Capitolo 78

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Rose e Alice tornarono al castello stracolme di roba. Avevano tre buste della spesa ognuna, tutte di tre colori diversi, presi in diversi negozi di Hogsmede. Sue quei colori sgargianti, tuttavia, spiccava la confezione dei Tiri Vispi Wealsey, che sembrava come brillare sotto le tenui candele che inondavano il corridoio.
George era stato molto generoso con loro.
Non a caso era lo zio di Rose preferito di Alice. Lei lo adorava letteralmente.
Era uno di quei genitori che scherza sempre, con un sorriso perenne sul volto, giusto un po' smorzato da una tristezza indelebile che non sarebbe mai andata via. Alice sapeva che George aveva un fratello gemello, Fred, morto durante la seconda Guerra Magica. Non a caso George aveva chiamato suo figlio Fred, e non a caso c'era una targhetta oro della Sala Comune dei Grifondoro che riportava in bella vista il suo nome.
Fred Fabian Weasley. Alice aveva sempre avuto curiosità di conoscerlo.
Magari, se non fosse mai morto, ora George non avrebbe reagito al cinquanta percento, ma avrebbe dato il pieno della sua carica, quello che lo aveva caratterizzato durante gli anni a Hogwarts.
Alice sospirò. Più prendeva consapevolezza della recente Storia della Magia, più pensava che  Voldemort fosse stata una stupida, tristissima, catastrofica sfortuna.
"Bene" Rose poggiò con uno sbuffo di fatica le buste a terra, proprio davanti alla Sala di Ingresso. Si piegò sulle gambe, poggiando le mani sulle ginocchia e cercando di prendere fiato. Alice la guardava un po' divertita e un po' interdetta: avevano fatto la stessa strada, eppure lei non sentiva la stanchezza che invece sembrava evidente in Rose.
Anzi, la sua migliore amica sembrava sfinita.
"Portiamolo in camera" propose Alice, afferrando con l'unica mano libera una delle buste di Rose; questa la guardò con la bocca spalancata, sul punto di replicare, ma Alice scosse la testa. "Dai, sembri stanchissima. E si, Rose, lo vedo."
"Potrei non esserlo, però" borbottò l'altra in protesta, facendo alzare gli occhi al cielo a Alice. Merlino, dopo tutto quel tempo che si conoscevano Rose aveva ancora dubbi sul fatto che Alice riuscisse a leggerle in faccia meglio di come faceva con un libro?
Forse doveva essere più esplicita. Lanciò un occhiata a Rose, che si era appena rialzata con le due buste in mano. Lei replicò con interesse sincero.
"Ergo" continuò Alice, sorpassandola, e sentii lo sguardo pungente di Rose sulla schiena. "Tu sei stanca e io ho ragione"
"Vedo che hai beneficio del dubbio" commentò sarcastica Rose.
Alice la guardò da sopra la propria spalla. "Non c'è bisogno di avere beneficio del dubbio, se sì a ragione tre volte su due"
Rose sbuffò divertita. Si sistemò meglio le borse tra le braccia e poi seguii Alice fuori dalla Sala Di Ingresso, verso un corridoio e poi su per le scale del settimo piano. Solo quando arrivarono al ritratto della Signora Grassa Alice accussò un minimo di fatica. Ma erano salite fino all'ultimo piano di Hogwarts con delle pesanti buste tra le braccia, considerava abbastanza normale che non fosse informa come sempre.
Rimaneva comunque un umana, per Godric!
"Api frizzole" disse Rose.
Il ritratto la guardò appena, poi, con un lieve sbuffo infastidito, scattò in avanti, aprendosi sulla scarlatta Sala Comune dei Grifondoro. Alice fu abbastanza sorpresa di essere investita da un vociare che, per quanto era alto, avrebbe dovuto sentirsi anche lungo il corridoio.
Evidentemente, qualcuno a fatto un Muffilato Pensò Alice, mentre entrava sulla scia di Rose nella Sala. Ebbe appena il tempo di chiedersi distrattamente perché ai suoi compagni di aveva servisse insonorizzare la Sala Comune, che una furia bionda le si parò davanti con una velocità disarmante. Alice barcollò per la sorpresa, mentre sentiva il lieve squittio di Rose, segno che anche lei era stata colta alla sprovvista. Si chiese se l'intrusa l'avesse colto. Probabilmente, dall'espressione scazzata che aveva in faccia, non si era accorta di averle turbate.
Tipico. Alice si scostò con fare secco una ciocca castana dal viso, sfuggita alla sua cosa alta. Poi socchiuse gli occhi, fissando in cagnesco la bionda.
Quella la degnò appena di uno sguardo. Anzi, non le rivolse proprio gli occhi, e si voltò subito verso Rose.
