Rose sospirò, alzandosi dal letto. Guardò fuori dalla finestra di Grifondoro, il sole che splendeva come una palla ardente e gialla nel cielo azzurro. Ormai era marzo inoltrato, e non era successo niente di così eclatante. Aveva provato più volte a parlare con Scorpius, ma senza successo. Il ragazzo sembrava evitarla come la peste: quando erano nella stessa stanza, lui usciva; quando si incrociavano in corridoio, lui cambiava strada, nonostante avesse le stesse lezioni di Rose; in Sala Grande non lo aveva mai visto mangiare, e sospettava che lui entrasse solo quando lei usciva.
E non riusciva a capirne il perché. Dopo aver visto la videocassetta lasciata da sua madre - che si era volatilizzata dopo aver trasmesso il messaggio - Rose si era messa l'anima in pace riguardo a quella storia. Finalmente, aveva la certezza che sua madre non avesse accettato di morire perché non la voleva vedere, ma perché voleva darle un fratello. Altruista, no?
E ora, non si angosciava più sulla cosa. Era parecchio più tranquilla.
E non doveva più pensarci morbosamente. Ma, come una bilancia a pesi, una preoccupazione era stata sollevata, e se ne aggiungeva un altra.
Ciò le aveva dato occasione di ragionare su altro.
Il suo primo pensiero la mattina: Scorpius Malfoy.
Voleva aiutarlo. Con tutta se stessa, e non riusciva nemmeno a capire da dove venisse questa determinazione nei confronti del ragazzo che l'aveva offesa pesantemente. Normalmente, dopo un po', perfino lei lasciava perdere. Capiva che con certe persone la causa era persa, e lei non poteva fare niente per provare a aggiustarla - con Medelain, ad esempio, aveva gettato la spugna tempo prima. La cosa aveva avuto però un risvolto positivo: stranamente, Hugo aveva ascoltato il suo consiglio e aveva accettato di provare a mettere fine alla loro faida. Incredibilmente, l'impresa era riuscita e, di conseguenza, Medelain aveva smesso di trattarla male. Adesso la ignorava.
Non il risultato migliore, ma poteva benissimo andare peggio.
Con Scorpius, invece, non riusciva ad arrendersi. Continuava a provare, a sentire l'esigenza di riuscire ad aiutarlo, a cercare di fare in modo che lui fosse felice, felice davvero, perché...
Perché Rose aveva scoperto che la sua felicità le interessava in modo particolare. Da qualche giorno aveva ormai capito di aver smesso di considerare Scorpius solo come aveva individuo a cui doveva andare a genio, ma come persona, qualcuno che aveva dei sentimenti, e lei voleva essere a tutti i costi fra quelli.
E non sapeva perché. Non sapeva nemmeno perché si stesse impegnando dopo tutti quei rifiuti.
"Rose!" Alice le balzò sul letto con un salto agile, tanto che Rose trasalii portandosi indietro. Alice le sorrise, pestandole un cuscino sulle gambe "ti vuoi muovere? Abbiamo la giornata libera!"
"Ah sì?" Fece l'altra, perplessa. Non ricordava ci fosse una festa "a cosa lo dobbiamo?"
Alice alzò gli occhi al cielo. "É domenica, genia"
"Ah"
A Roxanne scappò una risata. "Sei così impegnata con lo studio da non renderti conto di cose così banali?"
"No! Semplicemente, tra poco sarà maggio, e gli esami si avvicinano sempre di più. Questi sono quelli importanti, ci diranno come come entrare nel settimo anno e..." Rose si morse il labbro, vedendo lo sguardo scocciato della sua migliore amica. "Vorrei che andassero bene" continuò in un sussurro.
"Rose." Alice sillabò il suo nome, attenta a farsi capire "É appena marzo.
Manca tutto aprile, ancora.
Sul serio pensi che andrai male?"
"Potrebbe sempre capitare Alice" ribatté Rose, scostandola da sopra di lei e buttando le gambe fuori dal letto.
