Capitolo 44

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Scorpius era di fianco a lei.
Rose lo sentiva: lo sguardo grigio e penetrante che la squadrava, percorrendo il suo corpo come se fosse stata una strada asfaltata, cercando il più minimo errore; il ghigno derisorio stampato in viso che sfoggiava davanti a lei come un trofeo agognato, come se si sentisse appagato nel vedere come stava; le pelle bianca pallida, che sembrava ancora più chiara e malata sottolineata dalla luci forti dell'infermeria, che rimbalzavano sulle pareti bianche e sembrava che il volto del ragazzo si confondesse fra queste, fondendosi con i mattoni cementati che delimitavano le urla oppressamti che viaggiavano a tutta velocità dentro la mente di Rose; le dita lunghe, secce, con qualche traccia di rosso a interrompere quella continua, infinita, pelle velata di neve, come una distesa di prateria subito dopo la caduta lieve e lenta di tanti piccoli fiocchi del colore puro; la divisa di Serpeverde con la quale stava giocando, che rifletteva bagliori argentei intorno a loro, come se fossero in una volta di stelle, probabilmente per accentuare il fatto che rendeva lampante con il suo sguardo di scherno: Rose non era abbastanza.
"Sei solo una stupida" le sibilò con voce soave, chinandosi più su di lei.
Rose lottò per tenere gli occhi aperti. Lentamente, voltò la testa sul cuscino, i rossi capelli che si disperdevano sulla stoffa creando un curioso contrasto con il bianco sottostante, come strisce di sangue che macchiavano il piano della sala operatoria, e cercò di guardare dritto il ragazzo davanti a lei.
I contorni di Scorpius erano sbiaditi, indefiniti, macchiati e sbaffati ovunque. Sembrava solo una macchia pallida e bianca - con solo qualche leggera machia di rosso - che torreggiava su di lei con l'imponenza e la autenticità di un soldato caduto.
Riusciva comunque, Rose, a intravedere i due cerchi grigi e sfocati delle sue iridi spente.
La stavano ancora fissando come se le avessero dovuto fare una radiografia.
"Inutile so-tutto-io, sai di stare sul cazzo a praticamente tutto il castello?" Continuò Scorpius, la voce sempre più cattiva, godendosi dell'espressione affranta che aveva assunto il viso di Rose "Sai che i tuoi modi mi mandano sui nervi?"
Rose sentii come se qualcuno le avesse colpito il cuore, una, due, tre volte.
Una spada ardente si conficcò dentro la sua pelle, bruciando in quelle ferite di insicurezza ancora aperte e mai rimarginate.
Il suo lavoro le cadde apprezzo davanti agli occhi; Scorpius Ielo stava distruggendo con evidente piacere proprio difronte a lei.
Rose si sentii spezzarsi dall'interno, come se lei fosse stata solo una superficie fragile e, arrivati al punto di rottura, la sua pelle si crepava, frastagliava, tagliava, dividendosi le una dalle altre, e viaggiava senza meta sospesa nel fluido della semicoscienza e della consapevolezza di aver sbagliato.
Tutta la sua fatica, tutto ciò che aveva fatto fino a quel momento...
Ora era vuoto. Era stata una completa perdita di tempo.
Non aveva funzionato. Aveva fallito.
"Fallito" le ripeté la voce di Scorpius, un insolita cantilena di scherno infantile che Rose non gli aveva mai sentito addosso "fallita fallita fallita," sembrava divertito dalla parola.
Rose aprii la bocca per dire qualcosa, ma scoprii che le mancava la voce.
Avrebbe voluto parlare civilmente con lui - la calma le era tornata - ma la sua lingua non voleva collaborare: era attorcigliata al palato, spingeva sulle labbra per parlare, eppure Rose sapeva che non sarebbe uscito nessun suono.
Forse solo qualche verso stridulo e privo di significato. Non riusciva ad articolare niente, e sapeva il motivo.
Non poteva dare torto a Scorpius. Lui aveva ragione.
Aveva combinato un casino.
"Deficente" Scorpius sembrava più contento di aver trovato un nuovo insulto, e l'espressione ancora più rammaricata e spezzata di Rose lo fece sorridere, come se non aspettasse altro che infrangere i sogni della ragazza. "Deficente, stupida, piccola lurida deficente..."