"Tu sei Rose Weasley, giusto?" Chiese con i grandi occhi azzurri che guardavano ammirati la migliore amica di Alice. Alice dovette trattenersi dallo sbuffare. Distolse lo sguardo. Quanta ipocrisia!
Rose fece una minuscola smorfia di disappunto. "Hermione" puntualizzò, e Alice fu sorpresa di riuscire a percepire una lieve punta di irritazione nella voce di Rose.
Le lanciò un occhiata fugace. Da quando ricordava, Rose non era mai stata sgarbata con nessuno, ne aveva dato cenni di fastidio quando qualcuno la chiamava. Era sempre stata cordiale ed educata. Una rabbia controllata e quasi inesistente.
Qualcosa che Alice non riusciva a capire.
"Si" la bionda non notò il movimento brusco di Rose. Probabilmente non l'aveva neache percepito.
É normale pensò Alice con un moto di incredibile sorpresa non la conosce abbastanza per notare le più piccole variazioni dei suoi modi.
"Comunque" continuò la ragazzina, che doveva essere si e no sui tredici anni. "Posso chiederti una cosa?"
Rose lanciò uno sguardo fugace a Alice. Lei le fece cenno di no con la testa, implorandola con gli occhi di non rispondere in modo affermativo.
In una frazione di secondo Rose le rivolse uno sguardo di scuse, poi si voltò verso la ragazza.
Le sorrise gentile. Alice alzò gli occhi al cielo, scocciata. Sapeva di aver perso anche la più piccola speranza che Rose liquidasse l'importunatrice con un gesto veloce.
"Dimmi tutto" la invitò.
La ragazzina parve tentennare. Fissò Rose, poi i suoi piedi, poi di nuovo Rose, a disagio. Alice sbuffò.
Dannazione. Se le aveva fermate c'era un motivo, perché tirarlo così per le lunghe e perdere il doppio del tempo?
Che lo dicesse senza fare troppi la preziosa!
Alla fine la ragazzina parlò.
"É vero che tuo padre é impazzito dopo la morte di Hermione?"
Alice trattenne il fiato. Quasi le mancava il coraggio di voltarsi verso Rose e veder la sua espressione sul volto.
Forse era una sua impressione, ma l'energia nell'aria intorno a loro era cambiata. Si era fatta tesa, come se qualcuno avesse girato una manopola e avesse tirato un elastico al limite.
Elastico pronto a scoccare.
Alice le lanciò un occhiata. Il volto di Rose non era cambiato, eppure c'era una fissità nei suoi lineamenti che la rendevano inquetante e terrificante al tempo stesso. Il sorriso sembrava esserle congelato sulle labbra, i due angoli della bocca ancora alzati come scogli di sventura.
Alice fu travolta da un improvviso senso di deja-vu. L'impressione di aver già vissuto quella scena la fece quasi cadere sotto il peso delle buste. Fu tanto rapido che si chiese se se lo fosse solo immaginato. Poi, a questa sensazione se ne mischiò, mescolandosi e intingendosi come se si bagnasse dentro un liquido denso e nero, che impregnava con un alone di muffa puzza il senso di familiarità; un altra emozione, tanto forte che lo stomaco di Alice si accartocciò su se stesso; se ne aggiunse con ferocia, in modo quasi prepotente, più definita e precisa...lo Shock.
La cosa la lasciò tanto interdetta che non aveva neanche una battuta pronta. Normalmente, in situazioni del genere, l'aveva già sul pelo della lingua.
Le vide un espressione completamente sconosciuta. Però qualcosa stonava. Alice rimase un attimo impietrita per la sorpresa di notare una cosa completamente nuovo di Rose, una ragazza che credeva di conoscere perfino meglio di quanto conoscesse suo fratello. O lei stessa.
Poi Alice capii cosa non tornare nel quadro facciale della sua migliore amica. Quella che aveva sul volto era rabbia.
Notò un lieve lato macabro.
C'era del nero. Gli occhi di Rose lampeggiavano come un mare in tempesta.
Il cuore di Alice saltò in gola. Seppure non era certa di ciò che vedeva, era sicura di una cosa: quella espressione non avrebbe portato a niente di buono.
"Perché non via a farti fottere" disse. Le parole le uscirono di getto, quasi in automatico. Come una specie di istinto di sopravvivenza che porta a evitare le catastrofi.
La ragazzina sbatté le palpebre, forse non pensando che Alice si stesse riferendo a lei. Si voltò piano, e Alice la guardava tanto in cagnesco che vide ogni sorta di dubbio disciogliersi dal volto della ragazzina.
Adesso lo hai capito che mi riferisco a te, cretina?
"Scusami?" Chiese la bionda con fare innocente.
Alice fece una smorfia. Ora te la do io la finta tonta se continui a fare finta di non capire.
"Ho detto" rimarcò Alice, la voce tremante di rabbia. "Perché non vai a farti fottere?"
"Che c'è, Longbottom, tu hai fatto un errore e vuoi che noi altre paghiamo con ciò che é successo a te?" Ghignò lei; Alice sentii come se l'avesse schiaffeggiata"mi dispiace, non siamo così stupide"
"Tutte no, ma tu si, non é vero?" Chiese una voce alle spalle della bionda. Questa si voltò, i capelli che volavano in tutte le direzioni. Anche Alice guardò.
Lily Potter, le braccia incrociate sotto al seno e lo sguardo castano duro stava in piedi, ritta come uno stelo d'erba. Il caschetto rosso brillava sotto le candele della Sala Comune.
"Potter" disse la ragazzina e, a giudicare dal disgusto della sua voce, doveva appena aver fatto una smorfia "é sempre un dispiacere vederti qui"
"Oh non ti preoccupare. É reciproco" sorrise innocente Lily. La bionda sbuffò. "Perché non torni dal tuo cugino assassino e la fai un po' finita, pulce?"
Alice fece un passo avanti tanto velocemente che la ragazzina la sentii. Si voltò verso di lei, uno spettro sorpreso che appannava gli occhi chiari.
Alice lo ignorò.
"Sparisci" le intimò soffiando minacciosa.
Quella fece una faccia di sfida.
"O se no che mi fai?" La stuzzicò. Alice vide con la cosa dell'occhio Lily sul punto di dire qualcosa, e parlò per precederla.
"Chiamo la preside" affermò tranquilla.
La bionda scoppiò a ridere. "É davvero?" Chiese "e che le vuoi dire? Che ho fatto una domanda e voi ve la siete presa a male?"
"Sono domande Personali" protestò Lily dietro di lei "non si chiede conferma sulle dicerie" continuò serrando i pugni lungo i fianchi.
"No" Alice sorrise, e la sua calma parve destare un campanello d'allarme nell'altra "le dirò che sei una stronza senza un ben che minimo di tatto. E anche un po' troppo stupida per essere Grifondoro. Dimmi, non é che hai carenze a livello intellettivo?"
"Ma non ho fatto niente!" Sbuffò la bionda.
"Ma io potrei accidentalmente affatturarti. O farti passare i peggio guai. Basta solo che tu continui.
Sei sicura di volerlo fare?"
L'altra fece una faccia di disappunto.
"Ma tu che centri!?!" Sbottò guardandola male, offesa. "Io sto parlando con Rose"
"Hermione" sibilò furiosa la diretta interessata.
"Centro" disse Alice, cercando di ignorare la posizione di Rose, come di una gazzella pronta a saltare. "Lei é mia amica, tu sei stupida e hai fatto una domanda basata sul niente che la ha offesa. Visto che Hermione é troppo gentile per dirtene quattro lo farò io, intese?"
La bionda lanciò un occhiata a Rose, ancora in silenzio.
"Non capisco cosa ci sia di male" disse "se non é vero può anche rispondere"
"C'è di male che tu devi farti i fattacci tuoi" replicò Alice, il mento alto.
"Non vedo perché"
"Non vedo perché dovresti farti i fatti suoi"
L'altra la fissò dritta negli occhi. Socchiuse le palpebre e dischiuse le labbra, sul punto di dire qualcosa veramente poco carino.
"Può anche bastare" Lily affiancò Alice. Aveva la voce calma, ma Alice riusciva a capire quanto si stesse sforzando per non sfoderare la bacchetta. Dopotutto, anche lei stava facevano la stessa fatica.
La bionda stette in silenzio a fissarle. Poi sbuffò. "Va bene, spero di non rincontrarvi mai più."
Detto questo si voltò e, fulminea come era arrivata, attraversò la Sala Comune fino a un angolo, accanto al camino.
Lily guardò Alice, che le rivolse uno sguardo altrettanto perplesso.
Simultaneamente, si voltarono entrambe verso Rose, che non aveva parlato se non per correggere il suo nome.
"Hermione..." Mormorò Lily, allungando una mano verso la cugina.
Rose aveva lo sguardo fisso e duro, il sorriso completamente sparito dal suo volto. Si limitava ad avere un espressione vuota, priva di qualsiasi sentimento. Alla fine lasciò cadere le sue buste, poi le sorpassò e con calma - per non attirare la attenzione - si diresse verso le scale del Dormitorio e le salii in un silenzio quasi rispettoso.
Lily e Alice si lanciarono un altro sguardo, poi si chinarono a prendere le buste e la rincorsero. Perfino con la loro fretta Alice riuscii a notare che nessuno riservava loro il ben più minimo interesse - a parte qualcuno che lanciava delle occhiate a Lily per il suo cognome - a differenza di quando era passata Rose, che aveva come attratto gli occhi degli altri sul suo corpo, come due calamite dai segni opposti. Alice sbuffò silenziosamente.
Trovava ironico che Rose, da sempre che voleva passare inosservato, veniva adocchiata fin da subito; mentre lei, che avrebbe solo voluto stare al centro dell'attenzione, veniva ignorata se non rispondeva con il suo carattere forte.
Dai, che era, uno scherzo nel destino?
Lily la sorpassò e Alice aumentò il passo, barcollando sotto tutte quelle buste. Adesso rimpiangeva la generosità di George. Gli costava tanto dire di no, qualche volta?
Una confezione gialla fuoriuscii in un leggero fruscio di carta dalla sua scatola, brillò come una stella cadente nel cielo notturno contro l'aria e poi atterrò sgraziatamente sulle scale.
Alice la guardò incredula.
Evidentemente si.
Scosse la testa e riprese a salire le scale dietro Lily che al posto delle gambe sembrava avere due scope che andavano a tutta velocità. Porca miseria, quella ragazzina era bassa, ma con la corsa ci sapeva fare.
Poi arrivarono sul pianerottolo e, meno di tre secondi dopo, Lily apriva con forza la porta del Dormitorio delle ragazze del sesto anno. Alice entro subito dopo di lei e, sollevata, gettò le buste a terra. Quelle si sparpagliarono per il pavimento senza ordine, dando anche suoi poco rassicuranti.
Alice sperò che niente si fosse rotto per la sua sbadataggine.
Poi guardò la stanza dove aveva trascorso ormai più di cinque anni.
Rose, la testa bassa e i crespi capelli rossi che le scendevano sul viso come tende scarlatte, era seduta sul suo letto a baldacchino, la coperta furva sotto di lei in perfetto tono con il colore dei suoi capelli. Aveva le gambe piegate sotto il sedere, mentre le braccia si avvolgevano al busto.
Lily era accanto a lei, seduta ginocchioni sul materasso. Alice si chiese distrattamente quando fosse andata lì. Non era dietro di lei fino a un attimo prima?
"Hermione" mormorò dolce Lily, eppure non aveva la più pallida idea di come mandare avanti la discussione. Alice le camminò al fianco, fino a raggiungere le due amiche.
"Rose" disse "non ci pensare. Tutti sappiamo che tuo padre é sanissimo.
Sano come un pesce! Ha anche combattuto, e combatte ancora, per gli Aurur contro i Maghi Oscuri" aggiunse, sperando di veder la testa di Rose alzarsi. Niente.
"Esatto" Lily annuii con foga "zio Ron é gentilissimo, sappiamo non farebbe mai niente di folle. Vi vuole bene"
"É tutto ok"
"E poi la conosco, Susan, é del mio anno ed é stupidissima e, -Cosa?"
"É tutto ok" ripeté Rose. Aveva la voce flebile, ma non tremante. Alice sbatté le palpebre, sorpresa.
Questo non se lo era aspettato.
"Sto bene" aggiunse Rose. Alzò la testa, e sorrise a Lily, che si tranquillizzò all'istante.
Alice, invece, era poco convinta.
Rose era sempre stata estremamente sensibile a quello che gli altri pensavano di lei, ed era stata sempre Alice a rassicurarla di non risultare antipatica. Convincerla era un impresa, ma, appunto, ci riusciva solo dopo giorni interi di dubbi.
Le sembrava impossibile che Rose si fosse ripresa tanto in fretta dopo una cosa del genere.
Incrociò le braccia al petto, e le rifilò uno sguardo sosoettoso.
Rose lo percepii. Alzò gli occhi da Lily e volse il viso a Alice con un sorriso.
Alice dovette impegnarsi per non lasciare trapelare quasi l'orrore che la travolse quando vide il sorriso di Rose. Barcollò, e sperò che le altre non se ne accorgessero.
Quel sorriso...era diverso. Strano, inquetante, malvagio, niente che somigliasse anche lontanamente a ciò a cui Alice era abituata dopo tutti quegli anni di conoscenza.
Quel sorriso era quasi estraneo.
E, all'improvviso, capii. Come se un interruttore che scattasse nella sua testa, capii perché aveva provato la sensazione di Deja-vu e di sorpresa al tempo stesso che l'aveva destabilizzata dopo la domanda della bionda. Capii perché l'espressione di Rose l'aveva inquetata tanto.
Ricordò dove l'avesse già vista.
Quando lei e Rose avevano fatto pace, davanti alla Sala Comune dei Serpeverde.
Aveva sentito quella sensazione di deja-vu perché l'espressione che in quel momento aveva colto Rose era stata la stessa che le aveva visto usare con Medelain, un attimo prima che le urlasse contro.
Una cosa che non aveva mai fatto, con nessuno. Ecco perché sapeva quella faccia non avrebbe portato niente di buono.
L'aveva già vista, e aveva osservato sorpresa i risultati.

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