"sei stata grandissima!" Ripeté Roxanne per la centesima volta.
Alice alzò lo sguardo e le sorrise, vagamente imbarazzata. Rose non riuscì a fare altro che sorprendersi: non aveva mai visto nemmeno il più piccolo rossore colorire le guancie di Alice, mentre ora la sua faccia era quasi dello stesso colore dei suoi capelli.
Accennò a un sorriso in direzione della migliore amica, poi tornò al suo tema. Erano nel loro Dormitorio e, sebbene fosse passata più di una settimana dalla "grande vendetta di Alice" (così avevano deciso di chiamarla) Roxanne ne era rimasta tanto entusiasta e colpita che non faceva altro che complimentarsi con Alice. In quel momento, per enfatizzare il tutto, stava saltando sul letto di Rose, la chioma scura e riccia che ballava come un cespuglio nero sopra la sua testa.
Rose aveva provato a scacciarla, ma dopo l'ennesima volta che le sue parole erano cadute nel vuoto aveva lasciato perdere, si era stretta nelle spalle, e si era messa a fare i compiti.
Intraprendere una guerra con Roxanne per il controllo del suo letto non era la cosa migliore da fare ora come ora.
"Roxanne, lo hai già detto un sacco di volte" borbottò Alice, ancora lievemente imbarazzata. Poi riprese la propria sfacciataggine, portandosi una ciocca castana sfuggita alla coda dietro l'orecchio "e poi é passata una settimana. Ormai non c'è più niente da dire!"
"E qua che ti sbagli" ribatté Roxanne, bloccando i suoi salti. La guardò, poi balzò giù dal letto e vi si sedette composta, per la gioia di Rose "da quello che mi hanno raccontato é stato qualcosa di clamoroso. Ancora se ne parla nei corridoi.
Credimi. Questa storia è ancora giovane, se ne parlerà per tanto tempo."
"Non é stato niente di clamoroso. Solo...quattro parole"
"Non é quello che si dice nei corridoi"
"Ma é così che é andata"
Rose alzò lo sguardo su Alice, un espressione scettica e perplessa che dubitava fosse nascosta come voleva "da quando hai tutta questa modestia?" Le chiese senza malizia.
Alice sorrise a disagio. Si mosse sulla sedia in tensione, poi sbuffò. "Non so.
Semplicemente non mi sembra una cosa di cui vantarmi"
"Invece dovresti!" Esclamò eccitata Roxanne.
"No..." Alice scosse la testa "un po' mi dispiace per lui. Insomma, mi é sembrato veramente spaventato."
"Oh no. Lui non era spaventato.
Lui era terrorizzato"
"Ohh" sospirò Roxanne, gettandosi di schiena sul letto e disfacendo quel poco che era rimasto intatto. "Quanto avrei voluto esserci"
"Meglio di no" scattò Alice "penso che per quelli che ci stavano guardando sia stato piuttosto imbarazzante"
"Affatto" ribatté Rose "ci siamo divertiti tanto"
"Ma se eri entrata in trance e non rispondevi più alle domande!"
"Beh..." Rose arrossì "una volta ripresi dallo shock, se ci ripensava, é stato davvero istruttivo e esilarante"
"Ribadisco: avrei voluto esserci"
"Roxanne" Alice sospirò, passandosi una mano sul volto "fidati: non avresti voluto-"
Rox agitò una mano in aria con fare distratto. "É quello che pensi tu"
Alice la guardò. Aprii la bocca per dirle qualcosa, probabilmente spiegarle i contro che lei non vedeva ad assistere a una scena del genere, poi ci ripensò. Chiuse la bocca e scosse la testa, in una espressione rassegnata.
Rose nascose un sorriso sotto i baffi.
Quello che aveva detto era vero. Una volta ripensata alla cosa aveva trovato il lato comico e aveva dovuto più volte nascondere il riso che le affiorava alla bocca.
Peccato che Alice non lo capisse.
Inoltre, la sua vendetta aveva portato dei lati positivi anche a Rose.
Per la prima volta, Alice era stata quella più notata, nei corridoi. Quando passavano, Rose non sentiva più tutti gli sguardi puntati su di lei come calamite, ma percepiva che l'oggetto di tutte quelle occhiate era Alice, non lei.
E ciò le aveva dato uno strano senso di sollievo.
E poi, aveva anche notato che Alice gradisse quelle occhiate. Effettiva-mente, quando passavano per qualsiasi parte, quella che veniva guardata era Rose (e lei se ne accorgeva anche più di quanto avesse voluto) e doveva essere soddisfacente, per Alice, essere al centro dell'attenzione, per una volta.
E poi erano attenzioni positive! Cosa si poteva chiedere di più?
"Ciò non toglie" riprese Roxanne "che tutte le persone che non c'erano avrebbero voluto esserci. Pensa, stiamo tutti chiedendo in giro per avere più notizie possibili e dettagliate su cosa sia successo!"
"Oh Merlino" Alice si prese il viso fra le mani "ma non potete farvi i cazzi vostri per una volta?"
"Hogwarts che si fa i cazzi suoi?" Chiese Roxanne, poi scoppiò a ridere sguaiatamente "Alice, credevo che ormai ci fossi arrivata.
Qui siamo una banda di ficcanaso. Perfino i muri hanno le orecchie"
Rose rise.
"Non esagerare" ribatté Alice "non siamo tutti..."
"Curioso cronici che non riescono a guardare dritto davanti a sé e a non curarsi degli altri?" La aiutò Roxanne. Poi scosse la testa "non conosci la gente del castello che invece conosco io"
"E chi conosceresti, sentiamo?" Domandò Rose, posando la pergamena sulla quale stava scrivendo.
Roxanne la guardò un attimo sorpresa, poi scosse la testa. Le fece un occhiolino "segreti che possiamo condividere solo con i grandi e inimitabili fanatici di scherzi"
"Intendi Fred e James?" Domandò annoiata Alice.