Alice sbuffò. "Come se potesse davvero succedere"
"Con noi Weasley tutto é possibile!" Esclamò Roxanne, e Rose le batté il cinque.
"Ben detto."
"Modestamente" Roxanne si infilò una maglia sportiva, mentre Rose prendeva dei pantaloni di jeans. "Ah, e a proposito" continuò Rox voltandosi verso Alice, che, a metà giù dal letto di Rose, la fissò con un soppracciglio inarcato "come va con Albus?" Chiese sorridendo maliziosa.
Sorprendentemente, le guancie di Alice si imporporavarono.
"Oh, fatti gli affaracci tuoi" sbuffò senza guardarla.
"Ohhh. Qui qualcuno é riservato"
"Sì, perché sono cazzi miei"
"Albus é nostro cugino" le fece notare Rose con calma, infilandosi una maglia rossa. La passò sulla testa e poi guardò Alice "e tu la nostra migliore amica. Penso che abbiamo il diritto di sapere, non credi?"
"Appunto"
"Sta zitta Roxanne" le abbaiò contro Alice. Roxanne, per tutta risposta, le sorrise candidamente, e l'altra sbuffò alzando gli occhi al cielo.
Rose la seguii con lo sguardo mentre andava al suo letto per vestirsi. Era stata fra i primi a sapere che Albus e Alice si fossero messi insieme - e ciò non aveva fatto tanta sorpresa, visto che tutti, ormai, avevano capito che tra i due ci fosse qualcosa, meno che i diretti interessati - e, in un primo momento, ne era stata anche felice.
Poi però aveva osservato meglio Alice. Di Albus era sicura lui fosse al settimo cielo, ma della sua migliore amica no.
Alle volte, le aveva dato la sensazione che si sforzasse di apparire felice, e Rose non poteva fare a meno di chiedersi se si sentisse obbligata a stare con Albus. Forse si sentiva incastrata per via delle loro famiglie, ma non le aveva mai detto niente.
E poi, quando stavano insieme, lei sembrava davvero contenta. Era quando Albus non c'era che i dubbi sulla loro relazione assalivano Rose.
Era come se una preoccupazione costante offuscasse la felicità di Alice e che la presenza di Albus poteva soffocare, ma nel momento in cui lui non c'era...veniva fuori in tutta la sua forza.
C'era un fondo...un dubbio nei suoi occhi che lei non le aveva confidato.
E Rose non sapeva a cosa collegarlo.
"Allora" Roxanne finì di allacciarsi le scarpe. Si alzò "andiamo?"
"Sì" Alice si precipitò fuori dal Dormitorio subito dopo di lei, inseguendola giù per le scale. Rose, dopo un attimo di esitazione, le prese ad esempio.
La domenica mattina, la Sala Comune di Grifondoro era piena di studenti. Nessuno, a quanto pareva, coglieva l'occasione per provare a recuperare le ore di sonno perse durante la settimana, ma tutti valorizzavano la giornata in attività più o meno fruttuose a seconda degli interessi - per Rose era lo studio, per Roxanne lo sport, per Alice il Quiddich.
Forse dipendeva anche il fatto di essere tutti Grifondoro, e quindi tutti mattinieri, o forse dipendeva solo dal loro essere adolescenti e pieni di vita.
Per Lily, seduta su una poltrona scarlatta accanto al fuoco spento, doveva essere invece lucidare la propria scopa, visto che lo stava facendo con una concentrazione che Rose non le aveva mai visto.
"Attenta che se continui così ti dimenticherai anche il tuo nome!" Le urlò Roxanne, mentre loro tre si avviavano al ritratto della Signora Grassa. Lily alzò la testa, confusa, e non appena vide la cugina le scagliò contro una piuma.
Roxanne rise una volta fuori dalla Sala Comune.
Rose le rivolse un occhiata severa.
"Che c'è?" Chiese sua cugina "era uno scherzo innocuo e divertente"
"Non sarà più tanto innocuo se lei ti manda in infermeria" intervenne Alice.
Roxanne sbuffò scettica. "É cosa ti fa credere che sarà lei a mandare me in infermeria?"
"Il semplice fatto che é più forte"
"E che ha una schiera di maschi adoranti dietro pronta a difenderla"
Roxanne si voltò verso di loro con un cipiglio confuso. "Anche io ho delle persone che tengono a me"
"Ovvio." Le rispose Rose sorridendo"Ma nessuna al coraggio di mettersi contro la piccola Potter"
"Quella ragazza é una belva" concordò Alice.
"A proposito di belva..." Borbottò Roxanne guardando dritto davanti a lei, gli occhi scuri ridotti a due fessure "ne é in avvicinamento un altra"
"Cosa?" Domandarono in coro Alice e Rose.
"Là" Rox fece un cenno con il mento.
Davanti a loro, in avvicinamento sempre più veloce e repentino, c'era una figura alta, bionda e slanciata.
La divisa di Serpeverde spiccava al suo petto, un nodo argenteo che stoppava la pelle bianca. Doveva essere arrabbiata o ansiosa, visto che Rose notò i movimenti a scatti e la rigidità della postura.
Però non dovette sforzarzi di riconoscerla.
Il cuore di Rose accelerò. L'aveva evitata per tutto questo tempo, e ora le veniva in contro con tutta quella spavalderia?
Scorpius si avvicinava sempre di più, a passo più veloce, e puntava dritto verso di loro. Rose percepii Roxanne, accanto a lei, maneggiare per riuscire a estrarre la bacchetta. La sentii anche sussurrare "Se si avvicina ancora gli faccio male.
Molto male." Avrebbe voluto voltarsi verso di lei e intimarle di non fare niente, altrimenti avrebbe tolto punti a Grifondoro, ma non ne aveva la forza. I suoi occhi erano fissi sulla figura del ragazzo, che avanzava, veloce e inesorabile, verso di loro.
Rose, Alice e Roxanne continuarono a camminare contro di lui, avvicinandosi sempre di più...
Era a un passo da loro, si sarebbe fermato da un momento all'altro, e...
E invece niente. Scorpius passò loro al fianco senza nemmeno guardarle.
Rose cercò di ignorare l'onda di delusione che le invase il petto.
Roxanne si voltò indietro, a seguirlo con lo sguardo. "Bene. Deve aver recepito il messaggio" disse, e ripose la bacchetta dentro la tasca.
Avrei voluto di no pensò Rose, afflosciandosi dentro di sé. Non disse niente, visto che la frase poteva essere facilmente fraintesa da fuori.
Sentii un gelo sulla nuca, e in quel momento si ricordò del potere di Scorpius, e rimpianse di non averlo calcolato. Come tirata da una corda, si voltò dietro di lei.
In un attimo incrociò gli occhi grigi di lui, e ne rimase quasi incantata.
"Hermione?" Roxanne la fissava preoccupata. Rose spostò gli occhi su di lei, rendendosi conto che avesse una mano ancorata al suo braccio. Lanciò un occhiata sospetta a Scorpius, e Rose si affrettò a sorridere rassicurante. "Sì, sì, andiamo".
Prima di tornare a camminare verso la Sala Grande, Rose si voltò indietro.
Scorpius era ancora lì, immobile, e la stava guardando.
"Malfoy ci evita" commentò Alice dopo un attimo. Fece per aggiungere altro, ma le parole le morirono in gola, mentre fissava gli occhi su un punto oltre la testa di Roxanne.
Rose, confusa, seguii il suo sguardo.
Rimase perplessa. Né piacevolmente, né tristemente, soltanto perplessa.
Frank Longbottom si avvicinava a loro, circospetto, la chioma bionda che rimbalzava sopra il suo cranio.
Alice emise un ringhio in fondo alla gola. "E adesso questo cosa vuole?" Sibilò.
Con sorpresa di Rose, anche Roxanne si era fatta scura in volto. "Magari fa come Malfoy. Magari ci evita"
"Non penso" ribatté Alice.
"Perché?"
Alice alzò lo sguardo sulle due, che la fissavano in attesa. I suoi occhi azzurri erano profondi come il cielo, e non vacillarono mentre parlava"Perché ogni volta che vuoi che qualcuno non ti calcoli, fidati che sei il primo dei suoi pensieri"
"Poetico" ebbe il tempo di pronunciare Rose, prima che il ragazzo le si parlasse davanti come un muro.
Rose, che gli arrivava al petto, alzò lo sguardo sul suo volto. Sorrideva, ma lei aveva la stessa sensazione che aveva con Alice. Era come se fosse una forzatura, un qualcosa di finto.
Come se non fosse vero. Solo una maschera a coprire le reali emozioni.
Alice si irrigidí al suo fianco, e Rose tornò a prestare attenzione alla discussione.
"Ehy, Hermione" le fece Frank, in un tono del tutto sconosciuto a Rose.
Lei corrugò le soppracciglia. "Sì?" Fece, e non riuscii a nascondere completamente la nota perplessa nella sua voce.
Lui però parve non notarla. Le sorrise smagliante, e Rose vacillò, rendendosi conto di non conoscere quel lato dell'amico di infanzia, non che fratello della ragazza che, rigida al suo fianco, lo stava fulminando con gli occhi.
Frank non aveva nemmeno guardato la sorella. Era come se lei non ci fosse.
Frank si passò una mano dietro la nuca. Sembrava a disagio, indifeso e ingenuo, una concentrazione di cose che lo fece apparire più bello agli occhi di Rose.
"Oggi sei libera?" Le chiese diretti, sfoderando di nuovo quel sorriso.
Rose rispose senza pensare. "Sì, perché?"
Frank le sorrise ancora, e, questa volta, il ringhio di Alice si udì forte e chiaro. Il fratello non la calcolò comunque. "Ti va di uscire con me? Facciamo qualche giro per il Lago Nero"
Rose, perplessa, annuii.
"Bene" Frank le sorrise "allora ti passo a prendere sotto la Torre di Grifondoro tra un ora. Ok?" E prima che lei potesse rispondere di voltò, andandosene verso la Sala Comune dei Tassofrasso.
Rose lo seguii con lo sguardo. "Che cavolo é successo?"
"Hai appena detto che uscirai con mio fratello" la informò Alice, la voce un tremito di rabbia.
"Ah..."
"Oh, è solo un uscita" sminuì tutto Roxanne, che era l'unica a essersi già ripresa da ciò che era successo "cosa vuoi che sia?"
"É mio fratello" Sibilò Alice, a nessuno in particolare.
"E ha chiesto a Hermione di uscire.
Non vedo cosa ci sia di male"
Alice fece scattare la sua testa verso di lei tanto velocemente che la coda castana fischiò nell'aria. Il suo viso era rosso di rabbia. "É mio fratello"
"E allora?" replicò scocciata Rox "E poi é andata bene, no?" Aggiunse, e Rose ebbe l'impressione che volesse cambiare discorso.
"Cosa intendi?"
"Ci ha ignorare. Più o meno." Rispose Roxanne. Guardò Alice "E ti sbagliavi"
"In che senso?"
"Che se vuoi essere ignorata ti calcolino. Guarda: solo Rose voleva parlagli, e Frank ha parlato solo a lei"
Alice la guardò truce "Io non volevo essere ignorata"
Rose stava per ribattere, quando sentii di nuovo un gelo dietro la nuca. Si voltò dietro di lei, ma tutto ciò che vide fu la chioma biondo platino di Scorpius Malfoy che si allontanava a tutta velocità.
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La cosa era andata troppo avanti, terribilmente avanti, e Scorpius temeva che ormai fosse troppo tardi.
Doveva fermarla, o almeno provare a farlo. Doveva allontanate Albus a tutti i costi.
Con Rose c'era già riuscito, poteva ignorarla, anche se continuava a leggerle ossessivamente nel pensiero, ma sospettava che, col tempo, questo problema sarebbe svanito, o, più probabilmente, la cosa lo avrebbe reso futile.
Certo, gli bruciava il cuore sapendo che, fra meno di un ora, sarebbe andata a fare un giro con quel coglione del Longbottom, ma si ripeteva che era meglio così. Per lei era meglio così.
Sarebbe stata meglio con Frank che con lui. Il Tassofrasso, almeno, non le avrebbe spezzato il cuore. Anzi, poteva essere anche di aiuto. Poteva aiutare Rose a dimenticarlo.
Sì, era un pallone gonfiato e inutile, ma almeno avrebbe fatto qualcosa di buono. O così Scorpius sperava.
Ma adesso poco contava. Scorpius doveva pensare all'altra parte del piano.
Allontanare Albus.
Il suo migliore amico gli era rimasto a fianco per tutto quel tempo, era passato oltre il suo completamento da bullo e non aveva mai provato a estorciergli informazioni. Anzi, aveva solo provato a migliorarlo con qualche parola, ma non aveva mai insistito troppo da rendersi fastidioso per Scorpius.
E per questo Scorpius lo odiava. Adesso non riusciva nemmeno più ad allontanarlo. Gli faceva male anche solo pensare che non lo avrebbe più rivisto.
Ma doveva farlo. Sarebbe stato meglio per Albus. Avrebbe sofferto di meno.
O almeno così Scorpius sperava. Per tutti quei mesi si era ripetuto tanto spesso quella frottola per alleggerire i suoi sensi di colpa che si era ammalato di speranza, illudendosi che il suo piano potesse davvero funzionare.
No, non avrebbe funzionato. Aveva solo danneggiato tutto, rovinato gli ultimi mesi. Aveva gettato tutto nel cestino volontariamente, e solo adesso si rendeva conto della enorme cazzata fatta.
Ma ormai non poteva tornare indietro. Sarebbe stato inutile, avrebbe perso credibilità.
Era troppo tardi per tornare indietro.
L'unica strada era continuare, anche se Scorpius vedeva quanto fosse sbagliata. Pericolosa, difficile, e sbagliata.
Ma non aveva niente di meglio in mente. La cosa era andata troppo avanti, e tutti dovevano essere allontanati.
Rose, sebbene lui la evitasse, continuava a stargli dietro, e venirgli in contro, a volerlo aiutare. Era un pensiero gentile, certo, e Scorpius lo apprezzava, ma sarebbe stato l'ultimo.
E lei teneva a lui. Scorpius lo vedeva dai suoi pensieri.
E non andava bene. Un conto era che si affezizionasse lui, prima o poi se ne sarebbe fatto una ragione, ma Rose...
Lei avrebbe soffietto e basta. A causa sua.
E Scorpius non poteva sopportarlo.
Idem Albus. Per un primo tempo, Scorpius aveva pensato di potersi confidare, di poter dire quel segreto raccolto nelle pagine del suo comodino, ma ogni volta che ci provava perdeva coraggio. Non c'è la faceva, aveva paura della reazione e rinunciava.
Ed era arrivato a questo punto, rimandando all'infinito, fino a decidere che lo avrebbe detto all'ultimo secondo. Sapeva che sarebbe stato troppo tardi, ma prima non ce la faceva.
Questa era la conclusione più giusta rapida e indolore - almeno per gli altri, dal suo punto di vista - per ciò che stava succedendo. Sì, doveva finire così.
Per tutto quel tempo, da quando aveva saputo la verità, aveva lavorato sul suo carattere, a rendersi odioso per rendersi insopportabile. Il piano era riuscito: tutti lo avevano lasciato solo, esattamente come voleva lui.
Erano rimasti solo Albus e, contrariamente a ciò che Scorpius si era sempre aspettato, Rose Weasley. E, sfortunatamente, le cose con lei si erano spinte oltre la conoscenza e l'amicizia, in un modo che lui non avrebbe mai immaginato.
Tutta questa fatica ad allontanare tutti per poi innamorarsi di una ragazza che non avrebbe potuto avere! Che non avrebbe potuto nemmeno immaginare!
Che sfortuna.
Ma adesso dovevano essere allontanati entrambi, e c'era un unico modo per farlo.
Ferirli.
Doveva ferirli, tutti e due, in un colpo solo.
E aveva già in mente un modo per farlo.
Scorpius marciò spedito dritto davanti a sé. Arrivò alle porte della Sala Grande, dietro le quali sapeva esserci tutti gli studenti. Sentiva il casino che facevano, riusciva a percepire i pensieri assonnati, degli studenti ancora persi nel mondo dei sogni ma che si erano ugualmente svegliato presto nonostante fosse dimentica.
Strano, pensava Scorpius. Prima di poter articolare qualsiasi altro pensiero di senso compiuto, arrivò davanti alle porte in quercia. Attese un secondo, poi vi poggiò le mani sopra e le spalancò, varcando deciso la Sala zeppa di studenti.
Fece girare lo sguardo lentamente. Le individuò subito, sedute al tavolo rosso e oro. La chioma scarlatta di Rose era difficile da non notare, ma non era lei il suo obbiettivo per quanto lui la pensasse.
Scorpius puntò dritto verso di loro, e si avvicinò senza dire niente. Avrebbe voluto mettere in atto il suo piano anche poco prima, quando le aveva incontrate nel corridoio, ma lí per li non ne aveva avuto il coraggio.
La giusta spinta l'aveva data quel fottutissimo invito fatto da Longbottom a Rose. Quel bastardo poteva benissimo annegarci nel Lago Nero, per quando riguardava Scorpius. Anzi, lo avrebbe spinto lui senza fatica.
Scosse la testa. Pensa al piano.
Poteva anche non funzionare, ma era il metodo più veloce per riuscirci.
Tentare non nuoce, no?
Più si avvicinava più leggeva i loro pensieri sorpresi, la confusione nei loro occhi. Albus, come si era aspettato, era accanto alla sua fidanzata, seduta proprio di fianco a Rose. Dall'altro lato di questa c'era un altra Weasley, dalla pelle scura, di cui Scorpius non ricordava il nome.
Però lo fissava in cagnesco. E ha ragione.
Scorpius arrivò davanti al tavolo, proprio difronte al gruppo. Notò con la coda dell'occhio la presenza del Corvonero-ragazzo-nuovo, i ricci scuri che sommortavano due occhi verdi. Lo ignorò, guardando subito il suo migliore amico.
Albus gli sorrise. "Ehy amico, ti unisci a noi?"
Scorpius non rispose al sorriso.
Scusami Al.
"No" rispose secco Scorpius. Si voltò verso Alice, che gli rivolse una perplessa alzata di soppracciglio "ti va di uscire con me, oggi?" Disse tutto di un fiato.
Il tavolo si gelò. Rose fissò Scorpius, lui sentii gli occhi di lei addosso, due coltellate che sottolineavano la sua colpa. Si sforzò di non leggerle nel pensiero.
Albus, d'altro canto, sembrava tradito. Yahn scioccato, mentre l'altra Weasley pronta a prendere a pugni qualcosa. O qualcuno pensò Scorpius, il sangue che gli si gelava nelle vene.
Stavano tutti aspettando la risposta di Alice e, dopo quei interminabili minuti di silenzio, Scorpius capii di aver fatto un tremendo errore. Come aveva potuto credere che...? Lei non avrebbe mai accettato.
Tanto dice di no. Ci hai provato. Si consolò, abbassando gli occhi sulle iridi azzurre della ragazza.
Stranamente, Alice Longbottom gli sorrise.
"Con piacere" rispose, sotto lo sguardo perplesso di Albus e quello ferito di Rose.

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In The Name/ Scorose.
FanfictionTutti concordano sul fatto che Rose Weasley é una delle persone più buone al mondo: sempre gentile e altruista con tutti ( e con tutti, ovviamente, comprendo anche gli animali, dai più piccoli e innocui ai più grandi e pericolosi) pensa prima alle n...