Capitolo 75

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Rose fissò la lenta neve cadere oltre il vetro della finestra. Era poca, giusto una spruzzata di bianco, ma ciò non voleva dire che non la impressionasse lo stesso. E poi era in anticipo per quell'anno. Erano solo a Novembre!
Rose la fissò ancora, nella Biblioteca deserta. Si era rintanata li dopo l'ennesimo litigio fra Roxanne e Alice e, visto che aveva sentito la malsana voglia di affatturarle entrambe se ne era andata prima di dare sfogo ai suoi pensieri sulle amiche. Era stato molto meglio così. Almeno poteva conservarsi la reputazione da ragazza calma. Anche se questa, da diverso tempo, sembrava come evaporata dal suo corpo. Sparita.
Rose sospirò, tirando su la testa sala mano. Delle profonde macchie scure si addensavano ai margini della foresta Proibita, e stavano avanzando verso il castello, scandagliate dal grande orologio della Biblioteca che segnava le otto e cinque. Guardò la neve fuori cadere lenta e profonda in un turbinare di bianco chiaro che quasi accecava, e poi si alzò.
Era incredibile quanto quella stanza di Hogwarts avesse il potere di farla stare tranquilla. Smollare lo stress.
Visto che non c'era nessuno non doveva preoccuparsi di come appariva agli occhi degli altri, e poteva finalmente concentrarsi suoi propri pensieri, senza che i suoi movimenti fossero condizionati dalle congetture che si faceva su quello che gli altri pensavano di lei. Sì, era un discorso parecchio complicato.
Però non era mai riuscita a comportarsi in pubblico senza preoccuparsi di come si poneva agli occhi degli altri. Di come risultassero i suoi comportamenti visti con occhi sconosciuti. Non pensava mai ci sarebbe riuscita. Ora non era più spontanea come lo era stata da bambina.
Sua zia Ginny le aveva sempre detto che era molto empatica, e che questo era un fattore positivo. Secondo Alice invece doveva smetterla di farsi seghe mentali. Rose credeva fosse solo un ennesimo tratto del carattere che doveva aggiustare. Ma ci aveva rinunciato, da tempo ormai.
Rose sospirò, poi prese la borsa che aveva gettato con poca grazia sulla panca accanto a lei e si incamminò verso l'uscita, nel corridoio. Voleva raggiungere la sua Sala Comune, anche nella speranza che Alice e Roxanne avessero lasciato perdere la loro discussione - che la stava lentamente portando all'esaurimento nervoso - e perché voleva riposarsi un po'. Certo, la Biblioteca era sempre stato il posto migliore per quello, ma Rose temeva che se fosse scomparsa dalla circolazione per cinque ore consecutive Alice avrebbe iniziato a preoccuparsi. E probabilmente anche gli altri.
Rose stava proprio per accedere al corridoio del Settimo piano, dove spiccava come una macchia informe di colore il ritratto della signora Grassa, quando la sua attenzione fu catturata da altro.
Un movimento, un chiaro luccichio, e un rumore lieve ruppe il silenzio intorno a lei. Rose si bloccò, la testa fissa in avanti. Non era raro sentire dei rumori, anzi, gli studenti più piccoli si divertivano a andare in giro per Hogwarts ed esplorarla, ma c'era qualcosa, la velocità con cui era apparsa e la furtività con la quale era scomparsa, che le imponevano di rimanere immobile, ferma a osservare gli sviluppi. Rose strinse appena la mano sulla tracolla. La stoffa dura le ferí la pelle, ma Rose quasi non se ne accorse. Voltò piano la testa, osservando un corridoio laterale accanto a lei. La strada si apriva in matenolle in oro, dove si proiettavano il leggero volteggio dei fiocchi di neve che cadevano fuori.
Si concludeva in un buco nero, dove l'illuminazione del piccolo sole che c'era fuori non riusciva a scalfire le tenebre di quel corridoio, e perdeva la eterna lotta fra luce e oscurità. I lievi raggi di sole si infiltravano in quella massa scura per non uscirne più, perdendosi in quei meandri neri come la pece, impigliandosi dentro quel corpo tanto misterioso quanto invitante. Sembrano spaghi d'oro dentro un mare tenebroso.
Rose degluttii sonoramente. C'era qualcosa, in tutto quella situazione, che le aveva chiuso lo stomaco in una morsa aspra. Qualcosa non quadrava per niente, dentro quelle quattro mura.
Rose si voltò piano, agitando una mano dentro la divisa. Il suo cuore si tranquillizzò un poco quando le dita si serrarono meccaniche all'impugnatura della bacchetta. Ma non abbastanza.
Rose si avvicinò piano dentro il corridoio, e subito, prima di quanto sene fosse aspettata, il nero l'avvolse.
Con un accenno di pura sorpresa negli occhi, Rose agitò la mano, e dalla punta della bacchetta scaturiti una leggere luce. Il raggio partii dal pezzetto di legno e tracciò una parabola precisa, colpendo il muro e rimbalzando su di esso come una palla. La scia di luce che disegnava nell'aria le permetteva di mettere a fuoco una ala del castello che non aveva mai visto. O meglio, a cui non aveva mai fatto caso.
Rose scosse la testa, addentrandosi ancora di più dentro quel luogo buio. Non capiva perché sentisse tutta quella paura, perché la sua pelle fossa stata ricoperta quasi interamente da un sudore freddo, che la teneva al caldo sotto lo scorso strato di gelo ghiacciato che le penetrava nelle ossa.
Né tanto meno perché tremasse così. La luce della sua bacchetta si spostava tanto repentinamente da sfumarsi, quasi come se l'oscurità che le stava intorno la sfibrasse, le facesse perdere tutta la luminosità, l'unica sua arma.
E sopprattutto, non capiva perché aveva l'irrefrenabile voglia di voltarsi e correre dietro per lasciarsi alle spalle quel posto, che si mischiava, confondendola contro ogni limite, con la determinazione di arrivare alla fine di quel dannato corridoio. A scoprire cosa le mettesse addosso tutta quella paura.
Rose emise un sospiro tremolante e, con sua sorpresa, il fiato si materializzò fuori a sua bocca sottoforma di un fumo bianco. Corrugò la fronte, capendo che c'era qualcosa che effettivamente non andava. Si sentiva come quando ripeteva MediMagia: magari aveva imparato a memoria un paragrafo ma, quando andava a ripeterlo, le mancavano le ultime due righe, che perno non le tornavano a mente. E lei sapeva ci fossero, ma non ricordava cosa dicessero.
Era questo che la turbava di più. Lei sapeva nell'inconscio cosa ci fosse di sbagliato.
Ma non riusciva ad arrivarci, per quanto si sforzasse.
"Hermione?" Chiese una voce nel buio.
"Oh Merlino!" Urlò lei colta alla sprovvista. La bacchetta le sfuggì di mano, mentre faceva un salto così grande da cozzare violentemente contro il muro. "Ahy" mormorò piano, massaggiandosi la parte lesa. Poi si diede della stupida. Ma che diavolo le prendeva?
"Hermione, stai bene?" Nel cono di luce baluginante della bacchetta di Rose, caduta a terra che sembrava quasi un sasso che brillava sotto i tiepido raggi del sole dell'estate, entrò una figura alta, con una massa bitorzoluta sulla testa e due occhi verdi che brillavano come smeraldi dentro quello scuarcio di giorni nel buio.
Rose sorrise riconoscendo Yahn. Poi si diede ancora della stupida. Merlino, erano al buio, come faceva a vedere che lei sorrideva?
"Sto bene" disse staccandosi dal muro. Si chinò e riprese la bacchetta "mi hai solo un po' spaventata"
"Oh, mi dispiace" la voce di Yahn era mortificata. Rose alzò la bacchetta verso di lui, e quando il raggio di luce lo investii poté costatare che anche l'espressione che aveva sul volto era quella di una persona realmente dispiaciuta. Annuii impercettibilmente, e abbassò la bacchetta in modo che non disturbasse gli occhi chiari di Yahn. Si era aspettata che lui la rimprovaresse per avergli puntato dritto negli occhi una luce accecante, eppure Yahn non batte ciglio. Anzi, sembrava se me fosse a malapena accorto. Rose corrugò le fronte.
"Che ci fai qui?" Chiese al ragazzo, ostentando una voce tranquilla e cordiale. La cosa positiva di stare al buio era che lui non poteva vedere la sua espettorante sospetta con la quale lo stava scrutando da sotto le soppracciglia corrugate.
Yahn era tranquillo. Si strinse nelle spalle e il movimento tradii un certo nervosismo. Rose gli lanciò una lunga occhiata.
"Un giro" rispose Yahn evasivo "sai, per me é nuova una scuola tanto grande. Non sono mai stato abituato a misure del genere. Volevo andare in avan scoperta per vedere se c'era qualcosa di interessante."
"Ti ho già fatto fare un giro della scuola" obbiettò Rose prima che potesse controllarsi. Sperò che lui non cogliesse l'offesa che invece trapelava nel suo animo. "Puoi chiedermi tutto ciò che non ti torna"
"Si..." Rose ebbe l'impressione che Yahn non fosse troppo convinto. Lo guardò in sottecchi, indirizzando nel modo più naturale possibile la luce della bacchetta verso di lui. Yahn sembrava non rendersi nemmeno conto che il Lumus lo investiva più di quando fosse necessario.
Sembrava un ragazzo normale. Come gli altri.
Non era né troppo alto, né troppo basso.
Né eccessivamente attraente, né troppo brutto. Era uno di quei ragazzi che, spesso, non ci accorgiamo nemmeno essere con noi. Che potrebbe passarci davanti e noi nemmeno lo riconosceremmo. Che si confondeva con tutti gli altri, e che quando era in una stanza non catturava certo l'attenzione. Faceva la sua vita senza lasciare segni verso chi gli stava affianco. Verso chi lo conosceva.
Eppure Rose ricordò le circostante misteriose che lo avvolgevano. Che avvolgevano tutto il suo trasferimento. Ricordava come la MecGrannit, per la prima volta in tutti gli anni in cui aveva lavorato in quella scuola, si alzava nel bel mezzo del banchetto e diceva che sarebbe arrivato un ragazzo nuovo. Un introduzione che nessuno, prima di allora, aveva mai avuto. Era sempre stato introdotto nelle lezioni quando arrivava il momento. Si presentava all'improvviso, senza quasi dare il tempo agli altri di rendersi conto ci fosse anche lui. Yahn invece no. Era stata la preside stessa a annunciare il suo arrivo a una massa curiosa e affamata di studenti. Che poi erano rimasti confusi, ma non troppo interessati. Non troppo, per non ignorare la questione e riprendere a mangiare come nulla fosse.
Poi Rose ricordò quella cena nervosa, dove tutto il tavolo degli insegnanti era in movimento e cercava di passare inosservato agli occhi di quei pochi studenti che prestavano loro attenzione. Alle mezze risposte che avevano dato quando qualcuno aveva osato chiedere cosa fosse tutto quel movimento e quell'ansia. E poi c'era le lettera che Flint aveva scritto.
L'aria che aveva avuto in quel momento era circospetta, come se sperasse che tutto quel baccano intorno a lui bastasse a distrarre gli altri da ciò che stava facendo. E a Rose aveva solo dato l'impressione di fare qualcosa di sbagliato. O, peggio, illegale.
Miseriaccia. Perché in quell' anno tutti sembravano avere dei segreti?
"Allora" chiese Rose cercando di nascondere i suoi sospetti sotto un tono solare "come va l'integrazione? Qualche Corvonero ti ha rivolto la parola?"
Yahn sorrise guardandola. La cravatta argento ammiccò sotto la luce della bacchetta.
"Mm si qualcuno. Soprattutto dopo la vincita contro Grifondoro. Scusa" aggiunse in fretta, come se temesse di averla offesa.
Rose scosse la testa nel buio, soprattutto per fargli capire che non aveva detto niente di sbagliato.
"Può capitare" si strinse nelle spalle. "Ci sono ancora tante partite da giocare"
"Voi siete stati bravi" affermò Yahn senza motivo apparente, dopo diversi minuti di silenzio. Rose lo fissò confusa. "Voglio dire" aggiunse Yahn arrossendo lievemente "che avete perso di poco. Se aveste fatto qualche punto in più avreste vinto"
"Già...non ci staccate di molto nella classifica. Siamo più o meno tutti pari"
"Ma Serpeverde é in testa"
"E siamo solo all'inizio dell'anno" ribatté Rose. "É ancora tutto da decidere. Chissà, i Tassofrasso potrebbero anche battere i Corvonero"
"Ehy!" Yahn le rifilò uno sguardo offeso. Rose gli sorrise.
"Non te la prendere" disse "potreste sempre perdere. Dopotutto e già successo, vero? Contro i Serpeverde"
Yahn incassò la testa fra le spalle.
"Si" annuii "a quel tempo non sapevo nemmeno chi tifare" aggiunse in un lieve mormorio. Rose lo guardò inclinando la testa di lato, ma Yahn le sorrise tanto in fretta che l'espressione che l'aveva preoccupata scomparve in meno di mezzo secondo "quando é la partita contro i Tassofrasso?"
"Dopo le vacanze di Natale" rispose Rose. Le venne un improvviso dubbio "tu con chi lo passi? Vengono a prenderti i tuoi genitori?"
"No" la faccia di Yahn si rabbuiò per un secondo "no, rimango a Hogwarts" Rose fece per dire qualcosa, ma Yahn la interruppe ancora prima che potesse aprire bocca "tu invece? Tuo padre vi porta a casa? Oppure tu e tuo fratello rimanere qui?"
"Casa" rispose Rose, sentendo un improvviso moto di imbarazzo "i miei nonni organizzano sempre il Natale alla Tana, dove ci siamo tutti noi Weasley. É divertente, tutto sommato"
"Ah già." Disse Yahn velocemente, come se si fosse ricordato di qualcosa all'improvviso "lo ho notato. Siete in tantissimi in questa scuola!"
"Solo dodici" ribatté Rose.
Yahn si voltò verso di lei con gli occhi fuori dalle orbite "dodici? E allora cosa penserai di me, se sono figlio unico?"
Rose rise "e io ho solo un fratello. Può capitare di fare tanti figli. Avrai pure dei cugini, no?"
"No" Yahn scosse la testa "la nostra é una stirpe di figli unici."
"Oh" Rose stava per aggiungere altro, quando si rese conto di una cosa. Una cosa importante, che avrebbe dovuto notare già prima. Ne fu così sorpresa che la mascella le cadde e, simultaneamente la bacchetta si abbassò con il braccio inerme al suo fianco. Yahn la guardò confuso e stralunato insieme.
"Hermione?" Chiese incerto "Hermione, che hai?"
"Dove stiamo andando?" Chiese Rose. Lo chiese di impulso, come se quella domanda avesse premuto sulle sua labra fino a quel momento, e fosse diventato insostenibile continuare a trattenerla. Le sembrava all'improvviso una questione importantissima.
Yahn inarcò un sopracciglio.
"Non lo so" disse "io seguivo te. Pensavo-"
"Non stavi seguendo me"
Di nuovo, le parole le uscirono di impulso. Era come se avesse ascoltato un altra dirle al posto suo. Rose scosse piano la testa. "Ero io che seguivo te..."
"Hermione, non mi sembra una cosa tanto grave-"
"Si che lo é!" Sbottò lei. Stare in quel nero era diventato soffocante, come se la stesse soprafando. Si sentiva come se cercasse di prendere aria e, puntualmente, non ci riuscisse. Si chiese come mai non aveva sentito il bisogno nei respirare fino a quel momento. Perché era stato tanto nascosto quel bisogno fisiologico?
"É importante! Io...sono sicura che-"
"Hermione..."
"No, aspetta. Dove mi stai portando? Conosci già questo corridoio? Perché-"
"Hermione!" Yahn mise le mani avanti, bloccando con la sua voce il fiumare di parole di Rose.
Come uscita da un improvvisa trance, Rose chiuse la bocca. Alzò gli occhi verso di lui e lo guardò, lo guardò davvero.
Lui sembrava spaventato e mortificato al tempo stesso. Rose vedeva un centinaio di interrogativi agitarsi dietro le sue iridi chiare, ma vedeva anche come il ragazzo si sforzasse per non farne trapelare nemmeno uno. Per non permettere ad alcuna domanda di trovare la strada per la bocca e sgorgare curiosa attraverso le labbra.
Aveva le mani avanti a lui, e la faccia preoccupata.
Rose si passò una mano sulla fronte, esausta. Cosa avrebbe pensato di lei, adesso, quel ragazzo? Di certo che era strana, poco ma sicuro.
O forse pensava le cose che Scorpius le aveva detto durante la ronda.
A Rose si gelò il sangue nelle vene.
"Hermione?" Yahn allungò una mano verso di lei, preoccupato.
Rose fece un passo indietro. Colpii per errore la mano protesa verso di lei, e lo schiaffo risuonò nell'aria intorno a loro elettrico come una frustata.
"Herm-"
"Scusa" disse Rose di getto. Si passò una mano tra ci capelli. Per poco le dita non rimasero incagliate in tutti quei nodi. "Io...mi dispiace"
"Hermione..."
Rose fece parecchi passi indietro. Il suo cono di luce non illuminava più il ragazzo, che rimaneva una figura indistinta stagliata contro un muro oscuro. "Scusa"
"Herm-, ma cosa-"
Ma Rose si era già voltata, correndo velocemente a ritroso, la sua borsa di scuola che batteva a intervalli regolari contro il suo fianco. Respirava in modo pesante, e i suoi passi rimbombavano contro le mura con un suono a dir poco assordante.
La voce di Yahn la raggiunse rincorrendole per tutto il corridoio.
"Rose, aspetta!"
La ragazza notò appena il cambio di nome. Poi sbucò nel corridoio del Settimo piano, finì dalla signora Grassa e entrò nella Sala Comune come una furia. Credendo che sarebbe parso strano se lei si fosse presentata in quel modo, si rassettò i vestiti, stampandosi un sorriso che nascondeva benissimo il turbamento che si portava dietro.
Stranamente, sentiva ancora le parole di Yahn nelle orecchie, che si sommavano a quelle di un altra voce che però Rose non riusciva a identificare. Rose scosse la testa, poi fece girare lo sguardo per la sala.
Non le ci volle molto a individuare la chioma castana di Alice, che le sorrise andandole incontro.
Rose ricambiò il sorriso.
"Ehy..."
"Che hai?" Domandò Alice, sospetta.
"Scusa?"
L'altra sbuffò. L'afferrò per la manica e la tirò per la Sala Comune, soffocando le sue lievi proteste con degli sbuffi. Rose si fece piccola, mentre si immaginava di collezionare su di lei tutti gli sguardi curiosi.
Arrossì, e, nella sua testa, la voce di Yahn si fece più alta, accompagnata sempre da una strascicata.
"Alice..." Mormorò Rose. Era contenta di potersi distrare, ma temeva che Alice volesse lamentarsi di Roxanne per dare sfogo al suo malessere. Rose non credeva lo avrebbe sopportato.
"Non ti preoccupare" Alice sbuffò di nuovo, mentre la trascinava su per le scale del Dormitorio "io e Roxanne non ci parliamo più"
"Avete chiarito?" Chiese Rose speranzosa.
Alice emise un verso divertito. "Certo che no!" Esclamò mentre arrivavano al loro piano "intendevo che se ne é andata e non ti sto portando qui per parlare di lei"
Rose per un attimo rimase triste, ma non riuscii a trattenere un sospiro di sollievo. Non poteva sopportare ancora quelle liti stupide.
"Allora perché..."
Alice la mise a tacere con un occhiata.
La condusse per il corridoio del loro piano, tenendola sempre ben ferma con il braccio, poi spalancò la porta del loro Dormitorio. Rose rimase sorpresa quando notò sua cugina Lily seduta sul suo letto, intenta a leggere un libro di scuola. Quando entrarono, la ragazzina alzò gli occhi su di loro, confusa, e Alice alzò una mano.
"Tu" disse, portando il pollice a indicare Rose "fuori da qui"
"Ma" Lily spalancò la bocca offesa.
"Liliana." Alice la fulminò con lo sguardo "Fuori. Adesso."
Lily chiuse la bocca. Gonfiò le guance, arrabbiata, poi chiuse il libro con uno schianto. Si alzò, tenendolo sotto braccio, e si avviò fuori dalla porta.
Fulminò Alice prima di uscire.
"E comunque-"
Alice le chiuse la porta in faccia, soffocando la sue parole. Rose guardò prima sconvolta la porta chiusa, da dietro la quale provenivano ancora i lamenti offesi di Lily, poi si voltò scandalizzata verso Alice.
"Alice" disse allibita "che cosa..."
"Siediti" disse Alice, lasciandola andare.
Rose, ancora in stato confusionale, ubbidì. Si sedette come un automa sul suo letto, cercando di non spiegazzare troppo le coperte scarlatte. Alice le si sedette di fronte, poggiandosi con grazia sul proprio letto. Il suo sguardo aveva qualcosa di intenso, come il cielo in una giornata di sole, che spinse Rose a voltare gli occhi.
"Rose..." Disse Alice "che succede?"
Rose la fissò. Non sapeva come Alice avesse intuito che c'era qualcosa che non andava, ma non era troppo sorpresa. Dopotutto erano migliori amiche da tanto: si capiscano con una semplice occhiata.
"Io..." Rose non sapeva nemmeno cosa dire. Perché si comportava in quel modo? Cosa le era preso in quel corridoio con Yahn? Perché il suo cuore batteva tanto forte, nonostante non stesse facendo alcuna attività fisica? Perché aveva quella sensazione opprimente sul petto?
Era lei l'intelligente. Perché cavolo non riusciva a capire cose così semplici?
La voce di Yahn, nella sua testa, esplose con forza. Per la prima volta da quando la sentiva, Rose la percepii ovattata, come soffocata da un altra.
La voce strascicata. Ora la riconosceva: quella di Scorpius Malfoy, che le diceva...non lo capiva, ma probabilmente erano i ricordi della loro ronda.
E Rose capii il suo malessere.
"Malfoy" sussurrò a mezza voce. Si buttò a braccia spalancate sul letto, sotto lo sguardo confuso di Alice. "Alla ronda, mi ha detto delle cose-"
"Rose!" Sbottò Alice "te lo ho già detto.
Non deve fregarti di Malfoy. Lui si comporta così perché é stronzo, non perché tu hai fatto qualcosa di male.
E lo so" aggiunse, senza nemmeno vedere che Rose era pronta a ribattere qualcosa "perché, guarda un po', non tratta male solo te. Tratta male tutto il castello."
"Non Albus" borbottò Rose.
La voce di Alice si fece secca. "Albus e un caso a parte."
Rose si alzò sui gomiti, giusto per capire se quella cattiveria di Alice se la fosse immaginata. Ma la ragazza si era già voltata, cercando di rassettare il suo letto. Rose si rigettò sul proprio materasso.
Improvvisamente aveva la sensazione di deja-vu. Le sembrava di essere tornata all'inizio di quell'anno, quando lei e Alice erano andate nel bagno perché Rose credeva di essersi comportata male nei confronti di Scorpius. Beh, effettivamente nulla era cambiato, apparte il fatto che Alice e Roxanne, qualche mese prima, si parlavano.
Però Rose era rimasta sempre uguale. Sempre con la preoccupazione di cosa gli altri pensassero di lei, con i suoi mille dubbi e con la sua gentilezza.
Anche se, nascosto sotto diversi strati di pelle, Rose sentiva un nervosismo e uno stress sempre crescente, che la stavano lentamente facendo impazzire. Forse doveva davvero cercare di calmarsi, come aveva detto l'infermiera, o avrebbe rivisto l'infermieria prima di quando credesse. Rose chiuse gli occhi, sentendo ancora la voce di Malfoy nelle orecchie.
Aveva sempre avuto quel dubbio, fin da quando era finita la Ronda. I dubbi che aveva sempre confidato a Alice, ovvero: lei gli aveva fatto un torto?
Solo che, per via di sedere le litigate fra Roxanne e Alice, non se ne era mai accorta.
Era solo rimasto come un pizzichiò sotto pelle, così spontaneo che Rose se le era quasi abituata. E poi doveva pensare a cose più importanti.
Aveva represso quelle sensazioni e, ora che poteva pensarci, le erano tirante alla mente con una forza incredibile, travolgendola contro un fiumare di dubbi.
Ecco perché aveva la voce di Scorpius nelle orecchie.
Rose aprii gli occhi, scontrandosi contro il soffitto scarlatto del suo letto.
Questo però non spiegava il suo comportamento con Yahn. E nemmeno perché si sentisse tanto spaventata dalla sua presenza.

In The Name/ Scorose.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora