Rose uscii dalla Sala Grande con la testa fra le nuvole, senza aver mai toccato la colazione tanto agognata.
Stava ancora ripensando a ciò che le aveva detto Molly giusto un paio di minuti prima, con l'aria mortificata e un lieve rossore sulla collottola a indicare il suo imbarazzo. Però sua cugina sembrava anche dispiaciuta, come se davvero si credessero responsabile di ciò che stava succedendo.
Beh, perché responsabile lo era pensò Rose frustrata, calciando qualche granello di polvere sul pavimento in marmo; era tutta colpa di Molly.
Sí, senza scusanti, se o ma.
Era colpa della costrizione che la cugina le aveva fatto, ignorando deliberatamente tutti i dubbi che avevano colto Rose in quel breve arco di tempo; avrebbe dovuto immaginare che qualcosa del genere sarebbe potuta succedere, e non proporre quell' idea folle che la incastrava in una situazione scomoda.
Era colpa di sua cugina, tutta colpa di sua cugina.
Quindi sarebbe stato anche lecito per lei arrabbiarsi con Molly, no? Nessuno le avrebbe potuto dire di non fare l'esagerata, di contenersi, o che sembrava una ragazzina viziata difronte a ciò che sua cugina aveva fatto, ovvero metterla difronte a un dilemma del quale Rose sapeva già in partenza la soluzione.
Purtroppo, non era a suo favore.
Rose calciò di nuovo per terra, scontrando violentemente il piede contro il marmo del pavimento; trattenne un verso di dolore con una smorfia, e pensò che forse, data la sua intelligenza e la sua eta, poteva apparire strano agli occhi degli altri un comportamento del genere.
Sbuffò. Non era possibile che pensasse al parare altrui anche in quelle situazioni.
"Rose!" Alice la rincorse, sbucando nel corridoio con un sonoro spalancamento delle porte della Sala Grande, che attirò più di un paio di occhi indiscreti - Rose sperò che questi non si spingessero oltre, lasciando che la barriera in legno di quercia fosse un limite abbastanza eloquente per informare i curiosi che, certe cose, sono private. "Rose" Alice arrivò davanti a lei con il fiatone; si chinò sulle ginocchia per riprendere aria "tranquilla, quello di Molly era solo un sospetto, un qualcosa che non é certo, non é sicuro."
"Sospetto molto fondato, a quanto dice" osservò Rose, brusca.
Alice alzò lo sguardo, incastrando i suoi occhi azzurri in quelli di Rose.
"Voleva solo che tu lo sapessi" mormorò piano, tornando in posizione eretta.
"Ah, e lo so molto bene!"
"Rose..."
"Lo sapevo anche prima, che Molly aprisse quella bocca!" Esclamò Rose, furibonda e rossa in volto "sapevo sarebbe successo qualcosa del genere, io...NE ERO CERTA, il mio sosp-"
"Rose, non puoi incolpare Molly" la interruppe Alice, incrociando le braccia al petto; la luce del mattino che filtrava dalle alte vetrate di Hogwarts era tenue, opaca, quasi spenta - soprattutto per via dei numerosi nuvoloni che si addensavano nel cielo inglese quel giorno - e si infiltrava nei suoi capelli castani come tenue specchi sporchi, che si infrangevano contro le file della coda alta.
Rose la guardò allucinata, e la sua mascella cadde.
"Cos...certo che posso, é stata lei ha dirmi che dovevo farlo"
"Lei ti ha dato una scelta, e del tempo per farla" ribatté Alice, senza alzare la voce, anche se i suoi occhi si stavano lentamente assottigliando "e tu la hai presa, accettando qualsiasi rischio. Non puoi comportarti ignorando questo fattore"
"Alice...se lei non me lo avesse chiesto io non l'avrei mai fatto! So che ci possono essere degli imprevisti!"
"Appunto Rose, lei te lo ha chiesto, non imposto. C'è una differenza bella grossa"
Rose rimase un attimo in silenzio, boccheggiando l'aria senza sapere cosa rispondere; poi socchiuse le palpebre, togliendo i freni razionali che le impedivano di dire qualcosa di troppo e lasciarsi andare: fu come se, dopo anni di pressione sul muro, la diga che tratteneva l'acqua delle sue emozioni tanto trattenute si rompesse, lasciando andare un onda di cattiveria destinata ad abbattersi con tutta la sua forza sulla sua migliore amica.
"No, lei era troppo pigra per assumersi le responsabilità che il suo ruolo comporta, e non voleva avere scocciature di nessun genere" sibilò Rose, con una cattiveria tale che vide gli occhi dell'amica sgranarsi per la sorpresa; non le importò "voleva avere quel giorno libero e non avere le solite noie che comporta in ragazzo nuovo. Molly si é approfittata della mia gentilezza, e deve pagare"
"Non puoi essere seria" disse Alice quasi senza energie: sembrava non concepisse il fatto che Rose poteva essere davvero arrabbiata.
Rose sorrise, priva di qualsiasi felicità.
"Certo che lo sono. Cosa credevi? Che solo perché non faccio mai niente, mi sottometto a tutti e non rispondo alle offese non sapessi reagire? Mi credi davvero così ingenua e sprovveduta, Alice?"
"Rose" Alice sospirò, probabilmente imponendosi la calma "so che sei arrabbiata, e ne hai anche tutte le ragioni, ma devi capire che Molly non c'entra. Devi capire-"
"Non devo capire un cazzo. Ho già capito tutto su Molly: voleva togliersi dai piedi questo affare e me lo ha rifilato, senza pensare neanche per un secondo-"
"Non é vero che non ci ha pensato! Ti ha chiesto più volte se ne fossi sicura, e tu hai detto di sí"
"Questo non c'entra!" Rose, rossa in viso per la rabbia e l'imbarazzo, pestò con forza un piede per terra "avrebbe dovuto sapere...prevedere...impedirmelo..."
"Oh mio Dio." Alice la guardò ad occhi spalancati, probabilmente sconvolta dal comportamento di Rose "non puoi davvero dare la colpa a tua cugina per una tua scelta."
"Posso e voglio!" Esclamò Rose, vicina all'isteria.
"No. Non puoi." Alice aveva uno sguardo severo, quasi materno, anche se dei lampi arrabbiati lambivamo la distesa colore cielo dei suoi occhi: ora non riusciva più a nascondere quanto si sentisse furiosa verso di lei "Devi capire che se fai delle scelte ti ricade addosso le loro conseguenze, e non puoi prenderla con qualcun altro, o pretendere che te lo dovessero addirittura impedire, perché tu non sei in grado di-"
"É un po' ipocrita detto da te, non pensi?" Domandò Rose, crudele.
Alice rimase un attimo in in silenzio, guardandola come se la vedesse per la prima volta; non sembrava essersi ancora resa conto che quelle parole fossero uscite proprio dalla bocca di Rose.
"No, invece" disse infine, la voce bassa ma gli occhi più arrabbiati che mai "é perfettamente coerente con me stessa.
Io ho fatto l'errore di fidarmi di Smith.
Io gli ho dato il libero accesso di ferirmi. E lui ha colto l'occasione al volo. Se non avessi fatto niente...
Ma non é stata colpa sua. É stata mia, mia e della mia scelta.
E ne ho pagato le conseguenze"
"E poi hai goduto quando Albus e Roxanne se la sono presa con lui, però" sputò Rose con un ghigno arrabbiato.
"Il suo comportamento era comunque sbagliato"
"Non venirmi a fare la morale, ora!"
"Rose" Alice sembrava al limite della pazienza. Si passò una mano tra i capelli, sciogliendo la coda che li legava "non fare la stupida e accetta la situazione. Prenditi la responsabilità delle tue scelte"
"Mi deve sostituire" sibilò Rose, perentoria "se non lo fa..."
"Oh, per favore!" Esclamò Alice, anche lei ora arrabbiata, gettata via qualsiasi maschera di trattenimento "non puoi darle la colpa, e di certo non puoi trattarla così!"
"É stata lei! É per colpa sua se adesso sono in questa situazione! Deve sostituirmi" disse Rose, la voce ormai vicina all'urlo.
"Oh Merlino" Alice la fissò incredula, sospirando; si passò una mano sulla fronte, raccogliendo qualche capello castano che era sfuggito alla coda "ma ti senti quando parli, Rose? Sembri un bambina di tre anni"
"Beh, però tu non hai dovuto accettare le conseguenze delle tue azioni. Hai avuto Albus che ti ha vendicata! Hai avuto Albus che lo ha punito al posto tuo! Hai avuto me, che ti ho consolata quando nessuno lo avrebbe fatto,e hai avuto Roxanne che ti é rimasta al fianco quando eri sola. Quindi non venirmi a dire di accettare le mie azioni, di prendermi le responsabilità se tu, per prima, hai scaricato il fardello della tua stupidità sulle schiene di noi altri"
Questa volta, Rose ebbe la certezza di averla colpita. Alice parve svuotarsi, perse colore, mentre i capelli le ricadevano flosci e spenti sulle spalle.
Fece un passo indietro, l'espressione ferita contratta in una smorfia per evitare alle lacrime di uscire, la bocca piegata su se stessa e le labbra serrate verso l'interno, premute l'una contro l'altra tanto strette che sembrava stessero per rompersi; nei suoi occhi, azzurri come il cielo, Rose vide qualcosa spezzarsi, un lampo che attraversò l'iride chiara fendedo la pupilla incredula con la dura realtà e la triste verità di ciò che stava succedendo. Sí, Rose lo aveva fatto:
Le aveva rinfacciato la loro amicizia, portandola su un piano di cui nessuno l'avrebbe mai considerata capace.
Alice fece un altro passo indietro, le lacrime agli occhi, mentre serrava, frustrata, il pugno lungo il fianco.
La fissò con il viso distrutto e una rabbia sbiadita, opaca, mischiata all'incredulità.
Rose ghignò, soddisfatta.
Non sentii alcun senso di colpa, quando si rese conto che vederla in quello stato, così sconvolta e incredula, la rendeva felice.
"Ti facevo più matura." Mormorò Alice, aprendo la mano e smettendo di tremare; passò gli occhi su di essa, e se la fissò un attimo attonita; poi guardò di nuovo Rose "Ma, a quanto pare, in tutti questi anni di amicizia non ho mai capito veramente chi sei" le rivolse una smorfia, anche se, questa volta, non c'era ira nei suoi occhi, solo una pallida delusione che riempiva l'iride come una nuvola grigia "cresci un po'. Poi ne riparleremo"
Rose contrasse la mascella in una smorfia; premette le labbra fino a farle diventare una sottile linea quasi invisibile, le si arrossò il volto e spalancò la bocca per dire qualcosa altro, qualsiasi cosa avesse potuto infliggere un altra ferita a quella ipocrita e ingrata della sua migliore amica, ma Alice si era già voltata, e, in poco tempo, non c'era più, scomparsa di nuovo dietro le porte della Sala Grande.
Rose rimase un attimo ferma e immobile, osservandola con gli occhi fiammeggianti; poi la consapevolezza di ciò che aveva fatto la colpii in pieno, facendole rendere conto delle conseguenze. Si sgonfiò, rilassando i muscoli e lasciando che la tensione e la rabbia abbandonassero il suo corpo e rimanessero come un alone leggero intorno a lei, rendendo elettrica l'aria che la circondava.
Fissò il punto in cui Alice era sparita, osservando le porte della Sala Grande come se potessero aprirsi e rivelare la sua migliore amica pronta ad affatturarla. Sbiancò orropilata.
Che miseriaccia aveva fatto?
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Rose continuò a vagare per i corridoi per un tempo che le sembrò eterno. Continuava a rivivere mentalmente la sua litigata con Alice, le parole della sua cattiveria che aleggiavano e riempivano la sua testa non facendo altro che facendola stare peggio.
Avevano litigato altre volte, ovviamente, ma mai in modo così pesante. E mai avevano toccato quei temi tanto personali su cui, in un tacito accordo, avevano deciso di stendere un tabú per la loro integrità e felicità.
E Rose le aveva fatto qualcosa che, solo qualche mese prima, le aveva promesso non avrebbe mai fatto.
Le aveva rinfacciato la faccenda con Smith. Aveva detto che Alice si era approffitata della disponibilità di Albus; aveva detto quasi che lei era in disaccordo con ciò che lui e Roxanne avevano fatto al ragazzo una volta che avevano scoperto la verità.
E, soprattutto, l'aveva fatta sentire in colpa. Questo non se lo sarebbe mai perdonato.
Ma la domanda era un altra: Alice lo avrebbe fatto?
Di solito, ogni volta che avevano litigato, avevano fatto pace nel giro di un paio di minuti. Un quarto d'ora al massimo.
Rose dubitava che anche questa volta sarebbe stato così. E non aveva la più pallida idea di cosa fare.
Non era mai stata per così tanto tempo senza Alice, senza sapere cosa sarebbe stato di una amicizia che durava da più di dieci anni.
Senza sapere se sarebbe esistita ancora, se avrebbe retto il colpo che Rose le aveva volontariamente inflitto.
Rose si fermò in un corridoio - non aveva la più pallida idea di dove si trovasse - e guardò fuori dalla alta finestra di Hogwarts, osservando il cielo scuro interrotto dalle fredde inferriate che stagliavano il loro pallido marchio di presenza sul pavimento, quasi come non fossero completamente convinte; le nuvole oscure che arrivavano da ovest, nere e dense di pioggia, pronte a calare su di loro una furia cieca che era palese testimonianza dell'animo di Rose; un lampo esplose in lontananza, tingendo di un giallo elettrico le colline contro l'orizzonte.
Si riflesse nelle iridi vuote di Rose, che lo osservò senza fiatare.
Forse aveva perso la sua amicizia più importante. E tutto questo, solo per uno stupido errore di valutazione.
E non sapeva come rimediare.
Dei passi frettolosi dietro di lei la fecero voltare, trattenendo un sobbalzo. La sua mano scattò alla bacchetta.
"Oh" Rose non riuscii a trattenere il lieve verso sorpreso vedendo chi le veniva in contro "Frank, ciao, come va..." Prima che potesse finire la frase, il ragazzo l'aveva già superata, senza degnarla di uno sguardo, la testa china e persa nei suoi pensieri.
Rose si avvicinò al centro del corridoio osservandolo prendere una svolta e destra e sparire. Abbassò la mano che aveva alzato in segno di saluto con un espressione indecisa, ferita e confusa sul volto.
Sembrava che Frank non l'avesse nemmeno vista.
"Weasley, togliti di mezzo, c'è gente che ha da fare e non deve perdere tempo" esclamò una voce annoiata dietro di lei, e Rose per poco non sobbalzò di nuovo.
Si voltò repentina, una mano sul petto e i capelli a freccia che tracciavano un semicerchio rosso e perfetto intorno a lei. Quando le andarono via dal viso, riuscii a vedere chi aveva parlato.
Scorpius Malfoy, i capelli più in disordine del solito e la pelle incredibilmente pallida, la guardava con gli occhi assottgliati, due chiazze rosse al posto delle guancie e la cravatta di Serpeverde infilata storta in quella che doveva essere una camicia mal curata. Sembrava irritato, e la presenza di Rose, proprio in mezzo al corridoio a sbarrargli ancora di più il passaggio, non era certo d'aiuto.
Gli occhi grigi, in perfetto tono con il cielo fuori, la stavano fulminando con sguardi di fuoco.
"Allora?" Sbottò secco "ti muovi o no?"
Rose rimase immobile, ancora vedendo l'immagine di Frank che si rimpiccioliva, allontanandosi sempre di più. Quasi non sentiva il ragazzo vicino a lei.
"Weasley!" Esclamò Scorpius, arrabbiato "ci sei o no? Non ti incantare, grazie, ho fretta"
"Non mi sono incantata" mormorò distrattamente Rose, sentendo comunque un vago fastidio per quelle parole. Poteva sapere cosa aveva fatto di male per meritarsi un trattamento del genere? Ci aveva già provato ad offrirgli il suo aiuto, e lui l'aveva rifiutato.
Cosa altro voleva di più?
"Allora spostati" sentenziò lui.
"Potresti anche essere più gentile sai?"
"La gentilezza non c'entra" sbuffò Scorpius, e Rose vide che la sua pelle si colorava ancora di più di rosso, come se si stesse per arrabbiare "Che c'è? Sei troppo stupida per capire un semplice comando? O forse ho parlato troppo in fretta? La tua mente sottosviluppata ha bisogno di più tempo per elaborare le informazioni?
O semplicemente non capisci che sei di intralcio, e che le persone non gradiscono averti fra i piedi?"
Rose sbatté le palpebre, non avvezza a tutta la cattiveria di cui Scorpius aveva intriso quelle poche parole.
Quasi credette di essersi immaginata tutto.
Ma quando Scorpius le rivolse l'occhiata più dura che lei avesse mai ricevuto, Rose capii che si sbagliava.
Era reale. Lui la stava trattando male, perché lei meritava, di essere trattata così.
Doveva aver fatto qualcosa che l'aveva offeso. Il dubbio la fece stare male.
I suoi occhi divennero lucidi: troppe emozioni per una singola giornata.
"Cosa fai? Sei delusa?" Scorpius le scoccò un occhiata annoiata, per niente mortificato dei suoi occhi lucidi, i capelli biondi che gli ricadevano in avanti in modo scomposto "il tuo amichetto non ti ha salutato? Oh Merlino, se ti abbatti per questo non immagino-"
"Non é questo, Malfoy" sussurrò Rose, cercando di scacciare il senso di colpa.
"Oddio" gemette Scorpius "che fai piangi? A sedici anni? Non pensi di essere troppo grande per scenette del genere? Non pensi di essere troppo cresciuta, non pensi-"
"Non é il momento, Malfoy" tagliò corto Rose, brusca. Ora era irritata. Non ce l'a faceva più a essere trattata male e non sapere nemmeno il motivo. Era stufa.
Vide una vaga sorpresa incredula farsi spazio negli occhi del ragazzo.
Non le importò. Ora come ora, aveva preoccupazioni più importanti che apparire gentile agli occhi di Scorpius Malfoy.
Si sorprese per un secondo. In un altro momento, il dubbio di non avere un opinione benevole su di lei del biondo l'avrebbe resa isterica per la non certezza.
Ora no. Il litigio con Alice aveva sottratto importanza a tutto il resto.

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In The Name/ Scorose.
FanficTutti concordano sul fatto che Rose Weasley é una delle persone più buone al mondo: sempre gentile e altruista con tutti ( e con tutti, ovviamente, comprendo anche gli animali, dai più piccoli e innocui ai più grandi e pericolosi) pensa prima alle n...