Roxanne la guardò male. "No." Disse "intento i fantastici e inimitabili-"
"Sì" Alice sbuffò "abbiamo capito"
"Potresti anche mostrare un po' più di entusiasmo" mormorò offesa Roxanne.
"Oh. Ma non è colpa mia se non mene più fregar di meno" disse Alice, sorridendo angelica.
Roxanne fu sul punto di ribattere, ma Rose decise che era arrivato il momento di intervenire.
Voleva evitare altre liti inutili ora, dato che tutto sembrava procedere per il meglio. O, peggio, guerre.
"Va be... comunque rimane il fatto che Alice é stata fantastica e Roxanne fa degli scherzi eccezionali"
Roxanne lanciò uno sguardo vittorioso a Alice, poi alzò il mento.
"Ah! Visto?"
Alice scosse la testa "taci..."
Rose stava per dire qualcosa, ma un bussare alla porta soffocò le parole non ancora dette. Lanciò uno sguardo a Alice e Roxanne, entrambe ammutolite per la perplessità, mentre fissavano tutte e tre lo sguardo sulla porta.
"Avanti" disse Roxanne, appurando che le altre due non avrebbero spiccicato parole.
La porta del Dormitorio si aprii piano, e fece capolino una chioma rossiccia. Rose riconobbe i capelli di Laila Finnigan ancora prima di vederla per intero.
"Scusate" disse la ragazzina, a disagio. Si guardò bene dall'incrociare gli occhi di Rose, e lei capii il perché. Da quando avevano beccato Laila e Marck Tomas e pomiciare durante la loro ronda, la ragazza si era trovata in un imbarazzo persistente nei confronti di Rose, e cercava di stare con lei il meno tempo possibile. Doveva provare una vergogna gigante, che si rifletteva ancora su Rose per i suoi componenti. "Hermione" disse Laila, rivolgendosi alla spalla di Rose, lo sguardo basso "c'è qualcuno davanti al quadro che chiede di te"
"Di me?" Fece stupita Rose, indican-dosi.
Laila annuii. "Sì. Vuole parlarti. Mi ha detto anche che se ti sbrigavi...
"Ma chi è?" Chiese Rose, perplessa.
Laila si strinse nelle spalle. "Non ne ho la più pallida idea. Non é un Grifondoro di certo, se no avrebbe potuto benissimo entrare nella Sala senza chiedere niente." Laila si fermò un attimo, guardando sempre la spalla di Rose. Roxanne fu sul punto di fare una battuta, probabilmente riferita a qualcosa con l'ovvio che l'avrebbe offesa, ma Alice agguantò un cuscino e lo tirò in faccia alla mulatta, che ricadde sul letto senza aver pronunciato una sillaba. Laila spalancò la bocca, osservandole. Poi dovette decidere che era meglio non dire niente e scosse la testa.
Si rivolse di nuovo a Rose "é del tuo anno. Non so altro." Laila si voltò e, veloce come era arrivata, sgusciò via dal Dormitorio, richiudendosi la porta alle spalle.
La domanda di Rose, ovvero di quale miseriaccia fosse la Casa di appartenenza del ragazzo, le morii in gola ancora prima che potesse pensare di pronunciarla.
Si voltò verso le amiche, che però non sembravano avere consigli da darle.
Dopo due minuti di sguardi insistenti, Alice si strinse nelle spalle. "Vai." Disse "sarà Albus che ti vuole chiedere qualcosa" la voce le tremò sul nome del ragazzo, ma Rose credette fosse solo una sua impressione.
Ma se fosse Albus Laila lo avrebbe riconosciuto. Così come se fosse Scorpius. Rose si sorprese un attimo di aver paragonato il nome del Malfoy a quello del cugino, poi si rese conto che ormai era abitata a chiamarli in coppia, dato il loro essere migliori amici e stare sempre attaccati. Chissà se anche con me e Alice fanno questo tipo di ragionamenti.
Roxanne balzò a sedere. "Allora?" Le chiese, lievemente brusca. Rose sobbalzò "che aspetti ad andare?"
Rendendosi conto che si era incantata a fissare il vuoto - collezionando uno sguardo interrogativo e sospetto di Alice - Rose si alzò. Lanciò un ultimo sguardo alle sue amiche e si diresse di sotto, scendendo le scale e sbucando nella Sala Comune di Grifondoro. Seduta su una poltroncina scarlatta, Rose riconobbe Lily, intenta a scrivere una lettera. Quando le passò al fianco, sua cugina alzò gli occhi su di lei e le sorrise, anche se sembrava un po' distante.
Avrà da fare con Lysander la giustificò Rose. Attraversò svelta la Sala e, pochi secondi dopo, stava già spingendo il ritratto della signora Grassa.
Quando uscii nel corridoio, non riuscii a fare a meno di sgranare gli occhi estremamente sorpresa.
Anche il suo tono, mentre lo guardava, aveva una nota decisamente stupita.
"Yahn?" Chiese Rose, in modo completamente spiazzato.
Il ragazzo le sorrise. Aveva i soliti capelli ricci sparati all'insù, e gli stretti occhi verdi la guardavano tranquillamente, anche se erano solo una striscia smeralda che interrompeva il rosa della carne. La cravatta argento e blu di Corvonero, la casa alla quale apparteneva, brillava sul suo letto rischiarata dalla candele che stavano lì intorno.
Sorrise di più. "Rose. Grazie per essere venuta"
Beh, era logico, no? Pensò Rose confusa siamo amici. E mi ha chiamato.
Per caso credeva anche avrei fatto finta di niente?
"Figurati" rispose Rose sorridendo, anche se un po' in modo finto. Si dondolò a disagio sulle gambe, sperando che lui non notasse niente "allora? Di che volevi parlarmi? Ti serve qualcosa?"
Miseriaccia pensò Rose mi trema la voce.
Perché mi trema la voce?
Yahn non rispose. Si limitò a fissarla, gli occhi verdi che non lasciavano trasparire alcuna emozione.
Rose, sebbene fosse avvezza a questo comportamento di Yahn - dopo tutti quei mesi passati insieme, ormai aveva capito che non era uno che andava dritto al punto, nelle cose -, non riuscii a non sentire un brivido correrle lungo la schiena.
Nonostante fosse una visita che non le dispiacesse, (il tempo passato con Yahn era sempre bello)non riusciva a non vedere il lato un po' inquetante della cosa.
Non c'era niente di che, erano amici e anche in buone acque, solo che...
Era strano ritrovarselo davanti all'entrata della Sala Comune di Grifondoro, che addirittura chiedesse di lei.
Cosa mai poteva essere successo di così importante da necessitare un incontro così, all'improvviso? Yahn non poteva aspettare il giorno dopo, quando si sarebbero visti in Sala Grande per la colazione?
Rose, come un flesh, ricordò l'inizio anno, quando i professori discutevano al tavolo e sembravano nervosi dell'imminente arrivo...
Rose scosse la testa, costringendosi a lasciare indietro quel ricordo.
E poi Yahn non parlava. L'ansia cresceva dentro Rose come acqua in un bicchiere e, se non avesse trovato il modo di bucare il fondo,sarebbe straripata, e lei avrebbe sbottato in uno sfogo poco signorile.
"Yahn" disse Rose, e questa volta l'impazienza trasparii dal suo tono.
Yahn le sorrise. La guardò ancora, poi scosse la testa. "Niente.
Domani vieni al tavolo dei Corvonero? Magari facciamo la colazione insieme"
Rose si sgonfiò come un palloncino. Era già pronta a dire qualcosa di cattivo per farlo muovere a parlare, o a chiedere con insistenza quale fosse la natura della sua visita, e la sua testa stava già lavorando a qualsiasi scenario apocalittico che potesse spiegare la presenza di Yahn lì e, quando capii di essersi preoccupata per niente si sentii stupida.
Incredibilmente stupida.
La sua mascella cadde e Rose scosse la testa, riprendendosi. Era ancora in una specie di stato confusionale quando rispose, veloce per non fare passare troppo tempo. "Certo.
Mi farà piacere'"
Yahn sorrise. I denti, bianchissimi, luccicarono come diamanti puliti contro l'oscurità che aveva iniziato ad avvolgerli. "Ottimo. Magari-" si interruppe, come se qualcuno gli avesse tolto le parole di bocca e scosse la testa.
Rose chiuse una mano a pugno. "Magari?"
"Niente. Solo..." Yahn abbassò lo sguardo sulle punte delle sue scarpe "sei molto gentile.
E bella"
Rose si sentii avvampire. Prima che potesse replicare qualcosa, Yahn però so era già voltato, incamminandosi nel corridoio e venendo inghiottito nel buio.
Rose tirò un sospiro di sollievo. La fuga di Yahn le aveva risparmiato di rispondere.
Guardò ancora qualche attimo nell'oscurità dove era svanito, poi si voltò, pronta a rientrare nella sua Sala Comune.
E lo avrebbe fatto, se l'occhio non le fosse caduto su una figura snella, che si aggirava furtiva con una chioma bionda che rifletteva le luci delle candele.
Rose si bloccò, voltandosi di scatto.
E adesso che cavolo ci faceva Scorpius Malfoy nelle vicinanze della Sala Comune di Grifondoro?
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"Albus, per quanto tempo hai intenzione di stare con quella faccia da scemo sul volto?" Sbuffò Scorpius, dentro il Dormitorio maschile di Serpeverde.
Albus, sdraiato a pancia su sul suo letto, le braccia e le gambe spalancate come una stella marina, alzò lo sguardo su di lui, perplesso. "Quale faccia da scemo?"
"Quella che hai sul volto"
"Non ho nessuna faccia sul volto. É la mia faccia"
"Allora mi sa che dobbiamo preoccuparci" commentò Scorpius.
Albus lo guardò male. "Che c'è? Cosa ti urta?"
"Prova a indovinare." Scorpius socchiuse gli occhi. Albus lo fissò confuso, senza riuscire a dire niente.
Scorpius sbuffò. "Sento ancora i tuoi pensieri. E sono irritanti.
Sopprattutto quando pensi da giorni sempre alla stessa cosa!"
"Io non penso sempre a Alice" si difese Albus, anche se con debolezza.
"Ah no? Ci stai pensando anche adesso, dato che non ho detto un accidente dei tuoi pensieri e tu corri subito a quel nome come soluzione!"
"Ehy sono i miei pensieri" Albus alzò una mano con fare saccente, che irritò Scorpius "so a cosa stavo pensando.
Tu leggi la mente. E quindi lo sapevi anche tu"
"Quindi ammetti di pensare solo alla figlia del prof?"
"Non ho detto questo"
Scorpius chiuse gli occhi. Non era proprio giornata degli scherzetti di Albus.
Le mani gli facevano un dolore atroce. Bruciavano, quasi. Fortunatamente aveva i guanti e nessuno poteva notarlo, ma ciò non toglieva l'atroce dolore che invece Scorpius sentiva. Avrebbe voluto staccarsi la pelle dalle ossa, ma doveva trattenersi.
O almeno fingere di stare bene davanti al suo migliore amico.
"Fantastico" disse. Aveva l'incredibile istinto di allontanarsi, allontanarsi da lui, quasi nell'illusione che potesse fare sparire il dolore che gli tranciava le dita "senti, visto che tu pensi solo alla Longbottom-"
"Ad Alice" puntualizzò stizzito Albus.
Scorpius lo ignorò. "Io vado a farmi un giro. Per il castello. Non ho niente da fare"
Albus gli puntò contro due occhi sorpresi. "Cosa?"
"Sì." Scorpius gli lesse nella mente "e si, sei tanto insopportabile in questo stato di limbo che farei di tutto per riuscire a sottrarmi ai tuoi pensieri.
Qualsiasi cosa"
Albus sbatté le palpebre. "Sul serio? Davvero sono tanto irritante?"
Cosa ti ho appena detto? Scorpius sbuffò "sí"
"Ah. Mi spiace"
"Non ti preoccupare. Non è colpa tua.
E ormai ci sono abituato. Solo, sai come é, vorrei anche un brek, di tanto in tanto"
"Capisco" disse Albus annuendo. Si era solo vagamente offeso, ma non abbastanza da lasciarlo solo e allontanarlo. Farlo andare via senza rimorsi.
Dannazione. Perché ho dovuto scegliermi un migliore amico tanto determinato?
"Perché me lo stai dicendo?" Domandò a un tratto Albus.
Scorpius lo fissò di traverso. "Perché siamo amici, forse? Mi sembra giusto dirtelo. Una questione di giustizia"
"Ah. Ottimo.
Come farai per le ronde degli altri? Se non sbaglio ora nessuno dovrebbe essere fuori dal letto"
Scorpius alzò le spalle. "Sono in Prefetto, ormai." Disse. "Nessuno può dirmi qualcosa"
"Beh, non é che tu sia propriamente un Prefetto, visto che le tue sono delle Ronde che ti ha dato Lumacorno per punirti" obbiettò Albus.
"Ma che c'entra? Ho tutti gli obblighi e le responsabilità di un Prefetto. E poi Nott si é ritirato.
Sono un Prefetto a tutti gli effetti"
Albus stava per replicare, ma Scorpius non aveva punta voglia di ascoltarlo.
Si voltò, dirigendosi velocemente alla porta. Sentii distrattamente la voce di Albus che gli dava dello stronzo, ma Scorpius non ci fece nemmeno caso.
Scese le scale, attraversò in un lampo la Sala Comune e, poco dopo fu fuori.
Fuori da quell'aria malata, fuori nel corridoio, libero.
Scorpius prese un profondo respiro, assaporando l'aria intrisa di umidità dei sottoranei.
Fece uno smorfia, il fiato bloccato in gola, e tossí. Quella cosa che spacciavano per aria faceva schifo.
Scorpius scosse la testa. Dopotutto, chi se ne fregava. Non gli importava di non poter assaporare quell'aria, non gli importava di non poter godersi il luogo che per anni era stata una seconda casa.
Tanto, non avrebbe potuto comunque farlo ancora. Perché perdersi in lacrime e disperarsi? Meglio affrontare tutto con indifferenza e a muso duro.
Così facevano le persone mature.
Scorpius si ficcò le mani nelle tasche. Sì, era mille volte meglio fare così. Non pensarci.
Almeno avrebbe avuto l'illusione per un paio d'ore che niente di quello successo nell'estate esistesse.
Si diresse a passo cadente lungo i sotterranei. Salii le scale e si ritrovò un uno dei corridoi del piano terra di Hogwarts, la luce morente del sole che si inabissava sotto le fronde degli alberi della Foresta Proibita incorniciato dalle inferriate delle finestre. Le candele erano già accese, lungo il corridoio, e rischiaravano con il loro alone rossiccio il pavimento in pietra.
Scorpius lo osservò bene. Non pensava a niente, mentre camminava per quei corridoi tanto famigliari quanto nostalgici, se non al fatto di provare a imprimersi nella testa tutti i dettagli, tutte le cose che poi sarebbe stato bello ricordiate.
Sempre se ne avesse avuto l'occasione.
O se ci riesco pensò Scorpius amareggiato, costatando che la sua non era una memoria fotografica e che, quando si lasciava alle spalle un corridoio, non lo aveva impresso nella mente come avrebbe voluto. Non ci riusciva. Avrebbe fatto dei disegni, ma neanche in quello era capace. Avrebbe potuto prendere una fotocamera magica e provare a fare delle foto, se ne fosse stato in grado.
Ma non lo era. Non aveva la più pallida idea di come tracciare un segno indelebile di quelle porte piene di significato, quei mattoni che lo avevano accompagnato per quasi sei lunghi anni, su di sé. Oppure trovare un modo per lasciarne traccia su qualcosa, una carta, ad esempio.
Ma non c'era. Scorpius calciò irritato il pavimento.
Dannazione. Perché tutto era destinato a svanire? Perché niente rimaneva per sempre? Perché si doveva accettare il triste destino di nascere, percorrere un percorso dettato dalle etichette, e poi andarsene senza niente se non con la certezza di non aver fatto tutto ciò che si voleva?
Anche lui sarebbe svanito, insieme a tutti gli altri presenti in quel castello, il corpo deformato dalla morte e mangiato dai bruchi che avrebbero trovato riparo fra le sue carni prive di vita.
Scorpius strinse le labbra, frustrato, poi si rilassò, lasciando andare le la rabbia.
Non gli importava più. Niente meritava la sua attenzione per più di due minuti, ormai.
Smise di innervosirsi, pensando che quello era il corso delle cose. Aveva già accettato il fatto che tutto rientrasse nell'ingiustizia, che niente fosse in suo potere, ora come ora.
Che non potesse farci niente, in pratica. Che tutto dovesse svanire insieme alla vita, compresa la sua memoria.
Scorpius si fermò e chiuse gli occhi. Cercò di visualizzare oltre il buio delle palpebre il corridoio che aveva appena attraversato - uno bello, ampio, con i muri tanto stipati di quadri che era raro vedere uno squarcio di parete - farlo materializzare nella mente come se stesse guardando una fotografia.
Niente. Vedeva solo il buio.
Scorpius aprii gli occhi e sbuffò, più rassegnato che altro. Niente, allora non c'è la faceva per davvero.
Peccato. Gli darebbe piaciuto conservare almeno con l'occhio della mente quelle immagini mozzafiato. La Weasley ci sarebbe riuscita. A immaginare il corridoio, si intende.
La sua era una memoria davvero di ferro - e Scorpius ne aveva avuto prova più volte, leggendole la mente. Stampare nella mente una roba facile come quella per lei doveva essere una bazzecola.
E invece Scorpius non ci riusciva. Strano, vero? Beh, nessuno é perfetto.
Delle pecche possono sempre capitare. Anche ai migliori.
Scossea testa ancora. Camminò per tanto tempo, incontrando anche un corridoio pieno di armature - che Scorpius non ricordava di aver mai visto - e, poco dopo, arrivò alle porte della Sala Grande.
Erano chiuse e cupe. Logico, visto che la cena c'era stata tre ore prima.
Nessuno, se non i prefetti di ronda, doveva essere in giro a quell'ora.
Anche se Scorpius non era di ronda, però, era fuori dal suo Dormitorio. E non gli importava se qualcuno lo avesse visto, se si sarebbe beccato l'ennesima punizione per aver infranto le regole o aver mangiato di rispetto all'autorità della scuola.
Nulla lo toccava. A parte, ovviamente, il corpo che aveva appena sfiorato il suo braccio sinistro e gli era quasi andato a dosso.
Scorpius ci mise un secondo per capire. Poi la soluzione gli illuminò la mente come una lampadina, capendo che nessuno avrebbe dovuto essere fuori dal letto e, se a urtarlo fosse stato un Prefetto, di certo lo avrebbe fatto notare senza troppi giri di parole.
Non sarebbe scappato cercando di passare inosservato.
Scorpius si voltò di scatto. "Ehy, tu! Che ci fai qui?" Abbaiò a una figura, che aveva già raggiunto il corridoio.
Quella si immobilizzò, come se Scorpius gli avesse lanciato un pietrificus. Non poteva vederlo in faccia, ma era abbastanza certo l'altro fosse sbiancato. E tanto.
Scorpius estrasse la bacchetta "che ci fai tu qui?"
"Potrei farti la stessa domanda" replicò il ragazzo, la voce melliflua.
Scorpius socchiuse gli occhi. Vedere in quella massa di ombre non era certo facile, ma la luce delle candele rischiarava abbastanza la figura perché lui la ricoscesse.
Corvonero. Del suo anno. Era il ragazzo nuovo e un po' strano che era arrivato quell'anno.
Sì, I suoi capelli ricci sparati all'insù erano identificativi.
"Io..." Scorpius esitò. "Io non ho alcuna intenzione di fare qualcosa di scorretto" continuò stringendosi nelle spalle. Nella teoria era vero, a patto che escludiamo il fatto che avesse già infranto le regole non essendo nel suo Dormitorio.
Scorpius scosse la testa ma sono dettagli.
Il Corvonero (per quanto Scorpius si sforzasse, non riusciva a ricordare il suo nome) rise piano. Non sembrava preoccupato del fatto di essere stato beccato fuori dal letto.
Questo é tutto cretino pensò Scorpius, mentre si avvicinava.
"Allora?" Chiese ancora, ormai a un metro dall'altro, stanco di tutto quel silenzio "che ci fai tu qui?"
Il Corvonero lo guardò da sopra la spalla, lanciandogli uno sguardo così di sufficenza che Scorpius strinse la mano intorno alla bacchetta fino a che le sue nocche non divennero bianche. Si impose di non reagire. Non ancora almeno.
"Chi sei tu per farmi questa domanda?"
"Prego?" Scorpius sbatté le palpebre.
"Ti ho chiesto" ripeté lento il Corvonero, voltandosi verso di lui "chi sei tu per chiedermi questo. Quale é la tua autorità?"
"Io..."
"Anche tu stai infrangendo le regole.
Esattamente come me. Non hai alcun diritto di crederti migliore"
"Io sono un Prefetto" Scorpius calcò su l'ultima "ho tutta l'autorità di chiederti quello che mi pare"
"Ma non sei di Ronda" obbiettò l'altro.
"No. Ma posso sempre togliere punti alla tua Casa. E dimmi, i tuoi compagni non si arrabbierebbero se, domani mattina, si trovassero, che so, cinquanta punti in meno di quelli che avevano prima di andare a dormire?" Sorrise lascivo Scorpius.
Un lampo si accese negli occhi del ragazzo. Poi si sforzò di alzare gli angoli della sua bocca, un sorriso tanto finto che Scorpius ne ebbe quasi la nausea. "Ehy, calmati" disse, alzando le mani in segno di resa "non é niente di speciale. Voglio solo andare a trovare la mia amica Grifondoro"
"Chi?"
"Non penso siano affari tuoi"
Scorpius serrò le labbra. Guardò dietro di sé dove sapeva, nascoste dalle imponenti querce in pietra della Sala Grande, esserci le clessidre dei punteggi. "Sai" ghignò "Corvonero starebbe proprio bene con cento punti in meno"
Il ragazzo pestò il piede per terra. "Questo é abuso di potere!"
"Nahh. Solo giustizia" disse Scorpius scuotendosi nelle spalle.
Il ragazzo lo guardò con rabbia. Alla fine sbuffò "Rose, detta Hermione, Weasley"
Qualcosa gli si accese nello stomaco, mentre guardava quel moccioso infantile e viziato. Senza aver identificato ancora niente, Scorpius seppe per istinto che, qualsiasi cosa fosse, era sbagliata. Così si premurò di cacciarla indietro e non pensarci troppo.
"Perché?" Chiese, sorpredentemente brusco.
"Indovina?" L'altro gli rivolse una smorfia "FATTI MIEI"
"Non ci sono fatti miei di fronte alla legge della scuola"
"Ohh, legge della scuola. Ma ti senti anche tu incredibilmente ridicolo quando dici queste cose o non te ne rendi conto?"
Scorpius sentii un calore improvviso scaldargli le guancie. Lo stomaco sussultò nella pancia.
Ah. Rabbia. Un emozione. Allora era ancora capace di provarle.
Solo che non succedeva da così tanto tempo che temeva di aver dimenticato come fossero. Non sapeva gestirselo, allora.
Stava per ribattere qualcosa, ma dietro di lui ci fu un tonfo incredibile.
Scorpius sobbalzò, voltandosi di scatto. I suoi occhi si spinsero dentro la Sala Grande, senza incontrare le porte che fino a un attimo prima ne bloccavano la visione dell'interno.
Ma che...con un brivido inqueto si rese conto che le porte si erano spalancate. Così, all'improvviso.
No. Non potevano farlo. Cerano delle regole per fare ordine che lo impedivano.Sì, Hogwarts era incantata, ma non fino a quel punto, di far aprire delle porte che, invece, sono sempre chiuse a chiave.
Qualcuno doveva averle aperte. Qualcuno che, a differenza di loro due, aveva l'autorizzazione di stare là.
Scorpius deglutì ecco. É la volta buona che un Prefetto ci trova...
Ma si sbagliava. Dalle due porte aperte uscii sì un ragazzo, sì un Prefetto ma che, come Scorpius, non era di ronda.
Quel giorno non toccava si Tassofrasso. Quel giorno era di Medelain con un Corvonero. Tassofrasso non c'entrava niente.
E la divisa del ragazzo era incriminante, in questo senso.
Scorpius vide la sua figura passare vicino a una candela, e venire illuminata di rosso come se qualcuno vi avesse lanciato una vernice scarlatta. La riconobbe all'istante.
Il figlio del docente di Erbologia. Il fratello della ragazza di cui Albus era ossessionato.
Frank Longbottom.
Frank corse a per di fiato lungo il corridoio. Si accorse di Scorpius e del Corvonero solo quando fu loro vicino.
Sgranò gli occhi, terrorizzato a morte.
Ehy avrebbe voluto dire Scorpius, completamente spiazzato da quella reazione (si, ok che in quell'anno non era stato della compagnia più piacevole, ma nessuno aveva mai avuto paura di lui) tranquillo, guarda che non ti mangiamo.
Ma il Corvonero lo precedette. "Che succede?"
Scorpius gli lanciò un occhiataccia.
Poteva almeno farlo parlare!
"É qui!" Esclamò Frank.
"Eh?"
"Malfoy, é qui!" Frank agitò le mani come se avesse tenuto fra le dita qualcosa di incandescente. I suoi occhi erano spiritati "é qui, é qui..."
"Chi?"
"Gazza" Frank sbiancò solo dicendo quel nome "Gazza è qui"
Ci fu un secondo. Un solo secondo che servì a Scorpius per metabolizzare ciò che stava dicendo il ragazzo.
Poi, senza guardare niente e nessuno, prese a correre.
Perse di vista gli altri due (ma, tanto, cosa gli importava? Sono io quello che non deve prendere altre note) mentre, consumando tutto il fiato nei polmoni, attraversava corridoio, saliva scale, svoltava a casaccio solo per avere la certezza di non essere beccato.
Si chiese distrattamente cosa ci facesse uno come Frank, un figlio di un Prof, là a giro per i corridoi, infrangendo le regole che Scorpius era sempre stato certo un Tasso non avrebbe mai osato violare.
La vita é piena di sorprese...poi, senza ragion di logica, pensò a Hugo Weasley, a ciò che aveva visto nella sua mente.
Come fa a ricordare la madre? Perché conosce Scarlen?
E, senza alcuna motivazione precisa, si fermò crollando al terreno. No, un attimo, questo aveva una motivazione: se non si fosse fermato il cuore gli sarebbe esploso nel petto dalla fatica fatta.
Era un ottima motivazione per interrompere la sua corsa senza senso. Si voltò indietro, studiando le ombre che si addensavano nel corridoio senza essere rischiarate dalle candele. No, non c'era nessuno.
Scorpius tirò un sospiro di sollievo.
Si avvicinò a un muro, tentando di riprendere fiato. Doveva tornare nel suo Dormitorio, cosa diavolo gli aveva detto il cervello di farsi una passeggiata? Perché, perché alle volte doveva essere tanto coglione?
"Hai preso da tuo padre..." Borbottò Scorpius al buio, tanto piano che nemmeno se ne accorse. Scosse la testa, guardandosi intorno.
T'ho pensò, trovava vagamente ironico e isterica come cosa un altro corridoio. L'ennesimo.
I fondatori saranno stati pure dei geni, ma non brillano di fantasia.
Poi una voce interruppe i suoi pensieri.
"Sei molto gentile" disse quella che, con un sussulto, Scorpius riconobbe la voce del ragazzo nuovo.
Quello con il quale aveva fatto una disputa, per intenderci.
La sua testa scattò perplessa in quella direzione. Quando cavolo era arrivato? Scorpius si era mosso come un fulmine, eppure non lo aveva visto...però sono stato concentrato su altro. Scappare, ad esempio.
Ma avrebbe dovuto comunque sentirlo.
Infondo al corridoio Scorpius lo riconobbe. Era di spalle, ma si erano parlati appena un attimo prima.
Davanti a lui, con l'espressione sbigottita e il volto rosso rischiato dalla candele, c'era una ragazza, due occhi azzurri come il mare e una massa indomabile di capelli scarlatti...
Scorpius strinse i pugni, riconoscendo Rose Weasley.
Stavano insieme, per caso?
La voce del ragazzo gli risuonò nella testa. Amici.
Scorpius tirò un sospiro di sollievo.
"E bella" aggiunse la voce del Corvonero, e Scorpius sbuffò. Poco dopo, vide la figura alta del ragazzo passargli davanti. Non lo seppe con certezza, ma Scorpius aveva la netta sensazione non lo avesse visto.
Però non riuscii a ignorare i due occhi verdi che indugiarono, per un secondo, nell'angolo dove si era rintanato.
Scorpius sbuffò. Che perdita di tempo.
Avrebbe potuto rischiararsi le idee, usare quell'occasione in modo utile, e invece...si era ritrovato due coglioni e si era messo a scappare da Gazza.
Dannazione.
Si alzò, scuotendo la testa. Era pronto a tornare al suo Dormitorio (non gli importava che qualcuno avrebbe potuto vederlo. Anzi, meglio. Così avrebbe potuto avere un posto dove andare per il resto della notte) dimenticare quella faccenda e tornare a ignorare ciò che succedeva a Rose Wealsey - che, ovviamente, non riguardasse il ricordo da lui tanto cercato - quando...lei gli si catapultò davanti.
Letteralmente. Per poco lui non la investii. Dovette arretrare di un passo, e cozzò violentemente contro il muro.
Fantastico...una stilista ragazza mi ha messo all'angolo.
Esilarante. Che razza di uomo sono?
"Malfoy!" Sputò Rose a un centimetro dal suo volto con sorprendete cattiveria "si può sapere che miseriaccia ci fai qui?"
Scorpius inarcò un soppracciglia "non lo vedi? Sto in piedi."
"Non puoi"
"Scusami?"
"Malfoy, lo sai anche tu" sbuffò lei, il volto accaldato dalla rabbia "é passato il coprifuoco. Tutti a letto. Nessuno escluso"
"Anche tu sei fuori dal letto" ribatté Scorpius, senza scomporsi. No, non aveva la minima intenzione di affrontare ancora quella ragazza.
Alle volte sembrava davvero un mostro.
Rose avvampí. Così, rossa per l'imbarazzo di prima, la rabbia di ora e l'essere presa in contro piede aveva raggiunto la stessa tonalità dei suoi capelli. Era letteralmente un tutt'uno con essi. Scorpius non riusciva a vedere dove finiva la fronte e iniziava la chioma scarlatta.
"Ma che c'entra?" Rose si riprese, e lo attaccò di nuovo "io sono uscita un attimo. É in più sono un Prefetto!
Ho il dovere, anche se non sono di Ronda, di controllare che tutti siano a letto!"
"Anche io sono un Prefetto" replicò calmo Scorpius, anche se sentiva qualcosa di strano. Era come un senso di disagio, la sensazione che si ha quando di sente di essere usciti di casa e aver dimenticato qualcosa...
Cosa le era preso, alla Weasley? Da quando si comportava in modo così...folle?
Scorpius l'aveva sempre vista tenere il controllo, essere sempre così gentile da dare la nausea, non lasciarsi mai andare a scenate come invece stava succedendo ora. Strinse i pugni.
Che cavolo le ha detto quel ragazzo per farla diventare così?
"Tu sei un Prefetto solo perché la MecGrannit voleva punirti!" Disse Rose "e si, Albus me lo ha detto."
Dannazione. Perché quel giorno sembrava girare intorno a quella faccenda?
Scorpius sbuffò. "Va bene. Ora me ne vado. Lo stavo già facendo, comunque.
Se tu non mi avessi interrotto..."
"No" il tono di lei era perentorio "ora mi dici cosa ci fai qui" ho fatto qualcosa di sbagliato?
"Che ti frega?" Domandò Scorpius, acido, provando a ignorare i pensieri di lei.
Sei qui per me? Cosa ho sbagliato? "Malfoy, non scherzare. O mi dici perché sei qui oppure dovrò togliere punti a Serpeverde" lo so che ti ho offeso.
Scorpius scosse la testa con violenza. C'era un netto contrasto fra il tono disperato dei suoi pensieri e quello acido con il quale Rose parlava, che lo lasciava spiazzato, senza avere la più pallida idea di come fare, come gestire la situazione. Normalmente era sempre stato un passo avanti, conoscendo le parole che gli altri gli avrebbero detto, e nei litigi questo era un vantaggio, ma era parecchio difficile anticipare qualcuno, e reagire bene, che pensa una cosa e ne dice una completamente opposta. Sembrava avere una doppia personalità, e la cosa lo spaventava parecchio. E concentrarsi su due voci quasi diverse che ti parlano nella testa non é facile!
"Davvero?" Chiese Scorpius sibilando. Socchiuse gli occhi, e finalmente ebbe la soddisfazione di vedere la sorpresa fare capolino nelle iridi di Rose, che si manifestò anche facendole schiudere le labbra "lo fai a tutti, o hai delle Preferenze? No, sai, perché una persona onesta dovrebbe avere le stesse condizioni per tutti"
Lei parve accusare il colpo "che intendi dire?"
Scorpius sbuffò. Allungò una mano verso il ritratto della Signora Grassa, ancora spalancato "ti ho vista parlare con quel ragazzo nuovo. Ma non mi risulta tu gli abbia detto di andare a letto, o lo abbia minacciato di togliere punti alla sua Casa.
E chissà perché? Forse perché é tuo amico?
Mi aspettavo qualcosa di meglio, da te, Weasley. Mi sembravi onesta"
Miseriaccia. Rose era nel panico Mi ha visto. É per questo che é qui?
Però pensò Scorpius ne ha di immaginazione.
"Io..." Rose spalancò la bocca per difendersi, ma non proferii fiato. Fu colta da un fiume di pensieri che travolse anche Scorpius, tanto forte da sommergerlo e fargli perdere l'equilibrio e se lo racconta a gli altri che succede? Cosa diranno di me? Cosa penseranno? Scorpius quasi la sentii cambiare tono Diranno che sono una raccomandata, già lo so, penseranno che me la tiro per il mio cognome, che mi credi chissà chi. Mi tratteranno male perché pensano che io faccia le preferenze...
Scorpius si tappò le orecchie. Dannazione. La Weasley stava facendo una tragedia e lo stava trascinando nella sua follia.
A nessuno fregava niente di lei! Perché credeva che un azione fosse tanto importante? Perché credeva che ogni suo comportamento fosse notato con tutta quella attenzione?
Davvero credeva di essere così importante? Nessuno la calcolava la gran parte delle volte che lei si faceva quelle fisse mentali!
"E smettila" disse. Vide lo sguardo confuso di lei, ma non ci badò "smettila, ti prego, smettila di pensare di essere sempre al centro di tutto. Smetti di pensare che le persone guardino ogni cosa che fai. Indovina?" Sbottò, con tale veemenza che lei arretrò di un passo "Un frega un cazzo a nessuno di te! Sei una stupida narcisista, questa é l'unica verità"
"Io non non sono narcisista" ribatté Rose debolmente.
Scorpius scoppiò in una risata grassa. Il suono risuonò fra le pareti in pietra che li circodnavano, e percorse il corridoio come un vento gelido. Sentiva ancora i pensieri di Rose, la sua perplessità la percepiva come fosse la propria, ma non gli importava.
Quella ragazzina doveva capire.
"Sì, invece. Pensi di essere tanto importante da stare al centro di tutto, al centro dei pensieri di tutti. Credi che solo per via della tua storia tutti ti guardino, tutti ti pensino, credi di stare in mezzo agli eventi di Hogwarts quando invece, nelle menti degli altri, hai solo un ruolo estremamente marginale"
Non puoi saperlo con certezza pensò Rose, e aprii la bocca, probabilmente per dirlo, ma si bloccò. Un lampo di comprensione passò nei suoi occhi, accendendoli come il mare a mezzo giorno. Un pensiero la travolse, e le sue azioni furono influenzate.
"Sei un Legilimets" disse Rose, facendo un passo indietro, come se lui l'avesse colpita.
Finalmente ci é arrivata! E io che credevo di aver lasciato messaggi eloquenti. Scorpius la osservò da sotto le soppracciglia corrugate. Piegò le labbra in un ghigno, e si sentii quasi soppraffatto dalla consapevolezza di essere mille volte superiore a Rose Weasley.
Si mise più dritto sulla schiena. "Sì, lo sono. E ti leggo la mente, perennemente. Facilmente. Sai? Quando si passa tanto tempo con una persona, anche se la si odia pesantemente, non riesci a fare a meno di creare un legame con lei, un filo che corre da te a l'altro, nutrito da sentimenti diversi e opposti." Scorpius fece una pausa. Stava dicendo troppo
"E io, per quanto non ti sopporti, non ho potuto fare a meno di riuscire a creare un legame con te, esattamente come lo ho con Albus. Ma ricordati" aggiunse, sentendo una strana rabbia nel petto "che questa" e si indicò la testa, poi quella di lei "é tutta colpa tua"
"Ti sbagli" sussurrò lei, dopo diversi attimi di silenzio. Sembrava sconvolta, il volto bianco come un cencio e gli occhi azzurri due biglie chiare incastonate in quella massa priva di colore.
Scorpius la fissò. Lui repsitava un po' con affanno, e sentiva il peso della magia che gli smorzava il fiato.
Si era sforzato troppo. E non sapeva bene nemmeno lui quello che aveva detto. "Forse" ammise, sempre con tono superiore "Sì, ma ciò non toglie il tuo enorme narcisismo"
Rose scosse la testa con forza "Non sono narcisista" non hai capito niente.
"Sì, invece, che lo sei. Leggo nella tua mente, e-"
"Hai frainteso tutto" lo interruppe lei. Fece un passo indietro, sforzandosi di non pensare, eliminare dalla mente tutte le parole.
Scorpius inarcò un sopracciglio.
"Cosa?"
"Non penso agli altri perché sono narcisista" Rose prese un respiro. Tremava "né ho la presunzione di pensare di essere tanto importante da stare sempre al centro dei pensieri di tutti. La verità é un altra"
Che non sei riuscito a capire.
Scorpius sbuffò. Lui accettava i suoi errori, sapeva di poter sbagliare, aveva un beneficio del dubbio, ma sui pensieri, della materia che lui studiava fa quando era un bambino, lui aveva sempre ragione.
E non avrebbe permesso a una narcisista Grifondoro di dire il contrario.
"Ah no?" Sbottò iroso"E allora perché, sentiamo"
Rose rimase in silenzio. Alzò il viso verso di lui, negli occhi si riflettevano le fiamme delle candele che somigliavano a del fuoco sul mare, o forse erano solo la prova della sua rabbia; socchiuse le palpebre, affilando lo sguardo come coltelli, tanto che Scorpius ne sentii quasi la pelle venire punta. Poi strinse i pugni, e Scorpius si sentii catapultato nella sua mente.
Era in lotta con sé stessa. Non capiva altro, ma sembrava indecisa sul dire qualcosa o meno.
Si stava controllando, o, almeno, provava a controllare la parte di sé stessa che voleva prenderlo a schiaffi.
Non ci riuscii. Questa prese il sopravvento.
Alla fine, però, sbottò.
"Prova tu" sussurrò Rose in posizione di attacco. Sembrava schiumare rabbia "prova tu a passare per le strade e a vedere tutti che si voltano verso di te. Prova tu a essere il figlio dei Salvatori del Mondo Magico, sempre sotto dei cazzo di riflettori pronti a immortalare ogni errore.
Prova tu ad avere un padre che vuole..." Si interruppe e scosse la testa "prova, prova Malfoy a sapere cosa voglia dire prendersi delle responsabilità in giovane età, a dover ripristinare una famiglia che non vuole essere unita, che si é rotta irrimediabilmente. Prova a leggere cosa si prova quando assumi il ruolo di tuo padre nella famiglia.
Tutti pronti a giudicarlo, e tu, per difenderlo, garantire che, infondo, é bravo anche se non lo da a vedere, tu ritrovi a fingere, e fingere di essere felice, a recitare una parte per giustificare l'uomo a cui vuoi bene ma che-" gli occhi le si riempirono di lacrime e con continuò.
Ti fingi felice così la gente crede che vada davvero tutto bene
"Weasley" Scorpius mosse istintivamente un passo verso di lei.
La ragazza si allontanò, come fosse stata scottata.
Scorpius si sentii malissimo. Qualcosa si ruppe in lui, e lotto contro la voglia di dire qualcosa di conforto. Dannato lato umano.
Rose gli lanciò un ultimo sguardo. Poi si voltò e andò via, lasciandolo così, solo e confuso, dentro un corridoio buio.

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In The Name/ Scorose.
FanfictionTutti concordano sul fatto che Rose Weasley é una delle persone più buone al mondo: sempre gentile e altruista con tutti ( e con tutti, ovviamente, comprendo anche gli animali, dai più piccoli e innocui ai più grandi e pericolosi) pensa prima alle n...