Rose camminava spedita per i corridoi di Hogwarts.
La borsa nera le pesava sulla spalla come una calamita che l'attirava al terreno, e la sua schiena era lievemente piegata verso il basso.
Aveva una forma squadrata, dalla quale si intravedeva la pienezza dei libri, che, spigolosi, punteggiavano il tessuto come spilli.
Rose si stava dirigendo verso Antiche Rune, la classe che in pochi frequentavano.
Prima di lei, durante il loro sesto anno, Dominique, Lucy e Molly II erano abbastanza famose per prendere parte a quelle lezioni insieme. Erano tre studentesse dotate di poteri eccezionali, con un cervello e un acume pari una a quelle dell'altra.
Alle volte Rose le invidiava.
Nel senso, non che lei avesse bisogno di essere più intelligente (almeno il cervello sua madre Ielo aveva lasciato) ma per il semplice fatto che erano tutte sulla stessa lunghezza d'onda. Una all'altezza dell'altra.
Si capivano con concetti teorici e pratici al volo.
Alle volte Rose voleva qualcuno alla sua altezza, che condividesse la sua bravura e i suoi interessi a tratti noiosi. Qualcuno con cui andare insieme alle lezioni di, ad esempio, Antiche Rune.
Alice era un ottima amica, così come Roxanne, ma... Alle volte la facevano sentire a disagio. Sola. Inadatta.
Spesso si mettevano a parlare di Quiddich e, sebbene anche a Rose interessasse, dopo un po' le veniva a noia, e fremeva per cambiare argomento.
Ma non aveva mai detto niente. Aveva paura di risultate sgarbata.
La strada era stranamente deserta.
Non era una sorpresa, dopotutto non erano molte le persone che si avventuravano a quella ora preso del mattino non erano tante, e, ora che era passata una settimana dal rientro della scuola, tutti avevano più o meno ripreso il ritmo.
James stava già iniziando a progettare gli allenamenti per la strada di Grifondoro, mentre Molly aveva già fissato la riunione dei Prefetti e dei Caposcuola (il 23 settembre) per chiarire i turni e le ultime accortezze.
Insomma, Rose era piena di impegni.
Non aveva neanche avuto tanto tempo per stare con Albus, ed era qui che il essere finiti in due Case diverse le pesava. Rose, però, ci aveva sempre provato a rimanere un amica stretta del cugino e, non senza sforzi, ci era riuscita. Cinque anni prima, subito dopo il loro Smistamento, Rose era sgattaiolata via dalla custodia del Prefetto di Grifondoro - che quasi non si era accorto di aver perso una bambina dai capelli rossi in quel mare di teste - ed era sgusciata verso l'altra uscita della Sala Grande, quella che dava, attraverso un corridoio un po' malconcio, ai sotterranei.
Non ci aveva messo tanto a identificare il suo cugino, subito dopo che ebbe intercettato il gruppetto dei Primini di Serpeverde che ascoltavano rapiti le parole del Prefetto, un certo Jonsh Heartquache che era stato anche capitano della squadra di Quiddich prima di Albus e fratello maggiore di Medelain, una strega definita più volte di una bellezza folgorante che era diventata Prefetto insieme a Rose.
Cercando di non farsi vedere, Rose si era appostata dietro un armatura, osservando i ragazzi che le passavano davanti, troppo rapiti dalla maestosità di Hogwarts per prestarle attenzione.
Quando i suoi occhi avevano catturato la chioma corvina perennemente spettinata di suo cugino, aveva allungato un braccio e, afferrando il ragazzo per il polso, lo aveva tirato verso di lei, separandolo dal resto del gruppo.
Albus, troppo preso in contropiede, esalò un piccolo urletti poco virile, prima di posare lo sguardo negli occhi divertiti e rassicuranti di Rose.
"Cos..."
Lei gli aveva messo una mano sulla bocca.
"Come ci eravamo promessi?" Gli aveva rammentato inclinando la testa di lato. I capelli, allora corti a caschetto, l'avevano seguita come un cespuglio rosso "sempre amici nonostante la Casa. Ok?"
Albus, Rose lo ricordava bene, le era sembrato troppo sconvolto per opporsi e, come un automa, aveva allungato il mignolo per stringere quello di Rose, sporto verso di lui come un bruchino pallido dove le candele risaltavano le lentiggini facendole comparire come una distesa amara di grani di sabbia sugli scogli.
Rose aveva sorriso.
"Bene" le sue mani si erano unite per produrre un battito fuori luogo. Albus era sobbalzato. "Adesso é tutto apposto, vero?"
"Si"
Albus aveva avuto appena il tempo di rispondere che qualcuno lo aveva chinato con il suo nomignolo.
I due bambini di erano girati, osservando una testa bionda tirata quasi a lucido fare capolino dietro l'armatura.
Il nuovo arrivato aveva incaricato un soppracciglio.
"Al. Non vieni?"
"Che?" Lui aveva scosso la testa. "No, ora arrivo ah." Si era voltato verso Rose, come se si ricordasse di lei solo in quel momento. La rossa lo aveva fissato curiosa. "Lei é mia cugina Rose."
"Hermione" Rose lo aveva corretto con un sorriso.
"Si...comunque: lui é Scorpius Malfoy, lo ho incontrato nel treno" il biondo aveva fatto un cenno del capo "quindi, Scorpius, Rose (ma tu chiamala Hermione)" aveva aggiunto preoccupato dalla occhiataccia che Rose gli aveva rivolto "e Hermione, Scorpius"
Rose aveva sporto la mano e, un po' riluttante e con una leggera smorfia schifata, Scorpius aveva stretto le sue dita affusolate fra le sue secche.
Era stata la prima volta che Rose aveva incontrato Scorpius Malfoy.
Alla fine, nonostante tutte le sue insistenze, non c'era stato bisogno che Scorpius la chiamasse Hermione.
La loro confidenza era tale che si chiamavano solo per cognome, e solo in caso di estremo bisogno, soprattutto quando uno dei due cercava Albus e sospettava fosse con l'altro.
Rose aveva provato a non perdere Hugo, quando era stato lui a finire in Serpeverde.
Lily, a differenza del cugino e del fratello, era stata Smintata in Grifondoro e, nonostante Rose le volesse davvero molto bene, sapeva che la piccola Potter non era certo la ragazza più adatta a discorso che implicavano serietà, e di certo la sua ironia piccante non avrebbe aiutato Hugo, che già da solo si sentiva inferiore agli altri.
Per questo Rose si era autonominata per fargli quel discorso.
Lo aveva aspettato dietro la stessa armatura che aveva usato per Albus e stavolta, dato il suo essere una ragazza del terzo anno anche discretamente affascinante, non era passata totalmente inosservata.
Alcuni bambini si erano voltato verso di lei, indicandola e dando gomitate al compagno per farla notare anche a lui.
Rose si era sentita in imbarazzo ma, con un lieve rossore - che sperava che l'oscurità nascondesse - aveva voltato lo sguardo cercando di ignorarlo.
Quando Hugo le era passato a fianco non lo aveva quasi riconosciuto.
Sembrava perso nel suo mondo, i capelli rossi schicciati sulla fronte come se in realtà fossero solo un disegno tatuato sul cranio, e le braccia stese, inermi, lungo i fianchi. Il suo sguardo scuro vagava da una parte all'altra senza posarsi realmente su qualcosa.
Rose, stiracchiando un sorriso, lo aveva preso e portato dietro la sua armatura. Hugo non aveva opposto resistenza, ma probabilmente perché non si era nemmeno reso conto che qualcuno lo aveva trascinato via dai suoi compagni, e ovviamente non immaginava che quel qualcuno fosse sua sorella.
Solo dopo, quando l'eco dei Primini di Serpeverde si era un po' attutito per via della lontananza, gli occhi di Hugo si erano posati nelle iridi azzurre di Rose, e una vaga comprensione si era fatta spazio in quel colore così scuro quanto doloroso.
Hugo aveva sbattuto le palpebre.
"Che vuoi?"
La ragazza aveva fatto finta di non sentire il tono brusco del fratello. Lo aveva ignorato.
Aveva, più che altro, tentato di sorridergli, ma troppo tardi si era resa conto che i suoi muscoli facciali sembravano atrofizzati, attaccati al suo volto in una espressione sorpresa che tradiva la sua tristezza per la sorte del fratello.
Hugo se ne era accorto e, sbuffando, si era staccato da lei, ancora prima che Rose riuscisse a dire mezza parola.
L'aveva trafitta con lo sguardo, i suoi occhi pungevano come aghi il cuore della sorella.
Un lieve senso di famigliarità l'aveva colpita, facendole venire delle vertigini, come se fosse stata a una grande altezza senza la sua scopa.
Stringendo un pugno vicino al bacino, Rose aveva tentato di ignorarlo.
"Non mi toccare"
Quelle parole, sibilate con una cattiveria degna di un vero Serpeverde erano cadute fra di loro, ferendo Rose con più forza di uno schiaffo in faccia.
Lo aveva guardato quasi sconvolta, e il suo sguardo aveva seguito la schiena di Hugo come un cagnolino bastonato avrebbe inseguito il suo padrone che voleva abbandonarlo.
Dopo quell'episodio, Rose non aveva mai più accennato alla Casa di appartenenza di Hugo, anche se era toccato a lei riferire lo smistamento del fratello al padre.
Non aveva mai capito perché, ma Hugo aveva sempre taciuto con Ron su ciò che il cappello Parlante gli aveva detto il primo settembre di quattro anni prima.
Rose sospirò, raggiungendo la prossimità dell'aula. Un capannello compatto di studenti entrò nella sua visuale, e lei stiracchiò un sorriso.
Non aveva più parlato né con Hugo né con Albus da quando aveva tolto i punti al fratello.
Aveva raggiunto Alice e Roxanne in un bagno e, dopo un po' di tempo, la castana aveva deciso di perdonare anche lei (non che ci fosse qualcosa da perdonare a Rose, ma quando Alice di arribbiava era raro fuggire alla sua furia. Era una di quelle ragazze che, se qualcosa andava storto, se la prendeva con il mondo intero).
"Ehy!" Rose alzò una mano per salutare i suoi compagni.
Aveva capito un po' chi fossero, nonostante non fosse passato troppo tempo dall'inizio della scuola, ma Rose stava facendo come gli altri: prendeva il ritmo.
"Ehy Hermione" Cristian Bott, di Corvonero, alzò lo sguardo su di lei, sorridendole. I grandi occhi nocciola si chiusero nelle ciglia lunghe. "Come hai fatto i compiti? A me una Runa non é tornata...ho controllato in biblioteca ma il significato nel contesto é sbagliato."
Rose le si mise affianco, facendo viaggiare la mano nella sua borsa alla ricerca del suo Sillabario.
Cristian le stava simpatica.
Era il Prefetto della sua Casa, e avevano stretto amicizia in quelle poche lezioni frequentate insieme.
Era una delle poche persone che comprendeva gli hobbi di Rose.
"Ecco" Rose estrasse il grosso libro dalla sua borsa. Faticò un po' per farlo uscire ma, con uno strattone, riuscii a liberarlo dalle cinghie della borsa "intendi questa?" Puntò il dito lentigginoso contro una runa a forma di triangolo. Cristian annuii. "Neanche a me é tornata"
"Mi sa che lo chiederò alla professoressa Vector" disse Cristian, sorridendole ancora. Si alzò, scuotendo i lunghi e lisci capelli neri, e si appoggiò contro il muro. Guardò il suo orologio.
Rose le sorrise, rimettendo il libro in borsa e issandisela sulla spalla per ragiungerla. Era più bassa della Corvonero.
"Mi dispiace"
"E di che" Cristian agitò una mano in aria.
"Uhhhh" fece una voce ironica dietro di loro, il sarcasmo percepibile in modo evidente in quell'unico suono.
Rose e Cristina si voltarono, sconcertante. Entrambe avevano riconosciuto la voce, ma non ci credevano. "Ma che carine. Si aiutano a fare i compiti. Cooperazione fra Case" Scorpius, difronte a loro, alzò gli occhi al cielo per enfatizzare quell'assurdità "mi sciolgo per la vostra bontà. Davvero"
"Malfoy." Medelain, arrivata dietro di lui, lo guardò severa. "Ma sei scemo? Che ti prende?"
Rose le lanciò un occhiata. Si era dimenticata che anche lei frequentava quel corso.
Scorpius sbuffò, scuotendo la testa. Qualche ciuffo biondo si agitò troppo esposto, e Rose corrugò le soppracciglia.
In tutti quegli anni, Scorpius non si era mai presentato con un capello fuori posto alle lezioni, le pareva immensamente strano che ora, all'alba del sesto anno, avesse iniziato a trascurare così il suo aspetto.
Cristian la guardò sconcertata, voltando il capo verso di lei con un espressione allibita.
Rose la capii a pieno.
Da quando era iniziata la scuola, Scirpius era diventato più cattivo.
Non era raro che rispondesse ai professori in modo maleducato, e ciò stava sconcertando tutti.
I corridoi pululavano di mormorii che lo riguardavano, azzardando ipotesi sempre più insensate per il suo improvviso cambiamento di comportamento.
Nessuno si era scordato le lodi che lo avevano tanto decantato, vedendolo più volte protagonista dei discorsi di Lumacorno che non faceva altro che dire quanto fosse uno studente modello.
Nessuno aveva dimenticato la sua fama da bravo ragazzo che lo aveva così tanto diviso dal padre.
Scorpius aveva iniziato a trattare male anche gli altri studenti, sopprattutto quando era solo senza Albus. Niente di particolare, solo delle battutine acide e con un senso cinico poco divertente, dalle quali Rose non si lasciava sfiorare.
Però ci rimaneva ugualmente male.
Non per chissà che cosa ma...per tutti i dubbi confessati ad Alice in quel bagno. La paura che qualcuno potesse non accettarla la terrorrizava anche nei sogni. Non dormiva mai.
E proprio quella mattina Scorpius aveva paragonato i suoi capelli a un rovo rosso. Qualche Serpeverde era scoppiato a ridere.
Rose scosse la testa, rendendosi conto che la classe stava entrando. La professoressa Vector era appena arrivata, e non sembrava essersi resa completamenta conto di ciò che stava succedendo. Rose la vide però lanciare uno sguardo di ammonimento verso Scorpius, nonostante non avesse potuto sentire le sue parole: era arrivata troppo tardi.
Evidentemente, la voce che Scorpius stesse calando, si stava diffondendo anche tra i professori, spargendo come acqua diffamatoria le orecchie di quelle persona vagamente confuse e preoccupate per il ragazzo e il suo improvviso rendimento comportamentale che puntava, sfortunatamente, verso il basso.
Rose scosse la testa, e si chiese cosa gli stesse succedendo. Il suo animo buono si faceva sentire, e stava rispondendo alla chiamata di una persona che, chiaramente, soffriva.
O magari voleva soltanto rompere un po' le regole. Si era stancato del fatto che nessuno lo temesse e si stava facendo valere per ciò che era veramente. Dopotutto, i ragazzi a sedici anni sono così: ribelli.
Tuttavia, se fosse stata corretta la prima ipotesi, Rose avrebbe voluto aiutarlo.
"Forza, ragazze" la Vector la spinse sulla schiena, facendola urtare contro una testa bionda.
Medelain si voltò verso di lei, e Rose poté quasi vedere le scuse pronte ad uscire dalla sua bocca, che sfumarono quando si rese conto di chi aveva davanti.
Il pensiero di Scorpius sfumò dalla sua mente, mentre Rose si rendeva conto di una grande possibilità.
Rose le fece un sorriso.
"Scusami-"
Medelain le aveva già voltato le spalle. Si incamminò infondo all'aula, scuotendo la lunga chioma colore oro.
Rose, dopo un attimo di esitazione, la seguii.
"Ehy" disse, sedendosi accanto a lei e prendendo i suoi libri.
La bionda si voltò verso Rose con tanta forza che i suoi capelli frustarono l'aria. Gli occhi verdi le si assottgiarono, mentre una smorfia si dipingeva lentamente sul suo volto.
"Si lo so" la bloccò Rose, sorridendo dolce "hai problemi con mio fratello e mi vuoi evitare ma..." Rose la guardò lievemente in imbarazzo "io non c'entro niente"
"Non mi importa" sbuffò elegantemente Medelain, guardando diretta davanti a sé "non ti voglio vicino a me"
Rose si frenò dal rispondere. Già l'anno prima, durante le riunioni dei Prefetti, Medelain aveva accennato ai loro dissapori per colpa di Hugo (anche se Rose non aveva la più pallida idea di come suo fratello avesse potuto fare per inimicarsi la bionda a quel modo)
"Io vorrei chiarire..." Tentò Rose, mentre la professoressa Vector iniziava a spiegare.
"Non vuoi farti gli affari tuoi?" Uno spicchio verde di occhio la fulminò, girandosi quel poco necessario per vederla.
Rose ignorò anche la seconda critica.
"Davvero, Medelain, mi interessa della nostra amicizia-"
"Ma non siamo mai state amiche!" Obbiettò l'altra.
Rose le fece un sorriso, abbassando gli occhi.
"Ma può sempre capitare"
Medelain sbuffò, mentre prendeva appunti.
"No"
"Cosa?"
La bionda girò la testa verso di lei, affilando lo sguardo.
"Ho detto di no. Non voglio diventare tua amica. Tuo fratello é uno stronzo, e non ci tengo a essere perculata anche da te"
"Cosa ti ha fatto Hugo?" Chiese Rose a bassa voce, avvicinandosi alla compagna per sussurrare "posso provare a chiedergli..."
"Non ti intrommettere!"
"E allora smettila di odiarmi" replicò Rose e, seppure le parole potevano sembrare scortese, il suo tono e il loro contesto la rendevano perfettamente nel giusto dell'educazione.
Dopotutto aveva ragione: non voleva inimicarsi qualcuno per colpa del fratello.
"No"
"Non puoi odiarmi per qualcosa che non ho fatto!" Si lasciò sfuggire Rose, in tono di protesta.
Medelain parve trattenersi dal dire altro. Si voltò piano verso di lei, qualche riccio biondo che cadeva a corniciarle il viso livido.
"Posso e voglio"
Rose aspettò un attimo prima di parlare.
"Posso almeno sapere il perché?" Chiese infine.
La bionda emise una specie di ringhio
Strinse i denti, allungandosi su di Rose - che si spinse tanto in fondo sulla sedia che temette di cadere (Scorpius fece una battuta sconcia, ma venne ignorato) - e la trafisse con i grandi occhi chiari.
Se fosse stata un drago, probabilmente le sue orecchie avrebbero fumato.
"Fatti. Gli . Affaracci. Tuoi." Sibilò, tornando seduta al suo posto, impugnando la piuma per scrivere.
Per Rose fu come se qualcuno le avesse sbattuto una porta in faccia.
Rimase a fissare la figura di Medelain che prendeva appunti per un tempo indefinito, fin quando la voce di Scorpius non la riscosse.
"Ehy, Weasley, non sapevo fossi dell'altra sponda. Cosa é, ti piacciono i biondi?"
Rose arrossì, iniziando a prestare ascolto alla lezione.
Lanciò un occhiata in sottecchi a Medelain, ancora china sulla sua pergamena a scrivere.
Capii una cosa: era certa di ciò che avrebbe fatto.
Sarebbe andata fino in fondo a quella faccenda.
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In The Name/ Scorose.
Hayran KurguTutti concordano sul fatto che Rose Weasley é una delle persone più buone al mondo: sempre gentile e altruista con tutti ( e con tutti, ovviamente, comprendo anche gli animali, dai più piccoli e innocui ai più grandi e pericolosi) pensa prima alle n...