Rose provò a portarsi le mani alle orecchie, convincendosi di non ascoltarlo. Ma non ci riusciva.
Le braccia erano pesanti, rimanevano inchiodate sul letto come se fossero state legate. Per quanto si sforzasse di bandire la voce di Scorpius dalla sua testa, non poteva fare a meno di prestare più attenzione a ogni sua critica.
Più cercava di ignorarlo, più si diceva che il suo parere non contava niente, come le aveva detto Alice al bagno; più la voce di Scorpius penetrava con vigore nella sua testa, più lui riusciva a farle crederle di essere nel torto.
Stava smontando la più piccola briciola di autostima e di fiducia in se stessa che Rose avesse mai avuto, con una cattiveria tale da farle credere che lui lo facesse per hobby. Un semplice divertimento che minava seriamene la sua sicurezza, già di perse inesistente.
Quel poco che c'era, stava già venendo, distrutta davanti ai suoi occhi da Scorpius Malfoy.
La disintegrava senza rancori.
"Inutile, stupida, lurida, antipatica, deficente..." Scorpius le ghignò, e la sua figura parve sfumare di più sotto le iridi annebbiate e velate di lacrime di Rose; la sua pelle sembrava all'improvviso più bianca, come se risplendesse di luce propria "davvero credi che la gente stia con te perché le piaci? Davvero credi di meritare amicizie come Alice? Davvero osi anche solo pensare che gli altri stiano con te per piacere personale?". Scorpius la guardò con disgusto, come se non potesse credere che lei pensasse davvero di meritarsi cui che aveva   "No," Scorpius scosse la testa, un ghigno malvagio e divertito sul volto  "no...che ingenua! Stanno con te per il tuo cognome, la tua fama, le opere che hanno fatto i tuoi genitori. Ah, e anche, ovviamente, indovina un po'?" Scorpius sorrise, già pregustandosi la frase informativa che si era preparato prima, quella che l'avrebbe distrutta "perché fai loro pena". Scorpius si fermò un attimo, lasciando che la parola penetrasse bene e affondo nelle orecchie di Rose  "Sei una ragazzina che ci fa pena con i suoi movimenti, le sue parole, la sua storia, un padre che non la ha mai vista come persona, ma solo come..."
"Pena" uno strano eco si era creato nell'infermeria, e rimbalzava sulle pareti in modo crudele, tornando alle orecchie di Rose ogni volta con più cattiveria, come se le stessero ficcando dei coltelli nel petto che la colpivano con più violenza a ogni rimbalzo.
"Pena"
La stanza parve a un tratto affollatissima. Rose non riusciva più a respirare.
"Pena" altre voci si mischiavano a quella di Scorpius, sovrapponendosi in un coro crudele di cattiveria pura.
"Pena"
La voce di Hugo spiccò fra le altre.
"Pena"
Medelain si fece avanti, una smorfia malvagia in viso.
"Pena"
Cristian ripeteva tutto con una nota cadente nel tono, come se stesse facendo una marcia.
"Pena"
Alice le sorrise, cattiva.
"Pena"
Albus si burlava di lei.
"Pena"
Roxanne la indicava ridendo, mentre Lily, accanto a lei, diceva qualcosa a proposito di quanto Rose fosse stupida.
"Pena"
L'eco era forte, quasi immortale.
"Pena"
James la cacciò dalla squadra.
"Pena"
Fred aveva la voce profonda che ricordava un rintocco di un orologio.
"Pena"
Sam Wood bisbigliava qualcosa a Padma Finnigan, che ridacchiava, con dietro la sorella Laila e Marck Tomas.
"Pena"
"BASTA"
Rose sbarrò gli occhi, ricoperta da un leggero e perenne strato di sudore freddo.
Il soffitto era diventanto buio, con le tenebre che si annidavano qua e là come piccole formiche a lavoro, si muovevano con la velocità di nubi cariche di pioggia sul cielo azzurro.
Il suo respiro era pesante, mentre l'infermeria quasi spenta la accoglieva con una nota di inquetante tranquillità che si mischiava a un calore di famigliarità e razionalizzazione da cui Rose si sentiva attratta e che le dava la calma.
Rose si passò una mano sul volto, cercando di calmare i battiti del cuore.
Era stato un sogno. Solo un incubo.
Anche se lo aveva sentito sulla sua pelle, bruciare come braci ardenti, e le lente lacrime che avevano lasciato i suoi occhi avevano tracciato del striscie umidicce come bava di lumaca lungo le sue guancie, a metà fra il pallido e il rosso per lo spavento, ricoperte di lentiggini; anche se era certa di aver sentito davvero quelle cose, con le parole dei suoi amici che le aleggiavano ancora nelle orecchie con un eco fastidioso; anche se le era sembrato vero  come se stesse accadendo nella realtà, non oltre la linea sottile che separa la verità dai sogni; anche se la sensazione di aver sbagliato era rimasta appiccicata al suo corpo, impressa nelle sue membra stanche, e la stava facendo sentire sempre di più inadeguata. Anche se tutto le era sembrato incredibilmente vero e attendibile, non era mai successo.
A meno, solo nella sua immaginazione.
Rose sospirò, cercando di capire bene che ore fossero. Si alzò a metà sul letto, osservando la luce argentea della Luna che filtrava dalla finestra coma una lastra pallida di un tavolo;
Illuminava debolmente gli scaffali ricoperti di barattoli di vetro, che rispondevano alla sua luce con un leggero luccichio come di monete sotto il sole in una giornata di agosto. Le etichette non erano più leggibili. La possibilità di intravedere e dare un significato a quelle lettere discordanti era svanita non appena il sole aveva passato l'orizzonte.
Rose guardò di fianco a lei, dove il bicchiere che aveva bevuto poco prima - o qualche ora prima? - era ancora tutto in piedi, dando sfoggia di sé con notevole e incomprensibile orgoglio.
Sospirò chiudendo gli occhi.
L'effetto della pozione doveva essersi esaurito. Altrimenti, non avrebbe certo sognato quello che aveva visto. Non avrebbe sognato affatto.
Rose si tirò a sedere, accedendo una luce li vicino, che invase la sua postazione dirompente. Rose afferrò il bicchiere di vetro, rigirandoselo tra la mano che ancora tremava un po'.
Non ricordava di averlo mandato giù.
Non ricordava nemmeno di essersi addormentata.
Eppure era vuoto. O l'infermiera lo aveva svuotato e l'aveva lasciata dormire senza niente, o Rose aveva rimosso di aver mai bevuto quella pozione, inseme agli altri avvenimenti avvenuti qualche ora prima.
Fece scattare la testa in tutte le direzioni, cogliendo i dettagli più disparati.
Si chiede che ore sono.
"Le 2:30, Weasley. " Rispose una voce da un angolo non ben identificato delle tenebre.
Rose sobbalzò, voltandosi tanto velocemente verso il suono da farsi male al collo. Il bicchiere le scivolò di mano, infrangendosi in una cascata di scintille taglienti al tappeto.
La figura nell'ombra fece uno sbuffo scocciato, venendo fuori.
Rose riconobbe la testa platinata di Scorpius brillare sotto i tenui raggi solari.
Il ragazzo le lanciò un occhiata eloquente, abbassando a intervalli regolari lo sguardo al terreno.
Rose ci mise un po' a capire che la stava 'rinproverando' - ammesso che questo fosse il suo intento - per aver lasciato cadere la pozione.
Arrossì, prendendo la bacchetta e cercando l'incantesimo per rimediare.
Scorpius alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Agitò annoiato la sua bacchetta e, un men che non si dica, i frammenti di vetro di tirarono su dal terreno, brillando come lucciole al chiarore della luna, ricomponendosi completamente nella forma originaria.
Rose afferrò il bicchiere velocemente, sempre più imbarazzata, e lo posò gentilmente sul davanzale del suo letto, vicino alla caraffa ancora stracolma di pozione azzurrina.
"Grazie" bisbigliò "mi dispiace"
Scorpius non la sentii.
"Finalmente ti sei svegliata." Commentò sagace, spostandosi verso la porta dell'infermiera; Rose vide delle stesse bende bianche legare le sue dita lunghe. Si chiese cosa potesse essersi fatto.
Da ciò che aveva studiato, non aveva mai letto che quelle servissero per curare dei piccoli tagli.
Perché Scorpius che altro poteva essersi fatto alle dita?
"Credevo fossi caduta in coma" continuò il ragazzo, aggirando un letto e stendendovici sopra. Allungò le gambe sul lenzuolo bianco, incrociando le braccia sotto la testa.
Sembrava non prendere in considerazione l'idea che, con la sua schietta nonchalance, la stesse ferendo.
Rose girò il capo, cercando di non far riemergere i ricordi del sogno.
Rimasero in silenzio per tanto tempo, tanto che Rose credette che il ragazzo si fosse addormentato. Si chiese perché non la insultasse. Forse non ne aveva voglia.
Dopotutto, dall'inizio della scuola era stato un continuo dire cattiverie per il semplice gusto di riuscire a farla stara male. Sembrava godere del suo dolore, o anche del semplice fatto di prendere in giro i prof.
Ovviamente, infatti, Scorpius non le aveva dato l'esclusiva su tutti quei discorsi.
Era molto diverso dall'anno prima. Rose si chiese perché fosse cambiato.
"Senti...".
"Wealsey, tappati quella fogna. Non inquinare la mia aura pura con dei tuoi insulsi discorsi moralisti del cazzo. Se continui a parlare, giuro che salgo sulla Torre di Astronomia e mi butto giù. Morire é meglio che stare con te" le lanciò uno sguardo disgustato, facendo una smorfia "tutto é meglio che stare con te"
Ora mi ha insultato. Ma ti sembra?
Rose sentii la vocina che continuava a dirle che Scorpius aveva ragione, che doveva cambiare, e cercò di non darle troppo peso. Ci mise un po', ma alla fine riuscii a confinarla in un angolo oscuro della sua mente.
Lei doveva sforzarsi di essere gentile. Non poteva lasciare che l'insicurezza prendesse il soppravento. Non ancora almeno.
Scorpius la fissò intensamente, socchiudendo gli occhi. Parve trattenersi dal dire altro.
"Scirpius" Rose si girò, seria, verso il ragazzo. Una vaga idea si stava formando nella sua mente, e la ragazza era più che convinta di ascoltarla. Fece l'espressione più rassicurante e bonaria che le riuscii "sai che tu puoi parlare con noi, vero? Se c'è qualcosa che ti turba, se c'è anche il più piccolo fastidio che-"
"Sai di essere odiosa, alle volte?" La interruppe lui, lapidario, trafiggendola con uno sguardo di ghiaccio.
Rose sbatté le palpebre, perplessa.
Non l'aveva nemmeno lasciata finire.
Scorpius sbuffò, tornando a guardare il buio davanti a lui con notevole e rinnovato interesse. Aveva una specie di smorfia arcigna sul volto, illuminata brevemente come uno spicchio dalla luce lunare.
Rose giocò un po' con la coperta che le copriva le gambe. Voleva ritentare a spiegarsi, un po' come aveva fatto con Medelain qualche giorno prima.
Certo, con Medelain era andata male, ma cosa le diceva che sarebbe stato lo stesso con Scorpius?
In entrambi i casi, lei non aveva fatto un torto a nessuno dei due, eppure sua Medelain che Scorpius si ostentavano a trattarla come se ciò fosse successo.
Era almeno nel suo diritto conoscere il motivo di tale antipatia, e cercare di migliorarsi e appianare i rapporti.
Insomma, non potevano trattarla male senza nemmeno dirle cosa aveva fatto! E se ciò valeva con Medelain, doveva valere anche per Scorpius.
Il ragazzo sbuffò all'improvviso, probabilmente tanto perso nei suoi pensieri da essersi già dimenticato della presenza di Rose.
Rose girò la testa, guardandolo illuminato dal cono di luce della Luna che rischiarava solo un pezzo del suo volto, mentre l'altro rimaneva immerso nell'ombra.
Prese un profondo sospiro.
Sperava che avrebbe avuto una conclusione più lieta di quella avvenuta con Medelain Heartquache.
"Senti..."
"No" Scorpius non la guardò nemmeno.
La piccola sicurezza dentro di Rose ebbe un cedimento. Rose si morse il labbro, valutando se fosse il caso di mettersi alla prova oltre.
Avrebbe retto un altro rifiuto? O, meglio, Scorpius l'avrebbe bidonata ancora o si sarebbe aperto con lei lasciandosi cullare dalle sue parole di conforto?
Rose sospirò. Se non voleva avere rimpianti c'era un solo modo per saperlo.
"Scorpius"
"Oh Merlino" sbottò il ragazzo, drizzandosi a sedere con una velocità tale che una vaga sorpresa passò svelta negli occhi di Rose "Wealsey, taci! Non voglio parlare con te!"
"Ma devi parlare!"
Scorpius voltò il capo verso di lei, i capelli tirati indietro dal gel che iniziavano a perdere la loro forma, data l'ora tarda.
"Non voglio parlare!" Scandí bene, furioso "non sono cazzi tuoi"
"Scorpius" Rose addolcii il tono "si vede lontano un miglio che soffri, che stai male. So riconoscere qualcuno che non riesce a essere in pace con i suoi sentimenti"
Scorpius la guardò inarcando un soppracciglio, più controllato di prima.
"Allora?"
"Ti sto offrendo il mio aiuto, magari dirmi perché ti comporti così ti farà stare meglio.
Devi solo accettarlo"
Scorpius parve un attimo sorpreso, prendendo seriamene in considerazione la cosa.
Rose sorrise.
Magari riesco a togliermi dalla testa il fatto che non stia facendo abbastanza pensò.
"Cosa ti fa credere che, anche se ci fosse qualcosa, io mi aprirei con te?" Sbottò Scorpius all'improvviso, il volto deformato; Rose sobbalzò.
"Vorresti fare la crocerossina di merda? Vuoi farti la buona?
Credi che in questo mondo ci sia spazio per persone come te? Weasley, si pensa più a sé stessi che al prossimo, se si vuole soppravvivere o fare carriera.
Quelli come te". strinse le labbra, come se si stesse costringendo a non essere troppo duro "Loro rimangono indietro, perché stanno dietro alla buone azioni" fece un verso schifato, accompagnato da una smorfia di disgusto "persone come te non si faranno strada, una volta usciti dalla scuola. Goditi questo periodo, Wealsey, perché una volta fuori nessuno ti darà ciò che hai"
"Aiutare gli altri non é un difetto. É la tua visione cinica del mondo a essere nel torto."
Scorpius sbuffò, a metà tra lo scettico e il divertito.
"Si certo"
"Scorpius" Rose lo fissò con improvvisa serietà "parlare fa bene.
Avere qualcuno a cui appoggiarsi nei momenti del bisogno é il primo passo per uscirne.
Non puoi pare tutto da solo. Quindi..."
"Vorresti aiutarmi?!?" Sbottò Scorpius, quasi ironico "non ho bisogno del tuo aiuto. Non ho problemi.
Pensi davvero che se a una persona non piaci allora é quella a essere nel torto" aggiunse senza preavviso, guardandola accigliato; sbuffò di nuovo "no, Wealsey. Forse sei tu quella nel torto.
Solo perché sei Angelica non é che tu non possa fare errori"
"Io volevo solo..."
La testa di Scorpius saettò verso di lei, fulminandola con gli occhi grigi "Non.Ho.Bisogno.Di.Aiuto"
"Ma stai male!" Protestò Rose.
"Questo é quello che credi tu"
Rose lo guardò interdetta. Da quando lo aveva conosciuto la prima volta, durante la loro prima lezione di volo al primo anno, Rose sapeva che non sarebbero mai diventato amici intimi, non come erano lui e Albus, almeno.
Sapeva che non sarebbero andati oltre l'educato saluto, lasciando solo una reciproca indifferenza a velare i loro incontri. Sapeva che non avrebbe mai conosciuto i lati più personali di Scorpius, tutti quei dettagli che rendevano talmente unite due persone da poterle denominare "migliori amici", un po' come lo erano lei e Alice.
Ma di una cosa era stata certa fin da subito.
Scorpius era diverso da suo padre, in tutto e per tutto.
A parte l'aspetto, le aveva sempre considerate due persone diverse, distinte l'una dall'altra da una barriera di convizioni completamente opposta.
Eppure, ora sembravano uguali.
Rose, per la prima volta in quasi sei anni, si rese conto della somiglianza fra Scorpius e Draco.
Ma non voleva crederci, pensava fosse passeggiera.
"Sono il figlio di mio padre" ribatté invece Scorpius, all'improvviso svuotato "un Malfoy. Cresciuto secondo valori sbagliati, a detta di tutti."
"Albus non lo crede" ribatté prontamente Rose.
"Un cognome fa una persona" disse Scorpius, quasi come non l'avesse sentita; la guardò apatico "Un Malfoy rimane sempre un Malfoy."

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora