersi esposta in quel modo, la sera che aveva trovato Yahn ad aspettarla fuori dalla Sala Comune per chiederle di fare colazione insieme l'indomani. Non le importava di aver detto a Scorpius le sue insicurezze, aver risposto a gran parte dei motivi per i quali si preoccupava dell'opinione che la gente aveva di lei.
Scorpius non vi aveva fatto cenno, né aveva usato le informazioni acquisite come arma da usare contro di lei, e Rose aveva seguito il suo esempio, essendogliene tacitamente grata.
Era come se non fosse successo niente, quella notte. Più probabilmente Scorpius se ne era dimenticato dopo tutte quelle settimane, ma Rose voleva anche credere che, semplicemente, capiva le sue emozioni e faceva finta di niente.
Ma le faceva comunque piacere. Non voleva parlarne e, qualcun altro, al posto di Scorpius, se le sarebbe sicuramente approfittato.
Beh, questo era un motivo per cui quelle lezioni erano diventate più sopportabili, e Rose tollerava quelle piccole irritazioni senza battere ciglio
Ma era solo perché così non pensava a sua madre, ma Rose era felice lo stesso.
O forse perché aveva iniziato a prendere il caffè, nuova introduzione nel menù di Hogwarts.
"Hermione!" La voce di Roxanne la fece sobbalzare, e Rose alzò lo sguardo su di lei "si può sapere perché non mi vuoi fare copiare pozioni?"
Rose, dentro di sé, sbuffò. Era seduta su uno sgabello dentro il loro Dormitorio, un libro da lettura in mano - Jane Eyre - e la schiena appoggiata contro il muro. Aveva ancora la divisa di Hogwarts addosso, nonostante le lezioni del giorno fossero finite da un pezzo.
Roxanne, al contrario, già si era cambiata. Approffitando delle brevi giornate più calde offrite da marzo, si era svestita di tutti i capi pesanti, e si era lasciata in maniche corte con pantaloni leggeri, leggis neri che le fasciavano le gambe atletiche. In quel momento, aveva le braccia incrociate sotto al petto, e fissava Rose in cagnesco in piedi sopra al suo letto.
"Te lo ho già detto, Rox" ribatté Rose per l'ennesima volta in dieci minuti "devi farlo da sola. Sono cose importanti. Cosa imparerai se ci sono sempre io che ti passo i compiti?"
"Non fare la sapientina" sbuffò l'altra.
"Non si tratta di fare la sapientina" Rose la fulminò con gli occhi da sopra al suo libro "si tratta di dire la verità"
"E sarebbe?"
"Che per imparare devi allenarti. E se vuoi allenarti devi fare i compiti."
"Ma li faccio" Roxanne annuii con convinzione.
"Da sola" specificò Rose sottolineando l'ultima parola con un vago cenno del capo.
Roxanne buttò la testa indietro con un verso. Sbuffò "Non ho bisogno di allenarmi. Già le so quelle cose!"
"Bene, allora non ti costerà niente fare una relazione, giusto?"
Roxanne spalancò la bocca, pronta a replicare, ma Rose era già in piedi. Sua cugina la guardò perplessa, poi capì e si gettò sul letto. "Ti prego" gemette Roxanne mentre Rose afferrava i propri libri e la sua bacchetta. Rose alzò gli occhi al cielo "ti prego, ti supplico, dimmi che non vai da Malfoy"
"Roxanne" Rose sospirò, impugnando la propria bacchetta "già lo sai. Sì, devo andare da Malfoy. Devo fargli le ripetizioni come mi sono proposta alla MecGrannit mesi fa"
"Ancora non lo ho capito perché tu lo abbia fatto" borbottò Roxanne contrariata.
"Non devo renderne conto a te" Rose si voltò verso di lei, poi si avvicinò a grandi passi verso la porta del Dormitorio.
Roxanne la seguiva con lo sguardo.
"Mi abbandoni, abbandoni la tua cugina preferita per andare da un biondo bullo?" Chiese. Aveva i grandi occhi scuri spalancati, due biglie nere nel volto altrettanto bruno.
Rose sospirò ancora. Non riuscii a reprimere l'istinto di alzare gli occhi al cielo. "mi sono presa la responsabilità di farlo. Quindi, devo farlo. Non posso rimangiarmi la mia parola"
Uscii, soffocando dietro la porta le proteste a mezza voce di Roxanne.
Per le scale che portavano alla Sala Comune incontrò Laila Finnigan, mano nella mano con Marck Tomas, che le sorrise tenuemente arrossendo sulle guancie.
Rose rispose al saluto con un cenno del capo. Sbucò nella Sala Comune rosso e oro, salutò velocemente con la mano James e Fred - rispettivamente con Padma Finnigan e Sam Wood sulle proprie spalle - scambiò una parola con Dominique, e poi uscii dal ritratto della signora Grassa.
Ad accoglierla, c'era la figura di Lily e Lysander avvinghiati come due cozze, stretti in un abbraccio dove le labbra coincidevano più del dovuto.
Rose si bloccò a osservarli, stonata.
Le parve che, da lì in poi, si svolse tutto a rallentatore.
Per la frazione di secondo che impiegò Lysander ad accorgersi di lei, per quall'attino prima che lui si staccasse da Lily e la salutasse con un cenno del capo, Rose sentii come un pugno allo stomaco. Un bruciore le esplose nel petto, cozzando con la spada di dolore che aveva perennemente. Per un momento le parve di incendiarsi tutta, e dovette trattenersi dal emettere suoni, anche se sapeva di non avere il controllo dei muscoli facciali. Ma, per fortuna, Lysander scambiò l'espressione che aveva sul volto per disagio, non per altro, di cui perfino Rose aveva una certa paura di approfondire.
"Hermione" Lysander parlò e Rose tornò sulla terra, come se qualcuno bucasse una bolla che la circondava di cui lei non si era nemmeno resa conto di essere dentro. Guardò Lysander, e sfoggiò il migliore dei suoi sorrisi. "Scusaci. Scusaci davvero. Stavo riaccompagnando Lily e ci stavano salutando"
"Non fa niente" assicurò Rose in fretta. Non voleva stare minuto di più con quel due, con Lysander che la guardava imbarazzato e Lily che sbuffava scocciata. C'era qualcosa di stranamente sbagliato e famigliare, in quella coppia, che la guardava dall'alto in basso, uno accanto all'altra, in un perfetto riquadro di famiglia. Un quadro sbagliato.
Voleva andarsene.
"Hermione..." Rose oltrepassò sua cugina e le parole di Lily si persero alle sue spalle in un borbottio confuso.
Camminò velocemente per tutti i corridoi e, quando arrivò in sala Grande, la consapevolezza di ciò che aveva fatto la colpii come uno schiaffo, tanto forte da farla fermare in mezzo ai tavoli.
Che cavolo le era preso? Un biondo e una rossa che si baciavano non era certo la fine del mondo...
Rose sentii un pizzicore alla pancia, un dolore troppo fisico per essere dettato da delle emozioni confuse. Si fermò, esalando un lieve "ahi" più di sorpresa che di dolore. Si guardò intorno sgomentata.
Non c'era nessuno. Era sola.
Ma Rose sapeva che gli incantesimi potevano essere usati anche a distanza.
Rabbrividendo, Rose accelerò il passo e si diresse verso la Biblioteca.
Arrivò puntuale, e, con sua enorme sorpresa, trovò Scorpius già seduto a un banco della Biblioteca - il solito, quello in fondo che usavano sempre per studiare.
Era chino su un tomo aperto davanti a lui, e non sembrava essersi reso conto che lei fosse appena entrata.
"Invece sì, Weasley" Scorpius parlò e lei sobbalzò "so che sei qui" continuò, alzando la testa e incatenando i suoi occhi grigi a quelli azzurri di Rose.
"Allora? Ti sei messo in testa che vuoi recuperare?" Domandò lei speranzosa, avvicinandosi al tavolo.
Scorpius lanciò un occhiata al libro davanti a sé, poi lo chiuse con un tonfo secco. Guardò Rose "no. Non farti castelli per aria"
Rose si fermò. Era esattamente davanti a lui, le candele che lanciavano bagliori e si perdevano nei suoi capelli biondi. Visto che Scorpius era seduto, lei era più alta di lui, ma il ragazzo manteneva una certa imponenza che le impediva di sentirsi in qualche modo superiore. "Scusa" sussurrò a mezza voce, posando la borsa e voltandosi verso gli scaffali.
Con la coda dell'occhio, intercettò il movimento del soppracciglio di lui, inarcato fino a sfiorare l'attaccatura dei capelli. Scosse la testa.
Lungo le pareti della biblioteca correvano diverse scale, dei pieno superiori che permettevano di raggiungere gli scaffali più alti. Rose, che si era dimenticata un libro di Trasfigurazione per parlare con Roxanne, vi doveva salire per raggiungere una copia. Era sicura sarebbe stata polverosa e intoccata, e che ci sarebbe stata visto che nessuno visitava la Biblioteca.
L'unico problema, però, era un altro.
Rose soffriva di vertigini. Salire così in alto le aveva sempre messo una certa ansia addosso. Si guardò intorno, circospetta. Scorpius era tornato a quel tomo, forse credendo che lei non lo vedesse, e nessun altro c'era; purtroppo, non c'era nemmeno la sua scopa, l'unica cosa abbastanza famigliare da darle quella sicurezza di salire in alto senza avere le vertigini.
Rose si morse il labbro. Non poteva fare una corsa a prenderla, né, tanto meno, poteva chiedere a Scorpius di aiutarla. Così prese coraggio e, sperando di non essere colta dalla paura delle altezze, iniziò a salire la scala.
Piano, mise i piedi sui gradini, cercando di non guardare giù, o di farlo, almeno, le meno possibile. Il pavimento della Biblioteca si allontanava sotto di lei, una macchia scura e uniforme che diventata un immenso baratro nel quale cadere.
Rose fissò dritto davanti a sé. Gli scaffali pieni di libri si estendevano come una grande autostrada, rischiarati dalle fiamme delle candele, e lei più si avvicinava, più si sentiva leggere, sottratta alla forza di gravità.
Le sembrava di fluttuare, che l'aria dentro di lei uscisse e lasciasse solo un involucro leggero senza controllo.
Rose afferrò la corda del corrimano. Tremava impercettibilmente, e si chiese se fosse in tempo a lasciare perdere a a tornare giù. Sbirciò sotto di lei.
Il pavimento ballò sotto i suoi occhi.
"Miseriaccia" con un sussulto, Rose si rimise dritta. La linea retta di libri ondeggiava al suo sguardo, spostandosi come vento, una macchia di gas colorata che la confondeva.
Rose scosse la testa, rendendosi conto che le gambe non si muovevano. Aveva troppa paura di salire, ma non riusciva ugualmente a scendere.
Era bloccata.
"Ok" Rose prese un profondo respiro tremante. Miseriaccia. Perché si era andata a mettere in quella situazione?
La pelle formicolava, e si sentiva come paralizzata, uno strato di ghiaccio che le ricopriva la pelle impedendole di muoversi.
Rose inspirò. Doveva stare cal...
"Weasley? Perché non ti muovi?"
La voce dietro di lei la fece sobbalzare. Rose urlò, voltandosi di scatto. Incontrò lo sguardo di Scorpius e fece appena in tempo a registrare la sua espressione - gli occhi grigi confusi, l'angolo della bocca alzato in una espressione perplessa, le soppracciglia chiare avvicinate di poco - che perse il contatto con la scala. In un momento, non sentii più di essere con i piedi per terra, ma era immersa nel vuoto.
Chiuse gli occhi, sperando di non cadere.
E cozzò violentemente con qualcosa di duro. Rose, perplessa, aprii gli occhi. Delle mani la circondavano, scaldandole il corpo fino a far sciogliere in acqua il ghiaccio che l'aveva paralizzata prima. Acqua di stupore che scivolò via non appena lei alzò lo sguardo.
Scorpius, ancora con una vaga perplessità negli occhi, l'aveva persa al volo. Perfino lui sembrava sorpreso quanto lei del suo stesso gesto.
Rose sentii la gola secca all'improvviso. "Grazie" borbottò, staccandosi da lui. Aveva ancora una lieve pressione sul braccio, ma Rose non allontanò la mano di Scorpius avvinghiata ancora a lei.
Lui però non rispose. La guardava intensamente. Era come se stesse meditando di chiederle qualcosa.
"Perché?" Domandò Scorpius a un tratto, come liberandosi di un peso all'improvviso, che gravava sul suo cuore. Rose lo fissò in modo interrogativo "perché mi aiuti" si chiari Scorpius. Sembrava davvero curioso della risposta. Le luci delle fiamme delle candele ballavano sul suo volto mettendo il risalto il chiaro della pelle, e creando un chiaro scuro magnetico "perché sei qui, ad aiutare me e non a divertiti. Perché sprechi le tue giornate con me. Perché sei qui, e non sei scomparsa come ti gli altri a inizio anno hanno fatto.
Perché sei qui nonostante quello che ti ho fatto in tutti questi mesi?"
Rose fissò davanti a sé, le ombre della Biblioteca che si addensavano degli angoli più bui. Sopra, incorniciate nella finestra, incastonate nel cielo scuro, migliaia di stelle brillavano su di loro come occhi luminosi. Occhi che li guardavano.
"Tu mi fraintendi" disse Rose. Si chiese perché Scorpius non le leggesse nella mente per avere la risposta, ma ormai aveva capito che il ragazzo voleva una riposta orale a quella domanda. E lei iela avrebbe data, giusto per togliere quel chiodo fisso nelle loro lezioni.
Scivolò via dalla braccia di lui e si sedette a terra, il freddo del pavimento che la lasciava un attimo perplessa. Si raccolse le gambe al petto, circondandole con le braccia. Non lo guardò mentre parlava. "io ti aiuto perché so cosa voglia dire soffrire." Disse. Sentii distrattamente lui trattenere il fiato,a non ci badò "So cosa vuol dire avere una perenne spada che preme sul cuore, squarcia l'anima e rende angosciante qualsiasi ricordo." Lui la guardava, in silenzio, e Rose sentiva il peso dei suoi occhi sulla schiena. Cercava di non pensarci "E non voglio che altri sentano ciò che sento io. Non voglio che altri soffrano come soffro io. Voglio essere gentile, non voglio offendere perché so che la gente potrebbe rimanerci male. Controllo ogni singola mia parola o movimento perché potrebbero essere intesi nel modo sbagliato, e le persone potrebbero offendersi.
E io non voglio.
Voglio essere d'aiuto per alleviare il dolore.
E tu provi dolore, Scorpius" disse Rose. Forse era solo la sua empatia a farla parlare in quel modo, che le faceva quasi sentire attraverso quegli occhi grigi il dolore che si nascondeva dietro, ma poco le importava al momento "ma non vuoi dirmi perché. Va bene. Lo accetto.
Non voglio farmi i fatti tuoi.
Ma ti prego, non mi respingere. Hai allontanato tutti per qualche motivo ignoto, ma io voglio essere di aiuto. Voglio essere gentile. Non voglio che qualcuno soffra come sto facendo io.
Ci sto provando, Scorpius, davvero.
Voglio almeno tentare di alleviare il tuo dolore.
Ti aiuto perché so cosa voglia dire soffrire. E non voglio che qualcuno altro si senta come me" E...Si interruppe, non sapendo come continuare il pensiero, né perché le fosse venuto.
"Io non sto soffrendo"
Rose voltò la testa per guardarlo. In faccia aveva una espressione fredda, la più fredda che lei gli avesse mai visto. Aveva le braccia incrociate al petto, e sembrava distaccato, lontano come...
Come se volesse negare per mettere un muro tra lei e lui. Come se rifiutasse ancora il suo aiuto.
"Nessuno cambia in un estate." Rispose. Si alzò, e scese lentamente le scale fino a terra.
Prima di uscire dalla Biblioteca si voltò a guardarlo, cogliere un ultima immagine del suo volto illuminato lievemente dalle candele. Lui era rimasto lì, immobile come lei lo aveva lasciato, la faccia una maschera bianca nel buio della notte.
Aveva una espressione indecifrabile in volto.

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora